COME
AVANGUARDIE
DI UN ALTRO SISTEMA SOLARE
DI UN ALTRO SISTEMA SOLARE
A
cura di Andrea Lacarpia
Artisti:
Stefano Canto, Paolo
De Biasi, Gemis Luciani,
Giuseppe
Mendolia Calella, John Sparagana
Inaugurazione:
giovedì 30 maggio 2013 ore 18.30
Apertura
mostra:
dal 30 maggio al 29 giugno 2013
Luogo:
DIMORA ARTICA, via Matteo Maria Boiardo 11 –
Milano (MM1 Turro)
Orari:
dal giovedì al sabato 16.00 / 19.30
Dopo
la mostra personale di Marcello Tedesco,
Dimora Artica presenta il secondo progetto
allestito presso il proprio spazio espositivo:
una mostra collettiva dedicata all’utilizzo
della tecnica del collage nell’arte
contemporanea tra analogie e differenze con le
avanguardie storiche.
Come avanguardie di un
altro sistema solare: La
Cabala, campo di studio esoterico della
religione ebraica, insegna che la percezione
della realtà si basa in gran parte sulle
associazioni immagine-pensiero veicolate da
definizioni linguistiche convenzionali.
Studiando la struttura delle parole si scopre
il vasto caleidoscopio di significati occulti
che mutano radicalmente l’esperienza della
realtà fenomenica. Nei Tarocchi, sorta di
libro cabalistico realizzato nella forma di
carte da gioco, la combinazione delle varie
lame determina una o l’altra lettura,
esattamente come la combinazione delle lettere
dell’alfabeto può dar vita a infinite parole e
altrettanti significati.
Se
cambiando l’ordine delle pagine di un libro si
ottiene un cambiamento totale del senso del
racconto, anche nel linguaggio delle immagini
si può mixare, destrutturare e ricomporre
rivelando inediti significati. Utilizzando
immagini preesistenti se ne possono formare di
nuove, scegliendo nuove combinazioni di
elementi visivi s’individuano nuovi
significati, nascosti all'interno delle
immagini di partenza. Se immaginiamo la realtà
che ci circonda come se fosse un libro,
possiamo anche immaginare di mescolarne le
pagine anticipando, anzi determinando, i
cambiamenti della società. Del potere che
hanno l'arte e l'individuo di innescare
mutamenti sociali ci parla Oscar Wilde nel suo
saggio del 1890 “Il critico come artista”:
“Più si studia la vita e la letteratura, più
si sente con forza che dietro ogni cosa
meravigliosa c’è l’individuo, e che non è il
momento che fa l’uomo, ma l’uomo che crea
l’epoca”.
In
un mondo nel quale la comunicazione visiva è
il “collante” sociale, il collage può
esprimere la necessità, latente o evidente, di
determinare un cambiamento della realtà
circostante: il significato univoco delle
immagini pubblicitarie viene “smascherato”, il
sistema mediatico va in cortocircuito e il
senso originario si frantuma come in un
frattale. La spinta utopica verso un mondo
nuovo riemerge nella contemporaneità come fu
nelle avanguardie storiche, dall'immaginario
delle quali gli artisti di oggi attingono a
piene mani. Nonostante l'affinità del
linguaggio, l'atteggiamento è comunque
diverso: se nel Novecento sono i costumi
borghesi ad essere identificati come nemico da
combattere, oggi la figura dell'antagonista
sfuma nei mille rivoli della comunicazione di
massa, senza possibilità d’identificazione
univoca. Mancando il nemico terreno, la
battaglia si sposta nella fluidità di uno
spazio tempo imprecisato e le avanguardie
divengono “di un altro sistema solare”.
Le
attuali riviste cartacee, enormi serbatoi di
allusive immagini pubblicitarie, vengono
piegate da Gemis Luciani in modo da eliminare
ogni riferimento figurativo e testuale: la
spazio vuoto diviene il protagonista di opere
nelle quali l'astrazione è pausa meditativa
ottenuta nel caos mediatico. Un procedimento
affine al surrealismo nel suo utilizzo
dell'intuizione immaginativa prevale nelle
opere di Paolo De Biasi, il quale unisce più
ritagli creando bizzarre figure composite,
delle quali potenzia il valore iconico
isolandone le siluette in uno sfondo
monocromatico. Anche Giuseppe Mendolia Calella
attinge dalla dimensione onirica: ricomponendo
i frammenti di un passato inafferrabile
l'artista incentra la propria ricerca sulle
problematiche della conservazione, tra
archiviazione ed inesorabile immanenza. John
Sparagana allude alla transitorietà della
bellezza utilizzando pagine di magazine,
manipolate fino a dissolvere l’immagine
originaria, mentre Stefano Canto scompone
fotografie di paesaggi incontaminati,
ritagliandone al plotter porzioni poi
ricomposte manualmente in forme
architettoniche, instaurando così un dialogo
tra pieni e vuoti, naturale e artificiale.
Info:
DIMORA
ARTICA
Via
Matteo Maria Boiardo 11 – Milano
Orari:
dal giovedì al sabato 16.00 / 19.30
Tel.
+39 380 5245917
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