LUCE SUL
MARE La natura L’uomo L’ingegno navale
Sede: Porto
Mirabello, La Spezia
Organizzazione
Generale: PoloDLTM e Bellati Editore
Inaugurazione:
Giovedì 25 Luglio
2013, ore 19.00
Durata della
mostra: 26 Luglio > 3 Novembre 2013
Orari: 26 luglio > 14 settembre. Tutti i giorni 18 > 22. Apertura
anticipata alle 14 nei giorni di arrivo delle navi da crociera
15 settembre > 3 novembre. Tutti i giorni
10 > 18; venerdì e sabato 10 > 22
HOURS: 26th July > 14 th September.
Everyday 6 pm > 10 pm Early opening at 2 pm during cruise ship arri val days
15th September > 3 rd November. Everyday
10 am > 6 pm F riday and Saturday 10 am > 10 pm
Ingresso libero
Curatore: Anna
Caterina Bellati in collaborazione con Martina Rossi
Coordinamento
fotografico: Marco Faimali
INFORMAZIONI
Distretto Ligure delle Tecnologie
Marine
Via delle Pianazze, 74
COME
ARRIVARE
Ufficio Porto / Harbour Office
Viale Italia · La Spezia · Italy
www.portomirabello.it
44°05’803N – 09°49’989E
Il Porto Mirabello è facilmente raggiungibile
a piedi e con il servizio di trasporto pubblico ATC (fermata più vicina Via
Chiodo Giardini), dalla stazione ferroviaria, dalla stazione marittima e dal
centro città, tramite il nuovo ponte pedonale che parte dalla Banchina Revel
(Passeggiata Morin) in corrispondenza di Via Diaz. Porto Mirabello è servito
dalla rete autostradale (A12 / A15) con raccordo che porta in città, dalla rete
ferroviaria con servizio Eurostar, dagli aeroporti internazionali di Genova
(100 km), di Pisa (60 km) e per voli privati Luni – Sarzana (15 km);
disponibile una piazzola di atterraggio per elicotteri direttamente sui moli
del porto.
Ufficio
Stampa: Bellati Editore, info@bellatieditore.com,
www.bellatieditore.com
Informazioni: cell.
3332468331
LA MOSTRA
Natura e
Tekne
Aleaform / Artescienza
Cmre / Cnr-Ieni
Cnr-Insean / Cnr-Ismar
Cssn / Enea
Evologics / Graaltech / Ingv
Intermarine / Invelare
Museo Civico G. Doria Genova
Sitep / Studio Faggioni / Unige
Arte
Antonio Abbatepaolo
Mauro Benatti
Rolf Bienentreu
Marco Bolognesi
Stefano Bombardieri
Donato Frisia jr
Rossana Gallo
Tobia Ravà
Ugo Riva
Daniela Spaletra
Marialuisa Tadei
Dania Zanotto
Il Mare
è un ambiente singolare le cui leggi fisiche e chimiche prevedono condizioni
esulanti dall’immediata percezione umana. Il sistema ecologico marino offre un
inimmaginabile scenario di forme e movimenti in continuo divenire, pur nella propria
millenaria stabilità. Chi interagisca con il mare sperimenta un ventaglio di
sensazioni raramente prevedibili, non di rado vicine allo stupore.
La straordinarietà della parte sommersa
del pianeta-terra affascina da sempre la nostra razza che nei secoli ha imitato
la natura per fabbricare gli strumenti utili ad andare per mare, imparando a
esplorarlo. L’avanzamento tecnologico non ha accantonato i rimandi alla natura
impiegati in passato, a dimostrare l’equazione che il dialogo tra realtà e
invenzione conduce a risultati armonici, equilibrati e durevoli, in linea con
il pensiero aristotelico per cui tekne indica la sintesi tra mimesi, cioè
imitazione (il processo creativo) e capacità di costruire (mettere nel
mondo qualcosa che prima non c’era).
Il visitatore, sollecitato dalle opere
d’arte esposte, sarà indotto a osservare con un nuovo sguardo l'ecosistema
marino con cui ha già familiarità, avvicinandosi al mondo meno noto delle
tecnologie marine. Scopo della mostra è accompagnare i fruitori dell’evento in
un percorso visivo e cognitivo (scientifico-tecnologico-artistico) che chiarirà
le correlazioni esistenti tra forma e movimento in acqua.
L’obiettivo è esaltare le illuminazioni
prodotte dalla natura lungo il cammino dell’ingegno navale con una galleria di
binomi arte/scienza che rendano più comprensibili alcune soluzioni tecnologiche
attraverso la loro interpretazione artistica.
I TEMI DELLA MOSTRA
Vento. Vento portami via con te.
La vela è simbolo di
libertà, strumento ancestrale per superare il mare.
Immaginiamo
che la vela nasca dall’osservazione della Velella, una medusa planctonica
dell’ordine degli Idrozoi. Vive in colonie nel Mediterraneo e nei mari caldi ed
è caratterizzata dallo scheletro cartilagineo galleggiante a forma di disco
oblungo e da una cresta longitudinale triangolare, simile a una vela, grazie
alla quale può muoversi spinta dal vento. La vela latina (da vela alla trina,
cioè triangolare) è il primo armo innovativo venuto a sostituire la vela
quadrata, in uso fin dai tempi antichi. Il suo impiego permise di risalire il
vento anziché assecondarne la direzione. La vela è oggi simbolo di sostenibilità
e utilizzo di energia rinnovabile. Esistono prototipi di navi con grandi vele
innovative, o aquiloni, in grado di ridurre i consumi.
Eliche: le ali rotanti sottomarine.
L’elica è l’immagine emblematica dell’ingegno
navale. Riassume l’intuizione tutta umana di saper sfruttare le proprietà della
natura per conseguire risultati incredibili, quali propulsione e movimento.
Nel XVII secolo, prima dell’utilizzo delle
pale (ali rotanti), gli ingegneri navali utilizzavano elicoidi simili alla vite
di una coclea, mentre oggi le eliche hanno forme specializzate secondo
l’applicazione. Alla Vasca Navale di Roma (CNR-INSEAN) se ne contano oltre 1600,
delle quali alcune qui esposte. Da questo nasce l’abbinamento tra eliche e
conchiglie, il cui guscio, frutto della paziente attività di molluschi marini,
è spesso elicoidale ed è il simbolo più entusiasmante della natura marina, al
punto di contenerne la voce.
Onda: specchio infinito in cui
contemplare l’avvolgersi della propria anima…
L’onda che frange incessante e assume forme a
seconda degli ostacoli incontrati, plasma coste e fondali con enorme energia.
L’idrodinamica, la disciplina che si occupa dei moti ondosi, studia come
ridurre la resistenza degli scafi al moto, limitando la generazione di onde.
Spesso i progettisti hanno imitato la natura con ispirazioni fuorvianti, come
quella di creare carene a forma di pesce, producendo navi goffe come i galeoni
senza comprendere il meccanismo del movimento sommerso delle creature marine.
Oggi, la tensione verso l’efficienza energetica indirizza gli studi su
soluzioni volte a ridurre le onde generate dagli scafi portando i progettisti a
sviluppare forme idrodinamiche sempre più performanti, con soluzioni di grande
discontinuità con il passato.
“Volare”
nel mare: dalla manta ai futuri mezzi sottomarini
La manta è il più noto dei myliobatoidei, il
corpo piatto con pinne pettorali a forma di ali e due pinne cefaliche con
funzioni direzionali, come si vede nella rappresentazione di Wurtz. Il
movimento è dato dall’alternarsi di battiti d’ali e planate, grazie allo
scheletro cartilagineo, che permette movimenti flessibili.
Questa caratteristica, oltre alla forma, è
quella più interessante per gli studi di alta efficienza nell’ingegneria
navale.
Il prototipo IDRA, qui esposto, è la
realizzazione del desiderio di volare sott’acqua sfruttando la portanza
dinamica delle ali per l’immersione. Grazie alla propulsione elettrica,
concretizza l’idea di solcare il mare in simbiosi, sfruttando l’acqua che
scorre sul mezzo, come accade per la manta.
…e il “navigar” m’è dolce in questo
mare
L’onda è
anche instabilità, è paura di trovarsi in balìa dei flutti… eppure gli animali
marini nuotano tranquilli anche nei frangenti. Gli squali sono dotati di pinne
evolute per mantenere l’assetto, in velocità o fermi, quello che vorremmo per
le imbarcazioni, capaci di non rollare in velocità, stabili all’ancora. I tonni
hanno coda e pinne rigide specializzate per le alte velocità, le balene hanno
pinne pettorali remiganti capaci di dirigere le evoluzioni e stabilizzare la
grande massa. I progettisti hanno imitato queste forme naturali per realizzare
timoni, chiglie e derive efficienti, fino alle moderne pinne stabilizzatrici
che ‘remando’ tengono dritta la nave, comandate da sistemi di controllo
dinamico. Si tratta di un capitolo della tecnologia ancora aperto… nell’attesa
patiremo ancora il mal di mare!
20.000 leghe sotto i mari
Il mare è
ambito di scoperta per eccellenza, dove i nostri sensi e abilità fisiche non
aiutano, ma intralciano. In passato, i letterati inventavano descrizioni
immaginifiche del mondo sommerso, gli scienziati soluzioni per esplorarlo.
Molti pesci
hanno sviluppato un organo, la vescica natatoria, capace di assicurare
l’assetto alle diverse profondità, compensando la spinta al galleggiamento; si
tratta di una sacca di aria che i muscoli comprimono o dilatano modificando il
volume specifico del pesce.
I vecchi
sommergibili erano dotati di un sistema simile, basato sulla possibilità di
gonfiare palloni esterni alla carena, permettendo la riemersione veloce.
Per i delfini non è solo questione di
naso!
I delfini ne
hanno tanto, ma anche gli scienziati che hanno capito la funzione del ‘naso’ per
fendere l’acqua, ridurre la resistenza e migliorarne la stabilità,
riproducendolo sulla prua delle navi. I ricercatori hanno compreso la capacità
dei cetacei di comunicare tra loro a distanza utilizzando onde acustiche,
nonostante generino tante eco confondendo il segnale. Per orientarsi i delfini
riescono a modulare di continuo la frequenza, in modo che l’eco non necessario
risulti “stonato” e possa essere eliminato dal cervello.
L’uomo non è
ancora riuscito a copiare i delfini e a realizzare modem di comunicazione subacquea
capaci di non confondere l’eco con il segnale e insieme non disturbare i delfini.
È dimostrato che il rumore delle navi rappresenta una minaccia per la salute
dei mammiferi marini, disturbando le loro comunicazioni e percezioni. La sfida
è quella di progettare navi silenziose, anche per proteggere questi
meravigliosi animali.
Dal tronco ai rami, passando [con
Pinocchio] nel ventre della balena
L’archeologia
testimonia l’uso di tronchi per attraversare specchi d’acqua, di canoe
costruite con tronchi scavati, corteccia o pelli. Gli uomini hanno di sicuro
trovato ispirazione nella struttura della cassa toracica dei grandi mammiferi
marini che, per dimensioni e forma, si avvicinano di più alla struttura delle
barche di pelli e ossa.
La barca
esposta in costruzione ci rammenta che da un punto di vista concettuale non è
cambiato molto, infatti ancora oggi le imbarcazioni sono realizzate con
struttura somigliante alle ossa di una balena. Il futuro vedrà certo
un’inversione di rotta, ma dovremo chiederci ancora se non ci saremo fatti
influenzare dalla natura.
Il “sesto senso” degli squali
Gli studi sul
comportamento degli animali migratori marini hanno dimostrato la loro capacità
di percepire il campo magnetico e costruire mappe mentali per determinare la
propria posizione. Squali e razze posseggono le “Ampolle di Lorenzini”, sacche
di gel elettro-conduttore collegate ai pori sulla pelle che permettono di
percepire il segnale del campo magnetico e trasmetterlo al sistema nervoso
individuando le prede, come un target sul radar. Partendo dalla bussola, l’uomo
ha sviluppato solo tecnologie rudimentali per la navigazione magnetica; i
ricercatori stanno cercando di sviluppare la tecnologia per comprendere il
campo magnetico terrestre e le variazioni spaziali, con strumenti (es.
SeaQuest) capaci di misurare il gradiente. Si deve “nuotare” molto per doppiare
lo squalo!
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