RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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venerdì 31 gennaio 2014

Rossela Farinotti su Libreriamo

Bella intervista fatta a Rossella Farinotti, pubblicata su LIBRERIAMO (http://www.libreriamo.it/)...


Rossella Farinotti, ''L'arte è il riflesso della nostra società''

 

 

La curatrice Rossella Farinotti ci parla del suo lavoro e della sua passione, progetti e desideri in costante evoluzione

MILANO - Rossella Farinotti è critica d’arte e curatrice indipendente, collaboratrice della rivista “Arte” di Cairo editore, ed anche attiva blogger per il suo LabRouge. Il suo vivo impegno nel mondo dell’arte ci ha portato ad intervistarla e ne è emerso il quadro di una giovane donna che guarda all’arte con positività, passione e tenacia. Il suo ultimo progetto è stato “LAST YOUNG. Under 35 in Italia”, una mostra che ha raccolto le opere di questi “ultimi giovani” Artisti. In tempi di crisi economica e culturale infatti, è fondamentale promuovere e sostenere la “giovane arte italiana contemporanea”, che non solo vive una criticità interna propria, ma è diventata un satellite secondario delle grandi potenze economiche internazionali che dettano le linee guida delle nuove forme di espressione e del mercato.

Come nasce l’interesse per il mondo dell’arte?
L'interesse vero e proprio per il mondo dell'arte nasce probabilmente dalle prime mostre che mi portava a vedere mia madre fin da bambina. Viaggiare per andare nei musei è stato sicuramente importante per questo lavoro che poi è nato da sé.
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OTTO DONNE

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Da vedere!




OTTO DONNE
Commedia gialla in 3 atti di Robert Thomas 

regia di Daniela Monico
scenografia Alessandra Cardosi e Mattia Vazzana 

con
Ketty Capra 
Vera di Marco 
Francesca Di Massimo
Cecilia Gaipa
Laura Gatto
Paola Morello
Rita Russo
Laura Valota 

Otto donne ruotano intorno alla vita di un uomo, trovato morto nella propria camera da letto. La Moglie, le Figlie, la Cameriera, la Governante, la Cognata, la Suocera, la Sorella hanno tutte un movente per uccidere il padrone di casa e si ritrovano costrette a fronteggiarsi e giustificarsi le une con le altre bloccate da una bufera nella tenuta familiare di campagna. Regnano il sospetto e la diffidenza, ma chi trama resta insospettabilmente nell’ombra. Le ore passano, i punti di vista offerti anche dalla scenografia sono molteplici. Quanto tempo ci vorrà prima che l’assassino si sveli o venga smascherato? Un finale a sorpresa in un mistero tutto da scoprire e da seguire attraverso bugie, segreti celati e svelati.
Sabato 1 Febbraio
per prenotazioni e informazioni 02 5455511 scuolateatro@teatrooscar.com info@teatrooscar.com
Teatro Wagner p.za Wagner 2 ore 21
ingresso €10
Il ricavato sarà devoluto al Fondo "Borse di Studio" della Scuola Teatro Oscar - Danza Teatro

La scuola del Teatro Oscar aderisce ad un importante progetto promosso dalla Compagnia amatoriale AMATTRICI. Un gruppo di studenti ed ex studenti si propone di produrre e realizzare spettacoli in collaborazione con la Scuola e gli insegnanti/registi che ne fanno parte.  Volendo offrire al maggior numero di ragazzi possibile l’opportunità di studiare le discipline della Danza e del Teatro, la Scuola da sempre mette a disposizione alcune borse di studio riservate alle famiglie più bisognose in modo che i ragazzi possano continuare a coltivare i propri “sogni”.

HUMANITAS MACHINÆ (Il lavoro dipinto) arriva al Piaggio... intevista a Marcello Scarselli



Il prossimo mese di marzo, la Mostra di Marcello Scarselli, HUMANITAS MACHINÆ (Il lavoro dipinto), curata da Filippo Lotti e Giuseppe Cordoni con la collaborazione di Riccardo Ferrucci, approda al Museo Piaggio di Pontedera.

Dopo la tappa fiorentina, quella di Seravezza ed in ultimo, quella in Portogallo, questo importante ciclo pittorico farà tappa per circa un mese all'interno di questo spettacolare museo d'impresa, che sempre più spesso, veste i panni di centro per l'arte contemporanea...

Ho chiesto all'amico Marcello di rispondere a qualche breve domanda... 



CHI E’ MARCELLO

Sono un uomo maturo, semplice forse con principi passati ma molto presente, con una grande curiosità per tutto ciò che mi circonda, amo la natura la bellezza, l’arte l’architettura e soprattutto la buona cucina.Sono molto semplice, la modestia credo sia il mio punto di forza ho cercato sempre di imparare più mestieri possibili perché come diceva mio nonno: Ti potranno tornare sempre utili! Ed è vero mi hanno aiutato ad affrontare con più facilità qualsiasi forma di tecnica. Solo il dipingere mi è sempre appartenuto fin da piccolo cercavo di rappresentare quel mondo che mi circondava e mi affascinava con i suoi colori profumi e sentimenti. Oggi sono  un artista come tanti che cerca di lavorare coerentemente portando avanti con serietà il proprio lavoro.


DOVE NASCE LA TUA RICERCA, DOVE PRENDI E TROVI L’ISPIRAZIONE


Credo di aver sempre cercato di esprimermi attraverso il disegno e la pittura. Decisivo è stato il complimento della mia maestra Graziella di prima elementare, avevo disegnato un piccolo uomo su una bicicletta con i fari accesi, mi ha spinto a continuare con passione.
Ho iniziato ispirandomi a ciò che realmente vedevo intorno a me , man mano che la mia esperienza cresceva sentivo sempre di piu il desiderio di esprimere i miei sentimenti e di far vedere agli altri le cose reali attraverso la mia immaginazione fino ad arrivare all’informale, al fascino del segno nella sua gestualità. Ho continuato,  ho portato sulle tele visioni dettate dalla memoria, ho scavato dentro il mio interiore portandomi sempre al limite ed oltre , accarezzando la gioia e la sofferenza. Per me si fa arte quando si dipinge ad occhi chiusi, si crea una strana sensazione ed è il sentimento che guida.



IL 2013 E IL 2014 SONO DUE ANNI RICCHI DI EVENTI, FIRENZE SERAVEZZA, IL PORTOGALLO E ORA LA PIAGGGIO … E POI?

Ho dedicato buona parte del mio lavoro ad un progetto che mi stava molto a cuore, ho dipinto con impeto senza trovarmi mai senza argomenti. Questo prorompente desiderio  di esprimere il lavoro attraverso la pittura, ni ha portato ad avere una serie di eventi fortunati non ultimo la mostra in Portogallo organizzata con molta professionalità dal  Centrum Sete Sois Sete Luas , esperienza bellissima, dai corsi agli studenti della Scuola superiore  all’incontro con la cultura portoghese, bello!
Ogni incontro aiuta ad avere nuovi progetti, nuove visioni e devo dire che nonostante i miei 60 anni ho talmente tante idee da buttar giù che mi ci vorrebbe un’altra vita. Non vedo l’ora di terminare la mostra “Humanitas Machinae” per  iniziare i nuovi progetti.


COSA TI ASPETTI DA QUESTA MOSTRA?

L’Azienda Piaggio e i suoi lavoratori sono stati la partenza da cui ho tratto l’ispirazione . Non mi aspetto niente più di ciò che già realizzato. Spero solo che il mio lavoro sia apprezzato .

IL RUOLO DELL’ARTE E DI CONSEQUENZA DELL’ARTISTA DI OGGI.

L’arte è una grande forma di comunicazione e una guida importantissima per la società. L’artista è un grande comunicatore che crea fisicamente e mentalmente in piena libertà  immagini e sentimenti da regalare e proporre agli altri e a se stessi.



 Info: www.museopiaggio.it - Tel. 0587-27171

METROPOLIS mostra personale di Annalisa Fulvi



METROPOLIS 
mostra personale di Annalisa Fulvi

1-23 febbraio 2014
Galleria dell'Ombra 
Via Nino Bixio 14/a, 25122 Brescia


Annalisa Fulvi mette le mani sulla metropoli che muta pelle. Prende cioè possesso dei "lavori in corso" per svelarci le aree urbane che si muovono e si trasformano demolendo parzialmente il passato per poi ricostruirsi; occupando nuovi spazi per potersi rigenerare.
Ogni sua osservazione è il principio di una libera pittura architettonica dove edifici, ponteggi, nuclei abitativi si allineano, affiancano, sovrappongono delineando superfici, geometrie, incompiutezze, vulne
rabilità.
Ogni quadro dipinto da Annalisa e poi decorato con una varietà di "pattern" dall'impatto Optical, è un paesaggio nel cuore o ai margini della città; una messinscena strutturale che ingloba con impeccabile gusto estetico e rigore segnico prospettive inusuali, sperimentazioni astratte, pennellate gestuali, trasparenze, colori fluo mutuati dalla Pop Art, oggetti seriali che si librano nell'aria innescando effetti "magrittiani".
A prendere forma e sostanza (metaforizzando le nostre insicurezze, precarietà, difficoltà a relazionarci con gli altri individui contemporanei) sono le cicatrici di un passato urbano che non vuole farsi dimenticare ("La storia si ripete") ma al tempo stesso declina l'oggi e il domani ("Il paesaggio del passato nel presente e nel futuro"); l'inaspettato squarcio di una natura che esorcizza il ferro e il cemento ("L'incantesimo del lago"); l'alternarsi continuo di equilibri e squilibri ("Impalcature in transito"); la standardizzazione ingegneristica ("Ormai è questione di routine"); il camaleontismo delle costruzioni ("Architetture nomadi"); la trasmissione/ricezione delle onde elettromagnetiche ("L'antenna magica").
 
Stefano Bianchi

giovedì 30 gennaio 2014

La sobrietà ENIGMA DELLA BELLEZZA




La sobrietà

Nome attuale della temperanza

Inaugurazione sabato 1 febbraio 2014 ore 17.00

Manuel Alfieri
Davide Balossi
Ilaria Beretta
Ester Bonetti
Eracle Dartizio
Davide Maggioni
Mauro Mantovani
Ester Maria Negretti
Paola Pace
Tina Sgrò
Daisy Spoldi
Anna Turina

Anche quest’anno l’Associazione per l’arte Le Stelle, che opera nel cuore della città nell’antico spazio di San Zenone all’Arco, aderisce al grande festival di iniziative religiose, culturali ed artistiche offerto alla città in occasione delle celebrazioni dei Santi Patroni Faustino e Giovita.

Il tema prescelto quest’anno, ovvero la riflessione sul valore della sobrietà, è stato proposto a tredici giovani pittori, scultori, grafici e fotografi, selezionati in ambito nazionale e già operanti nel panorama artistico con significativi riconoscimenti; ognuno di loro presenta due opere proponendo l’esito di una personale rivisitazione visiva sull’argomento.

Coincide così, con la festa dell’intera città, il tradizionale appuntamento a tema in San Zenone che l’Associazione per l’arte Le Stelle riserva ai giovani artisti, chiamati a portare in piena libertà le loro sollecitazioni creative.

Dall’insieme delle opere esposte scaturisce un fermento di idee che, in modo non banale né retorico, contribuisce a dar conto di atteggiamenti e aspettative del mondo giovanile contemporaneo.

Nella evidente diversità di forme espressive e di generi, dalla pittura alla scultura a istallazioni studiate sul luogo, ma anche nei brevi commenti degli artisti, questa esposizione appare ora meditazione, ora ricerca, spesso evidenziando il bisogno di una riappropriazione della “sobrietà” in termini operativi, ma ancor prima di riflessione sul senso profondo della civile convivenza. Il linguaggio concettuale si
pone come medium tra l’autore e lo spettatore, in un coinvolgente desiderio di tessere rapporti umani
nuovi e significativi, contro ogni omologazione e superficialità.

Una mostra aperta, dunque, al futuro, nella ripartenza dalla cultura contemporanea per indagare
la possibilità di raggiungere risultati artistici, restando nel segno di una rinnovata ricerca umana e
spirituale.


La sobrietà
ENIGMA DELLA BELLEZZA

Nome attuale della temperanza

Brescia - San Zenone all’Arco
Brescia

orari: 16 – 19 (da mercoledì a domenica)
1 –16 febbraio 2013
Ingresso gratuito


orari: 16 – 19 (da mercoledì a domenica) Ingresso gratuito
a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti
Progetto mostra e catalogo a cura di Fausto Moreschi, Carmela Perucchetti e Armando Fettolini

Un luogo: il Castello Mediceo di Melegnano...



A volte capita di avere a portata di mano preziosi tesori e non esserne a conoscenza.
Ieri ero a Melegnano, a pochi chilometri da Milano, per organizzare una mostra (a breve tutte le news...). 
Lì ho scoperto un luogo fantastico che mi era praticamente sconusciuto: 
il Castello Mediceo...

"Rubo" una breve descriziopne storica dal sito del Comune stesso:

Castello MEDICEO
Il “receptum” edificato nel 1243 è stato ampliato da Matteo I Visconti e con Bernabò assunse la tipica struttura a quadrilatero con alte torri angolari. Nel 1512 il castello passò al marchese Brivio e nel 1532 a Gian Giacomo Medici della famiglia di Nosigia di Milano, trasformando il borgo di Melegnano in marchesato. Nel 1981 i Medici vendettero il castello alla Provincia di Milano, che due anni più tardi, con una permuta, lasciò alcune sale all’Amministrazione comunale di Melegnano. Nel 1998 iniziò il restauro dapprima delle aree circostanti e poi delle sale, con gli affreschi realizzati nella metà del XVI secolo. La riapertura dell’edificio avvenne nell’ottobre del 2001 e in occasione della Fiera del Perdono successiva fu inaugurata la civica raccolta intitolata a Don Cesare Amelli (1924-2002).

Un tesoro a portata di mano, oggi sede di importanti mostreche merita la visita!







Mostra personale di Annabella Cuomo a cura di Francesca Pergreffi e Michael Rotondi

Ohh il Rotondi in veste di curatore? sicuramente sarà convincente anche in questi panni...
Non ho dubbi!

 

SPAVENTEVOLE

Mostra personale di Annabella Cuomo

a cura di Francesca Pergreffi e Michael Rotondi

Dall' 8 Febbraio al 16 marzo 2014
Inaugurazione 8 febbario alle ore 19
Performance dell’artista, 8 febbraio, alle ore 19,30

Spazio Meme è lieto di ospitare la mostra personale di Annabella Cuomo, a cura di Francesca Pergreffi e Michael Rotondi, che si inaugurerà l' 8 febbario 2014 .

L’artista per l’occasione, nella giornata inaugurale alle ore 19.30, eseguirà una performance; sponsor tecnico: Fotografica Carpi.
La personale SPAVENTEVOLE di Annabella Cuomo è una selezione di cinque serie di lavori differenti, dove l’artista pugliese s’interroga e racconta la memoria, che come dice lei parte dall’ “Assenza … tutto lo scorrere del tempo e il tempo in sé; tutto ciò che scaturisce da esso e come l'uomo cerchi di affrontarlo”. Concetto che s’interseca e prende forma dall’archivio fotografico di famiglia e dal disegno in bianco e nero; dai libri di botanica ed anatomia appartenuti al padre.
Le tecniche usate dall’artista variano dal tratto asciutto del pennarello nero, all’intervento manuale direttamente su fotografia, alle rielaborazioni digitali e sovrapposizioni analogiche, come ad esempio la serie “ Se non l’hai mai visto, non vuol dire che non lo vedrai ” del 2012. Serie nata dalla residenza a Rotteterdam, dove Cuomo progetta un tentativo di relazione tra i suoi famigliari e il paesaggio urbano olandese.
Attraverso la cooperazione d’idee, tra i due curatori e l'artista, é nata la performance che prenderà forma il giorno dell'inaugurazione e da cui nasceranno nello stesso momento delle opere uniche di piccolo formato.
Il pubblico della mostra diventerà parte dell'opera interagendo con il paesaggio proiettato su parete, e la Cuomo scatterà in diretta delle foto creando dei frame unici che saranno stampati, firmati e installati sul momento. L'azione si ispira alla serie "Necessary Recostruction" del 2011.

Annabella Cuomo:


Nasce nel 1985 a San Pietro Vernotico (BR), vive e lavora a Roma.


Ha esposto in diverse collettive: nel 2012 al Castello Ducale a

Genova, nel 2011 all’Art Institute di Siena e Palazzo Farnense ad
Ortona. Nel 2012 ha partecipato ad una residenza a Rotterdam.

Dal 2010 al 2013 compie con la cura di Vania Caruso, diverse personali

alla galleria 291est a Roma.

www.annabella-cuomo.blogspot.it



Spazio Meme


www.spaziomeme.org


Orari: dal lunedì alla domenica dalle 17 alle 20.

sabato anche alla mattina dalle 10 alle 13.
Chiuso al Giovedì

Meme è un’associazione culturale che prevede una tessera soci annuale a offerta libera; gli eventi e le mostre sono a ingresso gratuito.

Ieri sera al Westin Palace.... Tu puoi salvare un bambino... Basta un bicchiere di vino



Ieri sera al Westin Palace di Milano, come ho già accentao nel post http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/01/tu-puoi-salvare-un-bambino-basta-un.html, ho vestito i panni del battitore d'asta di vini. E che vini!
Era la prima volta che mi cimentavo in questo argomento ma, come disse il Macchiavelli, "il fine giustica i mezzi", e nonostante la mia abissale ignoranza a proposito di tale argormento ho accettato molto volentieri per la "causa".



Davanti ad una platea attenta e disponibile, ho avuto la possibilità di contribuire alla raccolta fondi destinati al sostegno della Fondazione Ilanda Minoli per l'Istituto Europeo di Medicina Perinatale Onlus Milano (http://www.fondazioneiolandaminoli.org). 
Con una madrina d'eccezione, Gabriella Golia, tutto il vertice milanese dell'AIS (Associazione Italiana Sommelier http://www.aisitalia.it/), ed ovviamente la Prof.sa Iolanda Minoli, siamo riusciti nell'intento ed abbiamo raggiunto l'obbiettivo. 

con Gabriella Golia


A questo punto non mi rimane altro che ringraziare le Cantine che hanno offerto i loro nettari, gli organizzatori della serata e nella fattispecie l'Avv.to Simonetta Verdirame, e tutti i presenti, per avermi dato la possibilità di aiutare a sostenere una nobile causa!

con la Prof.sa Iolanda Minoli


mercoledì 29 gennaio 2014

GIUSEPPE PANZA DI BIUMO Dialoghi americani Dal 2 febbraio al 4 maggio 2014 Ca’ Pesaro, Galleria Internzionale d’Arte Moderna



GIUSEPPE PANZA DI BIUMO
Dialoghi americani
Dal 2 febbraio al 4 maggio 2014
Ca’ Pesaro, Galleria Internzionale d’Arte Moderna 

“Quello che posso dire è che la mia ricerca va oltre i limiti di quello che si vede: tende a qualcosa che non riesco mai veramente a raggiungere, ma che ho la sensazione coincida con la pienezza della vita. Il sentore che tutto derivi da questa cosaincomprensibile…è una ricerca personale. Ho la sensazione che anche chi crea sia alla ricerca del superamento di qualcosa, che egli diventi lo strumento di una forza, di un soffio, di un’energia di cui solo raramente siamo consapevoli”.Giuseppe Panza di Biumo, conversazioni con Philippe Ungar

La mostra vuole rendere omaggio a uno dei più importanti protagonisti del collezionismo internazionale del XX secolo, Giuseppe Panza di Biumo, uomo la cui passione e intuito nell’arte contemporanea hanno permesso di creare una delle più interessanti raccolte d’arte dei maestri della pittura americana del secondo dopoguerra.
L’esposizione propone una selezione di capolavori raccolti fin dai primi anni della sua attività di collezionista, dall’espressionismo astratto alla pop art, dalla minimal all’arte concettuale, per arrivare alla “terza collezione”costruita dagli anni Ottanta in poi. Una quarantina di lavori di 27 artisti arriveranno a Venezia in prestito dai musei Guggenheim di New York e MOCA di Los Angeles, le due istituzioni americane che conservano i nuclei più importanti della collezione Panza di Biumo, insieme a un gruppo di significativi lavori provenienti dalla collezione privata della famiglia, oggi gestita dalla moglie Rosa Giovanna Panza e dai figli.

Si tratta di un’occasione unica per il pubblico di vedere, esposta per la prima volta in Italia, la parte più nota della straordinaria collezione che Giuseppe Panza di Biumo, con capolavori di Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Franz Kline, Donald Judd, Mark Rothko, Dan Flavin, Hanne Darboven, Jan Dibbets, Joseph Kosuth, Richard Serra e molti altri esponenti della modernità d’oltreoceano. La coerenza della collezione, nata negli anni Cinquanta, rivela molto dello spirito con cui fu costruita. Per Giuseppe Panza collezionare ha sempre significato attribuire un senso estetico ed etico alla sua vita, una relazione molto complessa, intima e appassionata che non riguardava, se non in maniera del tutto residuale, l’area dell’investimento economico.
Autentico mentore della contemporaneità, Giuseppe Panza di Biumo si è dunque avvicinato precocemente alla pittura americana ed europea del secondo dopoguerra, con intuizioni originali e rapporti personali con gli artisti, costruendo una collezione che è documento fondamentale e non convenzionale per comprendere l’evoluzione artistica di quel periodo. Così della carrellata di capolavori che il pubblico potrà ammirare a Venezia non poteva mancare per esempio la prima opera di Rauschenberg acquistata da Panza: quel Kickback che “lo impressionò” a Documenta II nel 1959, “perché vi era un’atmosfera carica di emozioni, una rappresentazione della realtà completamente trasfigurata dalla memoria e dalla passione, episodi del momento…”. Ci saranno anche il suo primo Kline, Buttress, alcuni degli Oldenburg ottenuti tramite la Green Gallery di DickBellamy e l’opera Murillo, 1968 di Robert Ryman – per Panza uno degli artisti fondamentali del secolo – che egli vide nel ’70, in occasione di una monografica alla galleria Lambert di Milano.
-
In collaborazione con Moca – The Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Panza Collection, Lugano.
A cura di
Gabriella Belli ed Elisabetta Barisoni
Progetto espositivo Daniela Ferretti


http://capesaro.visitmuve.it/ 

martedì 28 gennaio 2014

MARCO USELI – “TÉMNEIN” a cura di Andrea Lacarpia


  
MARCO USELI – “TÉMNEIN
  a cura di Andrea Lacarpia
Testi di Andrea Lacarpia e Stefano Serusi


Inaugurazione: venerdì 7 Febbraio 2014 ore 18.30


Apertura mostra
: dal 7 Febbraio al 1 Marzo 2014


Luogo: DIMORA ARTICA
via Matteo Maria Boiardo 11 interno cortile (MM1 Turro) – Milano


Orari
: dal giovedì al sabato 17.00 / 19.30



Dimora Artica prosegue la propria attività, finalizzata all'individuazione delle possibili connessioni tra arte attuale e cultura tradizionale, con la mostra personale di Marco Useli curata da Andrea Lacarpia ed accompagnata dai testi del curatore e di Stefano Serusi.

Il titolo Témnein è tratto dal greco e significa tagliare: azione fondamentale in una società civile vista come comunità che occupa luoghi separati dalla natura selvaggia. Come indicato dall'etimologia della parola tempio (dal greco témenos = recinto, luogo separato), la sacralità di uno spazio deriva dalla sua separazione da un luogo preesistente, ottenuta per mezzo di una barriera che ne determina i confini. Il sacro limite, parte integrante del pensiero dell’antica Grecia e determinante la prosperità di ogni società civile, è stato gradualmente soppresso in virtù dello sfruttamento illimitato delle risorse ambientali e della conseguente meccanica occupazione di ogni luogo. Rispetto al passato, oggi il processo di occupazione si fa inverso: se l'uomo antico aveva bisogno di ritagliarsi un territorio nel quale difendersi dagli elementi naturali avversi, oggi il mondo è totalmente trasformato dall’intervento umano e i nuovi spazi sacri sono i parchi protetti, nei quali la natura selvaggia può tornare ad esprimersi indisturbata.

Un’emblematica espressione del cambiamento epocale, che vede la necessità di ripristinare l’ambiente originario in luoghi lungamente sfruttati a fini costruttivi, è il recupero delle cave di pietra abbandonate. Spesso trasformate in teatri o altri edifici, altre volte esse vengono ridonate alla vegetazione sfruttando i tipici terrazzamenti creati dalla progressione dei tagli di pietra. Progettisti specializzati si occupano di queste nuove imprese, finalizzate alla rigenerazione della vitalità naturale impiegando la stessa pianificazione razionale necessaria allo sfruttamento della stessa. È così ristabilito un buon rapporto con l’attitudine costruttiva che ha accompagnato la civiltà umana, la quale oggi non può prescindere dalla specificità dei ritmi geologici e biologici.

In parte ispirato dalle problematiche legate al recupero ambientale delle cave di pietra, Marco Useli descrive il taglio delle montagne come paziente e metodica asportazione di materiale lapideo, che interrompe il flusso naturale e nello stesso tempo forma un’architettura in negativo che può suggerire nuovi utilizzi. Elemento ricorrente nella ricerca dell’artista è la ripetizione di moduli che sembrano mirare ad un graduale perfezionamento della forma, sovrapposti per creare un flusso visivo che sembra poter proseguire anche oltre lo spazio dell’opera.
La ritmica increspatura delle catene montuose, creata dal lento e costante processo di orogenesi, viene rappresentata da Marco Useli come una progressione verticale di vette in bilico tra rappresentazione bidimensionale ed atmosferico realismo ottenuta mediante rulli ed altri utensili, appositamente creati dall'artista, oppure attraverso il sapiente uso della xilografia. Tale ritmo, che sembra perdersi negli albori dell’esistenza del mondo, viene interrotto da un drammatico vuoto geometrico che si palesa in primo piano come fosse l’ultimo stadio di un perfezionamento naturale, fatalmente trasformato in un’invadente vuoto distruttivo.
Lo stesso flusso verticale emerge in un video, presentato nel piccolo schermo di un telefono cellulare inserito in un supporto progettato dall'artista e realizzato in marmo verde del Guatemala, nel quale la scalata di una montagna è documentata attraverso la reiterazione dei passi in un sentiero disseminato di pietre. Il concetto di taglio come interruzione di un ritmo vitale, che nelle opere dedicate alle montagne può assumere toni epici, approda alla quotidianità urbana in due piccoli dipinti olio su tela, nei quali Marco Useli riproduce il giardino interno di un condominio, visto dall’alto e dipinto con perizia quasi fotografica. Nei dipinti, che presentano due diverse angolazioni dello stesso soggetto, una strada taglia le aiuole per essere interrotta da un improvviso muro che ne preclude la prosecuzione.
Chiude la mostra un’opera su carta formata da più pezzi affiancati, stavolta orizzontalmente, nei quali il colore verde sottostante ai fogli è tracimato in superficie mediante fori posti lateralmente, formando dei segni simili a ciuffi d’erba che, con la propria forza germinale, si riappropriano di uno spazio apparentemente inadatto alla vita. La simultanea presenza di natura ed artificio, suggerita dall’opera di Marco Useli, allude ad una realtà che rispetta e mantiene integre le differenze, e nella quale l’attitudine normativa dell’uomo si fa totalmente costruttiva e rigenerativa.





 
Info:
DIMORA ARTICA
Via Matteo Maria Boiardo 11 – Milano
Orari: dal giovedì al sabato 16.00 / 19.30
Tel. +39 380 5245917

GOLA - Arte e Scienza del gusto

 

GOLA - Arte e Scienza del gusto

31 Gennaio. 12 Marzo 2014.

Triennale di Milano
Orari
Martedi - Domenica
10.30 - 20.30
Giovedi
10.30 - 23.00
 
Ingresso
8,00/6,50/5,50 Euro
Gratuito per i gruppi prenotati con Fondazione Golinelli*

 
Il cibo è sempre stato fonte di uno dei maggiori piaceri della vita. Il buon cibo gratifica, appaga, consola, ed è una risorsa che ci sostiene persino quando i nostri affetti non lo fanno. Se tante scuole morali ci hanno sempre messo in guardia dai suoi eccessi, è proprio perché si tratta di un piacere universale, accessibile a tutti, a ogni età, condizione sociale e livello culturale.
Se il gusto è sempre stato riconosciuto come un ingrediente chiave della nostra vita emotiva, oggi la scienza sta cercando di capire perché lo sia.
Anche molti artisti ne hanno fatto l’oggetto esplicito della loro ricerca, della loro curiosità e del loro divertimento, mettendone a fuoco aspetti che nelle nostre vite distratte spesso ci sfuggono.
La risposta alla domanda “si può discutere del gusto?” è dunque: sì, si può parlare del gusto. Non solo per celebrarlo o al contrario per mortificarlo. Ma per capirlo. Forse, anzi, non solo si può, ma si deve.
Prova certamente a farlo la nuova mostra di arte e scienza “Gola. Arte e scienza del gusto”, prodotta da Fondazione Marino Golinelli in partnership con La Triennale di Milano. Progetto di Giovanni Carrada a cura di Giovanni Carrada e Cristiana Perrella.
La mostra si snoda attraverso cinque aree tematiche all’interno di ognuna della quali viene sviluppato un tema mediante: un video che presenta il racconto scientifico di base, una o più opere d’arte, e uno o più exhibit che illustrano aspetti e curiosità collaterali:
I dilemmi dell’onnivoroIn che modo e perché  l’evoluzione ci ha “nascosto” una scelta alimentare complessa e difficile dietro un meccanismo emotivo basato sul piacere.
I sensi del gustoCome tutti i sensi partecipano alla valutazione del cibo in base a criteri incisi nel nostro DNA, quindi molto simili in ciascuno di noi, per poi integrare tutte le informazioni in un’unica sensazione.
Buono da pensareDove non arriva la biologia, arriva l’esperienza – nostra, ma soprattutto degli altri – attraverso una serie di meccanismi di apprendimento dai quali dipendono la straordinaria diversità delle culture alimentari del mondo e l’identità stessa di ciascuno di noi.
I segreti dei cibi-spazzaturaOggi alcuni cibi iper-appetibili, creati dall’industria in modo da risultare “irresistibili”, grazie al loro mix di nutrienti stimolano in maniera innaturale i meccanismi cerebrali della gratificazione e dell’attenzione, fino a creare forme di vera e propria dipendenza.
La ri-costruzione del gustoCome superare il conflitto che si è creato fra meccanismi naturali del piacere a tavola e le esigenze di un’alimentazione sana?

Artisti presenti:
Cheryl Donegan, Marina Abramovic, Sophie Calle, Ernesto Neto, Anri Sala, Boaz Arad, Gabriella Ciancimino, Jørgen Leth, Sharmila Samant
, Martin Parr, Christian Jankowski, Hannah Collins, Marilyn Minter.

Per il pubblico la mostra sarà fruibile sia liberamente che attraverso percorsi di visite guidate (su prenotazione).
Per le scuole è previsto un intenso programma di visite e attività didattiche  di laboratorio studiate (prenotazione obbligatoria).

L’avanguardia primitiva. La collezione di Alessandro Passaré

L’avanguardia primitiva. La collezione di Alessandro Passaré

Mercoledì 29 gennaio, ore 18
Milano, Castello Sforzesco
Sala studio della raccolta stampe Achille Bertarelli



presentazione del volume

L’avanguardia primitiva. La collezione di Alessandro Passaré
a cura di Luca Pietro Nicoletti
Saggi di Ivan Bargna, Sara Chiesa, Luca Pietro Nicoletti, Carolina Orsini
Testimonianze di Sergio Dangelo, Sergio D’Asnasch, Giorgio Salsi e Antonio Paradiso
Scalpendi editore

Presentazione di:
Giulio Calegari (Centro Studi Archeologia Africana- Museo di Storia Naturale -Milano)
Giorgio Zanchetti (Università degli Studi – Milano)

con la partecipazione di:
Ivan Bargna (Università  Milano Bicocca)
Sara Chiesa (Associazione MIMondo , Milano)
Luca Pietro Nicoletti (Università degli Studi Milano)
Carolina Orsini (Civiche Raccolte Extraeuropee)

Il  libro  - che   inaugura la collana “Avanguardia Primitiva. Biblioteca della Fondazione Alessandro Passaré” - cerca di delineare il profilo di Alessandro Passaré collezionista sullo sfondo della Milano del secondo dopoguerra. È in quel contesto, infatti, che il medico milanese si innamora prima dell’arte dei suoi contemporanei, con aperture verso l’arte europea ed extraeuropea in cui già si poteva presentire, forse, quel gusto del “primitivo” che avrebbe procurato, in lui, una passione per il continente nero: un vero e proprio “mal d’Africa” che lo condurrà a viaggiare per il mondo e ad esplorare soprattutto il continente africano. Passare dall’arte contemporanea alle arti primarie, dunque, poteva costituire una migrazione naturale: ai suoi occhi, probabilmente, non si trattava di cose distanti, ma solo di una dialettica fra arte d’avanguardia e una “avanguardia primitiva” dall’altra. Sulle pareti della sua abitazione, dunque, Passaré mette in atto il dialogo fra moderni e primitivi, fra i collage di Baj, i segni di Tancredi e le maschere negre, fra la combustione di Burri e i piccoli totem del continente nero. Ed è all’insegna di questa sinergia, mettendo in luce i lati arcaici (o ancestrali) del moderno, che si chiude il suo lungo percorso nel secondo Novecento, guardando al mondo intero a partire da Milano.



“Avanguardia primitiva. Biblioteca della Fondazione Alessandro Passaré”
Collana a cura di Luca Pietro Nicoletti

Con questo volume la FondazioneAlessandro Passaré avvia una collana di libri dedicate alle due grandi passionicollezionistiche di Passaré: l’arte contemporanea e l’arte africana. In omaggioa queste predilezioni di gusto, la collana intende proporre, avvalendosi dellacollaborazione di specialisti, contributi scientifici originali o riproporreclassici ormai di rara reperibilità di entrambi gli ambiti, dando spazio alcontributo di giovani studiosi e a ricerche inedite per taglio temi e tagliointerpretativo. L’obbiettivo è di creare una biblioteca di studi in cui nuoveindagini sul secondo Novecento e sull’arte africana, o sulla loro reciprocainfluenza, diventino vicini “di scaffale” entro un discorso unitario: sonoqueste che il collezionista, in una mostra degli anni Ottanta, aveva definito“risonanze”.
Come annotava Sandro Passaré,riferendosi soprattutto alle opere d’arte africana e alla loro alteritàrispetto alla cultura occidentale, l’arte non è fatta solo di manufatti, maanche di sguardi che si posano su di essi, costruendovi, con lo sguardo e conla parola, un “epigramma visuale”: questa collana vuole raccontare la storia diquegli sguardi che, nella loro storicità, si posano sulle cose.
I prossimi volumi in programmaper il 2014 saranno:

  • Giuseppe Di Natale, “Phases” e l’Italia
  • Enrico Crispolti, Il Burri “esistenziale”, a cura di L.P. Nicoletti


La Fondazione Alessandro Passaré
Nata nel 2007, la FondazioneAlessandro Passaré è stata costituita, con finalità culturali, per desiderio diMassimo Passaré di ricordare il padre – medico appassionato d’arte – e diportare avanti gli ambiti disciplinari che furono la sua principale passione dicollezionista di arte moderna e di arte primaria, oltre alla valorizzazionedella collezione da questi ereditata. Un nucleo di trecento opere di arteafricana a lui appartenute, infatti, si trova attualmente in deposito presso laCiviche Raccolte Extraeuropee, che vi ha dedicato nel 2011 la mostra “MalD’Africa” al Castello Sforzesco di Milano.
Scopo della Fondazione èpromuovere ricerche e iniziative culturali rivolte all’arte contemporanea e,soprattutto, alle arti primarie, attraverso mostre e pubblicazioni. In questosecondo campo, in particolare, la Fondazione si è impegnata attivamente per unamigliore conoscenza della cultura e delle espressioni artistiche primarie,soprattutto per quanto riguarda il continente africano, promuovendo iniziative,pubblicazioni e mostre a partire dalle opere appartenute alla collezionePassaré (e oggi di proprietà della Fondazione), lavorando sia sul confronto fraarti primarie e arte contemporanea, sia attraverso progetti rivolti allescuole.
A queste attività si accompagnaun progetto di sensibilizzazione ai temi dell’arte e della cultura delcontinente africano che coinvolge gli studenti della scuola dell’obbligo.

Alessandro Passaré
Alessandro Passaré  (1927-2006), medico, comincia a comporre la propria collezione verso la fine deglianni Cinquanta, diventando presto il “medico degli artisti”. È un momento digrande fervore artistico e culturale per Milano, ed è proprio nel milieu diBrera – fra l’Accademia e il Bar Giamaica, o altri luoghi di ritrovo per igiovani artisti di allora – ed è grazie all’amicizia con alcuni di loro cheAlessandro Passaré scopre l’arte contemporanea e, poco alla volta, comincia acollezionarla.
Ma insieme alle opere, egli ha acuore l’amicizia con gli artisti, di cui frequenta gli studi. Fra i molti,accanto al pittore e fotografo Orazio Bacci e i pittori Hsiao Chin e Ho Kan,vanno ricordati Enrico Baj, Lucio Fontana e Wifredo Lam. A questi, poi, bisognaaggiungere Sergio Dangelo, che ebbe un ruolo determinante nella formazione deisuoi gusti collezionistici. Persino la sua professione di medico interagiscecon la sua passione artistica: proprio lui, infatti, aveva in cura il giovanePiero Manzoni, di cui, prematuramente, dovette stilare anche il certificato dimorte.
Grazie alla frequentazione conLam scopre l’arte africana. È l’aprirsi, per lui, di un nuovo orizzonte el’inizio di una nuova raccolta: vende le opere d’arte contemporanea, o almenouna larga parte di queste, per comprare l’arte primaria. Non si trova mai,nella sua collezione, un pezzo brutto ma dal nome altisonante. Accanto alcollezionismo, poi, viaggia molto, e durante i viaggi documenta tutto: scattamoltissime diapositive (se ne conservano circa 15.000), annota i luoghi in cuiè stato e le cose che ha visto.