Contrasti Dialoghi dal Figurativo al Concettuale
A cura di: Armando Audoli e Umberto Benappi
Artisti: Luisa Albert, Santo Alligo, Agostino Arrivabene, Andrea Barin, Luigi Benedicenti, Bertozzi & Casoni, Nicola Bolla, Maurizio Bottoni, Roberto Coda Zabetta, Gianluca Corona, Carlo D’Oria, Jan Fabre, Titti Garelli, Plinio Martelli, Ugo Nespolo, Paolo Schmidlin, Francesco Sena, Giorgio Tonelli, Fabio Viale, Virgilio, Joel Peter Witkin, Daniele Zenari.
Inaugurazione: giovedi 16 maggio ore 18
Periodo: 16/05/13 - 29/06/13
GALLERIA BENAPPI
Via Andrea Doria, 10
Torino
Artisti: Luisa Albert, Santo Alligo, Agostino Arrivabene, Andrea Barin, Luigi Benedicenti, Bertozzi & Casoni, Nicola Bolla, Maurizio Bottoni, Roberto Coda Zabetta, Gianluca Corona, Carlo D’Oria, Jan Fabre, Titti Garelli, Plinio Martelli, Ugo Nespolo, Paolo Schmidlin, Francesco Sena, Giorgio Tonelli, Fabio Viale, Virgilio, Joel Peter Witkin, Daniele Zenari.
Inaugurazione: giovedi 16 maggio ore 18
Periodo: 16/05/13 - 29/06/13
GALLERIA BENAPPI
Via Andrea Doria, 10
Torino
La mostra esplora il cosiddetto conflitto che esisterebbe tra l'arte
figurativa e l'arte concettuale attraverso il lavoro di 23 artisti
contemporanei e un omaggio a Ottavio Mazzonis.
Un incontro / scontro tra i portatori del verbo figurativo e i fautori dell'opera concettuale che si disputa su di un soggetto ben definito: la vanitas o natura morta con elementi che ci ricordano la caducità della vita, rappresentata attraverso quadri, fotografie, sculture, disegni e installazioni. Scelta non casuale, ma spinta dalla consapevolezza che il silenzio delle cose è probabilmente lo scenario ideale per l'ipotetico attraversamento dei linguaggi visivi e il loro superamento.
Con le parole di Armando Audoli: "La divisione manichea tra figurativo e concettuale, che nuoce in primis all'arte stessa, soffre dell'impostazione rigidamente dualistica su cui poggia da sempre l'intero sistema culturale d'occidente. Oltretutto l'estremizzazione di entrambi i discorsi ha trascinato gli artisti in un vero e proprio cul de sac espressivo, dal quale sembra sempre più difficile trovare una scappatoia. In fin dei conti, perché l'alta qualità manufattoriale di un'opera figurativa non dovrebbe essere conciliabile con un'altrettanto alta portata concettuale?"
Le opere in mostra testimoniano invece come una terza via sia possibile laddove un grande virtuosismo va di pari passo con una marcata sensibilità concettuale superando l'ipotetico conflitto tra due linguaggi visivi all'apparenza inconciliabili.
Vanità, silenzio, memoria del vuoto.
La mostra si chiude con un omaggio al pittore torinese Ottavio Mazzonis (1921-2010) e alle sue raffinatissime "nature silenti", figlie di un amore infinito per il trasparente lirismo di Chardin ("Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento" diceva, appunto, il genio settecentista). Artista sommo e ingiustamente relegato nel ghetto degli anacronistici perpetuatori del linguaggio pittorico, unico autore non più vivente incluso nella rassegna, Mazzonis si è tormentato per una vita intera, arrovellandosi proprio sul contrasto insanabile tra passatismo e modernismo: sull'inaccettabilità di quel vessatorio aut aut ideologico, che alle sue orecchie di poeta suonava come un violento e intollerabile ultimatum.
Un incontro / scontro tra i portatori del verbo figurativo e i fautori dell'opera concettuale che si disputa su di un soggetto ben definito: la vanitas o natura morta con elementi che ci ricordano la caducità della vita, rappresentata attraverso quadri, fotografie, sculture, disegni e installazioni. Scelta non casuale, ma spinta dalla consapevolezza che il silenzio delle cose è probabilmente lo scenario ideale per l'ipotetico attraversamento dei linguaggi visivi e il loro superamento.
Con le parole di Armando Audoli: "La divisione manichea tra figurativo e concettuale, che nuoce in primis all'arte stessa, soffre dell'impostazione rigidamente dualistica su cui poggia da sempre l'intero sistema culturale d'occidente. Oltretutto l'estremizzazione di entrambi i discorsi ha trascinato gli artisti in un vero e proprio cul de sac espressivo, dal quale sembra sempre più difficile trovare una scappatoia. In fin dei conti, perché l'alta qualità manufattoriale di un'opera figurativa non dovrebbe essere conciliabile con un'altrettanto alta portata concettuale?"
Le opere in mostra testimoniano invece come una terza via sia possibile laddove un grande virtuosismo va di pari passo con una marcata sensibilità concettuale superando l'ipotetico conflitto tra due linguaggi visivi all'apparenza inconciliabili.
Vanità, silenzio, memoria del vuoto.
La mostra si chiude con un omaggio al pittore torinese Ottavio Mazzonis (1921-2010) e alle sue raffinatissime "nature silenti", figlie di un amore infinito per il trasparente lirismo di Chardin ("Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento" diceva, appunto, il genio settecentista). Artista sommo e ingiustamente relegato nel ghetto degli anacronistici perpetuatori del linguaggio pittorico, unico autore non più vivente incluso nella rassegna, Mazzonis si è tormentato per una vita intera, arrovellandosi proprio sul contrasto insanabile tra passatismo e modernismo: sull'inaccettabilità di quel vessatorio aut aut ideologico, che alle sue orecchie di poeta suonava come un violento e intollerabile ultimatum.
Nessun commento:
Posta un commento