RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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venerdì 24 gennaio 2014

RENE PASCAL- MIREK ANTONIEWICZ



77ARTGALLERY 
CORSO DI PORTA TICINESE 77 MILANO PRESENTA

RENE PASCAL- MIREK ANTONIEWICZ



27 gennaio – 3 febbraio 2014



Inaugurazione: Lunedi 27 gennaio, ore 19.00

Rene Pascal - Osservando l'insieme dei lavori di Renè Pascal notiamo immediatamente che l'elemento dominante si configura come quello dell'ironia che connota la maggior parte della produzione; le sculture di Pascal utilizzano determinati oggetti privandoli della loro funzione convenzionale e donandogliene una del tutto nuova e diversa dalla precedente. Essi non sono più strumenti, bensì opere vere e proprie. Si è posti così davanti a logiche irrazionali che rompono il normale rapporto tra oggetto stesso ed eventi. Quest'operazione altro non è che una riproposizione dei meccanismi duchampiani, esattamente come il fraintendimento generato dai molteplici giochi di parole. In tal caso ad un determinato utensile è dato un titolo che spiega tutta l'operazione ironica e ci introduce in una diversa dimensione, quella del riso e del divertimento.Tra le tante opere una tavola da surf bruciata e divisa a metà assume il titolo di “Tavola calda”, mentre “Sbarco a Lampedusa” è una superficie di legno con una barchetta che si fa spazio tra un mare di chiodi e le “Marsigliesi” sono saponette inserite su uno stecco a simulare un gelato. Espedienti quindi che si propongono un totale avvicinamento al pubblico, un coinvolgimento ampio e che cattura gli spettatori con un sorriso, anche se a volte ispessito da un velo di sarcasmo. Il risultato è l'immersione in una situazione di forte spaesamento, all'interno di un universo ludico in cui ci è permesso giocare con gli elementi che abbiamo di fronte.
Una parte invece diversa di lavori è quella che si avvicina all'altro artista della mostra, Mirek, e che presenta in maniera analoga dei bambini come soggetti delle tele. Si tratta di collages nei quali dei fanciulli sorridenti osservano lo spettatore, rendendolo partecipe del momento che stanno vivendo. Ma al contrario dell'artista polacco, Renè non ha intenzione di trasmettere mestizia e malinconia, bensì gioia, vi è un totale compiacimento nel ricordo dei tempi passati. Ancora appartenenti a questa serie sono le tele realizzate in collaborazione con l'amico Paolo Barrile, il quale inserisce nelle composizioni le proprie scritte creative.
Ogni lavoro allora trasmette un'emozione positiva, ci invita a distrarci dalla realtà quotidiana e divertirci in maniera spensierata. Pascal è un artista che sa far sorridere e rendere l'opera il mezzo di comunicazione per eccellenza.


Mirek- Mirek Antoniewicz nasce a Wroclaw, in Polonia, nel 1954; la sua pittura si configura come particolarmente legata alle proprie origine ed agli anni dell' infanzia. La sua serie di opere presenta sempre e solamente lo stesso soggetto: un bimbo spaurito che mantiene in ogni tela i medesimi tratti fisiognomici, così come l'espressione del volto, ma muta l'abbigliamento, gli oggetti che ha con sé ed anche lo sfondo con colori e sfumature. Un fanciullo solitario perso in molteplici scenari;
quel che è fondamentale sapere è che colui che ci sta è davanti è proprio l'artista da piccolo, così come appare in una vecchia immagine, in piedi in mezzo ad una strada deserta della città. Un richiamo immediato alla tragedia di quegli anni, alla povertà e la desolazione del passato, ed oltretutto un'im portantissima testimonianza storica, fonte di immediata riflessione.
Il cromatismo non varia, predominano grigio, rosso ed accenni di blu, con una costante base ocra. Ciò che viene rappresentato è la cattura di un momento, si tratta di frammenti fotografici trasposti in pittura; questo fatto permette all'artista di infondere all'immagine una soggettività maggiore, di arricchirla col suo tocco personale, come se la sua mano potesse donare una connotazione molto più legata alla sua intimità ed a ciò che desisera esprimere. Indubbiamente quello che ossserviamo è l'evocazione di un passato, ed il bambino non diviene altro che il simbolo di esperienze, di attimi vissuti, corrispondente ad un periodo cronologico ed a coordinate geografiche ben precisi.
Interessante come la visione d'insieme dei vari quadri della serie ci incuriosisca facendoci soffermare sui diversi dettagli che mutano, ma con uno sfondo di malinconia che non sparisce mai, accompagna l'esistenza del protagonista in qualunque situazione si trovi. La Polonia del post seconda guerra mondiale è lo scenario cupo e drammatico dal quale sono tratte le sequenze di immagini e la ripetizione della presenza in primo piano del protagonista invita lo spettatore a calarsi il più possibile nel contesto per immedesimarsi e capire. Una nota molto velata che però traspare in ogni dipinto è il sentore di una speranza pur nella totale tristezza e alienazione; anche nella solitudine e nel dramma si illumina uno spiraglio di luce, una prospettiva migliore nascosta nel futuro che attende il piccolo solitario.

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