Le trasparenze del sensibile
Spazio Obiettivo Brianza
Piazza Monsignor Biella, 8 - Seregno (MB)
Katia Dilella - Andrea Greco
a cura di Martina Corbetta
15 - 29 giugno 2013
Le trasparenze del
sensibile è una bipersonale d'arte contemporanea che pone in rapporto
due artisti Katia Dilella e Andrea Greco. Artisti dalla poetica pura e
dal gesto istintivo che si affrontano e si scontrano fino a interagire
con il fruitore, il quale, si trova ben presto a diretto contatto con il
sentimento dell'opera. Dilella e Greco si confrontano in uno stesso
spazio dando la possibilità allo spettatore di vivere la loro
sensibilità e di poter, con essi, condividere i loro ricordi. Katia
Dilella ci accompagna in spazi e luoghi
che non sono altro che i soggetti dei suoi dipinti, all'interno dei
quali abbandoniamo la nostra memoria. Dilella inizia il suo percorso
artistico affrontando sulla tela paesaggi metropolitani, dal tratto
deciso e dal contrasto romatico ben definito, per giungere all'attuale
arte decisamente più delicata e intima. Dilella abbandona la pittura
urbana, netta e ferma, e si dirige verso la pittura di ambienti
quotidiani, sfumati e leggeri. I vecchi paesaggi urbani sono scorci di
vita di tutti i giorni in cui il passaggio, attraverso il movimento e lo
spostamento, ne è, paradossalmente, il punto fermo della poetica. Al
contrario, i nuovi spazi sono angoli quotidiani in cui la fermezza di
questi ambienti a noi cari ci sospende e ci rievoca intimi ricordi.
Dilella focalizza ora l'attenzione sui dettagli di una pittura
domestica, apparentemente banale, ma che è capace di una forza
intrinseca e profonda tale da coinvolgere ciascuno di noi. Prima e dopo,
città ed interni, nell'arte di Dilella, assumono una differente
espressione che è il risultato di un continuum pittorico tenace e
intenso. Scorci di vita quotidiana sono i luoghi delle emozioni più
profonde, quelle emozioni che rientrano nella nostra intimità. Passato,
presente e futuro hanno luogo in questi ambienti che si chiudono
attraverso silenziose mura e che racchiudono i segreti delle nostre
vite. Non c'è ambientazione rigida, c'è semplicità fatta di particolari
appartenenti a chiunque, particolari che prendono vita attraverso le
nostre storie. Il colore di Dilella si alleggerisce, sfumature dolci e
diffuse conferiscono immediata dolcezza. Dissolvenza d'immagine, come la
polvere che si posa sugli oggetti delle nostre case. Esigenza visiva è
quella di raffinare con eleganza la tecnica, estremizzando e
minimizzando, riducendo all'essenziale il nostro oggetto-soggetto. La
linea diventa continua, diventa ritmo attraverso un segno che non si
spezza mai. Possiamo passare visivamente da una tela all'altra come
aprendo le porte di una stanza: entriamo, ci fermiamo e/o proseguiamo in
altre stanze. L'impatto iniziale, spesso, è quello di sentire le opere
di Dilella nostalgiche e malinconiche, sensazioni possibili, ma non
obbligatorie, non dobbiamo fermarci al primo sentimento, dobbiamo
provare a superare il primo schermo per sentire che, al contrario, sono
opere ricche e cariche di tutti quelle belle cose del nostro più intimo
quotidiano. Da sempre Dilella rifiuta uno stile di pittura provocatorio
cercando, al contrario, di perseguire uno scopo ben preciso: educare
l’osservatore ad una visione più attenta, sentita, quasi spirituale
affinché esso sia coinvolto appieno emotivamente e positivamente.
Andrea Greco, concentrato in una pittura informale alle volte materica, è osservatore dell'uomo contemporaneo, in particolare del suo pensiero e delle sue emozioni. Prova ad ascoltare gli stati d'animo altrui cercando in essi ispirazione e suggerimenti per i suoi quadri. Riflette sulla diffusa superficialità attuale e spinge verso una nuova direzione, quella della poesia e del sentimento capaci di colpire l'animo umano e di ottenere positività e concretezza. Pittura informale è da sempre linguaggio di Greco, il quale sostiene essere il suo miglior mezzo per catalizzare l'attenzione dello spettatore. Si esprime sempre attraverso un rigoroso equilibrio tra materiali e colori, lasciandoci ad una piacevole visione. L'artista ama pensare le sue opere come romantiche metafore appese ad una parete, come se il muro verticale fosse la nostra capacità di pensare e di riflettere. La serie Anche i fiori piangono, ha dato vita a bouquet dall'animo gentile, dai sentimenti profondi e dalle emozioni indiscusse. Emozioni, che difronte a un fiore, a un mazzo di fiori, ciascuno di noi è portato a rievocare nella memoria in un preciso istante. Bouquet, prima completamente abbandonati a spazi senza definizione, ora, sono inseriti in contesti spaziali, qualche volta evidenti e qualche altra volta percepibili. Spazi che sono il risultato di sovrapposizioni di piani strutturati e disegnati da linee. Linee gioco come messaggi subliminali: i fiori sono chiusi in ambienti che non gli appartengono, o fiori che non appartengono a quelli spazi, metafora di una società per l'artista scorretta, capace di chiuderti e di farti sentire in bilico. Anche i fiori piangono, come gli esseri viventi, lo fanno in silenzio lasciandoci la percezione di un timido suono che si presenta materialmente sotto il profilo di rugiada.
Martina Corbetta
Andrea Greco, concentrato in una pittura informale alle volte materica, è osservatore dell'uomo contemporaneo, in particolare del suo pensiero e delle sue emozioni. Prova ad ascoltare gli stati d'animo altrui cercando in essi ispirazione e suggerimenti per i suoi quadri. Riflette sulla diffusa superficialità attuale e spinge verso una nuova direzione, quella della poesia e del sentimento capaci di colpire l'animo umano e di ottenere positività e concretezza. Pittura informale è da sempre linguaggio di Greco, il quale sostiene essere il suo miglior mezzo per catalizzare l'attenzione dello spettatore. Si esprime sempre attraverso un rigoroso equilibrio tra materiali e colori, lasciandoci ad una piacevole visione. L'artista ama pensare le sue opere come romantiche metafore appese ad una parete, come se il muro verticale fosse la nostra capacità di pensare e di riflettere. La serie Anche i fiori piangono, ha dato vita a bouquet dall'animo gentile, dai sentimenti profondi e dalle emozioni indiscusse. Emozioni, che difronte a un fiore, a un mazzo di fiori, ciascuno di noi è portato a rievocare nella memoria in un preciso istante. Bouquet, prima completamente abbandonati a spazi senza definizione, ora, sono inseriti in contesti spaziali, qualche volta evidenti e qualche altra volta percepibili. Spazi che sono il risultato di sovrapposizioni di piani strutturati e disegnati da linee. Linee gioco come messaggi subliminali: i fiori sono chiusi in ambienti che non gli appartengono, o fiori che non appartengono a quelli spazi, metafora di una società per l'artista scorretta, capace di chiuderti e di farti sentire in bilico. Anche i fiori piangono, come gli esseri viventi, lo fanno in silenzio lasciandoci la percezione di un timido suono che si presenta materialmente sotto il profilo di rugiada.
Martina Corbetta
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