RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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venerdì 7 marzo 2014

VISIONI PER UN INVENTARIO a cura di Andrea Bruciati



Fondazione Bevilacqua La Masa
Galleria di Piazza San Marco, 71/c
Venezia
 
21 marzo – 21 aprile 2014
Inaugurazione 20 marzo 2014 ore 18

VISIONI PER UN INVENTARIO
una mappa del navegar pitoresco
A cura di Andrea Bruciati

Indagare l’attuale stato della pittura ponendo l’accento su quelle prove linguistiche che privilegiano una sensibilità quasi pre-romantica, apparentemente lontana dalla contingenza della contemporaneità. E' questo l’intendimento di Andrea Bruciati, curatore di “Visioni per un inventario”, mostra collettiva di 19 artisti di generazioni diverse e diverse parti della penisola, ma tutti accumunati da cifre stilistiche riconducibili alle atmosfere insondabili dell’inconscio.
Gli artisti selezionati sono: Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983), Simone Berti (Adria, 1966), Lorenza Boisi (Milano, 1972), Thomas Braida (Gorizia, 1982) , Rossana Buremi (Augusta, 1975), Pierpaolo Campanini (Cento, 1964), Valerio Carrubba (Siracusa, 1975), Jacopo Casadei (Cesena, 1982), Paolo Chiasera (Bologna, 1978) ,Tomaso De Luca (Verona, 1988), Giulio Frigo (Arzignano, 1984), Lorenzo Morri (Jesi, 1989), Valerio Nicolai (Gorizia, 1988), Dario Pecoraro (Milano, 1984), Luigi Presicce (Porto Cesareo, 1976), Alessandro Roma (Milano, 1977), Marco Salvetti (Pietrasanta, 1983), Giovanni Sartori Braido (Venezia, 1989), Vito Stassi (Palermo, 1980).
Evidenziando un atteggiamento che pone le sue premesse sul dato soggettivo e visionario della pratica pittorica, le opere selezionate sono tuttavia lontane da un ‘favoloso’ straniante o da una fuga aleatoria nella fantasia. Si tratta, piuttosto, di approcci alternativi alle consuete analisi della realtà, ove il dato ermetico delle rappresentazioni, spiega il curatore Bruciati, volge verso una operatività autonoma e in-soggettiva, per una nuova accezione di senso. Questa immersione nell’immaginazione creatrice, di junghiana memoria, conduce a prove affascinanti, contraddistinte, più che da risposte assertive, da una riflessione metamorfica in precario equilibrio fra logica ed irrazionalità.

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