RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 1 febbraio 2017

OUR PLACE IN SPACE a cura di / curated by Antonella Nota e Anna Caterina Bellati

Ha aperto oggi i battenti, a Venezia, l'ultimo progetto targato Anna Caterina Bellati in compagnia di Antonella Nota



OUR PLACE IN SPACE
10 Artists inspired by Hubble Space Telescope images


Venezia, Campo Santo Stefano
Palazzo Cavalli Franchetti

a cura di / curated by Antonella Nota e Anna Caterina Bellati

Artisti / Artists
Antonio Abbatepaolo
Marco Bolognesi
Paola Giordano
Ettore Greco
Mario Paschetta
Alessandro Spadari
Marialuisa Tadei
Sara Teresano
Mario Vespasiani
Dania Zanotto

Comitato Scientifico / Executive Committee
Ken Carpenter, NASA HST
Lars Lindberg Christensen, ESO
Carol Christian, STScI
Roger Davies, University of Oxford, UK
Mathias Jäger, ESA/Hubble
Hussein Jirdeh, STScI

Organizzazione Generale / General Organisation
Antonella Nota, ESA/STScI
Anna Caterina Bellati, Bellati Ed.
Lars Lindberg Christensen, ESO
Mathias Jäger, ESA/Hubble
Valentina Schettini, ESA/Hubble

COME ARRIVARE /GETTING THERE
Da Ferrovia, Linea 1 direzione Lido, fermata Accademia
From Ferrovia, Line 1 (direction Lido) Accademia stop

Durata e Orari:
01.02 → 17.04.2017
tutti i giorni 10 – 18
everyday 10am – 6pm
INGRESSO LIBERO

CATALOGO BELLATI EDITORE

Maggiori informazioni

Link

Contatti
Antonella Nota
ESA HST Project Scientist, STScI

Per le immagini ad alta risoluzione corredate di testi e didascalie
Anna Caterina Bellati
Curatrice della mostra e Presidente di Bellati Editore

Mathias Jäger
ESA/Hubble, Public Information Officer
Garching, Germany
Cell: +49 176 62397500
Email: mjaeger@partner.eso.org


UN PROGETTO DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ESA/NASA

Astronomia e Arte a colloquio nell’esposizione ispirata alle immagini di Hubble Space Telescope.

Per 26 anni il telescopio spaziale Hubble — missione congiunta NASA ed ESA — ha espanso i nostri orizzonti cosmici. Grazie alle sue innumerevoli immagini, Hubble ha svelato nel dettaglio la bellezza, la meraviglia e la complessità dell’Universo, mettendole a disposizione del grande pubblico.

Our Place in Space propone un viaggio visivo mozzafiato attraverso il nostro Sistema Solare fino ai confini dell’Universo conosciuto, sottolineato dalla percezione interpretativa di 10 artisti italiani che hanno tratto ispirazione dalle immagini di Hubble Space Telescope.

La mostra itinerante Our Place in Space sarà aperta al pubblico a Venezia dal primo febbraio al 17 aprile 2017, a Palazzo Cavalli Franchetti sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, sul Canal Grande.
Grazie all’integrazione tra le diverse prospettive offerte da artisti e astronomi, la mostra invita a riflettere sul posto occupato dall’umanità nel grande schema dell’Universo.

Fin dall’alba della civiltà gli uomini hanno alzato gli occhi al cielo per provare a dare un senso a ciò che vedevano e si sono posti le domande fondamentali: Da dove veniamo? Qual è il nostro posto nell’Universo? Siamo soli nello spazio?

Oggi ci poniamo ancora questi stessi quesiti e anche se la tecnologia permette di espandere sempre più i nostri orizzonti nello spazio, la brama di trovare risposte cresce.
A partire dal suo lancio avvenuto nel 1990, il Telescopio Spaziale Hubble ha dato il suo contributo decisivo nel ricercare risposte, orbitando attorno alla Terra ogni 90 minuti. Hubble simboleggia appieno il desiderio umano di esplorare. Possiede strumentazioni avanzate costruite per osservare zone inesplorate dell’Universo ed è stato progettato per la manutenzione in orbita da astronauti esperti che negli anni lo hanno riparato e migliorato.
Hubble non ha solo compiuto innumerevoli scoperte astronomiche, ha anche avvicinato l’astronomia al grande pubblico soddisfacendo la curiosità, accendendo l’immaginazione e producendo un forte impatto su cultura, società, arte.

Our Place in Space offre l’opportunità di ammirare alcune celebri immagini scattate da Hubble, a partire da quelle del nostro vicinato cosmico — le Facce di Marte, la Grande Macchia Rossa di Giove, le intense Aurore di Saturno — fino a una strabiliante selezione di vastissime Galassie, affascinanti Nebulose e particolari fenomeni astronomici.
Oltre a questa esibizione scientifica dell’Universo, la mostra propone le installazioni di alcuni noti artisti italiani che hanno realizzato dipinti, sculture e installazioni site specific, ispirandosi alle meraviglie viste dagli occhi di Hubble.
La fusione di scienza e arte propone all’osservatore una visione diversificata dello spazio intorno a noi e della sua comprensione.

L’Istituto Veneto ha già ospitato nel 2010 la mostra The Hubble Space Telescope: Twenty Years at the Frontier of Science, ovvero Il telescopio spaziale Hubble, alle frontiere dell’Universo. Visitata da 12000 persone in un solo mese, ha segnato l’inizio di una collaborazione tra l’Istituto Veneto, l’Agenzia Spaziale Europea e lo Space Telescope Science Institute.

Dopo questa prima tappa a Venezia, Our Place in Space sarà trasferita nell’antica cittadina di Chiavenna (SO), dove si svilupperà in numerose sedi, tra le quali Palazzo Vertemate, dal 6 maggio al 27 agosto 2017.
In seguito sarà ospitata presso l’ESO Supernova Planetarium & Visitor Centre di Garching, Monaco di Baviera, Germania.

Ulteriori tappe sono previste in altre città europee, negli Stati Uniti d’America e in Australia.




mercoledì 4 maggio 2016

A cura di Anna Caterina Bellati, LA REGOLA DEL VOLTO



Si inaugurerà il prossimo 14 maggio alle ore 17'00, presso la Scoletta della Bragora a VENEZIA la mostra collettiva, a cura di Anna Caterina Bellati, LA REGOLA DEL VOLTO, dove fra i tanti artisti interessanti che saranno esposti ci saranno anche le opere dell'amico Domenico Di Genni

A breve altre news...

domenica 6 marzo 2016

GOLA CARPI MORLOTTI Tre stagioni fra gli alberi - a cura di Massimo Cogliati e Anna Caterina Bellati

Morlotti, Paesaggio - Vegetazione


GOLA CARPI MORLOTTI
Tre stagioni fra gli alberi

19 e 20 marzo 2016
Nell'ambito delle Giornate FAI di PRIMAVERA

Olgiate Molgora (LC)

Presentazione Venerdì 11 marzo ore 21
a cura di Massimo Cogliati e Anna Caterina Bellati
c/o Scuola Materna di viale Sommi Picenardi
 


Emilio Gola (1851-1923) fra '800 e '900 si affermò come uno dei maggiori post-impressionisti italiani maturando la propria scrittura poetica nell'alveo del Naturalismo lombardo in cui seppe coniugare la propria profonda cultura e la sua straordinaria vena pittorica. Di lui si può senza dubbio dire sia il primo “moderno” della terra lombarda. Le sue pennellate larghe e già materiche e lo studio della “macchia” nonché del chiaroscuro hanno in seguito improntato il mestiere di altri pittori che con lui o i suoi quadri ebbero direttamente a che fare. 


Aldo Carpi fu sfollato a Mondonico durante i primi anni della seconda guerra mondiale.

Qui frequentò il Buttero benché Gola fosse ormai scomparso da vent'anni e restò affascinato dal suo lavoro nonché dal paesaggio che tanti goliani avevano raccontato. Era a Mondonico quando fu arrestato dalla polizia fascista proprio fra queste colline. Da qui la storia terribile è nota: trasferito prima a Mauthausen e poi a Gusen, Carpi riuscì a rischio della vita a comporre le sue memorie edite in seguito con il titolo di Diario di Gusen. 
 
Fra gli studenti di Carpi, direttore di Brera, diventati “grandi” ci fu Ennio Morlotti (1910-1992) che lo considerò sempre suo maestro di vita. Non si vuole costringere il terzo degli artisti rappresentati, Morlotti appunto, a vestire i panni della lezione goliana. Affatto. La forma (o meglio non-forma) che il paesaggio di questo angolo di Brianza assunse in lui è quanto di più lontano ci sia dal Naturalismo, ma da lì ha preso le mosse. Così le Adda burrascose di materia che il lecchese dipinse negli anni '50 nascono, almeno concettualmente, come lettura e rifiuto del Valloncello di Mondonico.
 

mercoledì 8 aprile 2015

MATERIA CELESTE a cura di Anna Caterina Bellati e Antonella Nota


Una gran bella collettiva, curata da Anna Caterina Bellati e Antonella Nota a Venezia...

MATERIA CELESTE
a cura di Anna Caterina Bellati e Antonella Nota
Inaugurazione
Venerdì 8 maggio 2015, ore 17
fino al 18 luglio 2015
VENEZIA, Castello 3811 B
Scoletta della Bragora
Campo Bandiera e Moro

artisti invitati
Mauro Benatti, Katja Bernhard, Marco Bolognesi, Paola Giordano, Ettore Greco, Marco Martelli, Alberto Salvetti, Marialuisa Tadei, Dania Zanotto





domenica 23 marzo 2014

IL VUOTO E LE FORME 4. – Venice, mon amour a cura di Anna Caterina Bellati

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Porta la firma di Anna Caterina Bellati questo imperdibile grande evento...
il prossimo 5 aprile a Chiavenna!


 

IL VUOTO E LE FORME 4. – Venice, mon amour
a cura di Anna Caterina Bellati



Chiavenna (SO)
Palazzo Pestalozzi
Piazza Bertacchi
Chiesa dei Cappuccini
Palazzo Pretorio

Inaugurazione: Sabato 5 aprile 2014, ore 17.00

Data di chiusura: 27 aprile 2014

Orari di apertura:
Martedì, Mercoledì, Venerdì  15.30 > 18.00
Giovedì, Domenica  10 > 12  /  15.30 > 18.30
Sabato   10 > 12  /  15.30 > 19.30
Lunedì chiusura

Biglietto: ingresso libero

Orario del vernissage: ore 17.00

Con il patrocinio di: Città di Chiavenna
Con il sostegno di: Comunità Montana della Valchiavenna
In collaborazione con: Museo della Valchiavenna, Pro Loco Città di Chiavenna
Organizzato da: BELLATI EDITORE

Ufficio Stampa: Bellati Editore, info@bellatieditore.com, www.bellatieditore.com



Artisti: 
Antonio Abbatepaolo, Franco Batacchi, Mauro Benatti, Damiano Casalini, Marco Cornini, Donato Frisia jr, Marco Martelli, Alberto Salvetti, Tobia Ravà, Dania Zanotto


Tel. +39 3332468331
www.bellatieditore.com

Ideato e progettato da Anna Caterina Bellati

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IL VUOTO E LE FORME giunge quest’anno alla sua quarta edizione. La Biennale d’Arti Visive di Chiavenna porta nel 2014 il titolo Venice, mon amour. Chi scrive lavora a Venezia ormai da un decennio e ha pensato a un gemellaggio ideale tra la città più bella del mondo e la piccola città dove è nata, Chiavenna appunto.
Perché questa mostra di laguna trasferita a ridosso delle montagne? I motivi sono di natura emozionale e culturale.
Innanzitutto Venezia è un topos, un’immagine mentale che ciascuno fin da bambino ha sedimentata nella propria coscienza. Si tratta di un luogo nel quale si vorrebbe andare almeno una volta nella vita, un posto del sogno fermo nel tempo, simbolo della malinconia, dell’innamoramento, della bellezza. Un sito culturale che da secoli è anche assurto a segno principe dell’arte, non solo per le sue Biennali, di Arti Visive e di Architettura, ma perché da sempre è stato punto di approdo di tantissimi artisti di fama internazionale. Il vero motivo ad attrarre a Venezia chi fa arte non è la singolare struggente meraviglia della città, ma la sua luce. Una parte di questa luce, reinterpretata dai pittori e scultori chiamati per questa occasione, farà dunque mostra di sé a Palazzo Pretorio, Palazzo Pestalozzi, nella chiesa dei Cappuccini e in Piazza Bertacchi.
Come simbolo dell’evento sono stati scelti il campanile di San Lorenzo, iniziato il 5 giugno 1597 e terminato nel 1603 a sostituire la torre del XII secolo e il pettine o ferro di prua (in veneziano fero da próva o dolfin) che ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni. La sua forma rammenta i sei sestieri di Venezia, i denti rivolti in avanti, mentre la Giudecca è il dente rivolto all'indietro. A sua volta l'archetto sopra il dente più alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto, mentre la “S” che parte dalla cima per arrivare alla fine del ferro, simboleggia il Canal Grande.
Dunque dieci artisti all’ombra della collegiata di San Lorenzo fondata intorno al V secolo, divenuta pieve nel 1042 e basilica nel 1098,
per dire la Venezia di oggi e di sempre.


A Palazzo Pestalozzi si possono ammirare le opere di Donato Frisia jr. Come nelle altre edizioni l’evento globale contiene la personale di un artista per età e curriculum entrato di fatto nella Storia della Pittura.Venti tele che raccontano umori, odori, toni, luci, nebbie, giorni di sole, mareggiate, gite fuori porta a San Pietro in Volta e Pellestrina. Un viaggio guidato nei gioielli della laguna, nei ristoranti segreti, nelle gondole in attesa, nei lampioni sotto i quali si baciano gli amanti.

All’entrata di Palazzo Pretorio il nostro omaggio a Franco Batacchi scomparso nel 2012. Del grande artista, veneziano d’adozione essendo nato a Treviso, proponiamo cinque lavori storici già apparsi in numerose mostre. La sua donna-Venere questa volta impersona la perla dell’Adriatico narrata attraverso una tavolozza che si muove nella gamma dei grigi, dei verdi e dei gialli bagnati dalla luce, le brume mattinali o serotine e l’acqua densa dei canali.

Nella medesima sala dalle volte affrescate di Palazzo Pretorio proponiamo le straordinarie terrecotte di Marco Cornini, uno degli scultori più apprezzati del Paese. La sua fanciulla si destreggia con passo sicuro nella folla colorata dei turisti, mentre una donna dal corpo perfetto prende il sole sulla spiaggia di Lido e una terza figura femminile incuriosisce fin dal titolo, Quando c’eri tu. Chi dei due amanti è dovuto partire abbandonando l’altro nella stanza in penombra dove risuona lo sciabordio dell’acqua?

Nella seconda sala di Palazzo Pretorio, Tobia Ravà espone i suoi lavori numerici. Le cifre arabe si piegano allargano allungano, si mettono in fila e ammonticchiano fino a costruire il mondo. L’algebra è lo strumento per misurare la vita e il suo dispiegarsi ma anche il meccanismo perfetto per renderla visibile. E dai numeri nascono scorci veneziani scaldati dal sole o azzurrati dal cielo perfetto di un pomeriggio di maggio; oltre a due bronzi che riprendono i simboli della Serenissima, il Leone e uno dei quattro Cavalli di San Marco.

Nella piccola prigione, quasi un piombo veneziano, Mauro Benatti appende le sue delicatissime Meduse in tela metallica bruciata e ossidata, ninfe fluttuanti nel buio, messe a fuoco da una luce potente irradiata dal pavimento di pietra. Queste misteriose creature, che trovano rifugio in laguna dopo una forte mareggiata, sottolineano la precarietà dell’essere. Lo scultore di Brivio allestisce anche la Sirena di San Servolo e i suoi giochi d’acqua in Piazza Bertacchi. Dove c’è mare ci sono leggende e donne immaginarie nei sogni dei naviganti.

Sulla spiaggia di Lido all’alba arrivano centinaia di gabbiani, volano bassi nell’onda e si fermano a riposare sulla battigia. Alberto Salvetti parla di questi animali con diciassette sculture assiepate una accanto all’altra nella terza sala di Palazzo Pretorio. Ma la sua installazione non è un inno alla libertà, semmai addita la distruzione continua che l’uomo impone alla natura. Questi pennuti sono macchiati di petrolio, la loro anima è ferita dalla mediocre superficialità umana e dalla falsa credenza che a noi tocchi possedere la terra.

C’è qualcosa di Venezia che si coglie solo attraverso una lunga frequentazione, l’assenza di vento. In certi giorni rarefatti e caldi nei quali gli orologi si fermano, non tira un fiato d’aria. Per raccontare questo fatto che rende immobili le case, gli oggetti e forse anche i pensieri, abbiamo invitato Marco Martelli, noto pittore dell’iperrealismo, a esporre segrete fotografie di solito proscenio alla preparazione dei quadri. Vetri e strisce di carta s’innalzano nel blu assoluto e restano bloccati in guisa di sculture. Tutto tace, almeno fino a domani.

Nell’ultima sala di Palazzo Pretorio abitano i Gufi di Damiano Casalini. Sembrerebbero degli infiltrati, ma… Nel 2008 il pittore torinese frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si diploma in Incisione. Gli animali del suo Bestiario tuttavia sono a disagio per il trasferimento in laguna. Ne nascono piccole sculture ironiche come l’Intellettuale o il Professorone e dipinti in cui i gufi si destreggiano tra bricole, vaporetti e gondole. Il delizioso panegirico messo in scena dice le difficoltà di conquista di un’Isola misteriosa.

Siamo nella Chiesa dei Cappuccini che offre spazi alti e densi di storia. Qui Dania Zanotto costruisce un palcoscenico abitato da figure in simulacro di cui restano solo le vesti sontuose. La scultrice e performer trevigiana porta sotto le antiche volte installazioni museali e una collezione di vesti indossabili che narrano Venezia, i suoi traffici di stoffe e pietre, gli scambi con l’oriente, le spezie, gli ori, le perle. E piano dalle antiche strade che dal Bosforo conducevano nel cuore del Mare Nostrum arriva fin qui l’odore di un’epoca strabiliante.

A questi lavori fa da contrappunto il duplice intervento di Antonio Abbatepaolo. Lo scultore pugliese allestisce nell’abside la sua Balena, uno scheletro perfetto di cetaceo costruito con lo stesso legno impiegato per realizzare l’anima delle navi. Questo animale magico immortala il tema della grandezza negli abissi. Gli fa da contrappunto una Gondola al naturale realizzata con i medesimi materiali. A dire due luoghi mentali irrinunciabili della laguna, l’immenso e il romantico, la profondità e la calma.

Anna Caterina Bellati
Tra Venezia e Chiavenna, marzo 2014


sabato 16 novembre 2013

Rolf Bienentreu “Spiegel” a cura di Anna Caterina Bellati

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Kunstraum Riss, via san Bastiaun 6, 7503 Samedan (Svizzera)
www.riss.ws , mkollrt@riss.ws, tel. 0041 81 852 55 58

Rolf Bienentreu “Spiegel”

Kunstraum Riss, via san Bastiaun 6, 
7503 Samedan (Svizzera)
 

venerdì 13 dicembre, ore 18
Dal 13 dicembre 2013 al 24 gennaio 2014
 dal lunedì al venerdì, 10.00 / 12.00 - 16.00 / 18.00
 ingresso libero

Presentazione di Anna Caterina Bellati

Ufficio Stampa: BELLATI EDITORE, info@bellatieditore.com

Specchi profondi
di Anna Caterina Bellati

Il primo specchio che s’incontra nella vita è quello in cui vediamo riflessa la nostra immagine stando in braccio alla mamma. “Quello sei tu”, dice e tu impari piano piano a riconoscerti. Il primo specchio che s’incontra nella letteratura è invece quello della matrigna di Biancaneve e anche questo ha a che fare con lo sviluppo della personalità e il riconoscimento dell’io. Nella fiaba si racconta che la regina crudele, distrutta dalla gelosia, non sa accettare il fatto che la figliastra la superi in bellezza. Come non pensare all’Edipo re e alla tragedia che travolge tutti i protagonisti: intanto la madre Giocasta, quindi Laio, il padre che ha il terrore di essere soppiantato dal figlio, ed Edipo, il ragazzo il cui destino è segnato e quindi necessario. Ma c’è un altro personaggio, questa volta preso dalla mitologia, al quale rimanda subito l’idea dello specchio. Si tratta del bellissimo Narciso e del proprio innamoramento-ripiegamento su di sé che il giovanetto pagherà con la morte cadendo nell’acqua dello stagno.

Ora, il nodo su cui s’incentra l’indagine svolta da Bienentreu intorno allo specchio tiene conto di tutti questi elementi che si può dire stiano alla base della percezione che ciascuno ha di sé, in particolare quando questo “sé” è sogguardato da una distanza privilegiata, il riflesso dello specchio.
Non a caso le tavole dipinte di Bienentreu si chiamano “Specchi profondi”. Profondi per un motivo tecnico, i molti strati di vernice creano l’illusione della profondità; e profondi perché impongono allo spettatore uno sguardo autentico.

Quando la mattina ci si guarda allo specchio per farsi la barba o truccarsi gli occhi, in realtà non si bada a quello che nello specchio accade. Ci si limita a fissare una piccola porzione del proprio viso della quale ci stiamo occupando. Invece gli “Specchi profondi” obbligano a uno sguardo non distratto. Intanto l’immagine, derivante da un gioco di luci che s’incrociano sulla superficie riflettente delle tavole, non è quella cui siamo abituati. Siamo noi ma più larghi, o più lunghi, o più magri. E la nostra faccia non è proprio così, non è proprio quella che ci viene incontro. Questo gioco di domande mette in campo sia l’abitudine alla propria immagine, sia la soddisfazione di scoprirsi dentro un oggetto lucido e brillante. Le tavole di Bienentreu sono in genere rosse, verdi o blu i suoi colori preferiti, ma in realtà su chi le guarda impongono una speciale attenzione-attrazione. Sono invitanti e pieni di vita le rosse, sono riposanti le verdi e le blu. Il piacere e la calma. Ma c’è un secondo elemento del quale tenere conto.

C’è l’occhio dell’artista. Lui sa che nelle sue tavole si specchierà il mondo che passa loro davanti e sa che questo mondo sarà costretto non a vederle, ma a guardarcisi dentro. Ecco, il gioco di Narciso raddoppia e diventa l’esercizio di un potere. E non è ininfluente che Bienentreu sia un pediatra. Conosce perfettamente i meccanismi che muovono la curiosità di un bambino e smuove quei medesimi meccanismi sopiti, anche nell’adulto.

Questa specie di sottile violenza esercitata sullo spettatore diventa ancora più forte nelle fotografie. La realtà non viene ritratta, fotografata, fissandola attraverso l’obiettivo, ma viene fermata quasi capovolta, cogliendone un ritaglio dentro la tavola dipinta. Le forme si liquefanno, i contorni si sciolgono, niente è più come normalmente appare. Il mondo intero diventa d’acqua e in tal caso “riconoscersi” comporta un atto di fede. Quando lo specchio profondo è usato come una quinta scenografica dentro cui una macchina da presa filma l’esistente, tutto quello cui siamo abituati assume un aspetto diverso. Tutto quello che di solito compone la nostra vita diventa un’altra cosa.

E allora lo specchio che ha tradito le immagini abituali diventa strumento per indicare la precarietà del nostro essere nel mondo.
Anna Caterina Bellati




BIOGRAFIA

Dopo avere ultimato il Liceo Classico ha studiato Filosofia e Scienze della Comunicazione.
Nel 1971 si iscrive alla Facoltà di Medicina a Liegi, in Belgio. Completa il corso di studi a Berlino nel 1980 e nel 1985 prende la specializzazione in pediatria. In quegli anni sviluppa anche i suoi interessi riguardo l’arte concettuale.
Nel 1979 tiene la sua prima performance dal titolo Menschen Gefallene (Corpi caduti) nella Mariannenplatz a Berlino.
Nel 1980 ripropone la medesima manifestazione allo Studio II di Berlino,  e sempre nella capitale tedesca organizza l’installazione Gedächtnis des Divan (Memoria del divano). L’anno seguente, a Wehdel, vicino ad Amburgo, sviluppa esempi di anamorfosi sulle pareti di un appartamento privato. Titolo, Besucher (Visitors).
Nel 1983, a Bremerhaven - Germania, organizza l’installazione Erotik Ortes des (L’erotismo dei luoghi). L’anno seguente, sempre a Bremerhaven e a Rotterdam, installa un nuovo lavoro, Erotik der Gegenstände  (L’erotismo degli oggetti).
Questa ricerca continua nel 1985 a Bremerhaven, lavorando sul tema Erotik der Personen (L’erotismo nelle persone). Tutte queste prestazioni si riferiscono a un  personaggio d’invenzione, Aprilheiland in der Prilküche.
Nel 1987 si trasferisce in Svizzera.
Nel 1990 viene invitato al Kunstverein di Bremerhaven, dove espone due autoritratti, Selbstbildnisse (Autoritratti).  Nel 1991 la professione medica lo fa trasferire in Romania per qualche tempo.
Nel 1992 è invitato dalla Società di Belle Arti di Iashi, Romania, a prendere parte a una mostra dal titolo Oggetti Testimoni. Successivamente la stessa mostra viene presentata a Bucarest. Nel 1993, il video Alone Insieme,  è esibito al pubblico per la prima volta in Engadina, Svizzera.
Due anni dopo, presso la Galleria Riss, a Samedan in Engadina, realizza l’installazione Heimweh und Sehnsucht (Nostalgia e malinconia).
Nel 1998 la Galleria Riss lo invita a partecipare a una collettiva intitolata Plexiglass. Nel 1999 è di nuovo invitato a Bremerhaven dal Kunstinitiative per esporre i suoi Tiefe Spiegel (Specchi profondi).
Nel 2004 Anna Caterina Bellati organizza la sua personale  Specchi Profondi a Villa Sommi Picenardi, a Olgiate Molgora (LC) - Italia.
La stessa mostra viene presentata nel 2005 a Bremerhaven alla Kunsthalle con il titolo Spiegelungen (Riflessi).
Nel 2007, a Cuxhaven vicino ad Amburgo, presenta il  Piazza dello Amor Perfetto, proiettato nelle sale della  Galleria Weidenstieg. Questa mostra personale sarà ospitata nel mese di settembre, ancora con Bellati come curatore, a Lugano - Svizzera, alla Galleria Mya Lurgo.
Nell’agosto 2008 partecipa a OPEN XI. Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni a Venezia Lido e nell’ottobre 2008 a Il vuoto e le forme. 1. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti a Chiavenna. A novembre è invitato alla collettiva dedicata al Tricolore al Museo Tecnico Navale di La Spezia durante la manifestazione Museo in vetrina.
Nella primavera successiva espone a Il vuoto e le forme. 2. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti a Chiavenna. Nel mese di giugno tiene la sua personale alla Galleria Uno a Soglio (CH). A settembre partecipa alla XII Biennale di Architettura di Venezia nella mostra collettiva Metropoli//Antimetropoli ideata e curata da Anna Caterina Bellati.
Sarà invitato nel 2012 alla terza Edizione Il vuoto e le forme. 3. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti, Cantico, dedicata a San Luigi Guanella, ancora a cura di Anna Caterina Bellati.
Nel giugno 2013 Anna Caterina Bellati predispone la personale Bienentreu Acqua memoria nelle sale della Scoletta della Bragora, in Campo Bandiera e Moro a Venezia. A luglio è invitato dagli organizzatori PoloDLTM e Bellati Editore all’evento LUCE SUL MARE la Natura, L’uomo, L’ingegno navale al Porto Mirabello di La Spezia.
Rolf Bienentreu vive e lavora tra la Svizzera e l’Italia.

rolf.bienentreu @ gmail.com

Kunstraum Riss, via san Bastiaun 6, 
7503 Samedan (Svizzera)
tel. 0041 81 852 55 58


martedì 23 luglio 2013

LUCE SUL MARE La natura L’uomo L’ingegno navale a cura di Anna Caterina Bellati

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LUCE SUL MARE La natura L’uomo L’ingegno navale

Sede: Porto Mirabello, La Spezia
Organizzazione Generale: PoloDLTM e Bellati Editore

Inaugurazione: Giovedì 25 Luglio 2013, ore 19.00

Durata della mostra: 26 Luglio > 3 Novembre 2013

Orari: 26 luglio > 14 settembre. Tutti i giorni 18 > 22. Apertura anticipata alle 14 nei giorni di arrivo delle navi da crociera
15 settembre > 3 novembre. Tutti i giorni 10 > 18; venerdì e sabato 10 > 22
HOURS: 26th July > 14 th September. Everyday 6 pm > 10 pm Early opening at 2 pm during cruise ship arri val days
15th September > 3 rd November. Everyday 10 am > 6 pm F riday and Saturday 10 am > 10 pm

Ingresso libero


Curatore: Anna Caterina Bellati in collaborazione con Martina Rossi
Coordinamento fotografico: Marco Faimali

INFORMAZIONI
Distretto Ligure delle Tecnologie Marine
Via delle Pianazze, 74

COME ARRIVARE
Ufficio Porto / Harbour Office
Viale Italia · La Spezia · Italy
www.portomirabello.it
44°05’803N – 09°49’989E

Il Porto Mirabello è facilmente raggiungibile a piedi e con il servizio di trasporto pubblico ATC (fermata più vicina Via Chiodo Giardini), dalla stazione ferroviaria, dalla stazione marittima e dal centro città, tramite il nuovo ponte pedonale che parte dalla Banchina Revel (Passeggiata Morin) in corrispondenza di Via Diaz. Porto Mirabello è servito dalla rete autostradale (A12 / A15) con raccordo che porta in città, dalla rete ferroviaria con servizio Eurostar, dagli aeroporti internazionali di Genova (100 km), di Pisa (60 km) e per voli privati Luni – Sarzana (15 km); disponibile una piazzola di atterraggio per elicotteri direttamente sui moli del porto.

Ufficio Stampa: Bellati Editore, info@bellatieditore.com, www.bellatieditore.com
Informazioni: cell. 3332468331






LA MOSTRA

Natura e Tekne
Aleaform / Artescienza
Cmre / Cnr-Ieni
Cnr-Insean / Cnr-Ismar
Cssn / Enea
Evologics / Graaltech / Ingv
Intermarine / Invelare
Museo Civico G. Doria Genova
Sitep / Studio Faggioni / Unige

Arte
Antonio Abbatepaolo
Mauro Benatti
Rolf Bienentreu
Marco Bolognesi
Stefano Bombardieri
Donato Frisia jr
Rossana Gallo
Tobia Ravà
Ugo Riva
Daniela Spaletra
Marialuisa Tadei
Dania Zanotto



Il Mare è un ambiente singolare le cui leggi fisiche e chimiche prevedono condizioni esulanti dall’immediata percezione umana. Il sistema ecologico marino offre un inimmaginabile scenario di forme e movimenti in continuo divenire, pur nella propria millenaria stabilità. Chi interagisca con il mare sperimenta un ventaglio di sensazioni raramente prevedibili, non di rado vicine allo stupore.
La straordinarietà della parte sommersa del pianeta-terra affascina da sempre la nostra razza che nei secoli ha imitato la natura per fabbricare gli strumenti utili ad andare per mare, imparando a esplorarlo. L’avanzamento tecnologico non ha accantonato i rimandi alla natura impiegati in passato, a dimostrare l’equazione che il dialogo tra realtà e invenzione conduce a risultati armonici, equilibrati e durevoli, in linea con il pensiero aristotelico per cui tekne indica la sintesi tra mimesi, cioè imitazione (il processo creativo) e capacità di costruire (mettere nel mondo qualcosa che prima non c’era).
Il visitatore, sollecitato dalle opere d’arte esposte, sarà indotto a osservare con un nuovo sguardo l'ecosistema marino con cui ha già familiarità, avvicinandosi al mondo meno noto delle tecnologie marine. Scopo della mostra è accompagnare i fruitori dell’evento in un percorso visivo e cognitivo (scientifico-tecnologico-artistico) che chiarirà le correlazioni esistenti tra forma e movimento in acqua.
L’obiettivo è esaltare le illuminazioni prodotte dalla natura lungo il cammino dell’ingegno navale con una galleria di binomi arte/scienza che rendano più comprensibili alcune soluzioni tecnologiche attraverso la loro interpretazione artistica.






I TEMI DELLA MOSTRA

Vento. Vento portami via con te.
La vela è simbolo di libertà, strumento ancestrale per superare il mare.
Immaginiamo che la vela nasca dall’osservazione della Velella, una medusa planctonica dell’ordine degli Idrozoi. Vive in colonie nel Mediterraneo e nei mari caldi ed è caratterizzata dallo scheletro cartilagineo galleggiante a forma di disco oblungo e da una cresta longitudinale triangolare, simile a una vela, grazie alla quale può muoversi spinta dal vento. La vela latina (da vela alla trina, cioè triangolare) è il primo armo innovativo venuto a sostituire la vela quadrata, in uso fin dai tempi antichi. Il suo impiego permise di risalire il vento anziché assecondarne la direzione. La vela è oggi simbolo di sostenibilità e utilizzo di energia rinnovabile. Esistono prototipi di navi con grandi vele innovative, o aquiloni, in grado di ridurre i consumi.

Eliche: le ali rotanti sottomarine.
L’elica è l’immagine emblematica dell’ingegno navale. Riassume l’intuizione tutta umana di saper sfruttare le proprietà della natura per conseguire risultati incredibili, quali propulsione e movimento.
Nel XVII secolo, prima dell’utilizzo delle pale (ali rotanti), gli ingegneri navali utilizzavano elicoidi simili alla vite di una coclea, mentre oggi le eliche hanno forme specializzate secondo l’applicazione. Alla Vasca Navale di Roma (CNR-INSEAN) se ne contano oltre 1600, delle quali alcune qui esposte. Da questo nasce l’abbinamento tra eliche e conchiglie, il cui guscio, frutto della paziente attività di molluschi marini, è spesso elicoidale ed è il simbolo più entusiasmante della natura marina, al punto di contenerne la voce.

Onda: specchio infinito in cui contemplare l’avvolgersi della propria anima…
L’onda che frange incessante e assume forme a seconda degli ostacoli incontrati, plasma coste e fondali con enorme energia. L’idrodinamica, la disciplina che si occupa dei moti ondosi, studia come ridurre la resistenza degli scafi al moto, limitando la generazione di onde. Spesso i progettisti hanno imitato la natura con ispirazioni fuorvianti, come quella di creare carene a forma di pesce, producendo navi goffe come i galeoni senza comprendere il meccanismo del movimento sommerso delle creature marine. Oggi, la tensione verso l’efficienza energetica indirizza gli studi su soluzioni volte a ridurre le onde generate dagli scafi portando i progettisti a sviluppare forme idrodinamiche sempre più performanti, con soluzioni di grande discontinuità con il passato.

 “Volare” nel mare: dalla manta ai futuri mezzi sottomarini
La manta è il più noto dei myliobatoidei, il corpo piatto con pinne pettorali a forma di ali e due pinne cefaliche con funzioni direzionali, come si vede nella rappresentazione di Wurtz. Il movimento è dato dall’alternarsi di battiti d’ali e planate, grazie allo scheletro cartilagineo, che permette movimenti flessibili.
Questa caratteristica, oltre alla forma, è quella più interessante per gli studi di alta efficienza nell’ingegneria navale.
Il prototipo IDRA, qui esposto, è la realizzazione del desiderio di volare sott’acqua sfruttando la portanza dinamica delle ali per l’immersione. Grazie alla propulsione elettrica, concretizza l’idea di solcare il mare in simbiosi, sfruttando l’acqua che scorre sul mezzo, come accade per la manta.

…e il “navigar” m’è dolce in questo mare
L’onda è anche instabilità, è paura di trovarsi in balìa dei flutti… eppure gli animali marini nuotano tranquilli anche nei frangenti. Gli squali sono dotati di pinne evolute per mantenere l’assetto, in velocità o fermi, quello che vorremmo per le imbarcazioni, capaci di non rollare in velocità, stabili all’ancora. I tonni hanno coda e pinne rigide specializzate per le alte velocità, le balene hanno pinne pettorali remiganti capaci di dirigere le evoluzioni e stabilizzare la grande massa. I progettisti hanno imitato queste forme naturali per realizzare timoni, chiglie e derive efficienti, fino alle moderne pinne stabilizzatrici che ‘remando’ tengono dritta la nave, comandate da sistemi di controllo dinamico. Si tratta di un capitolo della tecnologia ancora aperto… nell’attesa patiremo ancora il mal di mare!

20.000 leghe sotto i mari
Il mare è ambito di scoperta per eccellenza, dove i nostri sensi e abilità fisiche non aiutano, ma intralciano. In passato, i letterati inventavano descrizioni immaginifiche del mondo sommerso, gli scienziati soluzioni per esplorarlo.
Molti pesci hanno sviluppato un organo, la vescica natatoria, capace di assicurare l’assetto alle diverse profondità, compensando la spinta al galleggiamento; si tratta di una sacca di aria che i muscoli comprimono o dilatano modificando il volume specifico del pesce.
I vecchi sommergibili erano dotati di un sistema simile, basato sulla possibilità di gonfiare palloni esterni alla carena, permettendo la riemersione veloce.

Per i delfini non è solo questione di naso!
I delfini ne hanno tanto, ma anche gli scienziati che hanno capito la funzione del ‘naso’ per fendere l’acqua, ridurre la resistenza e migliorarne la stabilità, riproducendolo sulla prua delle navi. I ricercatori hanno compreso la capacità dei cetacei di comunicare tra loro a distanza utilizzando onde acustiche, nonostante generino tante eco confondendo il segnale. Per orientarsi i delfini riescono a modulare di continuo la frequenza, in modo che l’eco non necessario risulti “stonato” e possa essere eliminato dal cervello.
L’uomo non è ancora riuscito a copiare i delfini e a realizzare modem di comunicazione subacquea capaci di non confondere l’eco con il segnale e insieme non disturbare i delfini. È dimostrato che il rumore delle navi rappresenta una minaccia per la salute dei mammiferi marini, disturbando le loro comunicazioni e percezioni. La sfida è quella di progettare navi silenziose, anche per proteggere questi meravigliosi animali.

Dal tronco ai rami, passando [con Pinocchio] nel ventre della balena
L’archeologia testimonia l’uso di tronchi per attraversare specchi d’acqua, di canoe costruite con tronchi scavati, corteccia o pelli. Gli uomini hanno di sicuro trovato ispirazione nella struttura della cassa toracica dei grandi mammiferi marini che, per dimensioni e forma, si avvicinano di più alla struttura delle barche di pelli e ossa.
La barca esposta in costruzione ci rammenta che da un punto di vista concettuale non è cambiato molto, infatti ancora oggi le imbarcazioni sono realizzate con struttura somigliante alle ossa di una balena. Il futuro vedrà certo un’inversione di rotta, ma dovremo chiederci ancora se non ci saremo fatti influenzare dalla natura.

Il “sesto senso” degli squali
Gli studi sul comportamento degli animali migratori marini hanno dimostrato la loro capacità di percepire il campo magnetico e costruire mappe mentali per determinare la propria posizione. Squali e razze posseggono le “Ampolle di Lorenzini”, sacche di gel elettro-conduttore collegate ai pori sulla pelle che permettono di percepire il segnale del campo magnetico e trasmetterlo al sistema nervoso individuando le prede, come un target sul radar. Partendo dalla bussola, l’uomo ha sviluppato solo tecnologie rudimentali per la navigazione magnetica; i ricercatori stanno cercando di sviluppare la tecnologia per comprendere il campo magnetico terrestre e le variazioni spaziali, con strumenti (es. SeaQuest) capaci di misurare il gradiente. Si deve “nuotare” molto per doppiare lo squalo!