B.A.M.
BIENNALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DEL PIEMONTE - 5ª EDIZIONE
IMBIANCHERIA DEL VAJRO
Via Imbiancheria 12
Chieri
a cura di Edoardo Di Mauro
dal 05/09/2012 al 28/10/2012
All’Imbiancheria del Vajro, “Contemporary Photobox”: fotografie,
installazioni, video-arte che testimoniano l’attenzione alla poetica del
corpo e al paesaggio naturale così come ai nuovi scenari metropolitani.
A Palazzo Opesso, “Freezone 14 Flash Trash 2 – Metamorfosi del
rifiuto”: gli artisti si riappropriano di oggetti di scarto, dando vita a
vere opere d’arte.
La BAM – Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte ha una
precisa finalità, in decisa controtendenza rispetto alla “biennalite”
caratterizzante la scena artistica contemporanea nell’era della
globalizzazione. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare l’arte e la
creatività piemontese, dal secondo dopoguerra ad oggi, secondo un
percorso che, ad ogni scadenza, si indirizza verso aree diverse di
analisi storica e contenutistica. Dopo “Proposte artistiche in Piemonte
1996/2004” della sperimentale edizione del 2004, e “Arte in Piemonte
1975/1995”, tema del 2006 e primo momento di reale consolidamento
dell’iniziativa, a cui seguì il significativo intermezzo della “BAM on
Tour 2007”, nel 2008 approntatammo una manifestazione intitolata “Art
Design”, proseguita con la BAM on Tour dell’estate 2009, ed uno
spettacolare allestimento presso il Castello di Racconigi che,
unitamente alla presenza ad Artissima, ha sancito il lancio definitivo
di una manifestazione nata da un’idea di Riccardo Ghirardini, e da me
curata sin dall’inizio per il gusto della scommessa intellettuale. La
BAM, dopo le difficoltà e gli scetticismi degli esordi, è stata in grado
di diventare, passo dopo passo, un appuntamento importante nel folto
panorama di iniziative artistiche che caratterizza Torino ed il
Piemonte. Nel 2010 con “BAM Piemonte Project Grafik” , bissata con “BAM
on Tour 2011” per la prima volta a Torino, abbiamo, con successo,
privilegiato il rapporto tra l’arte e la grafica pubblicitaria ed
industriale, estendendo la nostra ricerca anche al fumetto , al neo pop
ed alla street art. La quinta edizione della BAM, dal titolo
“Contemporary Photobox” si svolge, dopo Villa Giulia ed il Museo del
Paesaggio di Verbania per le prime tre edizioni, e Palazzo Lomellini a
Carmagnola per la quarta, a Chieri, in una sede importante ed originale
anche da un punto di visto architettonico e della salvaguardia della
cultura del territorio come l’Imbiancheria del Vajro. Il nostro
obiettivo si sposta a cogliere l’evoluzione di una linea stilistica
legata all’uso delle tecnologie, quindi fotografia, video ed immagine
digitale, con l’invito esteso a molti dei più significativi autori del
panorama piemontese attivi negli ultimi trent’anni. Abbiamo poi deciso
di dedicare alla giovane scena emergente l’edizione 2013 della “BAM on
Tour”.
La pratica della rappresentazione artistica intesa come mimesi
naturalistica, ed il conseguente predominio della pittura, entrano in
crisi proprio a partire dall’invenzione della fotografia nella prima
metà dell’800, e con queste l’aura dell’opera d’arte, che aumenta,
anche grazie all’avvento del cinema, il proprio livello di esponibilità,
passando dalla dimensione rituale a quella politica, come acutamente
osservato da un testo profetico quale “L’opera d’arte nell’epoca della
sua riproducibilità tecnica”, di Walter Benjamin. Inizia da allora, e
prosegue lungo il crinale novecentesco, quello che alcuni teorici ebbero
a definire un vero e proprio “combattimento per un’immagine”, una
tenzone tesa a stabilire il dominio sulla riproduzione del reale, con
gli Impressionisti, ultima eroica propaggine della modernità, primi a
scendere in campo per sfidare la tecnica fotografica nell’impari cimento
della rappresentazione oggettiva del dato naturale. In realtà si tratta
di un combattimento privo di senso e teso, semmai, a raggiungere un
pareggio, una sostanziale pacificazione, come appare evidente
analizzando le vicende del Novecento, ma anche quelle dei giorni nostri.
Argomento sostenuto da uno dei più preparati storici della fotografia,
Claudio Marra, con una tesi che mi sento di condividere. Per Marra in
realtà solo in parte la fotografia è stata un prolungamento della
pittura con altri mezzi, più semplici ed immediati, al punto, in certi
casi, da non richiedere neppure una particolare preparazione e
professionalità nell’uso dello strumento, adoperato come una vera e
propria protesi. La fotografia è dotata di uno statuto linguistico
proprio e di un diverso livello referenziale nella rappresentazione
della realtà, tali da apparentarla, semmai, alle modalità “extra –
artistiche” introdotte nella teoria delle avanguardie storiche, e
portate a piena diffusione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, con
la fuoriuscita dell’arte dal tradizionale alveo bidimensionale tipico
della pittura, per procedere verso una contaminazione con l’ambiente
intesa come piena omologia con il mondo, nel perseguimento di una
esperienza estetica, quindi multisensoriale e totalizzante. Tornando
allo specifico della rassegna, un indizio certo di questo mutato
atteggiamento è dato dalla capacità attuale di usare le tecnologie nella
loro specificità di linguaggio. Il tutto parte dal ruolo assunto dalla
fotografia che, nell’ultimo trentennio, si è riversata massiccia nel
panorama eclettico della contemporaneità privilegiando la funzione
piuttosto che l’oggetto, e diventando gradualmente una delle dimensioni
narrative maggioritarie, trascinando con sé il video, suo successore e
derivato tecnologico. L’atteggiamento si è manifestato nella duplice
accezione di una partecipazione “fredda”, tendente a privilegiare una
classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalità
quotidiana, ed un’ altra dimensione “calda” e psicologica, in cui gli
artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per
calarsi nel reale con atteggiamento di affettuosa partecipazione. Ma
questo non è affatto in contraddizione con un uso “artistico” del mezzo,
anzi semmai ne rafforza la vocazione di strumento atto a cogliere il
reale nell’accezione di un abbraccio interiore, di un congiungimento con
l’io dell’artista. Questo “reincanto” stigmatizza una nuova fase
epocale in cui siamo ormai entrati : dopo la plurisecolare prevalenza
del razionalismo introdotto dal Rinascimento e confermato
dall’Illuminismo, dominato dal “logos”, le tecnologie immateriali ci
hanno introdotti nella civiltà dell’immagine, in cui si assiste ad una
ripresa di valori magici e rituali che collegano la nostra epoca ad un
passato premoderno, con la ricomparsa di antichi archetipi ed una nuova
dimensione comunitaria in cui l’individuo vive attraverso lo sguardo e
le leggi degli altri. Dall’epoca del disincanto si passa a quella del
reincanto, anche se è evidente che stiamo vivendo una fase di ingresso e
di assestamento caratterizzato da innumerevoli contraddizioni. Tutto
questo non può non riflettersi nella dimensione artistica: gli autori
invitati alla Biennale fanno proprie le indicazioni estetiche enunciate
in questa introduzione. Un altro dato di cui tenere conto, per leggere
adeguatamente la contemporaneità, è come, dagli anni Ottanta, punto di
origine di questa selezione, le figure del fotografo “puro” e dell’
”artista fotografo”, tendono a sovrapporsi in maniera da risultare,
finalmente, indistinguibili, in modo da annullare il confine tra
immagini “alte” e “basse”, ed ottenere efficaci sconfinamenti
nell’ambito della moda, della pubblicità, della cronaca, così come del
reportage. La fotografia, l’immagine digitale, il video non vengono
adoperati, come quasi sempre avveniva in Italia negli anni Novanta, in
un’ottica di appiattimento sul reale, ma per condurre l’interiorità del
singolo autore a stabilire un rapporto empatico con l’esterno, in una
dimensione spesso rarefatta ma non per questo meno efficace, dominata
dalla volontà di narrare, di evidenziare l’aspetto simbolico di quanto è
al tempo stesso dentro e fuori di noi, privilegiando una poetica del
frammento come elemento atto a gettar luce sulla complessità del reale.
I 28 autori invitati coprono un ventaglio di esperienze estetiche
ampio e variegato, in grado di testimoniare la pluralità delle
posizioni, ma anche alcuni dati ricorrenti, come l’attenzione alla
poetica del corpo, lo sguardo rivolto a frammenti significativi della
dimensione domestica e del paesaggio naturale, così come verso i nuovi
scenari metropolitani creati, soprattutto a Torino, dai profondi
rivolgimenti della struttura urbana. Altre tematiche presenti si
indirizzano verso i temi della memoria , della denuncia sociale e
politica, del disagio e dell’emarginazione sociale. Gli artisti
impegnati con il video si incanalano verso una dimensione narrativa
fortemente simbolica ed in grado di sfruttare in pieno le potenzialità
di questo mezzo, cosi come quelli dediti alla sperimentazione digitale,
capaci di dare corpo ad immagini complesse e dal forte impatto
spettacolare. L’attività degli artisti presenti in Contemporary Photobox
manifesta un forte radicamento, come è giusto sia dati i presupposti
dell’evento, nel territorio piemontese ed in zone limitrofe quali la
Lombardia, ma evidenzia anche un’esperienza maturata in una dimensione
internazionale, sia dal punto vista espositivo che in merito a frequenti
soggiorni di lavoro e formazione.
Espongono : Maura Banfo, Fulvio Bortolozzo, Marina Buratti, Giulia Caira, Monica Carocci, Claudio Cravero, Ferruccio D’Angelo, Willy Darko, Roberta Fanti, Silvia Fubini, Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Beppe Giardino, Fabio Marchiaro, Plinio Martelli, Stefano Martino, Paolo Minioni, Riccardina Montenero, Giordano Morganti, Aarn Nada, Enzo Obiso, Simona Rapello, Turi Rapisarda, Daniele Ratti, Paola Risoli, Gianluca Rosso, Eraldo Taliano. Natale Zoppis.
Edoardo Di Mauro
Nessun commento:
Posta un commento