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martedì 23 luglio 2013

“L'acqua, la luce, la pietra” a cura di Vittorio Sgarbi


Si è inaugurata il 20 luglio...


 
All'Officina della Memoria di Fiuggi, fino alla fine di agosto, la mostra “L'acqua, la luce, la pietra”

SGARBI “SORPRENDE” CON LA BELLEZZA DELLA NOSTRA ARTE CONTEMPORANEA

L'esposizione, promossa dall'Amministrazione del comune termale e da Acqua Fiuggi, prevede un percorso fra oltre sessanta opere di ventisette scultori e pittori italiani



Oltre sessanta opere di scultura, pittura, fotografia; ventisette interpreti della scena artistica italiana contemporanea coinvolti; oltre un mese di esposizione, dal 20 luglio al 31 agosto, nell'affascinante cornice dell'Officina della Memoria di Fiuggi. “L'acqua, la luce, la pietra” è la mostra ideata da Vittorio Sgarbi e promossa da Acqua di Fiuggi, presentata questo pomeriggio dal critico ferrarese a Roma, presso Palazzo Santa.

«Mai, come oggi, l’espressione artistica è stata così distante dagli uomini – ha detto Sgarbi durante la presentazione. Arte contemporanea appare un’espressione alternativa e opposta ad Arte. L’arte contemporanea non vuole piacere, anzi dispiace. Nega l’armonia, nega la misura, nega le regole e la norma della bellezza. Così, nel momento in cui potrebbe essere più universale, si restringe in uno spazio limitatissimo e in una dimensione elitaria. Per questo parlo oggi di sorpresa. Chi verrà a Fiuggi, per “acque, luce e pietre”, potrà verificare che l’arte esiste ancora e che può piacere e stupire. Gli artisti che abbiamo scelto sono una parte dei tanti che, senza essere scimmie del vero o accademici, dipingono e scolpiscono come ognuno vorrebbe e come ognuno vede l’integrità originaria della luce, dell’acqua, delle pietre».

La mostra è il principale appuntamento del programma culturale di Estate Fiuggi 2013, iniziativa dell'Amministrazione del comune termale promossa con il sostegno di Acqua Terme Fiuggi, e vuole rappresentare un'occasione per avvicinare anche un pubblico di non addetti ai lavori alle tendenze dell'arte contemporanea italiana: per questo al fianco della mostra, presso l'area termale, sarà allestito un laboratorio di scultura con giovani interpreti che daranno vita in “diretta” a creazioni originali, utilizzando diversi materiali; inoltre Vittorio Sgarbi sarà protagonista con alcuni artisti e critici di un dibattito pubblico sullo stato dell'arte italiana.

«La nostra città – ha detto il Sindaco di Fiuggi, Fabrizio Martini - è molto attenta all'aspetto culturale della vacanza. Riteniamo che coloro che scelgono Fiuggi per trascorrere le proprie ferie abbiano diritto a un'offerta culturale all'altezza e questa mostra è la ciliegina sulla torta della stagione 2013. Sono fermamente convinto che, attraverso la cultura, oltre a nutrire lo spirito si produca anche sviluppo e occupazione. per questo proseguiremo su questa strada, sperando di avere sempre Vittorio Sgarbi al nostro fianco»

“L'acqua, la luce e la pietra”, titolo che avvicina con semplicità gli elementi che costituiscono la bellezza unica di Fiuggi, la materia da cui nasce l'arte e l'ispirazione universale e personale degli artisti coinvolti, presenta un percorso denso, articolato, sorprendente. L'originalità e l'energia tracciata da Vittorio Sgarbi, fra opere di differente ispirazione ma legate da un comune segno del senso profondo dell'arte, saranno al centro di una pubblicazione realizzata in occasione della mostra.

Alla conferenza di presentazione, oltre a Vittorio Sgarbi e al Sindaco di Fiuggi Fabrizio Martini, è intervenuto l'Amministratore di Acqua Terme Fiuggi, Francesco Pannone e l'intellettuale anagnino Giovanni Stella. La mostra, con ingresso libero, sarà visitabile tutti i giorni (ore 10-12,30, ore 16-19,30 e ore 21-22,30).



Per informazioni: RS Thymos - ufficio stampa Acqua Fiuggi

Alessandro Fava 06.8440831 – 335.460735 – a.fava@rsthymos.it

Alessandra Ventimiglia 06.8440831 – 334.1051963 – a.ventimiglia@rsthymos.it









IMMUTABILI BELLEZZE

di Vittorio Sgarbi

La sorpresa. Davanti alla natura possiamo provare la sensazione di essere nel primo giorno del mondo. Vediamo la luce, nelle diverse ore, come la vide il primo uomo. Guardiamo il cielo, le nuvole, il loro variare, com’è sempre stato, benché sempre diverso. E davanti alle montagne avvertiamo i nostri limiti, sentiamo il sublime della natura. Quanti anni hanno le pietre? Ma più di ogni altro elemento, originaria, eterna, viva, è l’acqua. Così come, nel suo infinito scorrere, è sempre stata. Purifica e cura. Quando è nata l’acqua? L’umanità ha una sua essenza immutabile, è un’altra espressione della natura, e conserva istinti, desideri, passioni, anche nel suo svolgersi ed evolversi nella storia.

Ma da molti decenni, da più di un secolo, gli uomini si interrogano su quale sia stato il destino dell’arte. E mentre la scienza ha avuto un’evoluzione coerente e conseguente, l’arte ha, intellettualisticamente, tentato di mistificare il suo spirito originario risalendo al linguaggio primitivo, come per ritrovare un’innocenza perduta contro l’Accademia, che era il perfezionamento scolastico del mestiere e dell’esperienza dei grandi pittori. L’arte non poteva andare oltre Michelangelo e Raffaello. Poteva però, com’è stato, evolversi in ricerche che hanno il loro momento più sfrenato nel Barocco. E poi l’Accademia ritorna con lo spirito classico; ma, forse, il momento di più alta e consapevole considerazione dello spirito creativo è nei grandi romantici inglesi, in particolare Turner. Ma la massima, estrema, naturale gradevolezza, l’arte la esprime nel periodo dell’Impressionismo. E l’umanità lo intende e ne sente il richiamo, nel rispecchiamento dei suoi impulsi, dei suoi desideri, dei suoi piaceri.

Con Cézanne inizia la crisi. E l’arte tanto si innalza da non essere più vista e da perdere il suo pubblico. Mai, come oggi, l’espressione artistica è stata così distante dagli uomini. Arte contemporanea appare un’espressione alternativa e opposta ad Arte. L’arte contemporanea non vuole piacere, anzi dispiace. Nega l’armonia, nega la misura, nega le regole e la norma della bellezza. Così, nel momento in cui potrebbe essere più universale, si restringe in uno spazio limitatissimo e in una dimensione elitaria. Per questo parlo oggi di sorpresa.

Chi verrà a Fiuggi, per “acque, luce e pietre”, potrà verificare che l’arte esiste ancora e che può piacere e stupire. Gli artisti che abbiamo scelto sono una parte dei tanti che, senza essere scimmie del vero o accademici, dipingono e scolpiscono come ognuno vorrebbe e come ognuno vede l’integrità originaria della luce, dell’acqua, delle pietre. Abbiamo davanti alcuni dei giovani, e meno giovani, artisti italiani che non hanno paura di descrivere o di esprimere emozioni, che non temono di essere illustrativi. Sono genuini e insieme colti, curiosi, antagonisti, irriducibili, nemici per competizione, come Arrivabene e Ferri (parimenti amati da Pierluigi Pizzi). O simili nell’indole, benché l’uno pittore e l’altro scultore, come Lino Frongia e Giuseppe Bergomi. O virtuosi fino al delirio, all’ossessione, come Giovanni Gasparro e Livio Scarpella. O drammatici e taglienti, come Riccardo Mannelli e Andrea Martinelli, l’uno descrittivo l’altro assoluto. O ostentatamente neo-barocchi, come Bruno D’Arcevia e Vito Cipolla. Poi vi sono gli espressionisti, carichi di umore e di vita, anche di generazioni diverse, come Elio Waschimps, amato da Ferdinando Bologna, e Gaetano Giuffrè, amato da Raffaele La Capria; ma anche, fino alla deflagrazione della forma, Stefano Mosena. Ancora oltre si spingono a rielaborare un realismo magico, incantato come le fiere di campagna nel tempo dell’infanzia, Raimondo Lorenzetti; o un neoespressionismo, spinto fino al grottesco delle perversioni familiari inconfessabili, Enrico Robusti.

Poi ci sono i classici, i tranquilli, nell’equilibrio apparente, ma tormentati dentro, come Giovanni De Angelis e Tullio Cattaneo, di origine e formazione diverse ma disciplinati e severi, senza cercare scorciatoie o effetti speciali. Solitario sta, abituato com’è a inoltrarsi nel cuore della terra, come a cercare l’anima della pietra, Filippo Dobrilla. Virtuoso, virtuosissimo. E lui, più di altri, coltiva lo stupore, ma con naturalezza. Ciò che viene spontaneo, prevalentemente nella terracotta, a Claudia Marchetti e, per istinto nativo della bellezza, ad Adele Ceraudo. Ordine e rigore chiede a sé Pino Navedoro, che elegge ad arbitro del gusto Camillo Langone, scrittore sofisticatissimo e cavaliere della bellezza difficile. Ogni artista qui a Fiuggi ha voluto stupire. Così la coppia Tania Brassesco e Norberto Lazlo Passi, in competizione con il gusto dei preraffaelliti . Così Antonio Pasquale Prima, con le sue eloquenti “Persistenza” e “Immanenza”. Rielabora in forme barocche residui della civiltà industriale Patrick Alò, mentre semplifica, con rigore, Nedda Guidi. Una vera rivelazione , in dialogo con il grande spagnolo Dino Valls, è Federico Giampaolo.

Eccoli allora uno vicino all’altro, diversi e omogenei, ossequiosi all’arte come ricerca, armonia, mestiere. Ci sono dunque. E sono invisibili. E non se ne parla. Ma all’apparire, rinnovano lo stupore. Che è la ragione stessa dell’arte.

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