RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 18 settembre 2013

WHAT'S NEW/UK PHOTOGRAPHY #1 a cura di Martina Colajanni




WHAT'S NEW/UK PHOTOGRAPHY #1
Luke Boland, Sam Laughlin, Alexander Norton
a cura di Martina Colajanni
18.09.13 / 04.10.13
Opening Mercoledì 18 settembre 2013
ore 19.00

RizHoma.gallery
Via Plinio 20 Milano


RizHoma.gallery inaugura la sua seconda stagione espositiva a Milano con una rassegna in due atti dedicata alle giovani generazioni di fotografi documentaristici nel Regno Unito, a cura di Martina Colajanni. WHAT'S NEW/ UK PHOTOGRAPHY nasce dal tentativo di offrire una panoramica sulla società anglosassone e la sua cultura sulle orme della lunga tradizione reportagistica che ha caratterizzato sin dagli albori lo storia della fotografia nel Regno Unito.
WHAT'S NEW/ UK PHOTOGRAPHY presenta per la prima volta al pubblico italiano alcune delle ricerche portate avanti da giovani fotografi inglesi e gallesi, tutti provenienti dal corso di Documentary Photography alla UWN University di Newport, una piccola cittadina nel sud del Galles che ha giocato per molti decenni un ruolo sorprendente nello sviluppo della fotografia documentaria nel Regno Unito.
La prima mostra all’interno della rassegna si focalizza sul lavoro di tre giovani fotografi appena diplomatesi a Newport: Luke Boland, Sam Laughlin e Alexander Norton. Quello che accomuna la ricerca di questi giovani fotografi è un approccio contemplativo nei confronti della pratica fotografica, che si esplicita nella realizzazione di progetti di lunga durata. Boland cerca di visualizzare attraverso i suoi scenari meticolosamente costruiti un’ingannevole citazione del filosofo Max Horkheimer: “il progresso dell’uomo può essere misurato con la dominazione della natura da parte della tecnologia.” La serie “Frameworks” di Laughlin parte invece dalle considerazioni sulle implicazioni culturali ed economiche dei processi architettonici, focalizzandosi su strutture rimaste incompiute, ritratte come moderne rovine e connesse sia formalmente che concettualmente a ciò che rimane della civiltà classica. Infine Norton utilizza un approccio ammiccante e giocoso nella sua osservazione della vita quotidiana: nella sua serie “Nothing Happening” ritrae scene caratterizzate da un senso di assenza ed inerzia, quello che definisce come “moments of nothing/momenti di nulla”.


LUKE BOLAND
http://paper-journal.com/luke-boland/
Luke Boland si appena diplomato presso il corso di Documentary Photography dell’università di Newport. Il suo interesse per la fotografia nasce dalla passione verso il cinema e dal tentativo di concentrare l’impatto di un’immagine in movimento nella staticità di una fotografia. I suoi ultimi progetti si focalizzano sugli effetti dell’espansione industriale ed economica sul pianeta, dando vita a impressionanti immagini che testimoniano l’impatto industriale sul paesaggio.
Le sue fotografie sono state esposte in occasione del Diffusion Festival 2012, Cardiff.

SAM LAUGHLIN
http://samlaughlin.co.uk/
Nato a Cambridge nel 1990, dopo il BA presso la scuola di fotografia di Newport è impegnato nel conseguimento del MfA presso la stessa scuola. La sua pratica artistica consiste nell’analisi del processo fotografico dall’inizio sino alla fine, dove l’idea e la strategia utilizzata per realizzare le sue fotografie sono connessi in modo tale da restituire ad ogni singola serie una propria logica intrinseca. I suoi lavori sono stati selezionati per numerose collettive tra il Regno Unito e l’Olanda tra cui ricordiamo 'GRADDEDIG 12' presso il Wales Millenium Center di Cardiff (UK 2012) Architecture as a Monument al Churchill Concourse di Cambridge (UK 2012) e ‘When the night falls’ a Kik, Kolderveen (Olanda 2012). E’ stato recentemente nominato per il Westphoto Photography Prize. La sua prima personale italiana è stata ospitata da RizHoma.gallery nel 2013.

ALEXANDER NORTON
http://cargocollective.com/alexandernorton
Alexander Norton (1990) ha completato il BA in Documentary Photography a Newport, attualmente è impegnato nel conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento oltre a partecipare attivamente al dibattito critico intorno alla fotografia grazie ai suoi interventi pubblicati su riviste di settore ma anche sui propri canali di approfondimento sul web. I suoi progetti vertono intorno all’idea di casa e appartenenza, ai sentimenti di amore e desiderio, all’atto di ricordare e comprendere ciò che sembra insignificante ma rimane una componente cruciale dell’esistenza. Tra le principali mostre ricordiamo la partecipazione al Diffusion Festival di Cardiff e le collettive presso le gallerie The Gate (2012) e Jacobs Market (2011) di Cardiff.


lunedì 3 giugno 2013

Solo show | Silvia Chiarini "LUCUS - Il giardino degli Dèi" a cura di Martina Colajanni

Solo show|Silvia Chiarini 
"LUCUS - Il giardino degli Dèi" 
a cura di Martina Colajanni

RizHoma.gallery
Via Plinio, 20, 20129 Milano
6-30 giugno 2013

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Silvia Chiarini
Nasce nel 1978 a Faenza (Ra). Vive e lavora a Faenza.

PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI
2011
"Blind date", con Marco Pezzotta, Mars, Milano
2008
"Disco pluss", a cura di Valeria Desimoni, Dac arte contemporanea, Genova 2005

PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE

2012
“Per te solo il cuore dimentica ogni suo affanno” a cura di Andrea Bruciati e Eva Comuzzi, GAMUD / Udine
2011
"Difetto come indizio del desiderio", a cura di Andrea Bruciati, Galleria Neon, Bologna
2010
"Centro/periferia, Città dell'acqua", Roma
Fuori misura, Macro Testaccio, Roma
"Border transit", a cura di Valeria De Simoni e Massimiliano Messieri, 91mq, Berlin
2009
"250", Galerie Antonio Nardone, Bruxelles
Effimero, a cura di Alberto Zanchetta, piazza S. Lorenzo, Vicenza

PREMI
2004 Premio Lissone, Milano
2003 Premio Guercino, Bologna
2002 Premio Arte in Contemporanea, Modena Premio Amici della G.A.M., Bologna

http://silviachiarini.blogspot.it/


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"L’opera di Silvia Chiarini è profondamente influenzata dall’antica Arte del Giardinaggio ma che adesso si riveste di un significato decisamente più metaforico e spirituale. Lei disegna il suo sentiero come fosse un architetto degli spazi verdi, seguendo perlopiù la tradizione inglese, perché è inglese la tendenza a dare un’anima, più che un’estetica, a così tanta vegetazione. Come d’altronde ci insegna la maggior parte della pittura romantica di paesaggio inglese, che basa le sue fondamenta su un gusto prevalentemente pittoresco e che trova in pittori come William Turner e John Constable la massima espressione." dal testo critico di Martina Colajanni

mercoledì 8 maggio 2013

Pierpaolo Curti White Dream a cura di Martina Colajanni e Arianna Baldoni



Pierpaolo Curti | White Dream
a cura di Martina Colajanni e Arianna Baldoni

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PIERPAOLO CURTI

Nasce nel 1972 a Lodi, città in cui vive e lavora


Principali mostre personali

2012 GYMKHANA - Fondazione Mudima MILANO
PLAYGROUND - Galleria studio G7 BOLOGNA
2011 PLAYGROUND - BPL center Renzo Piano LODI
2009 WHITE BUILDINGS - Galleria studio G7 BOLOGNA
2001 ESTINZIONE - Galleria Spirale arte MILANO




Pierpaolo Curti

WHITE DREAM

a cura di Martina Colajanni e Arianna Baldoni

La pittura di Pierpaolo Curti ci conduce ad un Ritorno all’Ordine e a due diverse chiavi di lettura. A livello formale i suoi paesaggi appaiono statici, come immortalati. Deserti e desolanti senza alcuna traccia di essere umano. A livello mentale, invece, l’apparente aridità paesaggistica stimola il nostro pensiero verso un significato da ricercare oltre la rappresentazione concreta. Ciò che vediamo sono delle campiture piatte, pochi elementi geometrici ed un opprimente semplicità. Razionale, ma al tempo stesso meditativo, quelli di Curti non è altro che un modo per riappropriasi di una matrice primordiale dell’Essere. Attraverso un lavoro estremamente simbolico ci mette di fronte ad una stasi apparente. Ma perché mai dovrebbe accadere qualcosa?
Pierpaolo è affascinato dal vuoto. Nella non-azione e nella freddezza trova modo di varcare i limiti conosciuti, e reputati àncora di salvezza, per poi abbandonarci nella comprensione di quei pochi elementi figurativi di cui si serve. Tutto per guidarci verso una quiete ormai dimenticata perché soppiantata dal superfluo. Il logorio della parola e delle azioni sembra quasi deteriorare lo stesso Pierpaolo tanto da condurlo a voler trovare una sensazione d’incanto, ormai rara da sperimentare.
L’incanto è uno stato di meraviglia di cui si dovrebbe far spesso l’esperienza. Un modo per cogliere sempre in ciò che si vede lo stupore, lo stesso che si provava quando non si possedeva una piena consapevolezza del Mondo. È proprio da questa condizione che inizia il percorso di White Dream.
Nel video ci troviamo di fronte ad un orizzonte naturale, un paesaggio ricercato dall’artista e successivamente immortalato. Una sinfonia di suoni ricavati dalla natura fanno da sottofondo ad una mediazione dell’anima e al conseguente stato di quiete. Il bianco, colore della purezza, è un chiaro rimando al sogno che ora prende le sembianze di una visione o di un’apparizione.
La somma dei lavori in mostra hanno in sé la valenza di Viaggio verso noi stessi e verso i luoghi in cui lo stesso Pierpaolo si è imbattuto. La Natura viene raccontata come un fenomeno da preservare perchè in grado di contenere tutte le risposte che ricerchiamo. Ipnotizzante come un mantra, seducente come un’amante è la Natura, quella raccontata da Curti, che è viva e tenta in ogni modo di unirsi all’Uomo così da non renderlo più soggetto all’angoscia e alla dimenticanza di Sé.


Martina Colajanni

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“Staccandomi dalla muraglia, mi inoltrai un po' di più nel bosco.
Mi trovai in un mondo stranamente quieto e silenzioso.
Tutt'intorno si sentiva il fresco respiro della natura incontaminata,
che mi tranquillizzò e mi allargò il cuore.
Era dunque quello il luogo pieno di pericoli dal quale mi aveva messo in guardia il Colonnello?
Ai miei occhi non appariva così”.

Murakami Haruki, La fine del mondo e il paese delle meraviglie.


White dream, la visione perfetta. Una scena apparentemente onirica accompagnata dai rumori e dall'eco della natura si dispiega nella sequenza ciclica di un evento eccezionale. La panoramica apre dall'alto con la caduta e la dispersione dei semi dai pioppi, l'inquadratura si abbassa lentamente verso la terra mostrandocene i particolari, per poi rivolgersi nuovamente al cielo dove tutto si confonde e si dissolve nei riflessi di luce. Il bianco è una presenza spettacolare rappresentata da tanti “fiocchi di neve” che soavemente discendono al suolo formando un manto soffice e al contempo effimero, mentre le riprese si fanno più strette e ravvicinate per cogliere nel dettaglio il microsistema che si nasconde nel sottobosco. La videocamera è la lente che orienta lo sguardo, quasi un monito con cui l'artista ci chiede continuamente di osservare per vedere. Il nostro occhio ha bisogno di essere vigile, solerte, scrupoloso. Ci troviamo di fronte a un sogno ad occhi aperti che accade in un istante magico, e lo si può afferrare solo se accorti, prima che svanisca senza più ripresentarsi come la nevicata estiva di White dream. Il bianco è la diegesi, il filo conduttore della narrazione, il veicolo primario, la linea che sottende e indica un momento di passaggio proteso al superamento come nei dipinti Red hole#2 e Crazy Line#2 (2013). Gli elementi bianchi si inseriscono in una natura deserta fatta di ambienti rocciosi, crepacci, dirupi, precipizi, ed è in quella desolazione che si è chiamati a un'azione, lì avviene l'attraversamento e l'accettazione del vuoto come raggiungimento della propria consapevolezza e delle proprie possibilità. Le opere di Curti sono delle aperture sensibili, degli esercizi in difetto che implicano un camminamento rigoroso in grado di condurci a realtà inesplorate e dimenticate, per ripensare il tempo e ridisegnare lo spazio.

Arianna Baldoni

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Opening
Giovedì 9 maggio 2013
Ore 19.00

La mostra sarà visitabile dal
09_05_2013 al 31_05_2013

RizHoma.gallery
Via Plinio 20
Milano


Si riceve su appuntamento dal Martedì al venerdì
dalle 16.00 alle 19.30
Lunedì dalle 15 alle 19:30
telephone: +39 329 9298792

mercoledì 18 aprile 2012

Angela Viola (in residence) DE VENERATIO Sulla Venerazione a cura di Martina Colajanni

Angela Viola è una giovane promessa dell'arte italiana. Già selezionata fra i 30 finalisti dell'ultima edizione del Premio Patrizia Barlettani ora in mostra a Palermo... da vedere!
Ex indumentis_2012_collage su carta, cm 25 x 25
Angela Viola (in residence)
DE VENERATIO
Sulla Venerazione
a cura di Martina Colajanni
Opening
Venerdì 27 aprile 2012
Ore 19.00
La mostra sarà visitabile dal
28_04_2012 al 18_05_2012
RizHoma.housegallery
Piazza Marina 51
Palermo
 
“Creo un legame, spesso ironico o provocatorio, tra l'Iconografia tradizionale e l’Icona contemporanea.
Un livello ibrido tra i due contenuti che diventa metafora dell'equivoco che caratterizza il nostro Tempo...”
                             
                                                                                                 Angela Viola
La Venerazionenell’accezione contemporanea assume sembianze diverse rispetto al suo originario significato, tanto da rendere il Cristianesimo uno dei massimi Credo nel quale si venerano Dio e Santi. Basti pensare all’esistenza di molteplici oggetti di culto, come statue o immagini sacre, posti al di sopra dei più arditi fedeli e che incitano a sentimenti di adorazione e devozione. Il tracciato storico percorso dal lavoro di Angela Viola sfiora criticamente il fenomeno, ormai millenario, del Culto dei Santi e della relativa ipotesi circa la sua attendibilità. Una forte e convinta riflessione sulla creazione di Idoli e sul potere della collettività, quindi della cultura popolare, che l’artista considera come uno dei massimi fattori in grado di condizionare Credenze e Tradizioni di un popolo. Angela Viola indaga e studia Idoli antichi e contemporanei, appartenenti alla sfera religiosa e sociale  trovando così delle analogie con il fenomeno di devozione. Di fatti, molto caro alla cultura siciliana, questo sembra essere un segno rilevante all’interno della religiosità isolana. Procedendo attraverso un minuzioso lavoro su immagini estrapolate da cartoline, collage  ed interventi grafici  ha inizio un serrato dialogo tra Presente e Passato. L’indagine sul Territorio ha condotto Angela a procedere inizialmente da uno studio sulle Edicole Sacre, verso cui l’artista si è imbattuta esplorando tra le antiche vie di Palermo e, successivamente, a comprendere l’intersecato rapporto tra sacro e profano che ne scaturiva. Non una mera valutazione Formale dell’oggetto in questione ma Concettuale e Simbolica, ri- letta per l’occasione secondo il personale punto di vista di Angela. Gli interventi site specific concepiti per la RizHoma.housegallery mostrano il pensiero dell’artista circa la costruzione di forme di Idolatria e della loro discutibile autenticità. La metodologia di lavoro adottata da Angela accosta involontariamente  il concetto di Edicola Sacra all’azione che Andy Warhol attua nei confronti dell’immagine mediatica. Entrambi gli interventi mirano ad una forma di elevazione ponendosi al di sopra,  sia concretamente che concettualmente parlando. Si parli di Santi o di personaggi appartenenti al mondo delloshowbiz il discorso non cambia: qualcuno deciderà per loro l’importanza che rivestiranno agli occhi della massa. Angela Viola si fa carico della stessa funzione ponendo all’interno delle sue Edicole qualcosa a cui dare un valore personale,  etichettandolo come riconoscibile e dal potere ammaliante.

martedì 6 marzo 2012

RE-opening_ "Nostos" di Luigi Massari a cura di Martina Colajanni


RE-opening_ "Nostos" di Luigi Massari a cura di Martina Colajanni

Seconda inaugurazione della personale di Luigi Massari, per chi volesse vederla e non ha potuto o per chi volesse ri-vederla.

dal 02_03_12 al 25_03_12

RizHoma.housegallery

“...di molti popoli vide le città e conobbe le menti, molte angustie soffrì nel suo cuore sul mare, per guadagnare la vita a se stesso e il ritorno ai compagni.”
Odissea (vv.1-5)

Tornare per ritrovare la pace e andare nella ricerca della stessa, così ogni viaggio inizia o finisce.
Risoluti ci si appresta a considerarlo come ottimo tramite per realizzare ambizioni più o meno impegnative ma senza le quali non avrebbe senso vivere. Non è detto che ogni inizio abbia una fine, ovvero, nulla vieta all’Uomo di far ritorno nella propria terra d’origine anzi, spesso, sembra quasi essere la prassi.
La serie Tema del Ritorno di Luigi Massari segna l’epocale tendenza a valutare le Origini come elemento viscerale, determinante per ogni Uomo e volto a chiarire l’idea del Nostos, fondamentale nella letteratura greca per ridefinire il concetto di Ritorno.
Allo stesso modo, l’elemento naturale acquista un significato che non lascia dubbi divenendo in pittura simbolo di attaccamento e legame con la propria Terra. E’ frequente, quindi, incontrare nel lavoro di Massari alberi, ramificazioni rigurgitate da uomini, donne o animali. L’esternazione di cui ci rende partecipi non è altro che la tendenza collettiva ad esternare uno slancio vitale verso noi stessi e le nostre origini.
I riferimenti tematici alla concezione mitologica che Omero fa del Viaggio e del Ritorno sono ampiamente citati dall’artista e trovano altresì un solido appiglio. È d’obbligo allora paragonare il Viaggio dell’Uomo con quello fatto da Ulisse, o del figlio Telemaco, tentando di tracciare similitudini ed analogie. Entrambi alla ricerca di qualcosa, mossi dalla voglia di avventurarsi nonostante avversità e fallimenti ed, infine, di ritorno verso la propria patria. L’”Eroe versatile” di cui parla Omero, ha dalla sua parte l’ammirazione di molti per la passione e la sofferenza rintracciata nell’affrontare il Mondo.
Il percorso di Luigi Massari sfiora adesso Palermo e la sua gente, la stessa che ha vissuto viaggiando, soffrendo per la lontananza e tornando per rivivere nuove Vite.
A loro modo, gli “Eroi” messi in risalto dall’artista nasceranno e troveranno dimora nell’Isola per poi lasciarla alla volta di altri territori e ogni volta sarà diverso. Luigi Massari crea dei Miti contemporanei che hanno in comune con quelli antichi intenti e necessità, indole e carattere. Alla stessa maniera si inoltrano e tendono verso l’ignoto, patiscono e bramano il ritorno.

RizHoma.housegallery

Piazza Marina 51
Palermo

Si riceve su appuntamento dal lunedì al venerdì
dalle 16.00 alle 19.00

domenica 11 dicembre 2011

Michael Rotondi in residence- Libira Arreri a cura di Martina Colajanni

Un Rotondi, una Colajanni ed un'isola... Un vero Artista, una brava curatrice e una delle isole più belle al mondo... ricetta perfetta! Complimenti!

Michael Rotondi (in residence)

Libira Arreri
a cura di Martina Colajanni

opening
15 Dicembre 2011
Ore 18_30

dal 15_12_11 al 9_01_12

Si riceve su appuntamento dal Lunedì al Venerdì
dalle 16 alle 19
tel. 3299298792

Libira Arreri è il primo approccio che Michael Rotondi ha con la Sicilia. Uno tra i più animosi versi di un antico Inno Risorgimentale si trova a raccontare al meglio i sentimenti del popolo siciliano, gli stessi che Rotondi ha deciso di immortalare e porre come punto di partenza nell’ambito della sua attuale residenza presso la RizHoma.housegallery.
L’elemento, e l’importanza, della coscienza storica ben si sposa con l’influenza che la poetica della memoria e del ricordo esercitano sul lavoro di Michael. Altro non è in lui che una forte tendenza a descrivere brevi frame di un’ infanzia trascorsa, o ciò che rimane della stessa, nei luoghi più nascosti della memoria. E’ solo in questo senso che l’opera di Rotondi assume tutti i crismi di una vera e propria indagine sul passato e della sua lucida presenza nel presente.
Verrebbe spontaneo, allora, chiedersi come un canto popolare siciliano possa interagire con la poetica dell’artista. A favorire ogni chiarimento vi è l’importanza che il lavoro di Michael Rotondi assume quando incontra la Musica. Infatti, dalle più remote melodie a quelle contemporanee, il passaggio concettuale sembrerebbe distante ma nulla di più sbagliato può venire alla mente.
Il mescolarsi di Arte e Musica Contemporanea diviene utile strumento volto a favorire un certo grado di familiarità tra l’artista, la cultura siciliana e i principi di RizHoma.
Questi ultimi, difatti, intendono rimarcare il valore di concetti come quelli di Territorio e Cultura, giudicati ora necessari per l’indagine curatoriale portata avanti dalla stessa housegallery. Indirizzato, pertanto, verso una maggiore consapevolezza, l’artista sarà portato a tracciare una personalissima visione circa la cultura del luogo con cui si è rapportato giornalmente.
Non mera testimonianza di un vissuto ma tentativo di cogliere umori, sentimenti e influenze che tale realtà sociale è stata in grado di sprigionare. Conscia del suo valore intrinseco, vibra solo quando entra in contatto con chi è intenzionato a scorgerne la bellezza.
E ad essere interessato è proprio la figura dell’Uomo vagabondo il quale, trovandosi in territori sconosciuti, decide ugualmente di osservarli per comprenderli, di viverli per tornare a percorrerli.
RizHoma è fiera di annunciare l’inizio di una ricerca nata dalla necessità di interpretare sintomi e inclinazioni di un’identità culturale in rapporto con altre.

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Libira Arreri is the first approach that has Michael Rotondi with Sicily. One of the most spirited verses of an old hymn Risorgimento is to tell the best feelings of the Sicilian people, the same as Round decided to capture and put in as the starting point of his current residence at RizHoma.housegallery.
The element, and the importance of historical consciousness goes well with the influence of the poetics of memory and remembrance carry on the work of Michael. More is not in him a strong tendency to describe a short frame 'childhood spent or what remains the same in the most remote memory. And 'only in this sense that the Rotondi’s work assumes all the trappings of a real investigation of the past and its presence in this gloss.
Would be spontaneous, then, to ask how a Sicilian folk song can interact with the artist's poetry. To facilitate any clarification is the importance of the work of Michael Rotondi takes when it encounters the music. In fact, from the most remote to the contemporary tunes, the conceptual shift away but nothing seems further from the truth may come to mind.
The mix of contemporary art and music becomes a useful tool to facilitate some degree of familiarity between the artist, the Sicilian culture and principles of RizHoma.
The latter, in fact, intend to emphasize the value of concepts such as Land and Culture, judged now necessary for the investigation carried out by the same curatorial housegallery. Addressed, therefore, to a greater awareness, the artist will be led to draw a personal vision about the culture of the place where it was compared on a daily basis.
Not mere testimony of a life but an attempt to capture moods, feelings and influences that social reality has been able to unleash. Well aware of its intrinsic value, will vibrate only when in contact with those who are willing to see the beauty.
And to be concerned is the very figure of the wanderer who, finding themselves in unfamiliar territory, also decided to observe them to understand them, live them to return to cover them.
RizHoma is proud to announce the beginning of a search from the need to interpret symptoms and inclinations of a cultural identity in relationship with others.

domenica 10 aprile 2011

DIMMI/DAMMI/COMANDA personale di Luigi Massari a cura di Martina Colajanni

La Colajanni mette a segno un altro punto a suo favore, dove? a Modena da Underdogstudio con la personale di Luigi Massari 

Rousseau aveva intuito bene circa le dinamiche esistenti tra individuo e società. Numerosi sono stati i suoi scritti dedicati a questo tema e, in particolare, si noti come in Discours sur l’inègalitè del 1755 si ripercorra di consueto l’idea che l’uomo, passando da uno stato di isolamento a quello di collettività, perda qualcosa di sé e della sua originaria propensione alla libertà. In questo luogo incontaminato, chiamato “società”, egli tradirebbe la sua natura “selvaggia” adattandosi a norme e regole messe in atto per consentirgli una migliore convivenza con gli altri individui.
Se questa appare, seppur in breve, la posizione assunta dal pensatore romantico, la domanda che “noi” contemporanei ci poniamo di riflesso risuona frequente: in cosa consiste questa perdita?

E’ ovvio individuare nella ricerca del “vivere civile” un valore assoluto e meta verso la quale ambire ma, come ogni assolutismo, va tenuto a bada qualora fosse in grado di determinare un reale motivo di disagio. Proprio di malessere, più che di un esibizionismo fine a se stesso, ci parla la serie DIMMI/DAMMI/COMANDA che, oltre a contenere molteplici chiavi di lettura, è in grado di accompagnare lo spettatore ad una visione più chiara della realtà che lo circonda.
Il lavoro di Luigi Massari si ispira al nome di un gioco diffuso tra gli infanti, ma che solo ora si arricchisce di nuovi significati. L’espediente ludico risuona quindi come una stridente nota stonata all’interno di una melodia nella quale siamo, sì , corde in grado di vibrare ma, allo stesso tempo, in procinto di spezzarsi.
Questa rottura si traduce nell’impotenza, da parte dell’uomo, di vivere a contatto con schemi o regole comportamentali e non è caso che i soggetti, verso cui chiama l’attenzione l’artista, simboleggino proprio l’impersonificazione del reale per eccellenza. Individui simili a pedine da gioco, prototipi di donne, uomini, bambini che si affermano e si dichiarano nella loro interezza, estranei a qualsiasi scorciatoia.
Sfacciati, ridenti, per niente titubanti hanno la facoltà di divenire specchio di chi li guarda e abili nel creare, tra di loro, nuove interazioni. Ci vengono presentati all’interno di una griglia, che lascia poco spazio all’ immaginazione, fornendoci utili strumenti per captare al meglio quel senso di razionalità e schedatura paragonabile ad un albero genealogico.

Come in un Solitario, dove una forte componente di casualità pone alla berlina il giocatore, così i personaggi di Massari appaiono soli, con le spalle al muro e accomunati dall’incapacità di inveire contro un’entità invisibile ma opprimente. Si percepisce imponente la loro stigmatica impostazione, quasi da posa fotografica, volta ad accentuare in modo beffardo il loro tratto ammaliatore e archivistico in cui si trovano ad essere vittime e carnefici allo stesso tempo.
D'altronde, anche nell’Uomo, esiste questa dualità che lo pone di fronte ad un Sistema che non ha scelto ma che lo ha scelto e con il quale inizia a prendere confidenza proprio attraverso il gioco, lo stesso che sperimentava da piccolo quando provava piacere nell’imitare gli adulti. Adesso, anch’egli maturo, si rende conto di aver smarrito quel senso di purezza e di ingenuità che tanto lo contraddistingueva dal mondo degli adulti e del quale vorrebbe, ancora per una volta, provarne l’esperienza.
Mai tanto veritiero fu allora il pensiero di Rousseau, forte della convinzione che solo un ritorno alla Natura potesse ridare all’uomo quella totale libertà di spirito ormai perduta nel corso della sua esistenza.

Martina Colajanni


UNDERDOGSTUDIO
Via Carteria 32
Modena, Italy
29 aprile  - 21 maggio 

domenica 13 febbraio 2011

A Palermo: BREAKING SOULS _ Vincenzo Todaro/Angela Viola a cura di Martina Colajanni

Un altro "bel colpo" messo a segno dall'amata Sicilia. Allo Spazio Cannatella, a Palermo, il buon Vincenzo Todaro insieme con Angela Viola sotto la cura di Martina Colajanni dal 4 marzo fino al 3 aprile. Da vedere. 



BREAKING SOULS _ Vincenzo Todaro/Angela Viola
a cura di Martina Colajanni

Un percorso mirato alla riscoperta dell’identità in un epoca dove smarrimento e mancanza di ideali fanno da padroni. Pittura, collage ed installazione si alterneranno all’interno di un percorso empatico.
La mostra, dal titolo Breaking souls, proporrà una serie di lavori accomunati dalla medesima voglia di svelare i risvolti più inquietanti dell’essere umano.
Gli artisti decidono di intraprendere una ricerca mirata alla comprensione dell’individuo scegliendo un linguaggio che va dal disegno all’installazione.
Vincenzo Todaro, più vicino alla pittura e alla fotografia, crea un lavoro di sottrazione ritagliando i volti dei soggetti scelti. Angela Viola, attraverso i suoi collage, richiama la nostra attenzione creando piccole storie su tela all’interno di scenari surreali. Anche lei, come Vincenzo Todaro, percorre la strada della sottrazione, facendo di questa, un punto di forza più che una reale debolezza.
Una tenace riflessione sulla mancanza, propria dell’uomo moderno, ma anche sulle numerose possibilità che egli ha per cominciare ad esistere realmente, nonostante l’alienazione a cui va incontro.

“Breaking souls come anime in procinto di interrompersi, incapaci di potersi esprimere, ostacolate, distillate in un limbo dal quale è arduo poter sfuggire e nel quale, già morti, ne perdiamo l’Essenza. Il sentimento che percorre tutte le anime presenti in mostra è quello di totale alienazione, di implacabile congelamento, di morte apparente. Nostalgica, è invece, l’emozione con cui ci si appresta a guardare al passato di questi spettri, che di umano hanno ormai ben poco, e che vivono in una continua fase di “corto circuito”. Ma l’incapacità di esistere nel presente, non nasconde l’intima volontà di poter esistere nel futuro, come se questo fosse uno dei buoni propositi prima di una morte inaspettata”.

Martina Colajanni

martedì 13 aprile 2010

Da LOBO DI LATTICE:Considerazioni sulla Quindicesima edizione del MiArt - Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea 26 Marzo – 29 Marzo 2010

MiArt 2010 – Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
di Martina Colajanni



È passata da pochi giorni la 15 esima edizione di MiArt all’interno dei padiglioni di fieramilanocity i quali hanno accolto un proficuo numero di opere di Arte Moderna e Contemporanea rispettivamente curate da Donatella Volontè e Giacinto Di Pietrantonio.
Si sostiene che nel corso del tempo questa fiera sia diventata una delle più prestigiose nell’ambito nazionale e probabilmente, visto i numeri di visitatori e di espositori, risulta essere una verità consolidata, ma lo stesso principio non si può affermare qualora si volessero analizzare le novità proposte dalla stessa.
Tra i nomi degli artisti presentanti nell’ambito dell’arte Moderna spiccano le opere di Picasso, De Chirico, Fontana e Manzoni; cosa che invece lascia un po’ perplessi è la presenza di ben poche novità in ambito contemporaneo.
A parte alcuni artisti i cui nomi sono ben consolidati e consacrati dal mercato dell’arte, non ne vengono offerti altrettanti all’interno di una ricerca artistica innovativa e non è un caso che il percorso fieristico, dunque, appaia decisamente fuorviante e per certi aspetti deludente agli occhi di un pubblico più esigente, infatti, si possono citare solo una paio di gallerie che testimoniano la tendenza a portare avanti ricerche interessanti ed originali attraverso le scelte adoperate.


Un esempio ci viene dato dallo Studio d’Arte Cannaviello il quale apre le porte a due promettenti e giovani artisti quali Stefano Cumia e Tamara Ferioli; altra galleria non meno importante è l’ormai indiscussa The Gallery Apart di Roma, che ormai da anni lavora con validi artisti e della quale fanno parte i lavori di Mariana Ferratto, che per l’occasione presenta un video del 2009 dal titolo “ I pesci rossi crescono in base alla dimensione del loro acquario”, e quelli di Luana Perilli che propone un lavoro incentrato su oggetti di uso comune, come possono essere delle semplici sedute, e di come essi possono a loro modo contenere un’anima ed una storia; sempre di Roma è la Galleria Z20 / Sara Zanin dalla quale emerge il nome dell’artista romano Mauro di Silvestre.
Tra le numerose gallerie d’arte contemporanea chiamate ad esporre attraggono sicuramente le milanesi AMT , la Cardi BlackBox, la galleria MassimoDeCarlo, la Prometeo Gallery, la galleria FrancescaMininie lo Studio Guenzani il quale espone anche alcune delle enigmatiche e fortemente poetiche fotografie di Luisa Lambri.
Per quanto riguarda la Sicilia, troviamo la Galleria dell’Arco di Palermo che grazie al suo progetto/ponte con Shanghai ha creato nel tempo un importante e quanto mai consolidato concept di galleria destinato ad incrementarsi nel tempo, grazie anche alla scelta di artisti talentuosi.

TAMARA FERIOLI - Till death do us part, 2010


Nell’ambito della fiera sono stati organizzati anche svariati dibattiti e tavole rotonde capitanate da Milovan Farronato ed intitolate De Arte Disputatio ai quali sono intervenuti addetti ai lavori come la curatrice ChiaraBertola, Andrea Bruciati, l’artista Marzia Migliora, Lara Favaretto e Ottonella Mocellin. In particolar modo è stato di elevato interesse il dibattito avente come tema la questione sulla nuova arte inglese e nel quale sono intervenuti alcuni artisti londinesi tra cui l’inglese Sam Buxton che, insieme ad altri quattordici artisti inglesi, si fa rappresentante di una tra le ultime tendenze presenti nell’ambito britannico, indirizzata sempre di più verso una collettività e meno ad una sfera intima, propria degli anni ’90.
Sommariamente quella del Miart è stata una esperienza che ha lasciato dubbi e perplessità che ogni fiera che si rispetti ha come epilogo finale, ma quantomeno, ha dato la possibilità di consolidare il lavoro di alcuni degli artisti presenti in modo da renderci certi almeno su quelle poche certezze acquisite nel tempo.