Venezia, sempre ricca di fascino, quest'anno è, più di sempre, meta di tanti turisti. Sarà anche per via della Biennale o per chissà quale altro motivo... Se anche voi appartenete a questa categoria di turismo "colto" non vi potete perdere questa mostra curata da Anna Caterina Bellati... merita!
Bobo Ivancich de la Torriente
Venezia – New York, via Havana
Manni Art Gallery
Venezia Lido, Via Sandro Gallo, 97 – ITALIA
Vernice
25 Agosto 2011 ore 18.30
Apertura al pubblico
26 Agosto – 30 Settembre 2011
A cura di Anna Caterina Bellati
Organizzazione: Claudio Manni, per Manni Art Gallery
Orari: La mostra sarà aperta al pubblico dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30
Ingresso libero
Catalogo in mostra
Per informazioni: 335 8035840 claudio-manni@virgilio.it
Artista: Bobo Ivancich de la Torriente
La mostra, che si apre appena prima dell’inaugurazione della Mostra del Cinema di Venezia, flirta appunto con
quel mondo, ma propone anche situazioni culturali e storiche strettamente legate alla biografia privata dell’artista;
una vita che a causa della propria famiglia di origine e delle sue frequentazioni, combina ricordi privati con
ricordi collettivi. Ivancich fin da bambino ha avuto modo di mescolarsi a personaggi straordinari e vissuto
situazioni speciali assorbendo dagli amici dei propri genitori, tra i quali spiccano nomi come quelli di Hemingway
o Peggy Guggenheim, una miriade di stimoli che in seguito si sono trasformati nella sua poetica.
Fin dagli esordi Ivancich ha scelto una pittura realista giocata su pochi toni e costruita con una tavolozza scabra
quasi avara di luce. Eppure l’insieme è morbido e calmo e trasmette bene sensazioni e odori. Perché il non-colore
è adoperato con raffinata conoscenza del chiaroscuro e i giochi di luce/ombra producono una gamma di bianchi
neri grigi e toni virati seppia che danno carne e spessore ai dipinti. L’artista ha imparato tanto dal cinema e alcuni
suoi lavori sembrano frames recuperati da una pellicola cult. Questo metodo di fissare il momento gli permette di
focalizzare lo sguardo dell’osservatore nel punto del dipinto dove ha deciso di attirarci. Fatto evidente in casi
come Cohiba o Bellini in cui l’oggetto ritratto dà titolo e senso al lavoro. Su campiture uniformi spiccano il sigaro
cubano o il bicchiere colmo della bevanda pesca, resa celebre dai barman dell’Harry’s Bar. Ecco che il colore
diventa strumento per additare qualcosa che va al di là dell’immagine stessa. Densi di significato che oltrepassano
il loro valore d’uso, il sigaro e il Bellini rimandano a due dei luoghi amati da Ivancich, Cuba e Venezia. Da un
lato il Paese quasi perduto così diverso oggi dai tempi in cui Hemingway trascorreva pigri pomeriggi in cerca di
ispirazione, dall’altro la città più malinconica del mondo, dove le brume serotine hanno il languore di una donna
desiderata e distante. Umori che porta con sé quando si sposta a Los Angeles o Miami o New York. Le opere in
mostra dicono bene sensazioni, luoghi e temi che da sempre accompagnano la sua crescita.
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