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martedì 1 novembre 2011

Paolo FIORELLINI a Varese

Paolo Fiorellini è bravo ed è un vero artista! Non ha inibizioni, dipinge, scolpisce, lavora il ferro e qualsiasi altro materiale. E lo fa con cognizione e creatività. Ora in mostra a Varese.

Paolo FIORELLINI
19 novembre 22 dicembre 2011
SPAZIO LAVIT
Uberti 42
Varese, Italy

Paolo Fiorellini è nato nel 1961 a Sarzana (La Spezia) dove vive e lavora. Nel 1985 ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Carrara. Inizialmente il suo lavoro artistico è stato caratterizzato da un linguaggio tra la figurazione e l'Espressionismo; dagli anni Novanta la sua pittura è approdata ad un gesto più informale e ricco di materia, quindi si è dedicato alla sperimentazione dei materiali, tra cui il silicone, nel quale ha spesso incluso elementi naturali (fiori, erba o pesci). Fiorellini si interessa alla sostanza e alla materia del pigmento e delle superfici; privilegia il colore per l'energia assorbita o irradiante, la sua ricerca consiste nel creare disorientamento e nel proporre icone e archetipi capaci di suggerire concetti e principi morali. Artista visivo poliedrico, spazia fra pittura, scultura, assemblage e performance, con esiti collocabili fra la Transavanguardia e le ricerche oggettuali più recenti.

http://issuu.com/pafiore/docs/impcat
http://issuu.com/pafiore/docs/catalogo
http://www.fiorellini.com/

Idoli allo sbando di Mara Borzone
Un artista, se è tale, cattura i segnali dal mondo esterno, e li rielabora. In qualche caso li anticipa, come in questa mostra di Paolo Fiorellini, pensata in tempi non sospetti, recenti eppure sostanzialmente tranquilli, e inaugurata durante una delle più complesse crisi che il Mediterraneo abbia mai visto. Gli uomini di ferro di Fiorellini, giganteschi iron men, molto meno aggraziati e dinamici del protagonista del fumetto, evocano le mummie, fasciati in bende metalliche che ne impediscono l'identificazione, ma anche i guerrieri crociati nelle loro armature. La recente, triste sorte di alcune mummie del Museo del Cairo, o le conseguenze delle Crociate, tutte da rileggere in chiave odierna, non sono che due delle possibili premonizioni di Fiorellini, o esempi della sua weltanschauung, una visione del mondo autonoma, pacata, distaccata, riflessiva e senza retorica. Ecce homo non si esaurisce nei grandi uomini di ferro: una serie di stele provenienti dal futuro celebra altri archetipi di guerrieri, samurai o lunigianesi dell'età del ferro, persino una guerriera, cyborg che non esistono ancora. La fantascienza, o, piuttosto, i suoi personaggi, sono il linguaggio adottato da Fiorellini in Ecce homo, l'inganno della tecnologia è l'idea di fondo; il titolo è la frase di Ponzio Pilato, con tutti suoi sottintesi. Ai cyborg metallici è arrivato dopo una lunga sperimentazione sui materiali, iniziata con la pittura materica, strati di gesso e pigmento a formare spessori quasi plastici, dove il bianco ha la corposità della neve a primavera, e proseguita con la ricerca sul silicone. Fiorellini ha creato mantelli, croci e grandi oggetti, inglobando nel silicone erba, fiori, pesci, tutti veri; l'idea, splendida sull'immediato, non ha retto al passare del tempo, tutto ciò che era nel silicone si è rapidamente ossidato cambiando, o, meglio, perdendo il colore originale, per assumere tonalità dall'ocra al bruno. Una performance, quindi, o, forse, una metafora contemporanea: anche la natura, sottoposta alla violenza della chimica, muta e diviene effimera. Il passo successivo è consistito nel racchiudere pesci in fil di ferro, talmente modificati da diventare piccoli aerei, dentro piccole teche in vetro e metallo, colme di silicone trasparente. L'aspetto traslucido del silicone, attraente e insieme repellente, a contrasto con i bagliori del ferro spazzolato a mano, suggerisce tecnologie future, avanzate e, al tempo stesso, rabberciate, consunte e obsolete, ridotte a ex voto di un mondo che verrà. Di lì sono nati gli ultimi guerrieri, sporchi di grasso nero come se venissero da un'altra galassia, corruschi e corrucciati; per farne risaltare i riflessi metallici, Fiorellini li ha collocati su un fondo di cemento, che assorbe completamente la luce e che, a sua volta, evoca panorami urbani degradati; il calcestruzzo armato a vista, emblema di progresso e di modernità ai tempi di Le Corbusier, oggi è un problema di conservazione, uno dei tanti dell'architettura del '900. La ricerca di Fiorellini si muove dunque in ambiti diversi, dall'ecologia, che è anche stile e scelta di vita, alla coscienza civica - parlare di politica in senso stretto è riduttivo - al futuro, non facile, non gradevole, non rassicurante, alla religiosità, poiché di idoli si tratta. Caratteristiche comuni sono la manualità e la cura nell'esecuzione, mai troppo diligente, tuttavia riscontrabile nelle grandi opere come nei dettagli, nelle saldature come nei colpi di lima, nel progetto dell'installazione; Fiorellini ne è il regista, i replicanti metallici sull'attenti possono ricordare i guerrieri dell'esercito di Xian, ma sono allo sbando.

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