Carlo Cego - Giorgio Griffa
La luce e il segno
13 Febbraio - 16 Marzo 2013
Vernissage: mercoledì 13 Febbraio 2013 - dalle ore 18.00
La luce e il segno
13 Febbraio - 16 Marzo 2013
Vernissage: mercoledì 13 Febbraio 2013 - dalle ore 18.00
La Costantini Art Gallery inaugura la stagione
espositiva del 2013 con una bipersonale dedicata alla ricerca
tecnico-pittorica dell’Arte Astratta, selezionando due esponenti del
panorama italiano, apparentemente e stilisticamente similari, ma con
caratteristiche concettuali completamente diverse.
L’aspetto minimale, unisce e caratterizza le opere di Carlo Cego e Giorgio Griffa, ma i lavori dei due autori si discostano per interpretazione e ricerca artistica. I due artsiti fanno parte di quella generazione di Astrattisti Italiani che hanno cercato d’unire ai rigori dell’astrazione geometrica, una segreta essenza poetica o concettuale, le opere di Carlo Cego, infatti, sono contestualizzate al luogo in cui sono state concepite e create; mentre per Giorgio Griffa, la sintassi gestuale del segno è sinonimo di rigore mentale imposto alla libertà grafica.
In esposizione solo opere degli anni ‘80 di Carlo Cego, tipiche per la sua ricerca sulla rifrazione prismatica della luce, in cui la pulizia del segno diviene un'unica linea di colore e dove si evince l’approfondito studio che l’autore ha eseguito sulleCompenetrazioni Iridiscenti di Giacomo Balla e sulle opere di Adolf Richard Fleischmann.
Nelle opere di Giorgio Griffa il segno è equilibrio, volume, piano e colore, in una ricerca basata sul recupero dell’essenzialità e soprattutto sul recupero ancestrale della scrittura, dove forma e colore divengono espressione del pensiero meditato dell’artista. La perfetta sinergia fra supporto e segno, rendono le opere di Giorgio Griffa libere da ogni contestualizzazione, permettendo così di poter completare quella ricerca sull’origine della grafia.
L’aspetto minimale, unisce e caratterizza le opere di Carlo Cego e Giorgio Griffa, ma i lavori dei due autori si discostano per interpretazione e ricerca artistica. I due artsiti fanno parte di quella generazione di Astrattisti Italiani che hanno cercato d’unire ai rigori dell’astrazione geometrica, una segreta essenza poetica o concettuale, le opere di Carlo Cego, infatti, sono contestualizzate al luogo in cui sono state concepite e create; mentre per Giorgio Griffa, la sintassi gestuale del segno è sinonimo di rigore mentale imposto alla libertà grafica.
In esposizione solo opere degli anni ‘80 di Carlo Cego, tipiche per la sua ricerca sulla rifrazione prismatica della luce, in cui la pulizia del segno diviene un'unica linea di colore e dove si evince l’approfondito studio che l’autore ha eseguito sulleCompenetrazioni Iridiscenti di Giacomo Balla e sulle opere di Adolf Richard Fleischmann.
Nelle opere di Giorgio Griffa il segno è equilibrio, volume, piano e colore, in una ricerca basata sul recupero dell’essenzialità e soprattutto sul recupero ancestrale della scrittura, dove forma e colore divengono espressione del pensiero meditato dell’artista. La perfetta sinergia fra supporto e segno, rendono le opere di Giorgio Griffa libere da ogni contestualizzazione, permettendo così di poter completare quella ricerca sull’origine della grafia.
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