RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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domenica 2 marzo 2014

Candida Höfer a Mantova

A Mantova una mostra imperdibile!!!


 

Candida Höfer
Mantova

Mantova
Palazzo Te - Ala Napoleonica
15 marzo - 1 giugno 2014


Dopo Fabrizio Plessi e Bill Viola, sarà Candida Höfer (Eberswalde, Germania, 1944), fotografa tra le più importanti e riconosciute a livello mondiale, a proseguire il ciclo de “La casa degli dei”, un progetto dell’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Promozione Turistica del Comune di Mantova che vede protagonisti internazionali dell’arte contemporanea dialogare con gli spazi di Palazzo Te di Mantova.
Nell’Ala Napoleonica, l’esposizione presenterà 8 fotografie che l’artista tedesca ha scattato, tra il 2010 e il 2011, all’interno di edifici monumentali di Mantova, quali il Teatro Scientifico Bibiena, il Museo Civico di Palazzo Te, la Biblioteca Teresiana, Palazzo Ducale, la Basilica di Santa Barbara, Palazzo Canossa, il Museo di Palazzo d'Arco.
“La Mantova ritratta da Candida Höfer - afferma Marco Tonelli, Assessore alla Cultura del Comune di Mantova - è una città perfetta, ideale, così equilibrata e olimpica da sembrare finta. Ognuna di queste fotografie dà l’idea di essere stata costruita e progettata nella mente dell’artista prima ancora che vista attraverso gli occhi. Eppure tutto è così limpidamente, luminosamente ed otticamente reale, osservato fino al minimo dettaglio architettonico, decorativo o pittorico”.

Accompagna la rassegna un catalogo bilingue (italiano/inglese), edito da Publi Paolini, nel quale si troveranno tutte le opere della serie dedicata a Mantova, l’introduzione curata da Marco Tonelli, Assessore alla Cultura del Comune di Mantova, e un testo critico dell’architetto Simona Malvezzi, fondatrice dello studio Kuehn Malvezzi di Berlino.

Note biografiche.
Candida Höfer è nata nel 1944 a Eberswalde, nella regione del Brandenburgo, figlia del giornalista Werner Höfer.
Principale esponente, insieme a Thomas Ruff e Thomas Struth, della cosiddetta Scuola di Düsseldorf, profondamente influenzata dall’opera di Bernd e Hilla Becher, ha ritratto con stile documentario ambienti interni di edifici sia pubblici che privati, in condizione di totale assenza dell’uomo e con particolare minuziosa attenzione nei confronti dei dettagli decorativi (Residenzschloss Weimar XIV).
Alla prima mostra personale tenutasi alla Konrad Fischer Galerie di Dusseldorf (1975) ne sono seguite molte altre, tra le quali si ricordano nel 2005 Candida Höfer: Architecture of absence, al Norton Museum of Art di West Palm Beach (Florida) e allo University Art Museum di Long Beach (California), e quelle alla Rena Bransten Gallery di San Francisco (2000-2001; 2003; 2005; 2008). Insieme a Martin Kippenberger ha rappresentato nel 2003 la Germania alla Biennale di Venezia.
Mantova, gennaio 2014

CANDIDA HÖFER. Mantova
Mantova, Palazzo Te - Ala Napoleonica (Viale Te)
15 marzo - 1 giugno 2014
Ideata e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Promozione Turistica del Comune di Mantova.

Orari
lunedì 13.00-18.00; da martedì a domenica 9.00-18.00; la biglietteria chiude mezz’ora prima.

Biglietti
Palazzo Te
Intero 10 euro
Ridotto 7 (over 65, soci Touring Club, soci Fai, soci ACI, possessori biglietto Torino Piemonte, possessori biglietto Vittoriale degli Italiani, soci Legacoop Lombardia, gruppi di almeno 20 persone)
Ridotto Speciale 3,50 (ragazzi dai 12 ai 18 anni, studenti universitari)
Gratuito (fino agli 11 anni, forze dell'ordine, giornalisti, un accompagnatore ogni 15 unità, soci ICOM)
Biglietto Famiglia 19,00

Mantova Musei Card
da 15 euro (Palazzo Te, Palazzo Ducale, Palazzo San Sebastiano, Museo Diocesano, Teatro Bibiena)
da 17 euro (i precedenti più Tempio di San Sebastiano, Palazzo della Ragione con Torre dell'Orologio e Palazzo D'Arco).
Informazioni

mercoledì 5 febbraio 2014

MAMBOR CAMPIONATORE a Mantova


 

MAMBOR CAMPIONATORE


Mantova | Fruttiere di Palazzo Te
9 febbraio - 23 marzo 2014
a cura di Gianluca Marziani



Comunicato stampa

“Osservo la divisione, la separazione, la solitudine, e non rappresento la sofferenza, il dolore. Non vedo attraverso il mio corpo ma vedo il mio corpo nello spazio”.
                                                                                                                      Renato Mambor


Palazzo Te, a Mantova, ospita un’ importante rassegna dedicata a Renato Mambor (Roma, 1936), autorevole esponente della cultura figurativa italiana della seconda metà del ‘900.
Curata da Gianluca Marziani la mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te e da Marzia Spatafora Spazio Culturale, con il Patrocinio di Regione Lombardia, del Comune di Mantova e del Museo Civico di Palazzo Te.

“L’occasione è giusta - afferma Angelo Crespi, presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te -  per ragionare sulla produzione di cinquanta anni di uno dei protagonisti di quel particolare filone creativo, sviluppatosi negli anni Sessanta in ambito romano, passato alla storia come Scuola di Piazza del Popolo. Una sorta di seconda avanguardia per la quale l’arte deve innanzitutto scardinare codici linguistici precostituiti, e porsi al confine tra varie forme espressive”.

Sarà quindi esposta nelle Fruttiere di Palazzo Te una selezione della coerente e insieme variegata opera del pittore romano, raccolta in cinque significativi capitoli che intendono percorrere - riproponendo le parole del curatore Gianluca Marziani - un excursus a ritroso fino alle fotografie del 1969, passando per le celebri sagome tridimensionali, i famosi “Separè”del 2007, quindi “Diario 2007”, spunto per una serie di trittici riepilogativi, e “Quadreria”, un insieme organico di tele senza legami apparenti, riunite con libertà compositiva e spirito narrativo. Infine un lavoro esclusivo presentato qui in anteprima, pensato da Mambor appositamente per Mantova: “Quadreria Infinita”, una sorta di esercito pittorico in cui la sagoma ripetuta crea un ritmo sintattico, forte ritorno alla bidimensionalità degli anni Sessanta.

MAMBOR CAMPIONATORE è il titolo che il curatore ha voluto assegnare alla mostra di Palazzo Te, per sottolineare l’opera di un artista che sulla ripetizione, sulla moltiplicazione iconica, sullo stretto legame tra segni e codici mediatici, ha definito la propria cifra, consegnata nei decenni a un peculiare modo di campionare il corpo umano, gli oggetti, le materie e i segni del presente.
E’ alla musica elettronica concettuale che Marziani associa l’arte di Mambor, l’accezione più “liquida” di una pratica campionatoria dove una porzione di suono viene estratta da una massa primaria per essere poi immessa in un flusso sintetico “definito su una matrice che forma e trasforma, slitta e definisce, amplifica e comprime”.
Non solo, l’immagine sintetica di Mambor, a tratti, può essere ulteriormente compresa gettando uno sguardo alla poetica di Andy Warhol - e d’altra parte è documentato il suo trasferimento negli Stati Uniti a metà degli anni ’60, con Ceroli e Tacchi, per un contatto diretto con le radiazioni della Pop Art – fondata su un’estetica essenziale, limpida e chiaramente basata sulla ripetizione. Ma, contrariamente agli intenti di Warhol, “archetipo estetico di un’immagine automatica, industriale nel suo americanismo ma classica nelle sue radici, Mambor incarna un approccio caldo in cui scompaiono l’io espressionista e la narrazione autografa, senza che si rinunci alla carne viva del colore, alle materie pulsanti, alle alchimie tattili del quotidiano”.

Forte di una produzione artistica estesa nel tempo e ricca, nel suo stile ripetitivo e ripetuto, di varianti espressive e tecniche - fotografia, pittura, serigrafia, scultura e installazioni - Renato Mambor ha trovato in Achille Bonito Oliva una critica fedele e puntuale, che dalla sua prima presentazione nel ’66 lo ha accompagnato fino al 2009, con la grande antologica napoletana In prestito dall’infinito, senza dimenticare l’incontro nel ’96 a Roma con Maurizio Calvesi di cui, in occasione della mostra Relazioni, si legge l’importante testimonianza nel relativo catalogo.  
Ma la grandezza di Mambor non può essere colta fino in fondo escludendo il suo percorso parallelo in ambito teatrale, attivo nella sua esistenza fin dagli anni Cinquanta e intrapreso con passione e apprezzabili riscontri fino alla fine degli anni ’80 quando l’artista – nella più intera accezione del termine – sceglie di tornare alla pittura, comunque mai completamente abbandonata.

E’ quindi imperdibile l’occasione mantovana di varcare le magnifiche soglie cinquecentesche di Palazzo Te e ritrovare negli spazi delle Fruttiere la rappresentazione di un linguaggio artistico firmato da Renato Mambor, un maestro del contemporaneo che ha saputo affermare la propria grandezza nel rapporto con il dato reale filtrato dall’immagine di un’immagine.



CENTRO INTERNAZIONALE D’ARTE
E DI CULTURA DI PALAZZO TE
Ufficio Stampa
+39 0376 369198
www.centropalazzote.it


martedì 12 giugno 2012

4 Way Street a cura di Luca Beatrice

Uhmm... il Beatrice nazionale alle prese con una bella collettiva: Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona e Bernardo Siciliano insieme a Palazzo Te - Mantova

Dal 17 giugno al 9 settembre 2012 Palazzo Te a Mantova ospita la mostra 4 Way Street a cura di Luca Beatrice, che presenta le opere di quattro pittori figurativi tra i più interessanti del panorama italiano: Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona e Bernardo Siciliano.

“È necessario intendere questa mostra, che prende il titolo dalla suggestione del mitico doppio live di CSN&Y” – spiega Luca Beatrice – “non come una collettiva ma come la somma di quattro personali. Una cosa solo accomuna i nostri artisti: l’amore assoluto e incondizionato per la pittura. Il resto, sono davvero quattro strade diverse…”

Nel giugno 1970 la discografia rock si arricchisce di un nuovo capolavoro live. Si tratta della registrazione dei concerti tenuti al Filmore East di New York, al Chicago Auditorium e al Forum di Los Angeles, dal quartetto più famoso della West Coast, che insieme avevano pubblicato il fondamentale “Déja Vu”. CSN&Y, questo l’acronimo del supergruppo formato da David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, sono di fatto quattro solisti, proiettati verso la propria carriera d’autore, uniti dalla comune passione per la chitarra acustica. Pur risultando un insieme dal suono compatto e affiatato, i protagonisti sono già su quattro strade diverse.

Stesso destino corre per gli artisti italiani protagonisti della rassegna a Palazzo Te: li accomuna la ricerca sul colore, la forma, l’immagine, la convinzione che la bidimensionalità sia il territorio unico in cui esprimere le proprie sensazioni e il proprio mondo. Ma ognuno corre per sé, diverso dagli altri. Da anni ciascuno porta avanti la propria personale idea di pittura. Altrettando diversificati sono gli spunti e i temi che vengono indagati: dal paesaggio urbano a quello metropolitano, dal rapporto con la storia alla rappresentazione della natura e del corpo.

“Immersi nel concettuale per forzatura ideologica, stentiamo a credere la pittura ancora viva” – commenta Angelo Crespi. “La pur succinta antologia – continua il presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te – evidenzia quanto ancora può darci la pittura e la figurazione quando l’artista si misura innanzitutto col senso delle cose, usando gli strumenti estetici che gli sono propri: l’algida rappresentazione del paesaggio di Siciliano confrontata al lirismo del non finito di Ortona, il grottesco di Alioto paragonato al citazionismo mitologico di Arrivabene. Quattro modi diversi di rispondere all’eterna domanda perché non la tela bianca?”.

L’allestimento dei dipinti di Alioto, Arrivabene, Ortona e Siciliano, nell’ampio spazio delle Fruttiere, acquista un’intensità particolare nel confronto con il genio creativo di Giulio Romano, espresso nell’architettura e negli apparati decorativi di Palazzo Te, simbolo dell’arte manierista.

La mostra 4 Way Street – patrocinata dal Comune di Mantova e dal Museo Civico di Palazzo Te, organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te con Italiana e Italian Factory, e con la partecipazione del Main Sponsor Compass– è arricchita dal catalogo curato da Luca Beatrice e pubblicato da Maretti Editore.


DE RERUM NATURAE
Massimiliano Alioto (Brindisi, 1972. Vive a Domodossola)
Dopo un inizio attento a documentare le periferie urbane, le città dominate da grattacieli ingrigiti, i quartieri disabitati –i cosiddetti Non Luoghi –, Alioto sposta la sua ricerca artistica verso l’esterno, osservando quegli spazi aperti dove la natura si fa protagonista. Lo sguardo si estende, e così nel suo ciclo Naturale, a essere raccontato è l’elemento naturale, nelle sue diverse manifestazioni. Dalla montagna fino al mare, la natura è sinonimo di bellezza sublime, di potenza vigorosa, di forza superiore. Attraverso pennellate profonde e tocchi di colore, le tele di Alioto si animano di onde tempestose, di vette imperiose e di alberi padroneggiati dal vento. La presenza umana non è registrata, l’uomo è posto fuori dalla scena. La natura va ora osservata con doveroso rispetto: è ritornata a essere qualcosa con cui far i conti.

METALLO URLANTE
Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967. Vive a Gradella di Pandino, Cremona)
Con un fare artistico che trae ispirazione dalla pittura fiamminga di Jan Van Eyck e dall’arte incisoria di Albrecht Dürer, le opere di Arrivabene si caratterizzano per un’esplosione di fantasia. Figure oscure, avvolte da un alone di mistero, e nature morte abitano scenari dal sapore antico e surreale, ricchi di elementi simbolici. La tecnica pittorica si completa nel dettaglio, in un tratto preciso e composto che nel colore trova il suo codice narrativo: dai toni freddi e glaciali del Nuotatore di abissi (2010) fino alle tinte cupe e livide usate in Proserpina nutrice di pulci (2010).

CARO DIARIO
Giorgio Ortona (Tripoli, Libia, 1960. Vive a Roma)
La sua pittura, leggera e ariosa, rappresenta i luoghi dell’abbandono – periferie, quartieri popolari, scenari cari alla poetica pasoliniana – descritti attraverso una gamma cromatica viva, modulata su toni luminosi, che si contrappone nettamente a una lettura più cupa e pesante degli spazi del suburbano. Le vedute romane, osservate e riportate attraverso punti di vista e scorci sempre diversi, sono a volte accompagnate dalla presenza di figure umane incomplete nella loro rappresentazione; immagini quasi evanescenti. La tecnica pittorica appare in costante evoluzione, mai definita nei contorni ma non per questo priva di dettagli. Fino all’ultimo il racconto di Ortona sembra poter prendere un’altra e imprevista direzione.

ON THE BRIDGE
Bernardo Siciliano (Roma, 1969. Vive e lavora tra Roma e New York)
Dal 1996 risiede a New York e da allora la sua pittura è consacrata principalmente ai temi della città e del corpo. Il dentro e il fuori, gli interni e gli esterni, di una realtà - quella americana - da cui l’artista è profondamente attratto e che racconta attraverso un stile intenso e appassionato. Sobborghi silenziosi, strade vuote, palazzi illuminati da luci radenti, vengono definiti attraverso una pennellata vibrante che parla dell’America più vera e solitaria, lontana dai luoghi famosi e turistici. Siciliano passa poi a dipingere nudi femminili e maschili che mostrano se stessi attraverso la sinuosità dei loro corpi; una narrazione che trae chiaro spunto dalla fotografia di Helmut Newton -nei giochi di luci e ombre e nei contrasti tra figure umane e location – e che è avvolta da un’atmosfera sensibilmente seducente.

Il periodo conclusivo della mostra – aperta al pubblico fino al 9 settembre 2012 – è in contemporanea con la XVI° edizione di Festivaletteratura (5-9 settembre 2012) che ogni anno ospita a Mantova turisti provenienti da tutto il mondo.
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te, che dal 1990 progetta e organizza mostre nei settori dell'arte antica e moderna, dell'architettura e della fotografia ospitate a Palazzo Te, mensilmente visitato da oltre 30.000 persone.

Federica Leoni
Ufficio stampa Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te | T +39 0376 369198 | ufficiostampa@centropalazzote.it
4 Way Street
Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona, Bernardo Siciliano
a cura di Luca Beatrice

Mantova, Fruttiere di PALAZZO TE
Dal 17 giugno al 9 settembre 2012

Info: biglietteria Palazzo Te +39 0376 323266 | www.centropalazzote.it

Orari: domenica –martedì: 9-18 | lunedì: 13-18 | la biglietteria chiude alle 17.30

Luca Beatrice è nato nel 1961 a Torino.
Critico dʼarte, docente all’Accademia Albertina di Torino, nel 2009 ha curato il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
Ha pubblicato volumi e saggi sulla giovane arte italiana, tra cui Nuova Scena (G. Mondadori, 1995), Nuova Arte Italiana (Castelvecchi, 1998), la monografia dedicata a Renato Zero, dal titolo Zero, (Baldini Castoldi Dalai, 2007). Eʼ autore del libro Da che arte stai? Una storia revisionista dellʼarte italiana (Rizzoli 2010) e del volume incentrato sul rapporto tra musica e arte Visioni di suoni (Arcana 2010), mentre nel 2011 ha curato con Marco Bazzini Live! (Rizzoli 2011) e pubblicato Gli uomini della Signora (Dalai 2011), un omaggio alla “sua” Juventus.
Collabora con Il Giornale, scrive inoltre sul settimanale Torino Sette de La Stampa, sulle riviste Arte e Rumore. Curatore dellʼ XI, XII e XIII edizione del Premio Cairo, è Presidente del Circolo dei Lettori di Torino.
Nel marzo 2012 è uscito il suo nuovo libro Pop. L’invenzione dell’artista come star, edito da Rizzoli.

Palazzo Te fu costruito tra il 1525 il 1535 da Giulio Romano per volere di Federico II Gonzaga.
La celebre villa, destinata alle feste, ai ricevimenti e agli "ozi" del duca di Mantova, si ergeva su un'isola in diretta contiguità col centro cittadino, denominata sin dal medioevo Tejeto, o Te. Le ipotesi più probabili fanno derivare il temine da tilietum (località di tigli) oppure dal celtico tezza fuso col latino atteggia, entrambi col significato di capanna.
Gli ambienti del Palazzo – le sale dei Cavalli, di Psiche, dei Giganti - i loggiati e l’appartamento del Giardino Segreto, insieme al cortile d’Onore e al giardino dell'Esedra, rappresentano la più alta espressione dell'invenzione di Giulio Romano, grande architetto e pittore manierista.
Il Palazzo è sede del Museo Civico. Nelle sale al piano superiore sono ospitate le collezioni permanenti: la donazione dell'editore Mondadori con i dipinti di Spadini e Zandomeneghi; la sezione permanente gonzaghesca di medaglie, monete, coni, pesi e misure dal Trecento al Settecento; la Raccolta egizia di Giuseppe Acerbi, composta da 500 pezzi e la collezione di Ugo Sissa, architetto e artista mantovano che a Baghdad raccolse numerosi pezzi di arte mesopotamica.
Nei periodi espositivi è possibile disporre di alcuni ambienti del Palazzo per convegni, presentazioni e attività di corporate hospitality.