ANDREA MARICONTI _ Storia Naturale
8 settembre – 21 ottobre 2012
inaugurazione: venerdi 7 settembre ore 18.30
Bipielle Arte – via Polenghi Lombardo - LODI
catalogo Skira
Verranno presentate oltre 60 opere dal 2005 al 2012 per tracciare un
primo significativo percorso antologico del giovane artista (classe
1978). In occasione della mostra uscirà un ricco volume edito da Skira
con testi di Flaminio Gualdoni e Emanuele Beluffi. L'esposizione è
promossa dal Fai - delegazione di Lodi Melegnano, patrocinata
dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Lodi, e realizzata grazie al
contributo della Fondazione Banca Popolare di Lodi e Lgh, in
collaborazione con Federico Rui Arte Contemporanea.
orari: da martedì a venerdi dalle 16.00 alle 19.00
sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
lunedi chiuso – ingresso libero
Il Fai – delegazione di Lodi Melegnano – e
la Fondazione Banca Popolare di Lodi, col patrocinio dell'Assessorato
alla Cultura del Comune di Lodi, sono lieti di presentare la personale
di Andrea Mariconti dal titolo Storia Naturale, che inaugura venerdi 7
settembre presso lo spazio Bipielle Arte di Lodi.. La mostra, curata da
Emanuele Beluffi, è accompagnata da un importante volume edito da Skira
ed e' realizzata in collaborazione con Federico Rui Arte Contemporanea.
Vengono presentate oltre cinquanta opere dal 2005 al 2012, per tracciare un primo significativo percorso antologico del giovane artista lodigiano classe 1978, che vanta al suo attivo già diverse e importanti esposizioni in Italia e all'estero.
La mostra si sviluppa attorno ai temi che contraddistinguono la raffinata ricerca pittorica di Mariconti, a partire dalla centralità del territorio e del paesaggio: le metafisiche (campi desolati dove covoni si stagliano come sculture e la luce nebbiosa “mangia” la scena); i boschi (dal titolo “the strange house in the wood”, a testimonianza di un percorso nel bosco come percorso interiore alla ricerca della propria identità); i paesaggi irlandesi e della Patagonia (in gran parte scogliere, dove il mare lotta con la terra per il proprio spazio vitale); i ritratti e le figure (memoria indelebile del passato). La tecnica con cui l'artista realizza queste opere si è evoluta nel corso del tempo, ma sempre utilizzando materiali naturali e quasi monocromi. La cenere, in primis, che legata all'olio bianco gli consente di ottenere una matericità dell'impasto pittorico; la terra, richiamo alle nostre origini e al radicamento sul territorio di ciascun individuo; l'olio combustibile esausto, materiale povero e difficilmente riciclabile, che trova nuova vita e dignità all'interno dell'opera d'arte.
«La cenere è per me corpo di un’eredità. In essa è custodita la memoria del territorio, la vita del legno combusto e purificato. Con la cenere incorporo nuovamente il tessuto dell’esistenza ridefinendo la materialità di ogni rappresentazione. Ogni colore è dato esclusivamente dalla cromia naturale di ogni materia. Gli oggetti, le sostanze, non sono simboli astratti, non vengono usati come metafore. Essi sono, nell’essenza», così spiega Andrea Mariconti.
«Per lui il colore è uno spreco, anzi un disturbo, perché distrae. Gli basta il grigio. Un grigio che non è colore ma una materia (per lo più cenere, altre volte cemento) che gli struttura, anzi modella il quadro e gli dà corpo col variare delle sue stesure e spessori. Bianco e cenere, sprazzi di luce attiva sull'inerzia della materia, ti portano ovunque; e il paesaggio, così tradotto in un'alternativa elementare si fa leggibile come un racconto scritto», scrive Fabrizio Dentice nella presentazione della mostra Quia Pulvis alla Galleria Pittura Italiana nel 2007.
Emanuele Beluffi, curatore della mostra, così descrive il lavoro dell'artista: “L’opera di Andrea Mariconti si inquadra in una prospettiva alternativa ma non aliena da quella che disinvoltamente si chiama la verità. Quantomeno e ancora una volta, la verità della pittura. I temi del suo lavoro - un lavoro che dialoga costantemente con la memoria e con il tempo, per l’uso di materiali carichi storia organica come olio e cenere e per quel tributo non solo formale al tempo come “secondo pittore” - sono rappresentati dal paesaggio e dalla figura. Questi sono gli elementi formali che si accompagnano agli elementi materiali della sua intera produzione, materiali preesistenti all’intervento pittorico provvisti di una storia biologica e pregni di umore simbolico: petrolio e cenere sono il sostrato della pittura, elementi che ricevono un intervento di trasformazione secondo un’ispirazione accostabile alla pratica alchemica. (…) Un’opera che in certo senso è una teoria del tutto, schermo plastico di ciò che vi è. E che rappresenta i tre regni vegetale (olio di lino e petrolio), minerale (gesso di Bologna) e animale (colla di coniglio) con i quattro elementi: la terra (il materiale di origine naturale), l’aria (le intemperie cui sono volutamente soggette le tele), l’acqua (le muffe), il fuoco (la cenere).”
Sabato 29 settembre la delegazione Lodi – Melegnano del FAI organizza presso l’Auditorium BPL un convegno a latere della mostra sul tema “I colori della terra”, un indagine sul rapporto instabile/conflittuale tra agricoltura e industria nel territorio della bassa lombarda con particolare focalizzazione sul Lodigiano.
ANDREA MARICONTI – CENNI BIOGRAFICI
BIOGRAFIA
Nato a Lodi nel 1978, vive e lavora a tra Cremona e Milano. Si laurea nel 2001 presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, indirizzo Arti Visive, e nel 2006 in Scenografia e Discipline dello Spettacolo. Soggiorna in Kosovo nel 2005 e nel 2006 per un
progetto di arte terapia per bambini affetti da traumi psichici di guerra, ed è docente del laboratorio teatrale nel corso per allievi disabili presso il CFP di Lodi. Sempre nel 2005 partecipa ad un workshop tenuto da Anselm Kiefer in occasione della preparazione dell’installazione presso l’Hangar Bicocca I Sette Palazzi Celesti. Dal 2009 coordina e promuove laboratori artistici in ambito sociale in Sud Africa e Italia (orfani, psichiatria, problemi relazionali). Nel 2011 è vincitore del Premio UNESCO per l’Arte Contemporanea che garantirà delle esposizioni in 6 continenti durante il 2012. Del 2003 è la prima personale a Milano e dal 2004 viene presentato regolarmente nelle più importanti fiere di arte contemporanea.
Tra le recenti personali si ricordano: Aleifar, Galleria Rotta Farinelli (Genova, 2012); Ecumene|terra da abitare, Sala Telemaco Signorini (Portoferraio, 2011); La natura organica della memoria genera l’opera, Palazzo Comunale (Cremona, 2011) e Galleria Nuovo Spazio (Piacenza, 2011); I resti del tempo, Galleria Federico Rui (Milano, 2010); No more me, Bell Roberts Gallery (Cape Town, South Africa, 2009); Quia Pulvis, Galleria Pittura Italiana (Milano, 2007); Le ombre delle idee, Galleria L’Ariete (Bologna, 2007)
Vengono presentate oltre cinquanta opere dal 2005 al 2012, per tracciare un primo significativo percorso antologico del giovane artista lodigiano classe 1978, che vanta al suo attivo già diverse e importanti esposizioni in Italia e all'estero.
La mostra si sviluppa attorno ai temi che contraddistinguono la raffinata ricerca pittorica di Mariconti, a partire dalla centralità del territorio e del paesaggio: le metafisiche (campi desolati dove covoni si stagliano come sculture e la luce nebbiosa “mangia” la scena); i boschi (dal titolo “the strange house in the wood”, a testimonianza di un percorso nel bosco come percorso interiore alla ricerca della propria identità); i paesaggi irlandesi e della Patagonia (in gran parte scogliere, dove il mare lotta con la terra per il proprio spazio vitale); i ritratti e le figure (memoria indelebile del passato). La tecnica con cui l'artista realizza queste opere si è evoluta nel corso del tempo, ma sempre utilizzando materiali naturali e quasi monocromi. La cenere, in primis, che legata all'olio bianco gli consente di ottenere una matericità dell'impasto pittorico; la terra, richiamo alle nostre origini e al radicamento sul territorio di ciascun individuo; l'olio combustibile esausto, materiale povero e difficilmente riciclabile, che trova nuova vita e dignità all'interno dell'opera d'arte.
«La cenere è per me corpo di un’eredità. In essa è custodita la memoria del territorio, la vita del legno combusto e purificato. Con la cenere incorporo nuovamente il tessuto dell’esistenza ridefinendo la materialità di ogni rappresentazione. Ogni colore è dato esclusivamente dalla cromia naturale di ogni materia. Gli oggetti, le sostanze, non sono simboli astratti, non vengono usati come metafore. Essi sono, nell’essenza», così spiega Andrea Mariconti.
«Per lui il colore è uno spreco, anzi un disturbo, perché distrae. Gli basta il grigio. Un grigio che non è colore ma una materia (per lo più cenere, altre volte cemento) che gli struttura, anzi modella il quadro e gli dà corpo col variare delle sue stesure e spessori. Bianco e cenere, sprazzi di luce attiva sull'inerzia della materia, ti portano ovunque; e il paesaggio, così tradotto in un'alternativa elementare si fa leggibile come un racconto scritto», scrive Fabrizio Dentice nella presentazione della mostra Quia Pulvis alla Galleria Pittura Italiana nel 2007.
Emanuele Beluffi, curatore della mostra, così descrive il lavoro dell'artista: “L’opera di Andrea Mariconti si inquadra in una prospettiva alternativa ma non aliena da quella che disinvoltamente si chiama la verità. Quantomeno e ancora una volta, la verità della pittura. I temi del suo lavoro - un lavoro che dialoga costantemente con la memoria e con il tempo, per l’uso di materiali carichi storia organica come olio e cenere e per quel tributo non solo formale al tempo come “secondo pittore” - sono rappresentati dal paesaggio e dalla figura. Questi sono gli elementi formali che si accompagnano agli elementi materiali della sua intera produzione, materiali preesistenti all’intervento pittorico provvisti di una storia biologica e pregni di umore simbolico: petrolio e cenere sono il sostrato della pittura, elementi che ricevono un intervento di trasformazione secondo un’ispirazione accostabile alla pratica alchemica. (…) Un’opera che in certo senso è una teoria del tutto, schermo plastico di ciò che vi è. E che rappresenta i tre regni vegetale (olio di lino e petrolio), minerale (gesso di Bologna) e animale (colla di coniglio) con i quattro elementi: la terra (il materiale di origine naturale), l’aria (le intemperie cui sono volutamente soggette le tele), l’acqua (le muffe), il fuoco (la cenere).”
Sabato 29 settembre la delegazione Lodi – Melegnano del FAI organizza presso l’Auditorium BPL un convegno a latere della mostra sul tema “I colori della terra”, un indagine sul rapporto instabile/conflittuale tra agricoltura e industria nel territorio della bassa lombarda con particolare focalizzazione sul Lodigiano.
ANDREA MARICONTI – CENNI BIOGRAFICI
BIOGRAFIA
Nato a Lodi nel 1978, vive e lavora a tra Cremona e Milano. Si laurea nel 2001 presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, indirizzo Arti Visive, e nel 2006 in Scenografia e Discipline dello Spettacolo. Soggiorna in Kosovo nel 2005 e nel 2006 per un
progetto di arte terapia per bambini affetti da traumi psichici di guerra, ed è docente del laboratorio teatrale nel corso per allievi disabili presso il CFP di Lodi. Sempre nel 2005 partecipa ad un workshop tenuto da Anselm Kiefer in occasione della preparazione dell’installazione presso l’Hangar Bicocca I Sette Palazzi Celesti. Dal 2009 coordina e promuove laboratori artistici in ambito sociale in Sud Africa e Italia (orfani, psichiatria, problemi relazionali). Nel 2011 è vincitore del Premio UNESCO per l’Arte Contemporanea che garantirà delle esposizioni in 6 continenti durante il 2012. Del 2003 è la prima personale a Milano e dal 2004 viene presentato regolarmente nelle più importanti fiere di arte contemporanea.
Tra le recenti personali si ricordano: Aleifar, Galleria Rotta Farinelli (Genova, 2012); Ecumene|terra da abitare, Sala Telemaco Signorini (Portoferraio, 2011); La natura organica della memoria genera l’opera, Palazzo Comunale (Cremona, 2011) e Galleria Nuovo Spazio (Piacenza, 2011); I resti del tempo, Galleria Federico Rui (Milano, 2010); No more me, Bell Roberts Gallery (Cape Town, South Africa, 2009); Quia Pulvis, Galleria Pittura Italiana (Milano, 2007); Le ombre delle idee, Galleria L’Ariete (Bologna, 2007)
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