Qualche giorno fa, l'ottima Micol Di Veroli, lanciava dal suo blog questo articolo, ripreso poi anche da altre piattaforme. L'ho letto e riletto. Ora ho deciso di proporlo anche nel mio "spazio"... tanto per tenere alta l'attenzione su questo argomento "spinoso"...
Micol Di Veroli |
Quelli che hanno rovinato l’arte parte prima
Riunioni, feste dell’arte, opening straordinari, fiere e fierette, tavole rotonde ed inviti ai collezionisti. Gli addetti del settore le hanno tentate tutte per cercar di attirare un poco di interesse e riportare il pubblico all’interno di gallerie, musei ed altri spazi. Ed invece il pubblico è fuggito e la colpa sapete di chi è? Proprio degli addetti del settore che oggi tentano di chiudere la stalla dopo che i buoi sono miseramente fuggiti. Per anni nessuno ha tenuto conto delle esigenze del pubblico ed anzi si è tentato in tutti i modi di scacciarlo, con mostre noiose, eventi spocchiosi e senza il benché minimo brandello di senso. Ci si è nascosti dietro il filosofo di turno per tentar di dare forma e concetto ad opere vuote ed inconcludenti. In molti, forse troppi, hanno tentato di ingraziarsi quei tre/quattro collezionisti rimasti nel nostro belpaese, dimenticandosi di accendere l’interesse e contribuire così alla nascita di un nuovo vivaio di collezionisti. La didattica è stata soppiantata dalla politica dello spettacolo e delle apparenze, si è dato spazio a curatori-sciamani, tornati da due mesi di residenze all’estero a pagamento, sperando che questi avrebbero potuto guarire le emorragie di pubblico e collezionisti grazie alle loro panacee, alle loro pietre filosofali. I direttori di musei hanno in larga parte sperperato i fondi, mettendo in piedi eventi dedicati ai loro amici/artisti, alle loro amiche/gallerie, il tutto nel totale disinteresse del grande pubblico. Ed ora, cosa vorrebbero fare questi figuri? Convincerci che qualcuno li ha lasciati da soli quando sono stati loro gli artefici della loro fine.
Quelli che hanno rovinato l’arte parte seconda
Riunioni, feste dell’arte, opening straordinari, fiere e fierette, tavole rotonde ed inviti ai collezionisti. Gli addetti del settore le hanno tentate tutte per cercar di attirare un poco di interesse e riportare il pubblico all’interno di gallerie, musei ed altri spazi. Ed invece il pubblico è fuggito e la colpa sapete di chi è? Proprio degli addetti del settore che oggi tentano di chiudere la stalla dopo che i buoi sono miseramente fuggiti. Per anni nessuno ha tenuto conto delle esigenze del pubblico ed anzi si è tentato in tutti i modi di scacciarlo, con mostre noiose, eventi spocchiosi e senza il benché minimo brandello di senso. Ci si è nascosti dietro il filosofo di turno per tentar di dare forma e concetto ad opere vuote ed inconcludenti. In molti, forse troppi, hanno tentato di ingraziarsi quei tre/quattro collezionisti rimasti nel nostro belpaese, dimenticandosi di accendere l’interesse e contribuire così alla nascita di un nuovo vivaio di collezionisti. La didattica è stata soppiantata dalla politica dello spettacolo e delle apparenze, si è dato spazio a curatori-sciamani, tornati da due mesi di residenze all’estero a pagamento, sperando che questi avrebbero potuto guarire le emorragie di pubblico e collezionisti grazie alle loro panacee, alle loro pietre filosofali. I direttori di musei hanno in larga parte sperperato i fondi, mettendo in piedi eventi dedicati ai loro amici/artisti, alle loro amiche/gallerie, il tutto nel totale disinteresse del grande pubblico. Ed ora, cosa vorrebbero fare questi figuri? Convincerci che qualcuno li ha lasciati da soli quando sono stati loro gli artefici della loro fine.
Quelli che hanno rovinato l’arte parte seconda
Si diceva dunque di quelli dell’arte che hanno rovinato l’arte e
adesso pretendono attenzione dal governo, supporto dalle istituzioni,
unità da parte di tutti i lavoratori del settore, artisti compresi.
Andrebbe detto che il peccato più grande di questi individui è appunto
l’ostinata ricerca di attenzioni e coccole dalle istituzioni quando le
istituzioni in realtà sono loro. In Italia si cerca sempre il supporto
di qualcuno al di sopra, andare avanti con le proprie gambe sviluppando
progetti che possano piacere anche al pubblico non è un’ipotesi
contemplata. Si aspetta sempre la sovvenzione, la promozione, la pacca
sulle spalle invece di pensare a lavorar sodo. I progetti curatoriali
possono esser portati avanti anche con pochi soldi, l’importante è che
venga coinvolto il pubblico, lasciato indietro da sin troppo tempo. Per
coinvolgere il pubblico bisogna per forza di cose riportare attenzione
sull’opera e sull’artista. Già, opera ed artista dovrebbero essere
naturalmente i protagonisti assoluti di un evento d’arte contemporanea
ed invece questi Batman dell’arte sono riusciti a mescolare le carte in
tavola, proponendo la loro visione curatoriale come unica opera in
mostra. Qui, in questa bella Italia, sono riusciti a convincerci che la
pittura fa schifo, che è roba da retrogradi, ed invece basta mettere il
naso fuori dal vicinato per accorgersi che all’estero la pittura va
fortissimo, guardatevi le mostre in programma a Londra o a New York e
fatevi un’idea di cosa propongono le gallerie, ci vuol poco a
comprendere che la maggior parte del loro programma è costituito da
mostre di pittura. Queste mie parole potrebbero sembrar delle banalità
esacerbanti per i nostri Batman sempre impegnati a legger riviste
volutamente incomprensibili e a promuovere politiche criptiche. Eppure
avremmo tanto bisogno di banalità, di opere che comunicano un messaggio e
a volte una speranza. L’essere umano ha da sempre usato l’arte per
comunicare, le pitture rupestri ne sono una prova tangibile, oggi l’arte
non deve comunicare, questo ci hanno detto. Questa metodologia del
contemporaneo ha sviluppato comportamenti che hanno massacrato la nostra
scena. Ora questi Batman farebbero bene a tornare nelle loro
Bat-caverne.
http://www.globartmag.com/
http://www.globartmag.com/
Leggo con piacere questo intervento. Due osservazioni. La questione pittura non pittura è evocata (da anni e anni) proprio da chi dice di combatterla. In questo caso anche dal suo intervento. Oltre questo: mi sembrano osservazioni molto anzi molto-molto generali, senza riferimenti e nomi ad esempio che circonstanzierebbero le sue parole. Mi pare poi anche lei finisca con l' inciamparsi nel solito tranello del pensiero dell' arte e sull' arte. Non esistono momenti o situazioni che detengano la verità in arte. Hanno possibilità di ragione ed efficacia ragione il critico santone quanto l' artista intelettuale o bohemiene: l' arte supera questi tentativi di localizzarne uno status e un luogo di maggiore opportunità. Nn se ne era ancora accorta ? difficile da credere)). A poco,poi, serve scrivere articoli che, a mio vedere, hanno due colpe: la prima è quella di essere assolutamenti innoqui. La seconda è, semplicemente, di confondere l' arte con la pittura. Quest' ultima forse un pò difficile da capire. Ma mi fermo qui. Rispettosissimi saluti ivano sossella
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