MAMBOR CAMPIONATORE
Mantova
| Fruttiere di Palazzo Te
9
febbraio - 23 marzo 2014
a cura di
Gianluca Marziani
Comunicato
stampa
“Osservo la divisione, la separazione, la solitudine, e non rappresento
la sofferenza, il dolore. Non vedo attraverso il mio corpo ma vedo il mio corpo
nello spazio”.
Renato Mambor
Palazzo Te, a
Mantova, ospita un’ importante rassegna dedicata a Renato Mambor (Roma, 1936),
autorevole esponente della cultura figurativa italiana della seconda metà del
‘900.
Curata da Gianluca
Marziani la mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di
Cultura di Palazzo Te e da Marzia Spatafora – Spazio Culturale,
con il Patrocinio di Regione Lombardia, del Comune di Mantova e
del Museo Civico di Palazzo Te.
“L’occasione
è giusta - afferma Angelo
Crespi,
presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te - per ragionare sulla produzione di cinquanta
anni di uno dei protagonisti di quel particolare filone creativo, sviluppatosi negli anni
Sessanta in ambito romano, passato alla storia come Scuola
di Piazza del Popolo. Una sorta di seconda avanguardia per la quale l’arte deve
innanzitutto scardinare codici linguistici precostituiti, e porsi al confine
tra varie forme espressive”.
Sarà quindi esposta nelle
Fruttiere di Palazzo Te una selezione della coerente e insieme variegata
opera del pittore romano, raccolta in cinque significativi capitoli che
intendono percorrere - riproponendo le parole del curatore Gianluca
Marziani - un excursus a ritroso fino alle fotografie del 1969, passando
per le celebri sagome tridimensionali, i famosi “Separè”del 2007, quindi
“Diario 2007”, spunto per una serie di trittici riepilogativi, e “Quadreria”,
un insieme organico di tele senza legami apparenti, riunite con libertà
compositiva e spirito narrativo. Infine un lavoro esclusivo presentato qui in anteprima, pensato da Mambor
appositamente per Mantova: “Quadreria
Infinita”, una sorta di esercito pittorico in cui la sagoma ripetuta crea
un ritmo sintattico, forte ritorno alla bidimensionalità degli anni Sessanta.
MAMBOR CAMPIONATORE
è il titolo che il curatore ha voluto
assegnare alla mostra di Palazzo Te, per sottolineare l’opera di un artista che
sulla ripetizione, sulla moltiplicazione iconica, sullo stretto legame tra
segni e codici mediatici, ha definito la propria cifra, consegnata nei decenni
a un peculiare modo di campionare il corpo umano, gli oggetti, le materie e i
segni del presente.
E’ alla musica
elettronica concettuale che Marziani associa l’arte di Mambor, l’accezione
più “liquida” di una pratica campionatoria dove una porzione di suono viene
estratta da una massa primaria per essere poi immessa in un flusso sintetico
“definito su una matrice che forma e trasforma, slitta e definisce, amplifica e
comprime”.
Non solo, l’immagine
sintetica di Mambor, a tratti, può essere ulteriormente compresa gettando uno
sguardo alla poetica di Andy Warhol - e d’altra parte è documentato il
suo trasferimento negli Stati Uniti a metà degli anni ’60, con Ceroli e Tacchi,
per un contatto diretto con le radiazioni della Pop Art – fondata su
un’estetica essenziale, limpida e chiaramente basata sulla ripetizione. Ma,
contrariamente agli intenti di Warhol, “archetipo estetico di un’immagine
automatica, industriale nel suo americanismo ma classica nelle sue
radici, Mambor incarna un approccio caldo in cui scompaiono l’io espressionista
e la narrazione autografa, senza che si rinunci alla carne viva del colore,
alle materie pulsanti, alle alchimie tattili del quotidiano”.
Forte di una produzione
artistica estesa nel tempo e ricca, nel suo stile ripetitivo e ripetuto, di
varianti espressive e tecniche - fotografia, pittura, serigrafia, scultura e
installazioni - Renato Mambor ha trovato in Achille Bonito Oliva una critica
fedele e puntuale, che dalla sua prima presentazione nel ’66 lo ha accompagnato
fino al 2009, con la grande antologica napoletana In prestito
dall’infinito, senza dimenticare l’incontro nel ’96 a Roma con Maurizio
Calvesi di cui, in occasione della mostra Relazioni, si legge
l’importante testimonianza nel relativo catalogo.
Ma la grandezza di Mambor
non può essere colta fino in fondo escludendo il suo percorso parallelo in ambito teatrale, attivo nella sua
esistenza fin dagli anni Cinquanta e intrapreso con passione e apprezzabili
riscontri fino alla fine degli anni ’80 quando l’artista – nella più intera
accezione del termine – sceglie di tornare alla pittura, comunque mai
completamente abbandonata.
E’ quindi imperdibile
l’occasione mantovana di varcare le magnifiche soglie cinquecentesche di
Palazzo Te e ritrovare negli spazi delle Fruttiere la rappresentazione di un
linguaggio artistico firmato da Renato Mambor, un maestro del contemporaneo che
ha saputo affermare la propria grandezza nel rapporto con il dato reale
filtrato dall’immagine di un’immagine.
CENTRO INTERNAZIONALE
D’ARTE
E DI CULTURA DI PALAZZO TE
Ufficio Stampa
+39 0376 369198
www.centropalazzote.it
Nessun commento:
Posta un commento