Ho fatto a Sergio Curtacci, "inventore" di FRATTURA SCOMPOSTA (http://www.fratturascomposta.it/), alcune domande. Una personale, una sulla sua rivista on-line e una sul progetto al quale sta lavorando da mesi...
- Chi è Sergio Curtacci?
- dimmi di Frattura Scomposta, di cosa si tratta, come è nata e quali sono i programmi futuri
- ed ora hai tutto lo spazio che vuoi per raccontarmi della tua ultima fatica: Aliens. Voglio sapere dalla tua viva voce, anzi penna, ogni cosa... dall'idea, al progetto allo stao delle cose.
- dimmi di Frattura Scomposta, di cosa si tratta, come è nata e quali sono i programmi futuri
- ed ora hai tutto lo spazio che vuoi per raccontarmi della tua ultima fatica: Aliens. Voglio sapere dalla tua viva voce, anzi penna, ogni cosa... dall'idea, al progetto allo stao delle cose.
Ringrazio Roberto Milani per avermi dato l’opportunità di parlare del
sottoscritto nel suo prestigioso e seguitissimo blog, vero punto di
riferimento per l’arte italiana.
Sembra una cosa semplice parlare
di se stessi ma non lo è mai, scadere nell’auto compiacimento è un
attimo. Estremamente facile potrebbe risultare il “parlarsi addosso”
senza alcun costrutto, con il rischio concreto di risultare
smaccatamente di parte e probabilmente noiosi.
Senza andare
troppo indietro nel tempo, volendo trovare il giusto filo conduttore che
leghi il mio background culturale al mondo dell’arte, diciamo che tutto
iniziò nella seconda metà degli anni ottanta dopo la laurea in
ingegneria informatica e lo studio delle nuove tecnologie (nuove per
l’epoca ma costantemente in divenire) applicate al mondo della grafica e
dell’arte digitale. Queste mie ricerche e lo studio sistematico dei
software che stavano cominciando a proliferare nel mondo della computer
graphic, mi permisero di trovare sbocchi lavorativi nell’ambito della
grafica editoriale. Probabilmente fui uno dei primi in Italia, a cavallo
fra la fine degli anni ottanta ed i primi anni novanta, ad utilizzare
Photoshop; a scoprire le potenzialità nel campo dell’editoria
elettronica di Acrobat e della tecnologia PDF; a realizzare i primi siti
web in “html” e allargare gli orizzonti nel campo delle ambientazioni
3D navigabili, sempre destinate al web con lo studio di un linguaggio,
per l’epoca, decisamente innovativo, tanto innovativo che l’hardware dei
primi anni novanta non poteva supportarlo adeguatamente e pertanto fu
abbandonato, per poi essere ripreso nella prima metà degli anni duemila,
il “WRML” . Dopo alcuni anni passati a lavorare per un’azienda di
servizi editoriali di Bologna in qualità di Art Director, mi dedicai
anima e corpo ad una mia grande passione portata alla luce proprio in
quegli anni: l’insegnamento. Nel 1994 lasciai il lavoro in azienda e
cercai di riciclarmi come docente in materie grafiche (computer grafica)
ma più orientate all’arte, la fortuna volle che riuscii a trovare un
incarico, in qualità di libero docente, o come più volgarmente si usa
dire “docente a contratto”, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia,
dove mi fu data la possibilità di inventarmi un corso specialistico in
“nuove tecnologie applicate all’arte”. La mia passione per l’arte,
soprattutto quella digitale, da quel momento crebbe in maniera
esponenziale, spingendomi ad approfondire sempre di più la mia
conoscenza anche nei settori artistici più tradizionali, ciò mi permise
di insegnare in maniera più adeguata la mia materia, di trovare un
solido filo conduttore e di gettare un ideale ponte fra i due mondi, uno
dei quali in assoluto divenire.
Passione, passione e sete di
sapere mi portarono, sempre in quegli anni, a collaborare con altre
facoltà universitarie, a stringere rapporti interpersonali con molti
studenti, a conoscere artisti, a frequentare mostre e a divenire, anche
se per un breve periodo, io stesso artista (ovviamente digitale).
Proprio
la frequentazione del variegato e spesso controverso mondo dell’arte,
mi portò ad unire le conoscenze in ambito informatico con l’arte stessa.
All’inizio degli anni duemila scoprii quanto fosse difficile per un
artista, o potenziale tale, mettersi in luce e cercare di trasformare la
sua grande passione in un lavoro. Per chi viveva in una grande città
come Milano o Roma la situazione poteva risultare più semplice, ma tutti
coloro che non avevano la possibilità di frequentare gallerie, visitare
spesso mostre, conoscere personalmente artisti, critici e
collezionisti? Chi viveva in piccoli centri urbani isolati? Mi dissi
che era il momento di dare voce a tutti coloro che non l’avevano, di
accorciare le distanze, di palesare un mondo sotterrano che altrimenti
difficilmente sarebbe emerso. Nel dicembre del 2004 nacque ufficialmente
il magazine elettronico Frattura Scomposta, nome non dato a caso,
ovviamente, una rivista fuori dall’ordinario, del resto già il fatto che
fosse realizzata in formato PDF e non cartaceo, distribuita online e
freeware, la dice lunga su quella che sarebbe stata la sua linea
editoriale.
Attraverso la rivista avrei dato voce a tutti quegli
artisti (di ogni età, tengo a precisarlo) che altrimenti difficilmente
avrebbero potuto mostrare la qualità del loro lavoro, cercando di
metterli in relazione con
altre realtà: le gallerie emergenti.
Attraverso Exibart, all’epoca unico social network di settore, ricercai e
pubblicai artisti, gallerie, mostre ed eventi che altrimenti non
avrebbero avuto la meritata visibilità. Devo anche ammettere che ero,
come lo sono tutt’ora, stanco di vedere circolare sempre gli stessi nomi
e di leggere riviste cartacee che sembravano fatte con lo stampino,
volevo spalancare la finestra e far entrare una boccata di aria fresca.
Tutto ciò lo feci, e continuo a farlo, in forma di assoluta gratuità,
nessuno spende e nessuno guadagna denaro, né per essere pubblicato, ne
per scaricare la rivista.
Frattura Scomposta, con l’aiuto della
mia compagna, l’artista Vania Elettra Tam, uscì senza ritardi ogni due
mesi ininterrottamente fino al 2010, poi per ragioni di trasferimento ed
una nuova mia situazione lavorativa, si rese necessario interrompere la
pubblicazione ma con la ripromessa di farla ripartire, magari ancora
più forte di prima. Sino a quel momento il magazine aveva pubblicato 20
numeri da circa 250 pagine l’uno, portato alla luce più di 400 artisti
emergenti, segnalato più di 60 gallerie giovani ed era scaricato da
circa 8.000 utenti ad uscita.
Una volta raggiunta una mia
personale stabilità, verificate le nuove e più attuali tecnologie,
studiato nuove forme di comunicazione online, preso contatto con nuovi
collaboratori, nell’estate del 2012 in concomitanza con la Biennale di
Architettura di Venezia, Frattura Scomposta riprese il suo cammino con
delle palesi novità. Seppur la rivista fosse rimasta essenzialmente
quella degli anni precedenti (pdf; bimestrale e prevalentemente dedicata
all’arte emergente italiana), le si aggiunse una nuova connotazione,
sfruttando in modo più efficace i social network e diversificando
maggiormente la propria offerta informativa, dislocandola su internet e
diversificandola su più piattaforme tecnologiche, con lo scopo di
allargare gli orizzonti e fornire un’informazione più tempestiva ed
accurata sul mondo dell’arte italiana: facendo ricerca capillare di
informazioni di “primo pelo”; cercando di essere fra i primi ad arrivare
a determinate notizie; aprendo dibattiti e fornendo elementi
interessanti di discussione. Pertanto intorno al “pianeta” Frattura
Scomposta Contemporary Art Magazine, sono stati fatti ruotare e
gravitare tutta una serie di “satelliti”: 1) pagina Facebook ufficiale
dedicata prevalentemente ai servizi fotografici che Frattura Scomposta
realizza in tutte le mostre che visita (più di cento all’anno), cercando
di pubblicare, in modo tempestivo, gli scatti realizzati (per esempio:
20 minuti dopo la preview per la stampa della mostra di Picasso a
Palazzo Reale a Milano, più di cento foto furono immediatamente
pubblicate con tanto di considerazioni personali; dalla Biennale di
Venezia le foto scattate durante il giorno venivano caricate la sera
stessa, per l’occasione furono più di 800 gli scatti digitalizzati e
pubblicati).
2) profilo Facebook per un contatto diretto con gli
appassionati d’arte: articoli, considerazioni e dibattiti ma anche
scelta degli artisti da pubblicare.
3) blog Tumblr attraverso il
quale fornire informazioni utili sulle mostre in divenire – una sorta di
“prossimamente su questi schermi”.
4) profilo Pinterest –
piattaforma che consente di reperire informazioni tempestive in modo
visuale (immagini dal web) su tutto ciò che accade o accadrà nel mondo
dell’arte in Italia (esempio : a 4 mesi dall’apertura ufficiale sono in
costante aggiornamento le informazioni inerenti la prossima Biennale
d’Arte Visiva di Venezia. Con largo anticipo Frattura Scomposta ha
pubblicato i nomi dei curatori, degli artisti e le informazioni sulle
opere che presenteranno le varie nazioni partecipanti.)
5) canale
YouTube – con grafica personalizzata che raccoglie video d’arte di
grande importanza soprattutto storica, ma anche video che Frattura
Scomposta realizza durante le proprie “scorribande” artistiche in giro
per l’Italia.
Morale della favola, la rigenerazione della rivista
ed il network creatole attorno e costantemente aggiornato, ha
esponenzialmente aumentato il numero di coloro che scaricano dal sito
ufficiale il magazine, passato dai circa 8.000 download agli oltre
20.000 del numero di gennaio 2013, ciò dimostra quanta “fame” ci sia di
novità ma soprattutto di informazione fresca, tempestiva, libera e mai
paludata.
Dal pubblicare su Frattura Scomposta artisti emergenti a
poterli esporre in contesti reali, il passo è stato breve anche se non
indolore.
L’idea di realizzare mostre di artisti pubblicati sul
magazine è nata nella primavera dell’ormai lontano 2007. L’intento fu
quello di dare concreta visibilità agli emergenti accostandoli ad
artisti più affermati abbastanza sensibili da permettersi di scendere in
campo e mettersi in gioco.
In quell’anno proposi l’idea ad
alcune consolidate realtà milanesi di mia conoscenza che, a modo loro,
già si occupavano di arte emergente: Fabbrica Borroni , Wannabee Gallery
e Libreria Bocca. Tutte e tre risposero entusiasticamente al mio
progetto espositivo denominato “Aliens”, in cui si voleva mettere in
mostra una tematica di grande attualità ed interesse sociale:
l’alienazione umana.
Per il luogo e la struttura espositiva si
decise, di comune accordo, di trovare uno spazio a Venezia per poter
sfruttare la cassa di risonanza della 52ma Biennale d’arte visiva che si
sarebbe svolta proprio in quel periodo.
Fortunatamente,
mettendo in moto le nostre conoscenze, riuscimmo a trovare uno spazio
molto bello in un contesto veramente suggestivo, il polo
scientifico-culturale Vega alle porte di Venezia, che ci mise a
disposizione uno spazio avveniristico, frutto di una consapevole
ristrutturazione di alcuni capannoni industriali. Per l’occasione
invitammo artisti che all’epoca erano ancora sconosciuti assieme ad
altri che invece avevano già un percorso artistico interessante:
Gianrico Agresta, Marco Bernardi, Alessandra Bocconi, Danilo Buccella,
Gabriele Buratti, Claudio Magrassi, Andrea Mariconti, Jara Marzulli,
Elisa Rossi, Vania Elettra Tam e Giulio Zanet. Pianificammo anche una
giornata con diversi ospiti, fra i quali anche la compianta Maria Grazia
Torri (critico d’Arte), in cui si tenne un dibattito sull’ arte
emergente italiana in tutte le sue sfaccettature.
L’evento ebbe
un grande successo soprattutto mediatico, tale da essere inserito fra
gli eventi collaterali della 52ma Biennale di Venezia.
Oggi, nel
2013, grazie ad una maggior esperienza ed a una rinnovata voglia di
“fare rete” (termine forse abusato ma che rende l’dea), abbiamo
riproposto il progetto rilanciandolo con maggior forza.
Anche in
questo caso il veicolo “Facebook” ha aiutato moltissimo, forse anche in
relazione al fatto che Frattura Scomposta ha introdotto un elemento
inusuale e, fino ad ora, poco considerato, ovvero il mettere in piazza
tutto quello che si sta progettando in tempo reale, invitando le persone
coinvolte a partecipare alla costruzione dello stesso. Raccontando
successi e fallimenti, palesando ogni mossa e chiedendo a chi avesse
voglia di farlo di esprimere la propria opinione. Per alcune realtà
abituate a lavorare in modo più discreto e tradizionale, ciò è risultato
spiazzante, al punto di definire questo metodo cristallino “poco
professionale” e, in alcuni casi, persino offensivo. Ma non a caso la
rivista si chiama Frattura Scomposta,
perché è nella sua natura
(e nella mia) non ragionare in maniera convenzionale, perciò me ne sono
infischiato ed ho proseguito per la mia strada.
Chiunque può
trovare i dettagli del progetto in divenire “Aliens 2013” semplicemente
andando sulla pagina Facebook di Frattura Scomposta. Tematica, artisti
coinvolti, gallerie partner, associazioni culturali, luoghi, date e
persino la grafica dei materiali promozionali viene dibattuta
apertamente on-line, insomma tutto è assolutamente alla luce del sole.
Aliens
è una mostra itinerante, la prima tappa si terrà giovedì 7 febbraio a
Como nella centralissima Marsiglione Arts Gallery, dove rimarrà fino al 2
marzo. Proseguirà nelle splendide sale di Palazzo Pirola a Gorgonzola
dal 18 maggio all’9 giugno, per poi fare tappa a Lecce in ben due sedi,
il meraviglioso Palazzo Vernazza e contemporaneamente presso la galleria
E-Lite studiogallery dal 13 luglio al 24 agosto (date in fase di
conferma). Il tour probabilmente toccherà anche Torino, ma su questa
tappa stiamo ancora lavorando.
Al termine del 2013, in linea di
massima, Aliens sarà stata in grado proporre, nelle varie tappe
dell’evento, un centinaio di artisti, molti dei quali assolutamente
emergenti ma, ovviamente, tutti di grande qualità.
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