Silvia Mei in mostra a Milano da Cannaviello
Lo Studio d'Arte Cannaviello è
lieto di presentare la mostra personale di Silvia Mei che si inaugurerà
il 20 febbraio 2014.
Silvia Mei è un'artista di origini sarde, classe 1985, vive e lavora a
Milano. Vincitrice in diverse manifestazioni artistiche, tra cui il
Premio Art Gallery per la quale ha esposto al Palazzo delle Stelline
(Milano) con una personale, di recente ha esordito con un solo show
anche a New York .
Le tematiche trattate dall'artista sono di forte impatto, legate alla
cultura dell' Art Brut e forse alle immagini primitive del gruppo COBRA,
ma ricontestualizzate, utilizzando un segno primitivo, con l'aggiunta
di elementi vezzosi, quali pizzi, merletti e veli da sposa. In tutto ciò
è presente il disagio, sentimento che accomuna l’uomo, che l’artista
ritrae distorcendone il corpo e i volti, talvolta aggiungendovi peli e
capelli.
Silvia Mei nei suoi dipinti opera quindi tramite forti contrasti, non
solo tecnici ma anche emotivi.
Quello che colpisce delle sue opere è anche la modalità di esecuzione
dei dipinti nati senza alcuna progettualità. L’opera si genera in un
lungo processo emotivo dove l’immaginazione dell’artista coglie rimandi
della cultura espressiva sarda e dell’inconscio.
La mostra che si compone di venti opere su carta, la maggior parte delle
quali “intelate”, resterà aperta fino al 29 marzo 2014.
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Una natura scura che tenta il
sopravvento attraverso fronde mutate da verdi a nere, per poi ricambiare di
nuovo in colore, attraverso fiori vivaci, foglie rosse e ancora verdi, come
elemento salvifico per quell’essere umano che nelle opere di Silvia Mei prevale
su tutto. L’umano e il suo doppio che domina rispetto al gruppo familiare a cui
l’artista sarda spesso faceva riferimento in passato. Quell’ “individuo
molteplice”, di cui parla Frida Khalo, l’artista messicana a cui aderiscono
molti elementi della poetica della Mei. Una poetica inconfondibilmente
femminile unita a uno stile brutale, che ha dei codici chiari, che riprendo da
un mio testo dedicato alla pittrice sarda di poco tempo fa: “impatto grezzo,
quasi primitivo, un richiamo forte a quell’Art brut di un Dubuffet, che già
ricordava gli antichi segni delle caverne, o ai disegni infantili del nordico
Gruppo Cobra, ma sopra cui la Mei
elabora infiniti dettagli minuziosi e femminili, magari leziosi, da osservare pian
piano sopra i grandi fogli bianchi su cui dipinge”.
L’evoluzione: ora le sue donne
sono solitarie, ma spesso in coppia, unite da un elemento fondante della sua
poetica: i capelli. Capelli come unione, capelli come applicazione sui grandi
fogli di carta elaborati dall’artista, capelli come proseguimento di sé. E poi
gli abiti colorati, non definiti nella forma e nella fantasia, ma più
evanescenti ed elaborati. Quegli stessi abiti che coprono un corpo che la Mei
ha devastato con i suoi difetti arcigni, estremi, che tengono l’opera in bilico
tra quel piacevole sguardo di rimando dall’impatto del colore e della materia,
ma dove sopravviene l’altra sensazione: quella dell’angoscia, della paura di
queste figure umane allungate e spigolose, dai volti rettangolari e primitivi,
e dal naso più spesso e materico, di un colore diverso come a sottolineare che
non appartiene a quel contesto. Un’evoluzione dunque più forte: il volto
diventa maschera – un rimando alla cultura dell’isola d’origine di Silvia Mei,
la Sardegna – ed è attorniato da elementi floreali, spille, orecchini, corolle,
macchie di colore. Il corpo è invaso da peli e elementi che, come radici, scorrono
su gambe, braccia e petto, come a cercare un rifugio tra i seni nudi, e forse
il grembo materno, luogo di pace. E poi quegli elementi che incombono: i corvi
neri, gli scarafaggi, le minuscole faccine che, come tanti pensieri che si
moltiplicano, rimangono sempre li, a scrutare. Un vocabolario complesso e
faticoso che rende l’impatto non semplice, ma unico.
Rossella Farinotti
Studio d'arte Cannaviello
Via Antonio Stoppani, 15, 20129 Milano
Via Antonio Stoppani, 15, 20129 Milano
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