Justin Peyser. Channels
Inaugurazione: giovedì 6 giugno ore 18.30
Periodo: 06/06/13 - 07/09/13
EMMEOTTO LIVING GALLERY
Via di Monte Giordano, 36
Roma
Le opere dell'artista newyorkese Justin Peyser, costituite da sculture e installazioni, sono realizzate mediante l'assemblaggio e la saldatura di lamiere o di parti metalliche di oggetti di risulta. Appartiene alla prima media generation americana cresciuta negli anni '70 ed erede dell'estetica delle Avanguardie basata sulla De-contestualizzazione e sull'Assemblage.
Justin Peyser concepisce le sculture, allestite nelle sale di Palazzo Taverna, come assemblaggi di elementi metallici, stratificazioni di vie di comunicazione, compressione di messaggi, onde catturate dall'etere e rese solide. I metalli che usa sembrano liquefarsi e mantengono intatto il loro senso di duttilità. Ritagli di lastre, a forma prevalentemente di curva, si intersecano cercando di invadere il più possibile lo spazio circoscritto dell'opera. Oggetti trovati, bulloni, saldature e nuove forme si addensano o si distanziano formando marchingegni capaci di evocare una qualche remota funzionalità. L'idea che ne scaturisce è quella di trovarsi di fronte ad una recente archeologia tecnologica, epocalmente distante, ma temporalmente ancora molto vicina. Di fatto questi oggetti comunicano empatia e non distanza, calore umano e non formalismo astratto. Si tratta di un'arte che si potrebbe definire "residuale", ma che, invece che alla sottrazione, tende alla moltiplicazione e all'accumulo. Quella che appare è la mappatura di una hyper connectivity che si materializza attraverso elementi di risulta immersi nel sistema della geometria frattale e che danno vita alla sovrapposizione di sistemi di connettività a schema di rizoma (…) conducendo lo spettatore verso un canale di continuo fluire di concetti che oscillano tra oblio e perlustrazione, staticità e movimento del tempo percepito dal corpo e dalla mente, in una dimensione che oltrepassa il presente (in quanto si identifica con lo spazio) e connette il passato con il futuro. (Francesca Pietracci dal testo in catalogo)
Le sculture presenti in mostra, insieme ad altre opere di dimensioni maggiori, sono state concepite come parte di un progetto itinerante, che ha attraversato la penisola da Ca' Zenobio di Venezia al Maschio Angioino e al Palazzo delle Arti di Napoli fino al Museo MAB e al Palazzo dei Bruzi di Cosenza. In ciascuna di queste città l'artista e le opere hanno interagito significativamente con il tessuto urbano e museale, ma soprattutto hanno creato numerose e toccanti occasioni di incontro con un pubblico eterogeneo.
Le opere che completano il progetto sono in esposizione sulla terrazza del Museo Carlo Bilotti di Roma, all'interno di Villa Borghese, fino all'8 settembre 2013, in contemporanea con la mostra di Emmeotto.
Inaugurazione: giovedì 6 giugno ore 18.30
Periodo: 06/06/13 - 07/09/13
EMMEOTTO LIVING GALLERY
Via di Monte Giordano, 36
Roma
Le opere dell'artista newyorkese Justin Peyser, costituite da sculture e installazioni, sono realizzate mediante l'assemblaggio e la saldatura di lamiere o di parti metalliche di oggetti di risulta. Appartiene alla prima media generation americana cresciuta negli anni '70 ed erede dell'estetica delle Avanguardie basata sulla De-contestualizzazione e sull'Assemblage.
Justin Peyser concepisce le sculture, allestite nelle sale di Palazzo Taverna, come assemblaggi di elementi metallici, stratificazioni di vie di comunicazione, compressione di messaggi, onde catturate dall'etere e rese solide. I metalli che usa sembrano liquefarsi e mantengono intatto il loro senso di duttilità. Ritagli di lastre, a forma prevalentemente di curva, si intersecano cercando di invadere il più possibile lo spazio circoscritto dell'opera. Oggetti trovati, bulloni, saldature e nuove forme si addensano o si distanziano formando marchingegni capaci di evocare una qualche remota funzionalità. L'idea che ne scaturisce è quella di trovarsi di fronte ad una recente archeologia tecnologica, epocalmente distante, ma temporalmente ancora molto vicina. Di fatto questi oggetti comunicano empatia e non distanza, calore umano e non formalismo astratto. Si tratta di un'arte che si potrebbe definire "residuale", ma che, invece che alla sottrazione, tende alla moltiplicazione e all'accumulo. Quella che appare è la mappatura di una hyper connectivity che si materializza attraverso elementi di risulta immersi nel sistema della geometria frattale e che danno vita alla sovrapposizione di sistemi di connettività a schema di rizoma (…) conducendo lo spettatore verso un canale di continuo fluire di concetti che oscillano tra oblio e perlustrazione, staticità e movimento del tempo percepito dal corpo e dalla mente, in una dimensione che oltrepassa il presente (in quanto si identifica con lo spazio) e connette il passato con il futuro. (Francesca Pietracci dal testo in catalogo)
Le sculture presenti in mostra, insieme ad altre opere di dimensioni maggiori, sono state concepite come parte di un progetto itinerante, che ha attraversato la penisola da Ca' Zenobio di Venezia al Maschio Angioino e al Palazzo delle Arti di Napoli fino al Museo MAB e al Palazzo dei Bruzi di Cosenza. In ciascuna di queste città l'artista e le opere hanno interagito significativamente con il tessuto urbano e museale, ma soprattutto hanno creato numerose e toccanti occasioni di incontro con un pubblico eterogeneo.
Le opere che completano il progetto sono in esposizione sulla terrazza del Museo Carlo Bilotti di Roma, all'interno di Villa Borghese, fino all'8 settembre 2013, in contemporanea con la mostra di Emmeotto.
Justin Peyser è cresciuto nel New Jersey, vive e lavora a New York e in
Italia. Dopo essersi laureato ad Harvard, presso il Department of Visual
and Environmental Studies, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di
Bologna. Unendo la cultura tecnologica a quella umanistica, le sue opere
sono concepite come mappe formate da canali di comunicazione. Quelli
che lui rappresenta sono luoghi di confluenze culturali e ambientali che
a volte hanno superato il perimetro dell'opera e si sono trasformati in
interventi per la riqualificazione degli spazi urbani newyorkesi
nell'ambito delle periferie e dei complessi architettonici in disuso.
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