RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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sabato 14 settembre 2013

BLITZ URBANI. Stefano Bombardieri, Roberto Cavalli, Patrizia Fratus, Elena Monzo a cura di Anna Lisa GHIRARDI



In occasione del 30 Anniversario di Fratus Pavimentazioni s.r.l.
Via Baraccone 2 Mornico al Serio (BG)

Inaugurazione: 14 settembre h. 1830
Orari: lun-ven. 19-22
Dom. 17-20
In altri orari su prenotazione



Irrompono nello showroom della Fratus Pavimentazioni s.r.l. le opere di Stefano Bombardieri, Roberto Cavalli, Patrizia Fratus ed Elena Monzo. Danno vita ad uno scenario inatteso che modifica platealmente il contesto, come se fossimo su un palcoscenico. Tra i variegati selciati, gli scorci metropolitani (Barcellona, San Francisco, Istanbul) del fotografo Roberto Cavalli creano una nuova scenografia urbana. Cavalli blocca visioni quotidiane di città viventi, in cui l’essere umano è un viandante che si muove su fondali in mutamento. Tutto scorre distrattamente, se non fosse per quei rari occhi che osservano le azioni, le variazioni, i dettagli. Cavalli immortala, con sguardo avido di esistenza, ciò che esiste ed avviene in una giornata qualunque in cui anonime presenze transitano.
Non molto lontano dalle brulicanti visioni urbane di Cavalli troviamo un’installazione di Stefano Bombardieri, quasi silente e sorprendentemente non mobile: Natura morta/viva -Conversasion avec Chardin. Al passaggio dell’osservatore si muovono le stoviglie sul tavolo, come se a turno gli assenti commensali intervenissero in un’immaginaria conversazione. L’opera non è solo un omaggio esplicito al pittore celeberrimo per le sue nature morte, ma, come la maggior parte delle opere di Bombardieri, è come le scatole cinesi dalle quali estrapoliamo molteplici meditazioni più che soluzioni: una riflessione sul passaggio tra la vita e la morte, sul passato e il presente, nonché sulla difficoltà di un autentico dialogo tra conversatori. Del resto, all’esterno ci ha accolti un solitario rinoceronte -ormai griffe dell’artista-, surreale presenza, monito dell’estinzione animale, metafora di mondi esotici, oltreché simbolo di uno spirito placido e un po’ nostalgico, pronto invero per un attacco improvviso, un’azione inaspettata che ribalta la percezione.
Anche gli animali abbandonati di Patrizia Fratus ci disorientano, i suoi ?Toys? più che veri e propri giocattoli sono esseri irreali che popolano il nostro immaginario, incarnazioni di vissuti, stati d’animo, simboli di solitudine in balia delle scelte. Per Fratus è tempo di trasformazione, di cambiamento; tempo in cui dovremmo fermarci a riflettere per agire con consapevolezza. I suoi sovradimensionati ragni, rilettura dei Maman di Louise Bourgeois, sono la personificazione di questo bisogno impellente, necessario. Essi, al nostro passaggio, ci immobilizzano, ci catalizzano con il loro mantra: la sacra sillaba Om, il suono primordiale che ha generato la creazione. L’Artista ci riporta ad una dimensione di origine del mondo, in cui gli aracnidi simboleggiano il potere procreatore e alludono alla ragnatela universale, fili di cui ogni essere è creato e creatore.
Dall’alto scendono le donne di Elena Monzo, sospese e legate a corde immaginarie, tra simboli apotropaici e sacrificali. Nell’opera Thanatos una policroma e materica texture, nella quale si decifra una croce, intrappola una figura femminile ormai avvolta nel sonno della morte; il suo viaggio non è accompagnato dal canto di Orfeo, un auricolare applicato al suo corpo evoca piuttosto una musica assordante. Le sue icone muliebri, mesticanze di culture, alludono alla decadenza della società, ai falsi miti e agli ingannevoli rifugi, in cui tutto è destinato a dissolversi rapidamente. Sulle sue carte ritornano infatti simboli salvifici innalzati di fronte ad una società contemporanea catturata dall’apparenza, soffocata negli appetibili involucri, come in Anastazie, opera appartenente al ciclo Happy Packaging, in cui un’acrobata, avanzando in tutta la sua erotica forza esorcizzante, sfida la morte.
I nostri blitz urbani vogliono scuotere l’apatia, stordire, confondere. Ogni contesto andrebbe nel tempo guardato con sguardo rinnovato, come un vecchio libro che offre parole nuove alla sua rilettura. Eppure la quotidianità troppo spesso acceca la nostra visione: l’ottusa noia e la sorda frenesia si frappongono come cataratte, offuscandola.
Un inaspettato blitz ci spiazza, ci direziona altrove, verso un nuovo modo di percepire il mondo, le città, gli incontri, le consuetudini. L’esistenza.

martedì 23 luglio 2013

LUCE SUL MARE La natura L’uomo L’ingegno navale a cura di Anna Caterina Bellati

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LUCE SUL MARE La natura L’uomo L’ingegno navale

Sede: Porto Mirabello, La Spezia
Organizzazione Generale: PoloDLTM e Bellati Editore

Inaugurazione: Giovedì 25 Luglio 2013, ore 19.00

Durata della mostra: 26 Luglio > 3 Novembre 2013

Orari: 26 luglio > 14 settembre. Tutti i giorni 18 > 22. Apertura anticipata alle 14 nei giorni di arrivo delle navi da crociera
15 settembre > 3 novembre. Tutti i giorni 10 > 18; venerdì e sabato 10 > 22
HOURS: 26th July > 14 th September. Everyday 6 pm > 10 pm Early opening at 2 pm during cruise ship arri val days
15th September > 3 rd November. Everyday 10 am > 6 pm F riday and Saturday 10 am > 10 pm

Ingresso libero


Curatore: Anna Caterina Bellati in collaborazione con Martina Rossi
Coordinamento fotografico: Marco Faimali

INFORMAZIONI
Distretto Ligure delle Tecnologie Marine
Via delle Pianazze, 74

COME ARRIVARE
Ufficio Porto / Harbour Office
Viale Italia · La Spezia · Italy
www.portomirabello.it
44°05’803N – 09°49’989E

Il Porto Mirabello è facilmente raggiungibile a piedi e con il servizio di trasporto pubblico ATC (fermata più vicina Via Chiodo Giardini), dalla stazione ferroviaria, dalla stazione marittima e dal centro città, tramite il nuovo ponte pedonale che parte dalla Banchina Revel (Passeggiata Morin) in corrispondenza di Via Diaz. Porto Mirabello è servito dalla rete autostradale (A12 / A15) con raccordo che porta in città, dalla rete ferroviaria con servizio Eurostar, dagli aeroporti internazionali di Genova (100 km), di Pisa (60 km) e per voli privati Luni – Sarzana (15 km); disponibile una piazzola di atterraggio per elicotteri direttamente sui moli del porto.

Ufficio Stampa: Bellati Editore, info@bellatieditore.com, www.bellatieditore.com
Informazioni: cell. 3332468331






LA MOSTRA

Natura e Tekne
Aleaform / Artescienza
Cmre / Cnr-Ieni
Cnr-Insean / Cnr-Ismar
Cssn / Enea
Evologics / Graaltech / Ingv
Intermarine / Invelare
Museo Civico G. Doria Genova
Sitep / Studio Faggioni / Unige

Arte
Antonio Abbatepaolo
Mauro Benatti
Rolf Bienentreu
Marco Bolognesi
Stefano Bombardieri
Donato Frisia jr
Rossana Gallo
Tobia Ravà
Ugo Riva
Daniela Spaletra
Marialuisa Tadei
Dania Zanotto



Il Mare è un ambiente singolare le cui leggi fisiche e chimiche prevedono condizioni esulanti dall’immediata percezione umana. Il sistema ecologico marino offre un inimmaginabile scenario di forme e movimenti in continuo divenire, pur nella propria millenaria stabilità. Chi interagisca con il mare sperimenta un ventaglio di sensazioni raramente prevedibili, non di rado vicine allo stupore.
La straordinarietà della parte sommersa del pianeta-terra affascina da sempre la nostra razza che nei secoli ha imitato la natura per fabbricare gli strumenti utili ad andare per mare, imparando a esplorarlo. L’avanzamento tecnologico non ha accantonato i rimandi alla natura impiegati in passato, a dimostrare l’equazione che il dialogo tra realtà e invenzione conduce a risultati armonici, equilibrati e durevoli, in linea con il pensiero aristotelico per cui tekne indica la sintesi tra mimesi, cioè imitazione (il processo creativo) e capacità di costruire (mettere nel mondo qualcosa che prima non c’era).
Il visitatore, sollecitato dalle opere d’arte esposte, sarà indotto a osservare con un nuovo sguardo l'ecosistema marino con cui ha già familiarità, avvicinandosi al mondo meno noto delle tecnologie marine. Scopo della mostra è accompagnare i fruitori dell’evento in un percorso visivo e cognitivo (scientifico-tecnologico-artistico) che chiarirà le correlazioni esistenti tra forma e movimento in acqua.
L’obiettivo è esaltare le illuminazioni prodotte dalla natura lungo il cammino dell’ingegno navale con una galleria di binomi arte/scienza che rendano più comprensibili alcune soluzioni tecnologiche attraverso la loro interpretazione artistica.






I TEMI DELLA MOSTRA

Vento. Vento portami via con te.
La vela è simbolo di libertà, strumento ancestrale per superare il mare.
Immaginiamo che la vela nasca dall’osservazione della Velella, una medusa planctonica dell’ordine degli Idrozoi. Vive in colonie nel Mediterraneo e nei mari caldi ed è caratterizzata dallo scheletro cartilagineo galleggiante a forma di disco oblungo e da una cresta longitudinale triangolare, simile a una vela, grazie alla quale può muoversi spinta dal vento. La vela latina (da vela alla trina, cioè triangolare) è il primo armo innovativo venuto a sostituire la vela quadrata, in uso fin dai tempi antichi. Il suo impiego permise di risalire il vento anziché assecondarne la direzione. La vela è oggi simbolo di sostenibilità e utilizzo di energia rinnovabile. Esistono prototipi di navi con grandi vele innovative, o aquiloni, in grado di ridurre i consumi.

Eliche: le ali rotanti sottomarine.
L’elica è l’immagine emblematica dell’ingegno navale. Riassume l’intuizione tutta umana di saper sfruttare le proprietà della natura per conseguire risultati incredibili, quali propulsione e movimento.
Nel XVII secolo, prima dell’utilizzo delle pale (ali rotanti), gli ingegneri navali utilizzavano elicoidi simili alla vite di una coclea, mentre oggi le eliche hanno forme specializzate secondo l’applicazione. Alla Vasca Navale di Roma (CNR-INSEAN) se ne contano oltre 1600, delle quali alcune qui esposte. Da questo nasce l’abbinamento tra eliche e conchiglie, il cui guscio, frutto della paziente attività di molluschi marini, è spesso elicoidale ed è il simbolo più entusiasmante della natura marina, al punto di contenerne la voce.

Onda: specchio infinito in cui contemplare l’avvolgersi della propria anima…
L’onda che frange incessante e assume forme a seconda degli ostacoli incontrati, plasma coste e fondali con enorme energia. L’idrodinamica, la disciplina che si occupa dei moti ondosi, studia come ridurre la resistenza degli scafi al moto, limitando la generazione di onde. Spesso i progettisti hanno imitato la natura con ispirazioni fuorvianti, come quella di creare carene a forma di pesce, producendo navi goffe come i galeoni senza comprendere il meccanismo del movimento sommerso delle creature marine. Oggi, la tensione verso l’efficienza energetica indirizza gli studi su soluzioni volte a ridurre le onde generate dagli scafi portando i progettisti a sviluppare forme idrodinamiche sempre più performanti, con soluzioni di grande discontinuità con il passato.

 “Volare” nel mare: dalla manta ai futuri mezzi sottomarini
La manta è il più noto dei myliobatoidei, il corpo piatto con pinne pettorali a forma di ali e due pinne cefaliche con funzioni direzionali, come si vede nella rappresentazione di Wurtz. Il movimento è dato dall’alternarsi di battiti d’ali e planate, grazie allo scheletro cartilagineo, che permette movimenti flessibili.
Questa caratteristica, oltre alla forma, è quella più interessante per gli studi di alta efficienza nell’ingegneria navale.
Il prototipo IDRA, qui esposto, è la realizzazione del desiderio di volare sott’acqua sfruttando la portanza dinamica delle ali per l’immersione. Grazie alla propulsione elettrica, concretizza l’idea di solcare il mare in simbiosi, sfruttando l’acqua che scorre sul mezzo, come accade per la manta.

…e il “navigar” m’è dolce in questo mare
L’onda è anche instabilità, è paura di trovarsi in balìa dei flutti… eppure gli animali marini nuotano tranquilli anche nei frangenti. Gli squali sono dotati di pinne evolute per mantenere l’assetto, in velocità o fermi, quello che vorremmo per le imbarcazioni, capaci di non rollare in velocità, stabili all’ancora. I tonni hanno coda e pinne rigide specializzate per le alte velocità, le balene hanno pinne pettorali remiganti capaci di dirigere le evoluzioni e stabilizzare la grande massa. I progettisti hanno imitato queste forme naturali per realizzare timoni, chiglie e derive efficienti, fino alle moderne pinne stabilizzatrici che ‘remando’ tengono dritta la nave, comandate da sistemi di controllo dinamico. Si tratta di un capitolo della tecnologia ancora aperto… nell’attesa patiremo ancora il mal di mare!

20.000 leghe sotto i mari
Il mare è ambito di scoperta per eccellenza, dove i nostri sensi e abilità fisiche non aiutano, ma intralciano. In passato, i letterati inventavano descrizioni immaginifiche del mondo sommerso, gli scienziati soluzioni per esplorarlo.
Molti pesci hanno sviluppato un organo, la vescica natatoria, capace di assicurare l’assetto alle diverse profondità, compensando la spinta al galleggiamento; si tratta di una sacca di aria che i muscoli comprimono o dilatano modificando il volume specifico del pesce.
I vecchi sommergibili erano dotati di un sistema simile, basato sulla possibilità di gonfiare palloni esterni alla carena, permettendo la riemersione veloce.

Per i delfini non è solo questione di naso!
I delfini ne hanno tanto, ma anche gli scienziati che hanno capito la funzione del ‘naso’ per fendere l’acqua, ridurre la resistenza e migliorarne la stabilità, riproducendolo sulla prua delle navi. I ricercatori hanno compreso la capacità dei cetacei di comunicare tra loro a distanza utilizzando onde acustiche, nonostante generino tante eco confondendo il segnale. Per orientarsi i delfini riescono a modulare di continuo la frequenza, in modo che l’eco non necessario risulti “stonato” e possa essere eliminato dal cervello.
L’uomo non è ancora riuscito a copiare i delfini e a realizzare modem di comunicazione subacquea capaci di non confondere l’eco con il segnale e insieme non disturbare i delfini. È dimostrato che il rumore delle navi rappresenta una minaccia per la salute dei mammiferi marini, disturbando le loro comunicazioni e percezioni. La sfida è quella di progettare navi silenziose, anche per proteggere questi meravigliosi animali.

Dal tronco ai rami, passando [con Pinocchio] nel ventre della balena
L’archeologia testimonia l’uso di tronchi per attraversare specchi d’acqua, di canoe costruite con tronchi scavati, corteccia o pelli. Gli uomini hanno di sicuro trovato ispirazione nella struttura della cassa toracica dei grandi mammiferi marini che, per dimensioni e forma, si avvicinano di più alla struttura delle barche di pelli e ossa.
La barca esposta in costruzione ci rammenta che da un punto di vista concettuale non è cambiato molto, infatti ancora oggi le imbarcazioni sono realizzate con struttura somigliante alle ossa di una balena. Il futuro vedrà certo un’inversione di rotta, ma dovremo chiederci ancora se non ci saremo fatti influenzare dalla natura.

Il “sesto senso” degli squali
Gli studi sul comportamento degli animali migratori marini hanno dimostrato la loro capacità di percepire il campo magnetico e costruire mappe mentali per determinare la propria posizione. Squali e razze posseggono le “Ampolle di Lorenzini”, sacche di gel elettro-conduttore collegate ai pori sulla pelle che permettono di percepire il segnale del campo magnetico e trasmetterlo al sistema nervoso individuando le prede, come un target sul radar. Partendo dalla bussola, l’uomo ha sviluppato solo tecnologie rudimentali per la navigazione magnetica; i ricercatori stanno cercando di sviluppare la tecnologia per comprendere il campo magnetico terrestre e le variazioni spaziali, con strumenti (es. SeaQuest) capaci di misurare il gradiente. Si deve “nuotare” molto per doppiare lo squalo!




venerdì 31 maggio 2013

WUNDERKAMMER Camera delle Meraviglie Contemporanea



WUNDERKAMMER
Camera delle meraviglie contemporanea
 
Location: Palazzo Widmann

Calle Larga Widmann (Rialto-Ospedale) Venezia

Opening: 29-30-31 Maggio dalle h.11.00 alle 19.00


Apertura al pubblico: dal 1 giugno al 29 settembre 2013

dalle h.11.00 alle 19.00
Organizzazione: Rond Point des Arts asbl
34-36 Rue Saint Bernard – 1060 Bruxelles Tel. +32.2.3332025
  a cura di: Antonio NARDONE
Tel. +32 (0) 487 64 50 60 antonio@artenews.net
Responsabile Comunicazione: TOBE PRSTUDIO Nicoletta PECILE
Tel. +39. 339.7496818 tobeprstudio@gmail.com
Ufficio stampa: CH2 – Veronica IURICH e Chiara CHIAPPAROLI
Tel. +02.40044331 www.ch2.it info@ch2.it
Sito web della mostra: www.wunderkammerexpo.com



OGGETTO:




In concomitanza della 55° edizione della Biennale di Venezia, nella prestigiosa cornice secentesca di Palazzo Widmann, la Rond Point des Arts è lieta di presentare l’esposizione dal titolo WUNDERKAMMER – Camera delle meraviglie contemporanea.

Allestita nel cuore della Serenissima, a pochi passi dal Ponte di Rialto e da Palazzo Grassi, la mostra Wunderkammer sarà visitabile al pubblico dal 1° giugno al 29 settembre, dopo una speciale apertura in anteprima nei giorni 29-30-31 di maggio.
Fiera del successo ottenuto nella capitale belga presso il Museo di Botanica di Bruxelles, la particolare esposizione propone una ricercata selezione di più di 20 artisti che daranno vita ad una “Camera delle meraviglie” in chiave contemporanea, ispirandosi a quei collezionisti che tra il XVI ed il XVIII secolo erano soliti raccogliere e conservare oggetti stravaganti ed eccezionali realizzati dall’Uomo o dalla Natura.
Il visitatore potrà lasciarsi rapire da una conturbante raccolta di opere che lo guiderà alla scoperta di un mondo che alterna e mescola l’artificio con la verità, la realtà con la fantasia, la creatività con l’evidenza scientifica. L’immaginazione sarà il faro che lo aiuterà ad orientarsi nei meandri dello sconosciuto, fra le pieghe del mistero, nei profondi anfratti di un percorso iniziatico fatto di magia e stupore.

Grazie alle luci soffuse ed un soave quanto ipnotizzante sottofondo musicale, si ritrova la stessa atmosfera delle antiche Wunderkammer rinascimentali: una raccolta di oggetti d’arte, sculture, installazioni, fotografie, pitture con cui gli artisti coinvolti si divertano ad interpretare il legame tra Naturalia ed Artificialia, mettendo a confronto la forza generatrice dell’Essere Umano con quella della Madre Terra e sfidando il mistico potere della creazione di origine divina.

Pascal Bernier, Wim Delvoye, Ulrike Bolenz, Jan Fabre, Roberto Kusterle, Alessandro Filippini, Jean-Luc Moerman, Marcello Carrà, Charley Case, Eric Croes, Laurence Dervaux, Olivia & Yves Dethier Droeshaut, Jacques Dujardin, Manuel Geerinck, Alexandra Mein Leyre,Vincent Solheid, Michel Mouffe, Bénédicte Van Caloen, Patrick Van Roy, Sofi Van Saltbommel, Isobel Blank, Stefano Bombardieri, Dani Danino e Ivan Piano daranno vita, grazie al proprio talento artistico, ad opere che si collocano al confine tra la rappresentazione fenomenologica pseudo- scientifica e la pura espressione di fantasia, al solo scopo di tornare al piacere fanciullesco del sogno e della scoperta.

mercoledì 8 agosto 2012

Bombardieri e i giapponesi

Riprendo dal sito del Corriere (www.corriere.it ) e nello specifico all'indirizzo http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_agosto_7/sirmione-scultura-bombardieri-fa-arrabbiare-giapponesi-2111345061914.shtml , questa curiosa notizia a firma di Alessandra Troncana a proposito dell'ottimo scultore Stefano Bombardieri... da leggere

La scultura fa infuriare i turisti giapponesi

L'opera d'arte di Bombardieri crea un caso internazionale. Raccolta di firme dei cittadini per toglierla

 

L'opera di Bombardieri  (Foto Campanelli)L'opera di Bombardieri (Foto Campanelli)
Quando l’hanno visto lassù, issato sulle travi a volteggiare con la faccia corrucciata e il ventre pantagruelico, gli si sono strabuzzati gli occhi a mandorla. Cos’hanno detto di preciso non si sa, ma pare che davanti a quel lottatore di sumo (finto, ovvio) issato come un salame in mezzo a Sirmione, la delegazione di uomini d’affari giapponesi appena approdata sul Benaco abbia strillato «Orrore!» e poi via così, tra stizza, accuse d’empietà e indignazione per l’opera eseguita dallo scultore Stefano Bombardieri ed esposta all’incrocio di Colombare insieme a elefanti, rinoceronti, tigri e ippopotami mastodontici, imbullonati e verniciati.
Del resto, più che un artista il bresciano è un istrione, un imbonitore, uno che l'accademia non l'ha fatta a Brera ma a Gardaland, sì, proprio a Gardaland, dove ha lavorato, vissuto, sudato, scoperto e imparato a forgiare creature esotiche e mostri marini, fantastici o preistorici. Le immense creature di Bombardieri, un po’ dada, un po’ pop, un po’ surreali, un po’ di tutto, mettono in discussione in modo sardonico lo statuto di opera d’arte, a Brescia lo sanno tutti o quasi. Per questo, quando lo scultore ha disseminato a Sirmione i suoi lavori, nessuno, salvo qualche esteta vecchio stampo, s’è indignato. Nemmeno vedendo il lottatore di Sumo, che ha pure un titolo: «Il peso del tempo sospeso, Sumo». Una palese metafora degli strascichi di passato che gravano come macigni sul contingente. I giapponesi in visita al borgo lacustre, però, non l’hanno capita. Per loro, quello è un connazionale finto, certo, ma impiccato, anche se in realtà è appeso alle travi per la cintura e non per il collo. Ed è scoppiata la polemica. Internazionale, nientemeno. Alcuni cittadini che condividono il parere dei nipponici, stanno raccogliendo firme per togliere di mezzo l’opera. Ma il sindaco si Sirmione Alessandro Mattinzoli non ne vuol proprio sapere
Alessandra Troncana