RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 31 agosto 2011

Mare Nero a Torotna, a cura di Vera Agosti


L'ultima fatica di Vera Agosti, a Torona con 
Giovanni Cerri, Jacopo Raugei, Maurizio Cariati & C


Mare Nero 

Dopo la mostra presso la Barriera Albertina di Novara, dal 28 maggio al 15 giugno, Le Meduse tornano 
con una nuova tappa dell’esposizione itinerante Mare Nero, a cura di Vera Agosti e ospitata presso 
Palazzo Guidobono a Tortona dal 10 settembre al 2 ottobre 2011, in collaborazione con il Comune di 
Tortona, con il patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria, e avendo come partner 
culturali la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e l’associazione Arcadia. Nuovi lavori inediti 
arricchiscono la rassegna. 
Gli artisti del movimento Le Meduse - Giovanni Cerri, Maurizio Cariati, Jaya Cozzani, Emanuele Gregolin, 
Anna Madia, Lorenzo Manenti, Iacopo Raugei - riflettono sui disastri ambientali, cercando di cogliere la 
forza, la poesia e la bellezza nascoste nella sofferenza, nella lotta, nella speranza. 
Il petrolio nell’oceano e lungo le coste della Louisiana, il fango rosso sul Danubio, il greggio al largo della 
Sardegna, la guerra combattuta per “l’oro nero” in Iraq, i bombardamenti della Libia, l’emergenza nucleare 
in Giappone… sono alcuni dei tragici avvenimenti che hanno scosso il mondo ultimamente. 
Il titolo dell’esposizione si riferisce al danno ambientale provocato dall’azienda inglese BP, ma allude 
anche al male dell’anima, all’inquinamento spirituale dei nostri giorni, quando l’offuscamento della ragione 
e del buon senso, per il raggiungimento esasperato del profitto, portano alla catastrofe. 
Il mare nero di Giovanni Cerri è una distesa desolata di catrame, sulla quale brilla impietosa la luce 
metafisica di un cielo sconfinato. Gli animali annaspano soffocati dal petrolio nelle tele di juta di Maurizio 
Cariati. Con materiale di recupero, Jaya Cozzani realizza un’installazione interattiva per evocare il respiro 
vitale dell’uomo e della natura. Le petroliere e le piattaforme petrolifere di Emanuele Gregolin sono 
incendiate da un fuoco vivo contro il blu cupo e profondo del mare. La Civetta di Anna Madia è una 
principessa della notte, che sottolinea l’unione fra uomo e natura, mentre una piccola Cappuccetto Rosso 
osserva dubbiosa il cielo turbato da eventi misteriosi. Lorenzo Manenti dipinge i cadaveri della guerra in 
Iraq; su di essi i loghi delle compagnie petrolifere. Nei dipinti neri di Iacopo Raugei, gli uomini combattono 
contro i propri demoni interiori. Tra le macerie dell'esistenza umana, fatta di oggetti e simboli della 
quotidianità, sopravvive un piccolo germoglio, che un ragazzo si impegna a far crescere. Quando intorno a 
noi crollano le certezze, ciò che di solito ci appare privo di valore può diventare la cosa più importante per 
cui lottare. Aderisce all’iniziativa anche lo street artist americano Robin Van Arsdol, da tempo impegnato 
in cause sociali e contro l’impiego del nucleare. 
La rassegna è documentata da un prestigioso catalogo della Giampaolo Prearo Editore, storica casa 
editrice milanese. 

MARE NERO 
Le Meduse: Giovanni Cerri, Maurizio Cariati, Jaya Cozzani, Emanuele Gregolin, Anna Madia, Lorenzo 
Manenti, Iacopo Raugei; Guest artist: Robin Van Arsdol 

In collaborazione con il Comune di Tortona 
Col Patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria 
Partner culturali: Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e Arcadia 
A cura di Vera Agosti 

Dal 10 settembre al 2 ottobre 2011 
Ingresso libero 
Orari: mar | ven 16.00 - 19.30 
sab | dom 10.00 - 12.00 | 16.00 - 19.30 
Inaugurazione: sabato 10 settembre dalle ore 18 
Catalogo Giampaolo Prearo Editore 
Ufficio stampa Città di Tortona: Emanuela Carniglia tel. 0131-864284 ufficiostampa@comune.tortona.al.it

-SU NERO NERO- a cura di Franz Paludetto al Castello di Rivara

Per chi non avesse mai conosciuto Franz Paludetto, questa è l'occasione buona, oltre che per vedere una mostra "potente" ed una location straordinaria, contenitore ideale di una grande collezione permanente....

SU NERO NERO | OVER BLACK BLACK

a cura di Franz Paludetto

testi di Marisa Vescovo, Alessandro Carrer, Ugo Castagnotto

Il Castello di Rivara - Centro d'Arte Contemporanea
apre la stagione espositiva autunnale
con una grande mostra collettiva:
pittura, scultura, fotografia, video e design,
artisti nazionali e internazionali,
storici e contemporanei.
Una composizione di voci soliste, punti di vista e sguardi critici. Una storia e un modo per raccontarla.

MARCO TIRELLI, KATHARINA FRITSCH, FRANCESCO SENA,
NUNZIO, JESSICA CARROLL, PAOLO GRASSINO, LUIGI MAINOLFI, HERMANN NITSCH, ANDREAS EXNER, GIUSEPPE SALVATORI,
HERMANN PITZ, CLAUDIA ROGGE, ALESSANDRO BULGINI,
GREGORIO BOTTA, ALICJA KWADE, NICUS LUCÀ, NICOLA CARRINO, NINO MIGLIORI, CARLO D’ORIA, MATTIA BIAGI, ADRIAN TRANQUILLI, FABIO VIALE, VELASCO VITALI, STEFAN ALBER, MAURA BANFO, SANTOLO DE LUCA, KOLKOZ, RODOLFO FIORENZA, SALVATORE ASTORE, SIMONE BERGANTINI, TITTI GARELLI, ELVIO CHIRICOZZI,
GREGOR HILDEBRANDT, SIMONA GALEOTTI, ANNAMARIA GELMI, ORESTE CASALINI, ALESSANDRO GIOIELLO, MAURIZIO TAIOLI,
JIL MATHIS, SERGIO RAGALZI, DANIELA PEREGO, ARASH RADPOUR, SAVERIO TODARO, DINO PEDRIALI, ROBERTO PIETROSANTI,
CLAUDIO ROTTA LORIA, DIAMANTE FARALDO, LUIGI STOISA,
ERALDO TALIANO, PAOLA BINANTE, EDUARDO BASUALDO, ALESSANDRO GIORGI, VITTORIO RANGHINO, PAOLO PARISI,
LUCA SACCHETTI, MARCELLO DE ANGELIS, BJÖRN BENEDITZ,
PAOLO LEONARDO, PLINIO MARTELLI, FERDI GIARDINI, WIEBKE SIEM, ROBERTA VERTERAMO, ENZO BODINIZZO, SARAH LEDDA,
GINO SABATINI ODOARDI, TURI RAPISARDA, ALFREDO ACETO,
JOHAN SANDBERG, RICCARDO GIORDANO, FELICE LEVINI,
LUCIANO MASSARI, LUCIA NAZZARO, CARLO GUAITA, DARIO NEIRA, GIANNI POLITI, VALERIO TEDESCHI, MICHELANGELO CASTAGNOTTO

Nella sezione VIDEO, curata da Giovanni Viceconte:
LUCA CHRISTIAN MANDER, DARIO LAZZARETTO, JACOPO JENNA, LUCA MATTI, DEVIS VENTURELLI, MARINA PARIS, CLAUDIA GAMBADORO, MARCO LAMANNA, FRED ERNESTO MAIDA, ANNAMARIA DI GIACOMO


11 settembre – 13 novembre 2011
ven 14-18 – sab e dom 10-13/14-18
info: +39 0124 31122 - info@castelodirivara.it

Palazzo Zenobio per un importante calendario...13 mostre d'arte contemporanea...

A Venezia, non c'è solo la Biennale....

13 mostre d'arte contemporanea, performance e videoarte.
dalle ore 12 (presentazione) alle 23.

Alla presentazione interverranno i critici d'arte Saverio Simi de Burgis e Roberta Semeraro.
Artisti: Mauro Staccioli, Beverly Pepper, Hidetoshi Nagasawa, Federica Marangoni, Gianni Politi, Marco Agostinelli, Svetlana Ostapovici, Oscar Turco, John Pepper, Marino Ficola, Tommaso Tastini, Carlo Fatigoni, Lello Lopez, Ewa Bathalier, Gino Blanc, Carolina Raquel Antich, Serena Nono, Daniele Bianchi, Antonello Matarazzo, Bruto Pomodoro, Lorenzo Cardi, MonsieurMadame Di Chiappari, Oscar Alessi, Solidea Ruggiero, MariaGrazia Galatà, Pinina Podestà, Roland Quelven,
Inoltre artisti russi di San Pietroburgo e gli artisti di Kaarisilta in Finlandia.
Padiglione della Biennale dell'Armenia e dell'Islanda.
VI ASPETTIAMO!!!
(vaporetto fermata San Basilio oppure Cà Rezzonico).

Le mostre proseguono fino al 27 novembre. Lunedì chiuso.

8 settembre/presentazione

Per oltre centosessant’anni, Palazzo Zenobio ha rappresentato un luogo di sintesi per la cultura e la formazione a Venezia. L’elemento determinante di tutto questo lungo periodo, quello che ha legato il passato al presente e ci auspichiamo al futuro, è sempre stato quello della cultura e dell’arte.
Palazzo Zenobio è uno degli esempi più importanti dell’edilizia barocca veneziana e farlo rivivere al pubblico “tutto l’anno” attraverso l’arte moderna e contemporanea è il compito che ci siamo prefissi.
Vogliamo che il Palazzo interagisca pienamente con la città, attraverso il pubblico ma anche attraverso gli artisti, i critici e i vari operatori che sono attivi in Veneto
Il giorno 8 settembre dalle ore 12 (presentazione al pubblico) e fino alle ore 23 a Palazzo
Zenobio inaugurano contemporaneamente 13 nuove mostre, nell'onda di una nuova
gestione artistica che porterà nelle sede espositiva di dorsoduro numerose mostre e molte altre
esperienze culturali lungo l'intero corso dell'anno che volge al termine e poi per tutto il 2012.
Palazzo Zenobio infatti si pone l'obiettivo di diventare un nuovo punto di riferimento
per l'arte a Venezia e aldillà delle varie biennali vuole essere giornalmente, attraverso
nuove e variegate proposte, un luogo di costante proposta e ricerca, aperto "in primis" ai veneziani
e poi a tutti i cultori delle arti nel mondo.
Palazzo Zenobio, conosciuto anche come Collegio Armeno Moorat Raphael è uno dei palazzi
barocchi più belli di Venezia, la sua visita ci conduce anche alla scoperta di vari capolavori del passato,
dalla Sala degli specchi concepita dal Dorigny intorno alla fine del seicento con i suoi suggestivi giochi prospettici,
agli splendidi Carlevarijs della galleria di inizio ottocento, e annoveriamo poi i diversi affreschi della scuola del Tiepolo e infine
i fregi e gli stucchi di altissima qualità che adornano complessivamente tutto il piano nobile.
Ma, già a piano terra, varcato il portone d'ingresso si accede ad un atrio suggestivo che conduce con una prospettiva entusiasmante
allo splendido giardino storico, uno dei più grandi dell'intera Venezia.
Ecco, in questo luogo dalle tante suggestioni artistiche del passato, vogliamo inserire
costantemente la ricerca artistica dei nostri giorni e la modernità, fornire senza retorica
e con "democrazia" di generi e stili, una proposta costante che possa soddisfare una grande fascia
di pubblico, una proposta diciamo museale: dalle sperimentazione più attuale ai grandi maestri del novecento, dall'installazione
alla videoarte, alla fotografia, senza tralasciare mai nessuna esperienza perchè pensiamo che il pubblico sia vasto almeno
quanto le varie poetiche che accompagnano e danno vita all'arte. Uno sguardo particolare verrà rivolto
alle realtà artistiche del territorio, spesso schiacciate dal grande peso della Biennale e lo stesso
sarà per la ricerca etnica dell'arte, rimanendo quindi fortemente legati ad un concetto di cultura internazionale che
era ed è ancora fondamento intellettuale del Collegio Armeno Moorat Raphael.

Con il Patrocinio di Comune di Venezia, Provincia di Venezia, Regione Veneto e Accademia di Belle Arti di Venezia. 

A Venezia: ACQUA IN BOCCA Omar Galliani, Michelangelo Galliani e Massimiliano Galliani

Tre al prezzo di uno! In tempo di crisi... a parte gli scherzi, Un cognome, tre realtà, gesti ed espressioni differenti accomunate da un grande progetto, dove? A Venezia!

VENEZIA
Giardino storico di Palazzo Soranzo Cappello, Rio Marin
Santa Croce 770, Venezia

Omar Galliani, Michelangelo Galliani, Massimiliano Galliani
ACQUA IN BOCCA


A cura di Flavio Arensi

Vernissage sabato 3 settembre 2011 ore 18.00


Tutto prende forma da uno sguardo, uno sguardo seguito da un pensiero, un pensiero che diventa progetto. La dinamica tra teoria e applicazione pratica è la lezione fondamentale che un padre artista tramanda ai suoi figli che, cresciuti in un asilo estetico, di libera scelta si esprimono attraverso l'arte.
A dare forma a questa visione sono tre artisti di generazione, formazione ed espressione diverse, che portano lo stesso cognome e lo stesso carisma genetico: Omar Galliani, Michelangelo Galliani, Massimiliano Galliani.
L’espressione artistica di una famiglia a confronto, che spazia dal disegno monumentale alle sculture ambientate fino all’installazione, in un contesto straordinario nel centro di una Venezia ignota, il Giardino storico di Palazzo Soranzo Cappello, che apre le porte all’arte contemporanea. Acqua in Bocca non è solo una mostra, quanto uno scenario complesso, site specific, pensato come percorso di arte ambientata in uno spazio pubblico nascosto ma ben connotato, che nei secoli scorsi ha ispirato i racconti di Henry James e Gabriele D’Annunzio.
Il progetto espositivo di Omar Galliani prevede un’installazione nel tempio neoclassico del Giardino con tre grandi opere mai esposte in Italia, appartenenti al noto ciclo dei Disegni Siamesi, divenuto sua cifra stilistica: figurazioni doppie, che si specchiano, in cui il Maestro rappresenta contrapposizioni e dicotomie, partendo sempre dalla specularità di un Disegno che riflette se stesso nel Soggetto, generando nuove identità.
Michelangelo Galliani propone 8 opere recenti, di cui molte inedite, poste in relazione allo scenario complesso dello spazio, ispirate a una dimensione onirica e al contempo naturale, tra cui un alveare in marmo con le celle ricolme di metallo, un grappolo di cuori in bronzo che dialoga coi grappoli di uva del vigneto in frutto, figure dormienti che riposano nel giardino su cuscini di piombo.
Massimiliano Galliani ambienta nella serra posta all’ingresso un’installazione di matrice politica dal titolo Liberté, égalité, fraternité, che si rifà agli attuali disordini civili in Libia e ai motivi dell'invasione per rovesciare il regime di Gheddafi. L’installazione, il cui elemento centrale è un letto ottocentesco ricoperto da una bandiera francese, i cui piedi poggiano su ciotole riempite di petrolio, è rappresentata da forti elementi simbolici e popolari che riflettono sul concetto di invasione militare e culturale.

L’espressività di una famiglia d’arte e le lezioni di sguardo che si trasmettono naturalmente di generazione in generazione prendono forme e contaminazioni differenti, in una mostra che ha la matrice del tableau vivant.
Tre artisti con tre linguaggi diversi, i cui lavori trovano spazio in architetture recondite, tra piante secolari, dialogando tra loro e con il contesto naturale. “Tre sentieri differenti che partono e raggiungono luoghi differenti; eppure tutti consapevoli qualsiasi sentiero sia stato battuto è pur sempre e solo un sentiero dell'anima, quindi uno, qualsiasi siano i viaggiatori, qualsiasi siano le mete”, per dirla con le parole del curatore Flavio Arensi.

Acqua in Bocca è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Padova, Treviso, Belluno e Venezia, con il supporto di Bonelli ArteContemporanea.

La mostra è visitabile fino al 16 ottobre.
Orario e giorni di apertura: dal martedì alla domenica 11 - 13 e 15 - 18.30.


Il Giardino di Palazzo Soranzo Cappello

La profondità e la struttura di questo Giardino secolare e silenzioso si svela solo a chi oltrepassa il portone del Palazzo di Soranzo Cappello. Dall’esterno non si riesce a immaginarne il carattere e la dimensione, ben nascosto da un’imponente facciata seicentesca e da un lungo muro che corre lungo il canale di Rio Marin.
L’atmosfera visionaria e letteraria del Giardino, descritta sia nei racconti di Henry James (che vi ha ambientato il suo Carteggio Aspern), che nei Taccuini di D’Annunzio, si respira ancora oggi nel tempietto neoclassico e tra le statue antiche, alcune nelle nicchie, altre abbandonate sul terreno come segni archeologici, tra cui crescono piante spontanee da ormai 400 anni assieme ad eleganti gigli, piante profumate, alberi da frutta.
Il Giardino, ristrutturato con sapienza da Giuseppe Rallo, e precedentemente il Palazzo stesso da Tiziana Favaro della Soprintendenza per i beni architettonici di Venezia, oltre all’essere luogo di per sé attivo nella tutela del patrimonio storico, architettonico e naturale, assume un significato aggiunto che lo trasforma in itinerario di arte ambientata e pubblica. Il percorso delle opere dei Galliani, allestite a grande distanza l'una dall'altra, si estende dall'Atrio alla Serra dei Limoni, dalla Prima alla Seconda Corte, dai Sottoboschi lungo il Viale verso la Loggia ottocentesca, rendendo visitabile uno spazio solitamente inaccessibile.

Giardino Storico di Palazzo Soranzo Cappello - Venezia

Santa Croce 770 - Rio Marin
Venice, Italy

Un Beluffi strepitoso, che non le manda a dire su Arslife!

Questa è musica per le mie orecchie... anzi per la mia mente avendo perso da tanti anni l'abitudine di leggere a voce alta. Emanuele Beluffi si conferma uno con le palle! Non le manda a dire e ha il coraggio di dirle! Bravo! Trovo, su ArsLife (http://www.arslife.com ), questo suo scritto e devo confessare di condividre in pieno quello che asserisce, nella totale consapevolezza che molti non saranno dello stesso parere...


Jean Clair contro la cultura da borgatari. Ma dovrebbe saperlo: ogni stile è all’altezza del proprio tempo, quindi non faccia troppo il cagacazzi 
di Emanuele Beluffi

Non ci resta che reagire. Il virus plutocratico del marketing ha infettato l’organismo dell’arte contemporanea e a tale degenerazione si deve rispondere con un’opposizione reazionaria. Questa la tesi del rispettato 
intellectuel Jean Clair, già direttore del Musée Picasso di Parigi e conservatore del Patrimonio di Francia, nonché direttore della Biennale veneziana del 1995 e membro dell'Académie française, l’indignato speciale di cui l’editore Flammarion ha recentemente dato alle stampe l’ultimo pamphlet: L' hiver de la culture (L’inverno della cultura). Ne ha parlato Vincenzo Trione sul compassato Corrierone lo scorso 8 agosto e in attesa che arrivi per davvero il Generale Inverno e che Skira ne pubblichi l’edizione italiana, ci piace riparlarne qui. Chi scrive basa le proprie riflessioni sulle anticipazioni apparse sui giornali e in Rete e dichiara fin da ora di essere pronto a rimangiarsi ogni sua parola, qualora la lettura dell’edizione italiana del libro di Jean Clair - prevista per novembre 2011 - dovesse smentirne in toto o in parte le assunzioni. 

Jean Clair equipara i musei a grandi magazzini edificati per attrarre il più alto numero di visitatori, massa anonima impaurita dal presente che va a vedere la grande mostra per distrarsi un po’. Mentre l’artista, evidentemente considerato dall’intellettuale transalpino alla stregua di una figura mitopoietica, lungi dall’essere un profeta - e quando mai lo fu? -, s’è ridotto a fautore illetterato di provocazioni. Jean Clair lamenta la scomparsa della cultura intesa come religiosità laica, ora ridotta a vuoto simulacro - e figurati se un francese non chiama in causa l’inutile Baudrillard, pensatore molto sopravvalutato -, governato dalla logica mercantile che impone di offrire un prodotto anziché il capolavoro di pura bellezza dei vecchi tempi andati. Giocando con le parole, come son soliti fare i pensatori francesi sulla scorta di Derrida, Deleuze e compagnia brutta, lo storico dell’arte enfatizza le vestigia della cultura come reliquario culturale - nel senso, non c’è più la cultura, c’è solo il culturale - , idolo per i gonzi che passano la domenica a visitare la grande mostra al museo/centro commerciale.
Come sono noiosi, questi intellettuali che al pari dei comunisti credono di saperla lunga arrogandosi il diritto di mostrarci la verità, a noi coglioni inabilitati a percepirne le sovrastrutture che ingannano il nostro senso critico.
Jean Clair s’indigna del declino avviato dalle post avanguardie e si scandalizza degli scandali, tacciando le sperimentazioni di un Andres Serrano, un’Orlan o una Cindy Sherman di vuoto esibizionismo e tronfio egotismo: artisti narcisi che si beano dell’ostensione dello schifo, titillatori del disgusto e della violenza. E pure ignoranti: Jeff Koons, Maurizio Cattelan, Takashi Murakami e il resto della banda hanno marinato la scuola - nella fattispecie, la bottega di un maestro -, sono senza talento, senza mestiere e conoscono solo le strategie di marketing. 
Ma proprio qui casca l’asino. Ed è una realtà che Jean Clair, dall’interno della sua torre d’avorio, finge di non vedere. Non esiste una distinzione fra cultura alta e cultura bassa, esiste piuttosto la cultura tout court, con tutte le declinazioni che essa assume in un dato contesto epocale. E ognuna di tali declinazioni è uno stile egualmente dignitoso, in quanto riflesso di un’epoca, oggettiva e misurabile. Deprecare la decadenza della modernità perchè essa non incontra il proprio gusto, rimpiangendo una non meglio precisata età delle regole classiche, è un vezzo che un critico non può concedersi: un critico non è un turista e il suo sguardo deve prescindere dal soggettivismo dei gusti personali.
Prendersela col mercato, poi, è come sparare sulla Croce Rossa. L’arte, senza il mercato, non esiste. Una volta erano papi e imperatori, ora collezionisti e galleristi, ma l’arte si è sempre appoggiata all’economia - nel senso puro del termine, di amministrazione delle cose domestiche, cioè di cose nostre. E il marketing è uno strumento cui nessun artista, neppure il massimalista ideologo anticapitalista di turno, può rinunciare, se non vuole che la sua opera resti confinata nelle quattro pareti dello studio (quando fai veicolare la tua mostra in modo da massimizzarne la visibilità, adotti con ciò stesso una strategia di marketing, anche se non maneggi danaro). Lo stesso discorso si applica ai grandi nomi e alle grandi mostre. Una mostra in un museo ti può cambiare la vita, ma questo museo è una struttura che deve realizzare profitti, pena la chiusura (almeno in teroria dovrebbe essere così). Fatemi conoscere un artista che non vorrebbe che la sua opera fosse vista da qualcuno, se possibile in un numero maggiore di amici e parenti più stretti. Idem per quanto riguarda la retrospettiva del grande artista, ordinata dal grande curatore presso il grande spazio istituzionale. Ma perché ciò avvenga, urge sporcarsi le mani. Il che non significa equiparare un quadro a un panino, ma assumere dentro sé l’idea che non esiste l’opera d’arte autonoma e sussistente, luccicante nel firmamento come una stella fissa. E come l’intende Jean Clair. L’arte non è forma pura. Credere che essa sia solo esperienza spirituale significa cadere nel misticismo e perdere il contatto con la realtà.
E un critico, se non soffre d’agorafobia, col mondo là fuori deve - dovrebbe - sistematicamente fare i conti. Jean Clair scambia per realtà le proprie sofisticherie: s’indigna di quanto oggi ci propinano gli operatori del settore (artisti, galleristi, direttori di musei, curatori, collezionsiti, giornalisti. E qui casca un’altra volta l’asino, perchè quello dell’arte è un sistema complesso che non si può categorizzare secondo schemi concettuali monolitici), ben lontano dall’afflato universale che promana da quelle opere che ci interrogano drammaticamente su temi sociali (Jean Clair cita Zoran Music, e va bene. Ma a questo punto anche quel furbetto di Boltanski dovrebbe rientrare nella categoria delle eccellenze e questo va già meno bene). E non v’è nulla da fare, se non opporre un aristocratico atteggiamento di reazione all’imbarbarimento estetico vigente: una volta i vecchi CCCP predicavano “socialismo o barbarie”. Ora, secondo Jean Clair, non ci resta che essere reazionari. Ma non si capisce a chi o a cosa e verso dove si debba riorientare lo sguardo.
Vincenzo Trione scomoda il Pasolini degli Scritti corsari e l’Oswald Splenger del Tramonto dell’Occidente come paraventi d’eccellenza con cui misurare il pamphlet L' hiver de la culture. L’efficacia di tali illustri rimandi esplicativi sarà verificata, ma per ora questo Jean Clair sembra più simile allo Julius Evola di Rivolta contro il mondo moderno: velleitarismo intellettuale sopraffino estraneo alla dura realtà.
L’Accademico di Francia dovrebbe saperlo: Alois Riegl disse che ogni stile è all’altezza del proprio tempo. Se Jeff Koons espone il suo cuore pendente nella reggia di Versailles e tutti vanno a vederlo - con grave scorno di Jean Clair -, ciò non significa che la cultura sia scomparsa, ma piuttosto che il classicismo ha rotto le balle (e Koons, a esser rigorosi, non è poi così all’altezza della nostra epoca, dal momento che la morte ha più fans del sesso. Ecco perché Damien Hirst è la blue chip dell’arte contemporanea). La diade progresso vs reazione è l’araba fenice che risorge in ogni contesto epocale: fa parte del gioco. E Jean Clair, malgré lui e il suo aristocratico sprezzo per i tempi moderni, sta giocando questo gioco. Non v’è nulla di male. Come non v’è nulla di male se Maus, la graphic novel di Art Spiegelman, convive insieme ai disegni di Zoran Music su Dachau e Buchenwald: l’una non val meno degli altri (poi, certo, io preferirei acquistare un disegno di Music, e senza doverci per forza vedere soltanto un tributo alla Shoah, ma non per questo mi ergo a vessillifero di un’eccellenza culturale). Jean Clair sembra volersi opporre a una cultura da borgatari a difesa della cultura alta - quale? -, ma di ritorni all’ordine e indignate cassandre la storia è piena, così come di falsi profeti che pretendono di applicare alla realtà le sofisticherie cresciute nell’etere del loro cervello.


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martedì 30 agosto 2011

“Piet Mondrian – l’armonia perfetta” al Complesso del Vittoriano


L'ossessione del rigore lo ha portato a mettere in "gabbia" la libertà per poi affrancarla attraverso il colore... Piet Mondrian a Roma a ottobre! ASSOLUTAMENTE DA NON 
PERDERE!!!


“Piet Mondrian – l’armonia perfetta”

Una grande mostra è in arrivo al Complesso del Vittoriano per il prossimo autunno. Dal 7 ottobre al 29 gennaio 2012 Piet Mondrian sarà l'artista celebrato in una grande mostra monofrafica. La mostra dal titolo L'Armonia Perfetta, racconta la sua ossessione per l'idea di progresso.
Negli anni a cavallo tra i due secoli gli artisti d'avanguardia non si accontentavano più di un'arte deputata a rappresentare l'aspetto esteriore della realtà e ricercavano una verità più profonda, oltre l'esteriorità. Affascinato dalla corrente cubista, Mondrian continuò a lavorare sulle possibilità di strutturazione per riduzione, già contenute nel Cubismo, fino alla pittura astratta e, alcuni anni più tardi, inaugurò quello che definì Neoplasticismo.
Come in Kandinskij, agli elementi espressivi della pittura – linea, colore e forma o superficie – veniva attribuito un valore proprio, che non rimandava a qualcos'altro. In più, Mondrian ridusse tali elementi all'essenziale: soltanto linee rette, verticali e orizzontali, mai diagonali; soltanto colori primari – nessun colore composto, come in natura – e i non-colori nero, bianco e grigio. 
Fonte:www.savethadate.it

Chi muove l'arte: Carta d'identità di... il punto della situazione ad oggi 30 agosto

Sta ottenendo un grande successo questa nuova rubrica "Chi muove l'arte: Carta d'identità di..." tant'è che si è trasformato in un progetto letterario a tutti gli effetti... 




di seguito il breve testo introduttivo che accompagnerà l'edizione cartacea ed il punto della situazione ad oggi 30 agosto 2011:


 Carta d'identità di ...

Durante una giornata d’agosto, un po’ per trovare riparo alla canicola estiva, un po’ perché sono sempre attratto e affascinato dalle librerie, mi sono ritrovato di fronte allo scaffale con sopra la scritta “Guide”.
Di fronte ai miei occhi, un universo a me sconosciuto.
Dal volume che promette di fare di te il Re del riciclaggio, a quello che ti trasformerà in mago della finanza.
Un altro che millantava che dopo aver letto quel piccolo volume avresti potuto affrontare gli oceani in solitaria a quello che ti trasformava in perfetto antiquario… insomma una guida per tutto, tutti e forse anche di più.

Da tempo avevo in mente di scrivere una sorta di vademecum sull’arte italiana di oggi. Ma non volevo produrre il solito clone di cose già presenti sul mercato scritte da persone molto più qualificate del sottoscritto.
Ne volevo produrre una sorta di elenco a modi annuario e similari.…

Volevo un confronto.

L’arte ed il suo mercato si compone di quattro attori principali: l’artista, il critico e/o curatore, il mercante e/o gallerista ed il collezionista.
 Volevo mettere a confronto questi attori, dar loro una “identità”.
Allora ecco affacciarsi nella mia mente questa idea. Creare delle “carte d’identità” dei singoli protagonisti.
“Chi muove l’arte”, l’argomento di questo primo volume, ovvero chi crea la letteratura dell’arte: critici, curatori, giornalisti, direttori di musei e figure che operano nel settore.
“chi produce l’arte”, argomento del prossimo volume, che darà i connotati a coloro che fanno arte: artisti & c.
Ed infine il terzo volume “chi vende l’arte”, ovvero i galleristi, i mercanti, i dealer e similari.

Sono  convinto che fra il serio ed il faceto si potrà trarre così un quadro più o meno realistico della situazione italiana della “realtà arte”.
Una favolosa realtà che negli ultimi anni non è più solo magnificenza, cultura, costume ma anche mercato e business.

Una ennesima collana di guide? No un aiuto alla scoperta delle identità di chi muove, produce e vende l’arte ora!


Hanno sinora risposto:



... chi ancora non ha fatto pervenire la sua risposta:

  • Lori Adragna
  • Dalmazio Ambrosini
  • Simonetta Angelini
  • Antonio Arévalo
  • Luca Beatrice
  • Stefania Binato
  • Elena Bordi
  • Eugenio Borroni
  • Davide Bramante
  • Manuela Brevi
  • Lorenzo Bruni
  • Chiara Canali
  • Angela Capasso
  • Luciano Caramel
  • Stefano Castelli
  • Barbara Collevecchio
  • Enrico Crispolti
  • Anna Daneri
  • Philippe Daverio
  • Paolo De Grandis
  • Valerio Dehò
  • Massimo Di Carlo
  • Mimmo Di Marzio
  • Giacinto Di Pietrantonio
  • Julia Draganivic
  • Marta Fiaschi
  • Cecilia Franceschini
  • Matteo Galbiati
  • Martina Gambillara
  • Raffaele Gavarro
  • Anna Lisa Ghirardi
  • Linda Giusti
  • Margherita Guccione
  • Filippo Lotti
  • Francesco Lucifora
  • Giada Lusardi
  • Monica Mantelli
  • Francesco Marcolini
  • Gianfranco Marianello
  • Barbara Martusciello
  • Alberto Mattia Martini
  • Gianluca Marziani
  • Gabriele Mazzotta
  • Barbara Meneghel
  • Luigi Meneghelli
  • Alessandra Menesini
  • Beatrice Merz
  • Gianni Moretti
  • Santa Nastro
  • Franz Paduletto
  • Tiziana R. Pantaleo
  • Ludovico Pratesi
  • Ilaria Pergolesi
  • Giancarlo Politi
  • Marina Pugliese
  • Domenico Quaranta
  • Alessandra Redaelli
  • Gianni Romano
  • Flora Rovigo
  • Lorella Pagliucco Salvemini
  • Davide Sarchioni
  • Lucia Spadano
  • Clarissa Tempestini
  • Massimiliano Tonelli
ed altri se ne aggiungeranno...