RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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giovedì 31 ottobre 2013

Anteprima Artimino 2013

Domani venerdì, 1 novembre, prende il via l'edizione 2013 di Artimino, 
giunto alla 17° volta. 
Kermesse dedicata a tutti i collezionisti di Casa d'Arte San Lorenzo che come di consueto celebreranno l'arte per un intero week end, all'interno della magnifica Villa Medicea dei Cento Camini: la Villa di Artimino
.
Ecco una piccola anticipazione di come verranno accolti gli ospiti....


Nella hall della villa un omaggio a Mirò:
JOAN MIRO'
opere grafiche
dal 1964 al 1981










Nella prime due sale, il Premio Michetti arriva in toscana. I sedici artisti della abituale proposta di Casa d'Arte San Lorenzo selezionati per la 64° edizione del Premio più antico d'Italia

















Ed il resto della Villa? Allestitsa con il meglio della collezione San Lorenzo:
dipinti, sculture, antiquariato, tappeti orientali e tanta, tanta passione e professionalità...





















mercoledì 30 ottobre 2013

Luigi Massari LA VERA NAVIGAZIONE E' MORTA a cura di Andrea Lacarpia



Luigi Massari
LA VERA NAVIGAZIONE E' MORTA
a cura di Andrea Lacarpia
con un intervento sonoro di TERZO FUOCO
giovedì 31 Ottobre ore 18:30
Studio Vetusta, via Carteria 60, Modena
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"Quando il mare immobile congiura un’ armatura
e le sue correnti cupe e abortite
generano piccoli mostri
la vera navigazione è morta."

(J.Morrison, “Horse Latitudes”)
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Giovedì 31 Ottobre alle 18,30 lo Studio Vetusta presenta LA VERA NAVIGAZIONE E’ MORTA, mostra personale di Luigi Massari a cura di Andrea Lacarpia, con un intervento sonoro di TERZO FUOCO previsto per le 21:30.

L’artista esporrà un’installazione composta da tre dipinti inediti accostati ai materiali collaterali che hanno contribuito a generarli: immagini fotografiche e oggetti sensibili, dispositivi di lavoro per la pittura o strani strumenti musicali, mutati di segno e promossi a residui celebrativi e catalizzatori energetici.
Incrociando i riferimenti visivi alle partiture musicali della performance, il progetto espositivo resta come traccia di una riflessione più ampia attorno ai meccanismi oscuri dei processi creativi, proponendo una sintesi personale di tradizione e contemporaneità.

La navigazione antica, la vera navigazione, era essenzialmente una navigazione empirica. Era il senso nautico dei marinai, l’esperienza e la capacità di porsi in ascolto e percepire i messaggi dall’ambiente che li circondava a permettere loro di orientarsi. Senza perdere contatto con il punto d’origine da cui erano salpati.
La vera navigazione è basata sui fattori della ricettività e dell’esplorazione, è un’attività densa di opportunità, ma rischiosa, un’apertura accidentale di possibilità che espone ad errori e ripensamenti. Ma è l’unica navigazione possibile. O forse la sola autentica.
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La vera navigazione è morta, lunga vita alla vera navigazione (Testo di Andrea Lacarpia)

Nel linguaggio del mito la navigazione è spesso rappresentazione del travaglio personale, dei patimenti di ogni uomo che intraprende l’arduo viaggio interiore in cerca della propria identità autentica. Il mare diviene quindi il luogo nel quale temprare lo spirito eroico, il coraggio di fronteggiare le difficoltà della vita, che sia essa personale o sociale. Se la terraferma, come indica la stessa parola, è espressione di una certa stabilità adatta ad ospitare insediamenti umani, il mare invece riporta all’imprevisto e all’idea di caos: la terra può ospitare la civiltà mentre i mari e gli oceani, con le loro imprevedibili correnti e il mistero degli abissi, riflettono i moti dell’inconscio, nei quali a regnare è la follia.
Il mondo greco ha narrato la contrapposizione di caos e civiltà, elemento fondante della cultura occidentale tradizionale, come uno scontro tra divinità: Atena e Poseidone, una divinità della téchne e l’altro dio del mare, lottano come in precedenza fece Zeus contro i l padre Kronos, vinto il quale, il nuovo sovrano degli dei chiuse il ciclo cosmico dei Titani, legato alla natura selvatica, per avviare l’era della tecnica, l’età olimpica. Come erede dei rudi Titani, Poseidone è un prolungamento della forza primordiale proveniente da tempi più antichi, alla quale ora viene relegata una porzione limitata del mondo: il perimetro di essa corrisponde ai confini tra civiltà e caos, ragione e follia.

Ulisse, noto archetipo dell’eroe navigatore, attraversa il mare in balia di un destino mutevole, agitato dai contrasti tra divinità che rappresentano posizioni psicologiche contrapposte: le potenti forze degli abissi gli rendono difficile il ritorno in patria, mentre le forze celesti lo aiuteranno nell’impresa fino al lieto fine del ritorno ad Itaca, compimento della vittoria sul caos grazie all’arte che rende l’uomo “simile agli dei”. La tecnica che assiste Ulisse nel governare un mare ostile non è meramente razionale, ma si tratta piuttosto di capacità di adattamento agli eventi imprevisti associata ad un’impertinente curiosità quasi fanciullesca, quindi un modo d’agire più vicino all’intuizione istintiva che all’attuazione di regole prestabilite, nel quale le azioni variano a seconda delle necessità e del cambiamento del fato.

Se nel mondo greco era l’idea di misura a differenziare civiltà e barbarie, nel mondo moderno, ed ancora più in quello d’oggi, si attua un’inversione tale che il senso della misura e del limite è dileggiato in virtù di una rampante perdita nell’infinito mare del profitto economico. Con la perdita del limite si perde anche la possibilità di scontro ideologico: oggi è annullata ogni possibilità di proporre un’utopia di benessere che non sia legata all’accumulazione del profitto, unica ideologia accettata perché mascherata da anti-ideologia. L’economia ha spodestato ogni valore per assumere un’assolutezza metafisica, nonostante l’apparente razionalità con la quale si presenta.
Il mare nel quale viaggiano i nuovi eroi non è più separato dalla civiltà, ma è un’onda che ha sommerso ogni luogo: l’impresa della rivoluzione, personale come sociale, è impresa ancor più ardua perché tutto è livellato nel fatalismo del denaro, nella logica del debito oramai assunta come incontestabile legge metafisica, quando invece non è altro che uno strumento di controllo delle masse fondato sulla paura.

La capacità inventiva dei naviganti, l’abilità nel fronteggiare le difficoltà interpretando i segni dell’arcaico linguaggio della natura, utilizzando semplicemente il proprio corpo e le proprie percezioni sensoriali, viene indicata da Luigi Massari come mezzo con il quale poter far fronte alla decadenza della civiltà occidentale. Affermando che la vera navigazione è morta, considerando come vera quella libera dalla meccanizzazione del mondo moderno, l’artista non fa altro che ricordarne l’esistenza, che resiste nascosta sotto l’abitudine capitalista, e nel contempo agevolarne la risurrezione: è con l’elaborazione del lutto che si può avviare un nuovo inizio, il quale per la concezione ciclica dell’esistenza è sempre un ritorno all’origine.
Nell’oblio delle acque infinite, dell’indefinito assoluto generato dal mondo del capitale, appaiono vascelli spettrali che indicano una speranza, la possibilità che si crei un nuovo limite, in altri termini una nuova avanguardia, senza essere fagocitati dalla palude nichilista della mancanza di valori. Lo spirito che anima queste imbarcazioni non è quello nostalgico o totalmente rivolto ad un futuro luccicante, ma è quello di una sospensione temporale. Si tratta di affioramenti che emergono dall’impalpabile dimensione psichica, ologrammi di una defunta realtà che fu integra, oramai smembrata in più frammenti, che torna dapprima come immagine incorporea, per poi farsi sempre più definita e reale. Un territorio dalla sospensione onirica, una terra di mezzo nella quale elaborare un nuovo modo di vivere la realtà, e nella quale unire in modo organico unità e molteplice, tradizione e contemporaneità. Luigi Massari assembla i frammenti che insieme compongono la civiltà occidentale, salvandoli dall’oblio, tratti da una realtà liquida da governare e nello stesso tempo assimilare, estrapolando da essa un pensiero ed un modo d’essere che sia stabile e fluido allo stesso tempo.
Liberandosi dalle superfetazioni del tempo e squarciando il pesante velario che nasconde la luce divina, l’archetipo torna nella sua essenza scevra da condizionamenti, mostrandosi nella sua verità originaria, irrompendo come un’epifania.

Andrea Lacarpia

Neoplasia - Pao solo show



Neoplasia - Pao solo show

Dal greco néos (nuovo), e plásis (formazione), indica, in patologia, una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali.
Così come una neoplasia, la società contemporanea continua a svilupparsi in modo caotico, crescendo a dismisura fuori controllo; influenza e corrompe il ciclo vitale del pianeta, distruggendo equilibri ed ecosistemi.
L'ibridazione e le mutazioni determinate dalla genetica, così come dall'inquinamento e dalle radiazioni sono diventate eventi comuni a cui siamo ormai abituati.
I confini tra generi sono superati, le differenze annullate, non è possibile distinguere tra naturale ed artificiale.
Nulla è realmente ciò che sembra.
Neoplasia, la mostra, è uno stabulario di progetti innovativi che prendono in esame casi patologici, esperimenti genetici ed altre anomalie contemporanee.

Neoplasia - Pao solo show
Square 23, via San Massimo 45, Torino
31 ottobre 2013 - 8 gennaio 2014
Orari: 11-20 lun-ven, o su appuntamento
Opening: giovedì 31 ottobre, ore 18
(Opening sponsored by Enoteca Rabezzana)
square23.blogspot.it - info@square23.net

Carlo Cane: da New York a Los Angeles... il cammino prosegue...

Prosegue il viaggio espositivo di Carlo Cane negli Stati Uniti. Dopo New York (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2013/10/carlo-cane-new-york.html) è ora il momento di Los Angeles... Questa volta in compagnia, tra gli altri, anche di un'altra "vecchia" conoscenza: Marco Mazzoni


SANGUINE
9 novembre 2013 - 9 febbraio 2014
Elisabeth weinstock
Art and Fasion
8159 West Third Street
Los Angeles, CA 90048

martedì 29 ottobre 2013

LA PINTURA ES COSA DE VIDA O MUERTE



MERCOLEDÌ 30 OTTOBRE ORE 18:30

LA PINTURA ES COSA DE VIDA O MUERTE

a cura di Alberto Zanchetta


Mattia Barbieri
Lorenza Boisi
Manuele Cerutti
Marco Cingolani
Fulvio Di Piazza
Matteo Fato
Gioacchino Pontrelli
Pierluigi Pusole



Quello del pittore non è un mestiere, è senza dubbio una vocazione – e talvolta un destino scritto direttamente nel DNA (Domenico Gnoli, ad esempio, diceva di essere «nato sapendo che sarei stato pittore»). Per alcuni potrebbe essere un’ambizione che poi si trasforma in un’inevitabile ambage, perché solo ciò che è periglioso dà soddisfazione (ogni volta che De Kooning dipingeva pensava che sarebbe stato un fallimento); ne derivano però anche malcelate insofferenze, più esterne che interne al problema-pittura («Facevo il pittore: è forse una colpa?» scriveva Giacometti prendendo di mira i detrattori della nobile arte del pennello). Stranamente, nella lingua italiana sussiste un’evidente assonanza tra pittura e abiura, ragion per cui i critici che non hanno dimestichezza con il lessico potrebbero aver confuso troppo di frequente i due termini, tant’è che ne parlano spesso male, scrivendo anche peggio.
P-i-t-t-u-r-a. Bisognerebbe scandire con calma e solennità queste lettere, perché si fa presto a dirle o a scriverle, ma più spesso non basta una vita intera per assaporare pienamente tale [id]entità. Un tempo ci si turava il naso a causa dell’afrore che il dipinto emanava; e ancor oggi, nonostante i pigmenti siano per lo più indori, qualche critico continua a storcere il naso, non già per l’olezzo dell’olio o della trementina, bensì per lo sdegno di vedere “ancora” della pittura. In realtà la pittura non è quella che si vede ad opera ultimata, è semmai ciò che accade mentre l’artista è all’opera. Detto in altre parole: la pittura è nell’occhio di chi la fa, prima ancora di coloro che la guardano.
Per certo, il problema endemico della morte della pittura si è ormai estinto, come la neve al sole! Sorprende infatti che durante tutto il Novecento nessuno abbia provato a praticarvi l’autopsia; dissezionare il problema avrebbe giovato nel dissipare la pandemia, ma la condanna a morte avrebbe dato adito a un’autopsia sul vivente, accanimento tanatologico che non era né filosofico, né estetico (possibile che il problema fosse invece razziale? Nient’altro che un odio contro la progenie della pittura?). Il tentativo di refertare come morta qualche disciplina artistica è un atto di vile sciacallaggio che ritorna spesso in auge – alla stregua di un banale refrain. Lasciamo però che gli avvoltoi becchino le carcasse di questi presunti decessi, perché si renderanno presto conto che in arte non ci sono tanti cadaveri quanti servirebbero a sfamarli.
Antoine Furetière affermava che «sono senz’alto i quadri tra le curiosità più belle», e questo è tutto ciò che a noi basta sapere. Anzi, è tutto ciò in cui vogliamo credere! Ne è una dimostrazione questa mostra, che vuole essere un inno alla vitalità della pittura, un atto d’amore incondizionato per la Regina di tutte le Belle Arti.
  
L.E.M.
via Napoli, 8
07100
Sassari

OVER 90 mostra di Veronica Bisesti e Antonio Della Guardia a cura di Ada Patrizia Fiorillo

 


Giovedì 31 Ottobre 2013, ore 19,00 si inaugura presso HANGRY Gallery in collaborazione con la Galleria Cobbler - Spazio per l’arte contemporanea di Cava de’ Tirreni (SA) la mostra di Veronica Bisesti e Antonio Della Guardia dal titolo OVER 90, a cura di Ada Patrizia Fiorillo.
Con la installazione luminosa Donna/Dona Veronica Bisesti analizza come la natura della donna sia sottoposta allo spietato consumismo della società o come nel lavoro XXX sia evidente la sua condizione di subordinazione.
Nella installazione di Antonio Della Guardia, invece, il dileguarsi di una lunga catena, staccata dalla parete della galleria, affronta il tema della inafferrabilità e la non sottomissione dell’identità dell’artista ai meccanismi del sistema dell’arte.
“...sia Veronica Bisesti, sia Antonio Della Guardia – scrive Ada Patrizia Fiorillo - appaiono molto sensibili nell’afferrare la scena quotidiana, meglio ancora i frammenti di tale scena, i frames cioè che passano veloci davanti ai nostri occhi come ritagli o sintesi di fatti concreti e ben più profondi. Allo stesso modo essi si rendono permeabili nel recepire le espressioni formali con le quali l’attualità dell’arte si propone quotidianamente ed indiscriminatamente nello scenario globale. Eccoli dunque parlare, se pur con piglio diverso, di temi sociali, ed eccoli dunque esprimersi con modalità che spaziano dal disegno alla pittura, dalla fotografia al video fino ad approdare, con evidente versatilità, all’installazione o all’azione.”
Associazione Culturale
Veronica Bisesti, Napoli 1991, vive e lavora a Napoli. Antonio Della Guardia, Pagani 1990, vive e lavora a Napoli.
Associazione Culturale HANGRY Contemporary Art
Via Renato Raiola, 29 – 84012 Angri (SA) t. +39 081949839 – f. +39 0815133425

www.hangry.it info@hangry.it
COBBLER, spazio per l’arte contemporanea
Via R. senatore, 28 - 84013 cava de' tirreni salerno cell. +39 3395825829 www.cobblerallery.it info@cobblergallery.it

lunedì 28 ottobre 2013

“American Dream”: su tela il sogno americano di Giampaolo Frizzi.



Tra iperrealismo e Pop Art, ecco la personale del giovane pittore lucchese
“American Dream”: su tela il sogno americano di Giampaolo Frizzi
Inaugura questo giovedì (31 ottobre) la mostra alla Fondazione BML


“American Dream”: su tela il sogno americano di Giampaolo Frizzi. Inaugura questo giovedì (31 ottobre) alle 18 nel Palazzo delle Esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca al numero 7 di piazza San Martino, American Dream", la personale del giovane pittore lucchese Giampaolo Frizzi, in cui si farà apprezzare per la sua straordinaria tecnica iperrealista.

Il pittore è conosciuto nell'ambito dell'illustrazione e del media fumetto per aver collaborato con molti dei più importanti editori italiani ed americani, oltre ad aver svolto negli ultimissimi anni il lavoro di illustratore di copertine di cd di genere heavy metal pubblicate in tutto il mondo. Un artista dalle molteplici personalità, capace di spaziare e passare con disinvoltura attraverso i vari "generi" della pittura e del disegno ed esprimere i più disparati concetti con mezzi sempre appropriati e originali: dalla tempera su tavola, all’acrilico su tela e olio su tela. La mostra, infatti, è composta da un nucleo di una quindicina di opere che spaziano dall’iperrealismo alla Pop-Art.  

Giampaolo Frizzi nasce a Lucca, il 29 giugno del 1969. Terminati gli studi all'Istituto d'arte di Lucca, frequenta e si diploma all'Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1993. Negli anni che seguono inizia le prime collaborazioni con case editrici italiane ed in seguito estere, legate a produzioni di genere supereroistico. Insegna Educazione artistica alle scuole medie nelle Marche ed espone le sue opere pittoriche in gallerie di Firenze, Foggia e Milano.
“Da sempre, Giampaolo Frizzi dimostra di essere un grande interprete della contemporaneità, con indiscutibile abilità e ben definita personalità. – scrive di lui il giovane critico Marco Palamidessi ‒. Abile fino al virtuosismo, forte di un'innata sensibilità cromatica e pittorica, egli è un notevole inventore di opere eseguite con una tecnica più che mai attuale, in quanto a versatilità e capacità di rappresentazione della realtà.”

A ingresso libero, l’esposizione resta aperta fino al 17 novembre con il seguente orario: dal lunedì al venerdì 15,30-19,30; sabato e domenica 10-13, 15,30-19,30. 



NERO. a cura di Emanuele Beluffi

Grande mostra, grandi artisti, grande evento!
Bravo Beluffi!
Ci sono, fra gli altri:
Marco Fantini, Fabio Gianpietro, Svetlana Grebenyuk, Francesca Manetta, Emila Sirakova... insomma da non perdere!!!
 


Venticinque artisti diversi per età, ricerca visiva e mezzo espressivo - pittura, scultura, video, disegno e fotografia. Accomunati da una black attitude. Cattive ragazze e cattivi ragazzi, oscuri, tortuosi, drammatici, ironici, visionari, profondi, raffinati, metafisici. Il volto, la metamorfosi, lo scherzo, il perturbante, l’organico e l’inorganico, il canto del corpo e il suo svuotamento, il mondo là fuori e l’irreale quotidiano, la perversione, il sogno e le creature della notte senza fine. Per un’estetica dell’eccesso.

Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter
via Cadolini, 27
20137 Milano
M 347 3100 295
www.galleriabiancamariarizzi.com
info@galleriabiancamariarizzi.com

Francesco de Molfetta - Demology - a cura di Massimo Sgroi



Francesco de Molfetta - Demology
Nicola Pedana Arte Contemporanea - via Don Bosco 7 - Caserta
sabato 9 novembre alle ore 19
a cura di Massimo Sgroi


Catalogo: in galleria
Testi: Massimo Sgroi
Editore: Nicola Pedana Arte Contemporanea
Genere: arte contemporanea, personale
Durata: fino al 15 dicembre 2013
Orari: martedì/sabato 10-13 e 16.30-20; venerdì 16.30-20
Ingresso: libero
Email: ilcaravaggiopn@libero.it  – gallerianicolapedana@gmail.com
Sito: nicolapedana.com
Info: 392.6793401
Ufficio Stampa: Maria Beatrice Crisci (3395454974) mariabeatricecrisci.com bcrisci@tin.it - info@mariabeatricecrisci.com

Alla Galleria Nicola Pedana Arte Contemporanea la mostra di Francesco de Molfetta.Si inaugurerà sabato 9 novembre alle ore 19, presso la galleria Nicola Pedana Arte. Contemporanea in via Don Bosco 7 a Caserta, la mostra personale di Francesco de Molfetta, dal titolo “Demology”, a cura di Massimo Sgroi.In esposizione una serie di opere che vivono in relazione con il territorio e, soprattutto, con la visione popolare (non pop) dell'immaginario collettivo campano.In occasione del vernissage sarà presentato il catalogo Democracy.
Le opere dell’artista saranno in mostra alla galleria Nicola Pedana Arte Contemporanea fino al 15 dicembre prossimo. Nel testo il curatore così scrive: “Ironico, iconoclasta, provocatorio eppure dotato di un forte apparato concettuale che connota le sue sculture come un detonatore dell'accadere artistico.
Francesco de Molfetta non è un artista che può lasciare indifferenti; solo apparentemente potrebbe essere associato alle immaginarie dell'eccesso pop di una certa arte Kitsch. In realtà l'artista milanese è uno scultore e, con i suoi lavori, riempie lo spazio, non solo quello fisico ma, soprattutto, quello della mente. Non è casuale che l'ironico Padre Pio sia più vicino alla graffiante destrutturazione della teologia dell'ubik di Philip Dick che non agli iperpopolari lavori di Jeff Koons”. Sgroi ancora aggiunge: “Non a caso la mostra si chiama Demology, ovvero il rapporto individuale che De Molfetta ha con la cultura demologia del luogo. La scelta estetica e formale di realizzare delle opere secondo la tradizione della ceramica di Capodimonte risponde esattamente a questa esigenza. Leggere antropologicamente quella che è la memoria della gente comune riparametrandola attraverso la sua sensibilità. Allo stesso modo il Gondam-Obama e la dissacrazione dei fast food Mc Donalds diventa contaminazione virale di un processo che oggettualizza l'immagine come la vita stessa. Seguendo le sue sculture, posizionate, fra l'altro, anche nel cuore della città, egli riscrive il luogo dotandolo della sua forza ironica. Un modo per obbligare una terra dalle grandi tensioni sociali a fare i conti con i codici prestabiliti che le moderne dittature tecnotroniche impongono. Se è vero che l'arte non può stabilire la verità almeno che essa serva a svelare l'inganno”.

Stefano Serusi - LOISIR a cura di Giangavino Pazzola

 Questa mostra, dell'ottimo Serusi, si è inaugurata qualche giorno fa... ma ancora c'è tempo per andare a visitarla!



Stefano Serusi - LOISIR a cura di Giangavino Pazzola
Inaugurazione 22 ottobre ore 18.30 - dal 22 ottobre al 5 novembre 2013

SPAZIO ORLANDI/Theworkbench, via Vespri Siciliani 16/4 Milano www.theworkbench.it



Spazio Orlandi è un luogo carico di senso. Il progetto di ristrutturazione descrive un esempio di recupero e riorganizzazione di un vecchio laboratorio di produzione orafa, caratterizzando uno dei tanti siti di produzione di cultura materiale appartenenti al distretto industriale milanese. Valori simbolici, evocativi ed emozionali non trascurabili si addensano nell’ambiente, rivelando un’opposizione tra il tempo vitale di Kronos e l’equilibrato rigore della morte. È in questo rapporto che si inserisce il lavoro presentato da Stefano Serusi: una riflessione sul legame tra il mondo del lavoro e il tempo libero “organizzato”.
L’esito è una dimensione sospesa, una cristallizzazione nella quale soggetto e spazio riformulano la tensione percettiva entro la quale forme invisibili e abbandonate acquistano senso nella rappresentazione, costruendo significati e valori instabili. Più semplicemente, è un luogo risemantizzato a partire dall’utilizzo dei vecchi arredi, nel quale soggetto e contesto esistono e si definiscono in un processo di mutua relazione per sfuggire all’anonimato, alla vacuità e all’inutilità, ma senza arrivare ad una risposta operativa. È una condizione di impasse nella quale “tutto cambia per non cambiare niente”.
L’essenza dell’oggetto non può avere un'esistenza autonoma se non nell’oggetto stesso. La perdita di lavoro disorienta e stimola la ricerca di nuove modalità cognitive dello spazio circostante. Stefano Serusi, compiendo un’operazione site specific, permette a Spazio Orlandi di “ri-fare mondo” e, proprio in quanto resistenza al tempo, di essere avamposto di una protesta romantica alla vita contemporanea. Loisir è, dunque, un percorso che connette i diversi piani di descrizione dell’attività percettiva fornendo chiavi di lettura per recuperare il senso profondo del qui e ora. Tempo e spazio si configurano come i passaggi interpretativi del reale, verso un inviolabile bisogno di appropriarci con un atto fisico di ciò che ci circonda per liberare il pensiero.



Stefano Serusi (Alghero 1980) vive e lavora a Milano. Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali, con una certa attenzione per il territorio d'origine. Confrontatosi sin dall'inizio della sua ricerca con ambienti molto connotati, il suo lavoro si è sviluppato quasi naturalmente in progetti site specific, in cui l'analisi e la suggestione delle forme architettoniche siano il principio per la definizione di un percorso narrativo all'interno dello spazio. Tra le mostre collettive si segnalano: nel 2008 “Zebra Crossing” presso l’Università di Sassari (opera in collezione permanente), “Generazioni Glocal”, 2011, all’Exmà di Cagliari e Lontano da dove, nel 2012 alla Pelanda di Roma; tra le mostre personali, nel 2010 “Jamais vu” al Lem di Sassari, nel 2011 Piccole Ceneri presso Isola libri, Milano, nel 2012 “Trame parallele” all’Underdogstudio di Modena, “Novecento” a Villa Litta, Milano, e “Itinerant gardeners” al Meme di Cagliari.

DITHYRAMBUS L’edera fiorisce in autunno, quando nelle vigne si celebra la vendemmia

 
 
DITHYRAMBUS
L’edera fiorisce in autunno, quando nelle vigne si celebra la vendemmia
  
 “io so intonare il bel canto di Dioniso Signore, il ditirambo, quando nell'animo sono folgorato dal vino”
Frammento di Archiloco 120 W.
  
DITHYRAMBUS è un progetto di arte contemporanea, musica e poesia presentato durante RUBINO, il primo evento a cura di SEM.
Attraverso la ricerca e la sperimentazione di linguaggi creativi contemporanei si continua a trasformare Scicli in un Teatro Vivo.
 
Rubino è il primo evento a cura di SEM, il modello di sviluppo sostenibile che aspira a trasformare i monumenti vuoti e spesso inaccessibili in "Spazi Espressivi Monumentali".
Dall’1 al 3 novembre, i palazzi, le chiese, le piazze e le colline di Scicli, città patrimonio UNESCO, diventano un itinerario di conoscenza dedicato al vino e alla cultura.
L’evento Rubino si sviluppa in più fasi e luoghi della città di Scicli. Si inizia con l’Expo delle migliori case vinicole siciliane accolte nelle sale e nei chiostri del Convento della Croce, si continua con le degustazioni guidate a cura dell'AIS Sicilia e Slow Food Modica in centro storico e le "cene con i produttori" presso i ristoranti convenzionati.
 
Durante Rubino SEM ha ideato DITHYRAMBUS, un percorso dedicato all'arte contemporanea, alla musica e alla poesia per dar vita ad un ritmo di linguaggi creativi, un “canto corale” che si espanderà sul tessuto urbano della città.
Nell'antica Grecia il ditirambo era un canto corale intonato sotto l'ispirazione del vino in onore del dio Dioniso. Ha particolare importanza concettuale poiché genera un senso “scenico” che nell'età "Aurea" di Atene ha dato vita alla prima forma di teatro. Si trattava di una composizione poetica corale, dove diverse forme espressive erano fuse insieme e indispensabili in ugual misura.
 
ARTE CONTEMPORANEA
Ispirati dalle leggende del mito greco, dalla storia, dalle tradizioni e dalla letteratura gli artisti - Claudio Cavallaro, Doren, Mattias Härenstam, Maria Korporal, Sebastiano Mortellaro, Piero Roccasalvo Rub, Lino Strangis, Danilo Torre, Sasha Vinci & Mariagrazia Galesi - si confronteranno con architetture barocche e scenari incantevoli, realizzando nel centro storico della città delle installazioni site specific in dialogo con i luoghi e la simbologia del ditirambo, rendendo vivo e reale il concetto di “viaggio estetico” a Scicli.

Claudio Cavallaro | Giardino di San Giovanni Evangelista - Via Spadaro
Sasha Vinci & Mariagrazia Galesi | Atrio comunale - Via F. Mormino Penna
Mattias Härenstam, Maria Korporal, Lino Strangis, Danilo Torre | Palazzo Spadaro - Via F. Mormino Penna
Sebastiano Mortellaro | Sagrato della chiesa di Santa Maria della Consolazione
Doren, Piero Roccasalvo Rub | Quam - Via F. Mormino Penna

Le installazioni saranno visitabili dalle 10:00 alle 24:00 per tutta la durata della manifestazione.

MUSICA
DITHYRAMBUS coinvolgerà i visitatori in una esperienza musicale che abbraccerà l’arte contemporanea. 
Il Jazz di Antonella Leotta Quartet colorerà di note Palazzo Spadaro, con il supporto di
Antica Dolceria Bonajuto.
Nel Giardino della chiesa di San Giovanni Evangelista e nel Giardino di via Aleardi, i Dj-Set e la musica Live trasformeranno i luoghi in due Giardini Sonori.

Antonella Leotta Quartet | ­ Venerdì 1 novembre ore 22:00 - Palazzo Spadaro - Via F. Mormino Penna
Hetan44 [Gaetano Trovato] | Sabato 2 novembre ore 20:00 - Giardino di San Giovanni - Via Spadaro
Deeper [Francesco Branca] | Sabato 2 novembre ore 22:00 - Giardino di via Aleardi
Enzo e il cattivo tempo | Domenica 3 novembre ore 21:30 - Giardino di via Aleardi

POESIA
Domenica 3 novembre alle ore 21:30 presso il Giardino di via Aleardi i poeti erranti di "IsolaPoesia" interagiranno con i cantautori del duo "Enzo e il cattivo tempo" dando vita ad una "performance poetica".
 
L'identità degli Spazi Espressivi Monumentali si arricchisce di espressioni artistiche, per amplificare la vivacità culturale di Scicli.
L'arte contemporanea, la musica e la poesia valorizzano così i beni monumentali patrimonio dell'umanità creando nuovo valore, sviluppo economico ed intellettuale.
Scicli punta sull'arte e sul turismo esperienziale per offrire a visitatori e viaggiatori, un’esperienza estetica irripetibile, un viaggio emozionale, un'immersione nella luce, negli aromi e nei sapori del Mediterraneo.
 
Nella prima sala di Palazzo Spadaro sarà allestito un espositore dedicato alla rivista d'arte contemporanea ESPOARTE.
 
Durante i giorni dell'evento è possibile visitare la chiesa di Santa Maria della Consolazione, in via Santa Maria La Nova, dove sono esposte le opere del progetto ORGANUM, a cura di Site Specific.


SEM  |  Spazi Espressivi Monumentali 
info@semscicli.it 
T. 0932 931154

Sasha Vinci
Direzione artistica SEM
T. +39 3805134687
sasha_vinci@yahoo.it
 
Federica Schembri
Direzione Spettacoli Musicali SEM
T. +39 3280744838
federica.schembri@gmail.com
 
Ufficio Stampa
Carmelo Saccone
MediaLive
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