RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 27 ottobre 2010

Ecco i vincitori del Cairo 2010




Si è conclusa la kermesse 2010 del Premio Cairo. 
Tra i tanti validi artisti presenti in concorso, la giuria composta da STEFANO ZECCHI, PATRIZIA SANDRETTO RE REBAUDENGO, GIANFRANCO MARANIELLO, MARCO PIERINI, GABRIELLA BELLI, MARCO MENEGUZZO, DANIELA CLERICI ha scelto il vincitore: MASBEDO (Nicolò Massazza, Milano, 1973 e Jacopo Bedogni, Sarzana, 1970). I miei personali complimenti.


p.s. Io tifavo Mazzoni...






Per saperne di più su i Masbedo:
(http://guide.supereva.it/creativita/interventi/2009/04/masbedo ). 

"L'APOCALESSE! LA RELIGIONE NEL 2010..."

Una bella collettiva con spunti molto interessanti... da vedere!


L’apocalisse forse e’ il presente le notizie di tutti i giorni ,i disastri ambientali o forse semplicemente cio’ che tutte le religioni cercano di comunicare attraverso i propi libri sacri per avvisarci che la pazienza di Dio ha un limite…per altri il fatto che ancora nel 2010 molte nazioni tra cui l’Italia pur essendo una repubblica laica e’ schiava di una morale cattolica destinata al declino.
Molti pensano invece che l’occidente e’ in una fase di islamizzazione e che 11 settembre e’ stato il giorno di inizio della shiad.
C’e’ chi si nasconde nel proprio mondo ovattato e sicuro fatto di esseri in rivolta con la realta’ o chi si rassicura distruggendo raffigurazioni tipiche e ormai scontate della pop art .
Su di una cosa questi 19 artisti sono d’accordo sul fatto che l’arte e’ libera e che non c’e’ peggior offesa che occultare e censurare i propi incubi!

19 artisti sprigionano i propri angeli e demoni, rilevando al Mondo la loro Pathmos!

Hackatao sarà presente con 2 Sculture (MegaPodmork Moloch-1 e 2) e un Opera su tela (ApodCALYPSmork).

Paul Kostabi – Paolo Facchinetti – Marco Besana – Paolo Schmidlin – Pietro di Lecce – Hackatao (Scalet – Squarci) – Giacomo Onorato – Paride Ranieri – Elvira Keller – Emanuela Pischedda – Daniele Frisina -Pier Paolo Bandini – - Roberto Fontana – Rocket Fairchild – Pesk – Anonymous art – Fulvio Martini

VERNISSAGE : 6 novembre dalle ore 18:30 ingresso libero
DAL 6 NOVEMBRE AL 6 DICEMBRE 2010 dal Lunedì alla domenica dalle ore 10:00 alle ore 19:00


martedì 26 ottobre 2010

da ArsLife - Araki "Love and Death" (NIPPON - Lugano)


Araki è uno degli artisti che più amo. Lugano rende omaggio a questo genio giapponese. 



A partire dal 23 ottobre 2010, Lugano ospita quattro grandi mostre e numerose iniziative dedicate alla cultura del Sol Levante, in un affascinante percorso che va dalle espressioni artistiche più contemporanee fino alle origini dell’arte e delle antiche tradizioni giapponesi.

Araki Love and Death  

Museo d’Arte, Villa Malpensata
23 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011

GUTAI Dipingere con il tempo e lo spazio 
Museo Cantonale d’Arte e Parco di Villa Ciani
23 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011
Ineffabile perfezione. La fotografia del Giappone. 1860 – 1910 
A cura del Museo delle Culture
Villa Ciani
23 ottobre 2010 - 27 febbraio 2011

Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 
Museo delle Culture, Heleneum
23 ottobre 2010 - 27 febbraio 2011

Attività collaterali
Il Ciani

30 ottobre 2010 – 20 febbraio 2011

Gli spettacoli
Palazzo dei Congressi, Nuovostudiofoce, Teatro Cittadella
9 ottobre, 21 ottobre, 26 ottobre, 29 novembre, 7 dicembre 2010

Il nuovo centro culturale LAC intraprende il suo viaggio. Dopo il primo atto dello scorso 8 maggio, con la posa della prima pietra della sede espositiva – in una grande festa di piazza che ha coinvolto l’intera città - si inaugura ora la prima stagione espositiva del nuovo marchio.

Naturalmente la nuova sede di fianco al vecchio Hotel Palace non c’è ancora: il termine dei lavori è previsto per inizio 2013. Tuttavia quella che già c’è, e si vede, è l’impronta del rinnovato spirito espositivo luganese: con iniziative che non nasceranno isolate, o addirittura in conflitto tra loro, ma prevederanno ogni volta integrazioni delle diverse attività, in nome di una cultura moderna, pervasiva, capace di lasciare un segno nel tessuto della città. Un nuovo spirito unitario, che prosegue il suo cammino dopo la fondamentale tappa dello scorso 31 maggio, quando fu firmato l’accordo di collaborazione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte, proprio in vista di un progetto culturale condiviso.

La prima iniziativa all’insegna di questo mutato atteggiamento esordisce il 23 ottobre prossimo con la grande rassegna Nippon – Tra mito e realtà: arte e cultura dal Paese del Sol levante. Un’iniziativa che documenta secoli di cultura artistica e sociale, abbracciando tanto la tradizione quanto la stretta contemporaneità, per mettere a fuoco gli elementi ricorrenti nell’evoluzione della straordinaria civiltà giapponese. E il percorso cronologico riunirà sotto il segno del Sol Levante l’intera città, con l’utilizzo delle diverse sedi espositive, legate fra di loro dal progetto comune del LAC. A partire da Villa Malpensata, Nippon si dispiega infatti lungo il lago verso il Museo Cantonale d’Arte, Villa Ciani con il suo parco, il Palazzo dei Congressi e Il Ciani, per concludersi al Museo delle Culture. Attraversando la città il visitatore di Nippon scopre la ricchezza e la densità dei luoghi che Lugano dedica alla promozione della cultura.

Ma non si tratterà soltanto di esposizioni: sono infatti previste iniziative a sorpresa che tramuteranno per qualche tempo i luoghi principali della città di Lugano, trasformandola in qualche occasione in una piccola Tokyo sul lago. E non mancheranno manifestazioni, incontri e spettacoli teatrali come ulteriori approfondimenti.

Araki Love and Death 
Museo d’Arte, Villa Malpensata, 23 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011

Nobuyoshi Araki è uno degli artisti fotografi più noti e celebrati al mondo che ha al suo attivo più di quattrocento pubblicazioni. Nonostante la fama internazionale dell’artista, la mostra di Lugano è una delle poche retrospettive europee a lui finora dedicate.
La fotografia di Nobuyoshi Araki esprime e riattualizza molti dei temi che più strettamente si legano alla cultura giapponese. L’esposizione documenta l’opera dell’artista nelle sue diverse declinazioni: oltre alle celebri serie autobiografiche, come ad esempio Sentimental Journey/ Winter Journey che narra la relazione fra Araki e la moglie Yoko dal giorno del loro matrimonio fino alla malattia e prematura scomparsa di lei nel 1990, sono documentati i paesaggi urbani, le evocative immagini di fiori e di cibo, le poetiche serie dedicate al cielo e naturalmente le serie di nudi femminili e bondage cui, più che a ogni altro soggetto, si lega la fama dell’artista.
Da questo essenziale elenco emerge fino a che punto l’opera di Araki esprima la cultura giapponese, nell’esaltazione del mutare delle stagioni, della bellezza caduca dei fiori e della sensualità femminile. Le fotografie dell’artista non si limitano a una semplice registrazione di questi soggetti, ma rendono evidente e quasi tangibile anche agli occhi di un occidentale il carattere conturbante che essi assumono nella cultura nipponica.
La mostra riflette l’urgenza dell’artista di catturare il continuo mutare della realtà attraverso una documentazione fotografica serrata: accanto a quasi duemila scatti di medio o grande formato, sono presentate in una fittissima disposizione a mosaico tremila delle polaroid scattate dall’artista nel corso degli anni. Il visitatore viene dunque investito, e disorientato, da un impatto visivo generato non solo dai singoli scatti ma dall’insieme delle immagini. A rendere unica la mostra di
Lugano è infine la presentazione degli ultimissimi lavori di Araki fra cui le serie dedicate all’adorata gatta Chiro e, in anteprima mondiale, una serie di fotografie di grande formato sulle quali l’artista interviene con segni calligrafici, pittura e collages.

GUTAI Dipingere con il tempo e lo spazio 
Museo Cantonale d’Arte, 23 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011

Se l’opera di Nobuyoshi Araki invita a osservare il mondo attraverso lo sguardo di un artista giapponese e a coglierne la carica sensuale, le opere del gruppo Gutai permettono di cogliere il significato di concetti quali quello di materia o dell’atto creativo e quale sia il rapporto fra artista e natura nell’isola del Sol Levante.
Il gruppo Gutai si costituisce nel 1954 a Ashiya, presso Osaka, su iniziativa del pittore Jiro Yoshihara insieme ai giovani artisti Shozo Shimamoto, Chiyu Uemae e Tsuruko Yamazaki. Gutai, che negli anni vedrà accrescere il numero dei suoi membri, sarà attivo fino al 1972, data della morte del venerato fondatore Jiro Yoshihara. L’attività del gruppo è caratterizzata da happening, installazioni all’aperto (da qui la denominazione "avanguardia sotto il cielo"), mostre di un giorno, action painting e performance di carattere teatrale.
La mostra al Museo Cantonale d’Arte intende focalizzare l’attenzione sul primo e secondo periodo Gutai (1954-1960 e 1961-1964 ca.), le fasi più intense e significative nella ricerca di nuovi linguaggi. L’intento è quello di approfondire la portata e l’eredità del gruppo a quasi quarant’anni dal suo scioglimento. Alla luce del crescente interesse (Biennale di Venezia 2009), la mostra si focalizza non solo sulla pittura gestuale Gutai, ma specialmente sugli esordi caratterizzati da performance e installazioni. Le opere esposte all’interno del museo permettono di apprezzare dal vivo lavori, abitualmente conservati in istituzioni nipponiche, di figure ormai leggendarie e di cogliere le peculiarità dell’arte astratta nel Paese del Sol Levante, mentre le installazioni all’aperto sono oggetto di un’autonoma sezione allestita nel Parco di Villa Ciani.
Coerentemente con la cultura giapponese, l’opera degli artisti appartenenti a Gutai non si serve dei materiali dell’arte per esprimere individualità artistiche, come avviene nella prassi occidentale. Nell’opera del gruppo ciò che presiede alla creazione è il desiderio di dare vita alla materia per rivelarne le qualità intrinseche. Il rapporto fra artista e materia appare dunque rovesciato: sono gli artisti a porsi al servizio dell’opera, anziché piegarla alla propria sensibilità.

GUTAI Dipingere con il tempo e lo spazio
Parco di Villa Ciani, 23 ottobre 2010 - 20 febbraio 2011

La creatività di Gutai mira ad esprimere l’autonomia estetica dei materiali. Nel rispetto di questo principio essa non si esaurisce nella produzione di lavori destinati ad ambienti museali. In molti casi presuppone invece il rapporto con la natura e lo spazio aperto. La mostra ospitata presso il Museo Cantonale d’Arte trova dunque un suo logico ampliamento nel Parco Ciani. Qui sono ricreate alcune delle più significative installazioni ideate dagli artisti del gruppo in occasione delle esposizioni all’aperto organizzate in Giappone a metà degli anni Cinquanta. Fra le opere figurano una lunga passerella percorribile, un campanile di stoffa dall’interno del quale si può osservare uno scampolo di cielo e una serie di festoni di nylon contenenti acqua pigmentata con colori diversi. Tali opere presuppongono in molti casi una partecipazione attiva dell’osservatore: esse si inseriscono nel contesto del parco, incuriosendo anche coloro che abitualmente non frequentano i musei e comunicando un’idea dell’opera d’arte agli antipodi rispetto a quella tradizionale.

Ineffabile perfezione. La fotografia del Giappone. 1860-1910 
A cura del Museo delle Culture, Villa Ciani, 23 ottobre 2010 - 27 febbraio 2011

A Villa Ciani vi sarà Ineffabile perfezione. La fotografia del Giappone. 1860-1910. Si tratta della più ampia esposizione temporanea del genere mai realizzata al mondo. Il percorso tematico, frutto di un lavoro di ricerca condotto dall’équipe del Museo delle Culture a partire dal 2007, accompagna il visitatore alla scoperta dell’immagine tradizionale del Giappone.
Il visitatore è introdotto, passo dopo passo, a una visione più matura dell’incontro tra il Giappone e l’Occidente. I temi principali sono la rappresentazione del paesaggio e la natura “educata” dalla cultura, l’importanza del mezzo fotografico nel definire l’immagine del Giappone, il gusto dell’esotismo e il profondo rapporto tra la fotografia e le stampe del ukiyo-e.
L’esposizione presenta un’approfondita analisi dell’opera e degli stili dei principali fotografi, giapponesi e europei, attivi nel periodo in questione con una sorprendente esplorazione delle dinamiche storiche e antropologiche del “viaggio in Oriente” e dell’ “estetica del souvenir”.
Gli album di fotografie in mostra presentano coperte finemente laccate e scolpite che sono, a loro volta, un genere artistico di grande interesse. Il percorso espositivo presenta un apparato scenografico particolarmente suggestivo, come in una sorta di passeggiata all’interno di un giardino giapponese.
L’esposizione è completata dalla presenza di una cinquantina di opere d’arte e di raffinati oggetti di cultura materiale provenienti da alcune prestigiose collezioni private. Fra questi, una magnifica armatura di samurai del XV secolo, preziose sculture di carattere religioso, una raffinatissima selezione di abiti maschili e femminili e una scelta di straordinarie maschere del teatro Nō.

Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 
Museo delle Culture, Heleneum, 23 ottobre 2010 - 27 febbraio 2011

La naturale conclusione del percorso espositivo è rappresentata dalla mostra dedicata agli shunga presso il Museo delle Culture. Gli shunga, termine giapponese che significa letteralmente “immagini della primavera”, sono un genere di stampe a soggetto erotico che raggiunsero la massima fioritura nel periodo dello shogunato dei Tokugawa, tra il 1603 e il 1867.
In estrema sintesi, gli shunga costituiscono una delle più vivaci manifestazioni di una riflessione etica ed estetica sulla brevità e transitorietà della vita, riflessione che esprime i valori del ceto borghese delle grandi città di quel tempo. Mercanti, artigiani, medici e artisti erano esclusi dal potere politico, ma, economicamente fiorenti, affermavano una concezione edonistica della vita, in aperto contrasto con la rigida morale neoconfuciana dei samurai che reggevano il paese. In definitiva, gli shunga materializzano la visione del mondo di coloro che irridevano il conservatorismo del potere politico, raffigurando il lusso, le feste, gli spettacoli teatrali e la vita delle case di piacere, dove i borghesi trovavano la compagnia di donne esperte nell'arte dell'intrattenimento e dell'amore.
L’esposizione, frutto di una ricerca condotta dal Museo delle Culture e dai suoi partner, intende guidare il visitatore alla scoperta di un genere artistico inusuale, ma che esprime un profondo legame con la vita e la cultura giapponese del suo tempo e, più in generale, con le filosofie e la visione del mondo delle civiltà dell’Oriente. La selezione presenta opere degli autori più importanti dell’evoluzione del genere degli shunga, da Koryusai a Kunimori, e comprende gran parte degli artisti più noti, come Kiyonaga, Utamaro, Hokusai e Hiroshige.

Attività collaterali
Il Ciani, 30 ottobre 2010 – 20 febbraio 2011
Per tutto il periodo, una serie di iniziative collaterali favoriranno l’incontro del pubblico con la cultura giapponese attraverso molte sue affascinanti forme d’espressione.
Il Ciani ospiterà una serie di eventi e attività, a cura delle associazioni culturali Giappone in Italia e Giappone in Ticino, che permetteranno di osservare da vicino o prendere parte in prima persona ad alcuni momenti rituali e culturali della vita nipponica, realizzati e condotti da esperti conoscitori di ognuna delle discipline proposte. In particolare, vi sarà l’opportunità di assistere alla vestizione del kimono e della geisha, o alla cerimonia del tè, rito che in Giappone trascende la dimensione privata per assumere un significato sociale e spirituale.
Inoltre, si terranno ulteriori appuntamenti con la Cultura del Giappone, come dimostrazioni di ikebana, di arti marziali, oltre a proposte di corsi di origami e impacchettatura, potatura del bonsai, performance di calligrafia e canto.

Gli Spettacoli

Palazzo dei Congressi, 9 e 21 ottobre 2010

Nuovostudiofoce, 26 ottobre 2010
Teatro Cittadella, 29 novembre e 7 dicembre 2010
Il progetto Nippon contempla anche una serie di spettacoli a partire già da sabato 9 ottobre 2010, quando al Palazzo dei Congressi andrà in scena Kodo in concerto: un’eccezionale esibizione dei 13 musicisti-danzatori del più spettacolare e famoso gruppo giapponese di percussioni taiko - la Compagnia Kodo - in tournée mondiale e in esclusiva svizzera e unica data vicino all’Italia.
Giovedì 21 ottobre 2010, sempre al Palazzo dei Congressi, sarà la volta della Martha Graham Dance Company con uno straordinario spettacolo di danza articolato in 5 coreografie firmate dalla grande Martha Graham e le affascinanti scene dello scultore giapponese Isamu Noguchi.
Martedì 26 ottobre 2010 al Nuovostudiofoce, andrà in scena Nô e Kabuki, particolarissima conferenza danzata di e con Shiro Daïmon, uno dei massimi esperti e interpreti dell’arte gestuale tradizionale giapponese (in collaborazione con il Festival Internazionale del Teatro).
Lunedì 29 novembre 2010 al Teatro Cittadella, Teatro Kyôgen è una serata teatrale che mette in scena delle storie comiche giapponesi che richiamano situazioni, personaggi e tecniche della nostra Commedia dell’Arte. E per finire, martedì 7 dicembre 2010 al Teatro Cittadella, Madame de Sade di Yukio Mishima (con la Compagnia Teatroaperto/Teatro Dehon Teatro Stabile dell’Emilia Romagna e la regia di Piero Ferrarini) propone una visione al femminile della figura del Divin Marchese su un testo teatrale centrale nella produzione scenica dello celebre scrittore giapponese che è anche una straordinaria sintesi di elementi culturali europei e nipponici.


da Exibart: Verso StEP09, fra le news della fiera milanese un articolato progetto di Andy (Blue Vertigo)


Beh che dire... ogni tanto un po' di soddisfazione...



pubblicato martedì 26 ottobre 2010

 
Andy (Blue Vertigo)Countdown avviato per la seconda edizione di StEP09, la fiera che si terrà a Milano dal 26 al 28 novembre nella "nuova” sede del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. E con l'avvicinarsi del via, si vanno definendo i dettagli di quella che si prevede come un'edizione di consolidamento e di apertura a livello internazionale.
In questa ottica un ruolo fondamentale lo giocano i già annunciati gemellaggi con
Berliner Liste Green Art Fair Pechino, che saranno sanciti - ed è notizia dell'ultim'ora - con la presenza a Milano dei due direttori, rispettivamente Wolfram Volcker ed Apple-Keng. Perfezionata anche la lista delle gallerie partecipanti, che saranno una quarantina, delle quali oltre il 30% straniere. Fra le italiane hanno confermato la presenza le milanesi Pack, Gloria Maria Gallery, NoWhere Gallery, MagroRocca, The White Gallery, la romana CO2 Contemporary Art, la Skin Gallery da Brescia.
Protagonista dell'evento di inaugurazione di StEP09 sarà la Galleria San Lorenzo di Milano, con due progetti appositamente concepiti. Il primo dedicato allo street-artist
Thomas Berra, che presenterà un'installazione site-specific, dove troveranno convivenza video e pittura; il secondo più articolato, con un progetto musicale dal titolo Popage, visibile la sera dell'inaugurazione, ideato da Andy (Blue Vertigo) ed il chitarrista Fabio Mittino, ed una rassegna di opere create dal laboratorio creativo FLU-ON - ideato e diretto sempre da Andy - dove verrà posto l'accento sul collegamento fra PopArt e Neo-Pop. 

vedi anche:
http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.com/2010/10/step09-2-edizione-26-28-nov-2010-una.html

"IL CIELO SOPRA" collettiva alla Romberg a cura Italo Bergantini e Gianluca Marziani

Apre un nuovo spazio espositivo e lo fa nel migliore dei modi, con una collettiva di notevole interesse, dove trova ospitalità uno degli artisti che più stimo: Carlo Cane. A Latina sotto la cura del duo Bergantini/Marziani. Da vedere. 

IL CIELO SOPRA_ è il titolo della mostra d’inaugurazione del nuovo spazio
espositivo che la ROMBERG ARTE CONTEMPORANEA apre a Latina.
Dopo la bella avventura con la galleria romana di Piazza de’ Ricci, Italo Bergantini
inizia una nuova vicenda culturale nel cuore della città pontina. Fin dal titolo
dichiara le sue intenzioni: andare oltre la consuetudine figurativa, oltre il limite
“terreno” dei generi pittorici e fotografici, oltre gli accademismi della scultura
contemporanea. Attaccarsi al cielo con lo sguardo e le intenzioni, volando sopra
la città sul filo di ispirazioni giovani e consolidate, figlie di una qualità iconografica
italiana e internazionale che la Romberg ha sempre alimentato nella sua lunga
storia espositiva.
Per l’occasione sette artisti interpretano la città contemporanea, parlando di
architettura e mutamenti urbanistici, di sogni e abusi edilizi, di luoghi emozionanti
e suggestioni contraddittorie…
Graziano Pompili è artista paziente con le sue riflessioni scultoree sul paesaggio,
sull’uomo, sulle strutture fisiche essenziali. E col “suo fare semplice” ci riconduce,
per questa mostra, all’idea, all’archetipo di abitazione primitiva in agro pontino:
la lestra.
Marcello Scopelliti, attraverso lo strumento fotografico, fornisce un denso
resoconto del quartiere Nicolosi, regalandoci una visuale toccante e personalissima
che rivela un quartiere popolare dal volto multietnico.
Massimo Rossetti ci narra la città degli anni ‘60 e ‘70: dalle facciate tipiche
di un’architettura di periferia ai tanti verticalismi spinti. Una pittura sospesa e
cerebrale che mette il ricordo dentro un ideale ghiaccio bollente, tra realismi
sensoriali e schegge melanconiche.
In questo frenetico viaggio attraverso l’evoluzione/involuzione del recente
panorama architettonico, a Luca Piovaccari spetta il compito di documentare le
matrici residenziali che hanno caratterizzato la città dall’inizio degli anni ‘80.
Le città “fantastiche” di Carlo Cane sono squarci di pura invenzione (in realtà non
esistono in nessun luogo) che ci conducono, invece, verso la città degli anni ‘90.
Il suggestivo intervento site specific di Michelangelo Galliani è il testimone
scultoreo di questo territorio controverso, raccontato attraverso lo scandire del
tempo reale e mentale.
Antonio Petrianni, videomaker, ci accompagna, infine, in un tour inusuale e
affascinante tra le vie della città, costringendoci a “sopportare” un poetico ma
vibrante mal di mare.
IL CIELO SOPRA_ I SETTE ARTISTI
IL CIELO SOPRA_ OGNUNO DI NOI
IL CIELO SOPRA_ GLI OCCHI CHE SANNO GUARDARE 30 OTTOBRE / 30 NOVEMBRE 2010

INAUGURAZIONE
SABATO 30 OTTOBRE  / ORE 17 - 21
ORARIO DI GALLERIA /
LUNEDÌ 16 - 20 /
MARTEDÌ / SABATO 10 -13 . 16 - 20 /
A CURA DI
ITALO BERGANTINI E GIANLUCA MARZIANI
CARLO CANE
MICHELANGELO GALLIANI
ANTONIO PETRIANNI
LUCA PIOVACCARI
GRAZIANO POMPILI
MASSIMO ROSSETTI
MARCELLO SCOPELLITI

domenica 24 ottobre 2010

"Hitler n°5" Max Papeschi & Jagh O.Z. a Palermo

Di bene in meglio. La genialità non è cosa comune...



QANAT-ART presenta

MAX PAPESCHI & JAGH O.Z.
"Hitler n°5"

in volenterosa carnefice complicità di TACIS, Kraken Video,ArtuindenfAir & CalaLaPasta

Inaugurazione/Vernissage & Live Performance:
Sabato 6 Novembre ore 19,30

Durata esposizione: 1 mese (visitabile dal lunedi al sabato, dalle 15 alle 19)
Sede: QAMM - Qanat Art Music Media, Via del Parlamento 23, Palermo

QanatArt è orgogliosa di presentare "Hitler n°5", uno special event di MAX PAPESCHI pensato specificamente per QANAT. Quattro pannelli 100x25 in mostra permanente ed una live model performance coordinata dallo stesso Artista, realizzazione in carne del suo approccio realista, un omaggio di QANAT alla sua poppish unconventional art.
La sinergia tra Max e Qanat, coadiuvati da Jagh O.Z., conduce ad un nuovo livello di art activism (artivism?), inedito e dirompente evento culturale per il sonnacchioso milieu palermitano... street culture meets graphic design meets unconventional art in un cocktail ubriacante di frames, simboli e real modeling.
Jagh Oz (anche voce e tastiere per i Mercury Drops) è della svizzera franco-tedesca, ha vissuto un po' in Italia, un po' a Parigi, un po' altrove, ma sempre in un contesto musicale spiccatamente classico e come si diceva una volta, mittel-europeo. Mostra nella sua arte la strutturazione armonica e melodica più legata quasi alle strutture barocche ed un po' di magia quasi fiabesca degli archetipi dei boschi elvetici.

Per celebrare l'evento, QANAT e MAX PAPESCHI hanno prodotto un DVD, confezionato a mano in edizione limitata a 200 copie numerate e firmate, acquistabile @QAMM.
Vi aspettiamo!


VERNISSAGE FEATURES

★ Presentazione e proiezione del DVD "Hitler n°5"

★ DVD prodotto da Qanat Art, montaggio by ARTAIR Comunicazione artwork by Peggy Slobodan, out now in limited & numbered & signed edition on KRAKEN

★ LIVE PHOTO: Fashion Victim

★ Vernissage ore 19.30


http://www.maxpapeschi.com/


"Per essere sinceri la mia attuale carriera è anche frutto del caso.
Ho iniziato una decina di anni fa come regista teatrale e cinematografico, il mio approdo al mondo dell’arte in senso stretto è accaduto recentemente, per una serie di coincidenze: avevo creato nel 2008 una pagina su Myspace che doveva servire a promuovere uno spettacolo teatrale che stavo scrivendo. Per dare forza alla pagina promozionale avevo realizzato con Photoshop delle immagini che rapresentassero il senso dello spettacolo che stavo scrivendo, una gallerista di Milano mi ha contattato e chiesto di esporle nella sua galleria, ho accettato e da li è cominciata questa nuova avventura... per quanto mi riguarda la fase di documentazione prende una parte importantissima del mio tempo, mi riferisco un po’a tutto, dal leggere libri e giornali al guardare film, dal viaggiare all’interagire con persone interessanti. Insomma bisogna capire se vivere possa essere considerato un lavoro... In definitiva ho sempre pensato ad attività che mi permettessero di comunicare la mia personale visione delle cose, e questa è in effetti la mia attuale occupazione... per vivere e lavorare servono tanto l'ispirazione quanto l'applicazione, ed in dosi massiccie, ma diciamolo chiaramente: senza un po’ di culo non si va da nessuna parte"

______MAX PAPESCHI_____

Max Papeschi arriva alla digital-art dopo l’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, televisivo e cinematografico. Come artista figurativo il suo approccio con l’Art-World è stato d’immediato successo sia di pubblico che di critica. Il suo pop Politically-Scorrect, cita l’American Life e la rivela nei suoi orrori in maniera ironicamente realistica. Dal Topolino nazista al Ronald McDonald Macellaio le icone cult perdono il loro effetto tranquillizzante per trasformarsi in un incubo collettivo.
La Repubblica – Settembre 2009

Casa d'Arte San Lorenzo a Immagina 2010


La Casa d'Arte San Lorenzo parteciperà alla prossima edizione di "Immagina" (http://www.immaginafiera.it/ ), 12° edizione della fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea di Reggio Emilia .
La fiera, sotto la direzione dell'ottimo Renzo Mezzocapo, sarà allestita nei giorni di novembre, dal 26 al 29, ed ospiterà circa 140 gallerie, una quindicina di case editrici e se vengono confermate le previsioni, oltre 10'000 visitatori.
La vetrina presentata dalla San Lorenzo in questa occasione, sarà idealmente suddivisa in due progetti.
Una dedita alla presentazione di alcune opere di due artisti che appartengono alla abituale proposta della galleria: Carlo Cane e Pier Toffoletti, che per l'occasione mostreranno le loro ultime produzioni.
L'altro, sarà la prosecuzione di un disegno ben più ampio, teso alla valorizzazione di alcuni artisti già ampiamente presenti sul mercato, che da alcuni anni hanno stretto importanti ed ambiziosi progetti con la Casa d'Arte San Lorenzo, quali: Armodio, Luca Alinari, Giovanni Possenti e Antonio Pedretti.

E' un omaggio a Tracey Emin il progetto di Thomas Berra preparato per Step09 2010


Per quanti non conoscessero l'artista londinese, classe 1963, Tracey Emin (http://www.google.it/search?hl=it&client=safari&rls=it-it&q=Tracey+Emin&aq=f&aqi=g3&aql=&oq=&gs_rfai= ), beh, che dire, è senza ombra di dubbio una delle più importanti protagoniste della scena contemporanea a livello mondiale. Se mi è permesso un paragone, anche non troppo, azzardato, è considerata da i più un Damien Hirst (http://www.google.it/search?hl=it&client=safari&rls=it-it&&sa=X&ei=SAfETPuzHtDAswaW9fXlCA&ved=0CC4QBSgA&q=damien+hirst&spell=1 ) al femminile. Anche se, bisogna dirlo, la sua poetica (e le sue quotazioni) sono molto distanti dall'artista vivente più costoso al momento.
Trasgressiva, provocatoria ed anticonformista, ha stupito e conquistato i collezionisti più importanti, i galleristi più attenti e la critica di tutto il mondo. I musei d'Arte Contemporanea fanno a gara per avere nelle proprie collezioni opere sue, le gallerie del calibro di White Cube e Saachi hanno tenuto sue personali attirando collezionisti da tutto il mondo ed ogni volta che una casa d'aste ha in catalogo una sua opera, stabilisce un nuovo record.

Nel giugno del 2009, viene presentato al pubblico One Thousand Drawings da Rizzoli International (http://www.rizzoliusa.com/book.php?isbn=9780847832026 ) un volume di 2016 pagine colmo di scritti, disegni, pensieri e appunti dell'artista britannica.

Da questo oggetto, oramai diventato un cult per molti, parte il progetto che Thomas Berra presenterà a Milano dal 26 al 29 novembre, durante lo svolgimento dell'edizione 2010 di Step09 (http://www.step09.com/ ) negli stand di Galleria San Lorenzo.
Un'installazione composta da più di 500 disegni (in mostra troveranno spazio solamente 100 di quest'ultimi) su carta nera e realizzati con inchiostro bianco.
Un omaggio a Tracey Emin da parte di questo giovanissimo artista che con rispetto ed attenzione vuole segnare in maniera indelebile la propria appartenenza alla scena contemporanea internazionale.




vedi anche:

sabato 23 ottobre 2010

"Ecco perché chi ha talento oggi fa fatica a emergere" di Francesco Alberoni - da: www.corriere.it

Ecco perché chi ha talento

oggi fa fatica a emergere

di FRANCESCO ALBERONI

Ci sono dei luoghi in cui, per un certo periodo, fioriscono i geni, in seguito torna la mediocrità. Atene fra il 450 e il 350 ospitava figure come Socrate, Platone e Aristotele, poi nulla. L'Italia ha avuto lo splendore del Rinascimento, poi le occupazioni straniere e la decadenza. Alla fine del secolo a Vienna c'erano Freud, Klimt, Mahler poi il deserto. In Francia negli anni Sessanta e Settanta Sartre, Simon de Beauvoir, Lévi-Strauss, Barthes. Oggi non c'e più nessuno come loro. In tutta Europa la cultura sembra avvizzita.
Perché? Perché non nascono più persone di genio oppure perché il nuovo ambiente non le aiuta a crescere, ad affermarsi, ma le ostacola e valorizza altri tipi di personaggi? Io credo che sia questa la vera causa. Quand'è che fioriscono i geni? Quando la società ha slancio, ottimismo, fame di futuro e quindi di persone competenti e geniali. Come in Italia nel dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Ed erano pronti a lavorare duramente, a prodigarsi. Gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori, gli studenti facevano a gara per sapere di più. I più bravi erano subito richiesti dalle imprese. In una piccola città come Pavia gli studenti universitari più brillanti erano conosciuti da tutti e ricercati dalle ragazze.
Poi è venuta la globalizzazione e una crisi dei sentimenti morali collettivi. Abbiamo una popolazione invecchiata, una economia stagnante, una scuola scadente, una università satellite di quelle anglosassoni, con studenti che non hanno più la passione del sapere. Fra cui si è radicato il devastante convincimento che chi fa bene, chi si prodiga, chi lavora duramente, chi merita, non verrà ricompensato, non avrà successo. Mentre riuscirà chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche. 
Si è diffusa l'idea che siamo in una «società liquida» in cui non conta ciò che hai fatto, non valgono la lealtà, la parola data. Cosa non vera perché se non resistessero questi valori la società smetterebbe di funzionare. E anche nel lavoro vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, lo trovano. Ma con più fatica. Come fa più fatica chi ha grandi doti e si trova in un ambiente culturale che non lo aiuta e non lo capisce. Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda.
Francesco Alberoni 18 ottobre 2010

KayOne -"Writing the city" a Pavia a cura di Giovanni Faccenda

Si può visitare fino al 14 novembre la grande mostra del giovane Street-Artist, 
KayOne (al secolo Alessandro Mantovani) al Castello visconteo in quel di Pavia, 
sotto l'attenta cura dell'amico Giovanni Faccenda. Per gli amanti del genere, 
assolutamente da non perdere!



KayOne -"Writing the city" a cura di Giovanni Faccenda
CASTELLO VISCONTEO - MUSEI CIVICI
dal 14 ottobre al 14 novembre 2010
Viale XI Febbraio 35 (27100) Pavia

La mostra WRITING THE CITY segna il ritorno dell’artista KayOne, dopo il successo dello scorso anno alla Triennale Bovisa di Milano. KayOne, writer della cosidetta “old school” degli anni ottanta, ha percorso questa strada partendo dai graffiti sui muri delle nostre città, per approdare poi ai Musei e alle Gallerie d’Arte con le sue opere su tela. La forza visiva che emerge dai colori della sua pittura affascina il pubblico, come il richiamo ossessivo alle lettere e alla strada, vera matrice culturale dell’artista. Le prestigiose sale del Castello Visconteo di Pavia ospitano la mostra personale WRITING THE CITY di uno dei writer italiani più importanti, KayOne. Uno spazio classico capace però di avvicinarsi al fermento giovanile stimolando e promuovendo nuovi artisti ed eventi culturali innovativi. Il Castello Visconteo ha ospitato e continua ad ospitare i più grandi artisti nazionali e internazionali, promuovendo nuove avanguardie contemporanee e celebrando i maestri di oggi. KayOne, al secolo Marco Mantovani, è un writer di vecchia data con una carriera da graffitaro iniziata nel 1988 e artista contemporaneo già celebrato al PAC di Milano nella mostra Street Art Sweet Art e in altre importanti mostre istituzionali internazionali. Un artista giovane ma un “vecchio” writer, un creativo ormai conosciuto nel mondo dell’arte “convenzionale” e un graffitaro che ha fatto storia a Milano e in Italia. La mostra che KayOne propone racconta la sua storia ed evoluzione come graffitaro, writer e artista, ripercorrendo i suoi vent’anni di strada e proponendo icone comuni a tutti i ragazzi che come lui hanno vissuto di questa passione, facendone quotidianità, lavoro ed espressione. All’interno della mostra ritroviamo quel sapore stradale che tanto ha caratterizzato la vita di questi artisti e che KayOne ha saputo trasportare su tela cogliendo l’emozioni e il vissuto dei muri di periferia. Nelle sue opere, caratterizzate da accostamenti di colori piacevoli e audaci, caos energetico di linee e forme che richiamano le arterie urbane, KayOne ritrova una forma più gestuale e istintiva del dipingere vicina all’Action Painting di Pollock, all’arte informale di Vedova e al Movimento Spaziale di Crippa. Senza abbandonare quell’impatto visivo classico del writing, che su muro esprime tutta la sua forza con colori e dimensioni, KayOne nei suoi lavori mantiene la potenza del colore e della materia, realizzando con la gestualità della pennellata scritte, lettere ed esplosioni di colore, simili a scosse di energia provenienti da un Big Bang dell’universo stradale, realizzando opere polimateriche con armonie di colori dall’equilibrio perfetto. Negli spazi del Castello Visconteo di Pavia i visitatori proveranno quelle sensazioni che hanno formato KayOne e i tanti ragazzi che hanno fondato il movimento del Writing e della Street Art, percorrendo tunnel scuri con treni e metropolitane che corrono loro vicini, camminando lungo strade di ghetti periferici personalizzati e fatti propri a colpi di spray, ritrovando poi questo percorso in lavori dal grosso impatto visivo e forte carica emozionale. Una mostra che celebra il lavoro di un artista, che senza abbandonare le sue radici da writer, ha saputo ben canalizzare la sua creatività in grafica, pubblicità e pittura. La mostra, composta da quadri su tela, propone le ultime opere di KayOne, che con una fortissima accelerazione nel processo di crescita artistica e un grande sviluppo sul piano della poetica e della maturazione del linguaggio pittorico: diventando sempre di più, in una parola, un artista “a tutto tondo”. KayOne ha saputo reggere le sfide del mercato e del sistema dell’arte anche nei confronti dei collezionisti e della critica più engagé, grazie ad un forte c omu n i c a t o s t amp a lavoro di raffinamento di uno “stile” che mixa indifferentemente, e con grande sapienza tecnica, la lezione dell’informale italiano ed europeo e certe reminiscenze dinamico-coloristiche provenienti dalla migliore tradizione futurista, il dripping pollockiano con certi ammiccamenti pop e neopop, il gusto tutto postmoderno della citazione e dell’ibridazione dei linguaggi con una certa verve rustica e vigorosa, provenienti dallo specifico dell’universo “street”. Una ricerca stilistica e formale, per mettersi in gioco completamente all’interno del mercato dell’arte più tradizionale e “generalista”, senza timori né complessi d’inferiorità, ma facendo anzi un punto di forza della propria originalità di artista proveniente da un ambito writing appunto che, con la sua energia e la sua carica vitale, ha saputo scompaginare i giochi e innovare i codici ormai acquisiti del sistema ufficiale dell’arte. KayOne è stato scelto a rappresentare la Street Art in Italia partecipando con una sua nuova mostra al progetto europeo “Kaleco, Elogio delle Lingue” La street art come strumento di studio e approfondimento sul “multilinguismo”, la street art come fenomeno globale per raccontare l’Europa attraverso le lettere, attraverso la scrittura per descrivere come le nostre città sono cambiate negli anni e come il forte impatto “visivo, comunicativo, attraverso i vari strumenti di comunicazione” hanno individuato nel “writing urbano” lo strumento come azione creativa nella città e sulla città. “Writing the City”, vuole rappresentare in modo consapevole l’evoluzione del “lettering” di KayOne spostandosi dai “muri urbani” alle tele, attraverso un percorso culturale e artistico che lo porta alla realizzazione di opere polimateriche con magiche armonie di colori. Un grande talento, capace di trasportare su tela l’emozioni della strada, il sapore del vissuto dei muri di periferia con la stessa forza ed energia. 
Info: Alessandro Mantovani - Tel 3356146950 - alessandro@stradedarts.it Isabella Colabella - Tel 3274762618 - isabella@stradedarts.it Largo dei Gelsomini, 6 - Milano - Tel 0241299981 - Fax 0241272703 - info@stradedarts.it www.stradedarts.it | www.kayone.it con il patrocinio di PAVIA CULTURA MUSEI CIVICI partner