Da GlobArt Magazine di Micol Di Veroli
Charles Saatchi ne ha combinata un’altra delle sue ma stavolta a fin di bene. Il celebre mercante d’arte, nonché vero e proprio motore della Young British Artists, ha infatti incredibilmente deciso ritirarsi dalle scene di donare al Regno di Inghilterra la sua Saatchi Gallery di Londra. Quindi prossimamente la celebre galleria diventerà Il London Museum Of Contemporary Art, unendosi così ad altri prestigiosi musei del contemporaneo sparsi per il mondo. Sicuramente i cittadini britannici saranno contenti di questa scelta e l’edificio di per sé è un bellissimo spazio dedicato all’arte che ogni hanno riesce a raggiungere un vasto bacino di visitatori.
Ovviamente in tutto questo rotear di baci ed abbracci, sorge una questione assai spigolosa. Il problema è grosso modo lo stesso che abbiamo noi in Italia (e che Globartmag ha sollevato mesi fa parlando del Maxxi) e sarebbe a dire la collezione permanente del museo. In tutti questi anni la Saatchi Gallery, nella speranza di scoprire nuovi e scintillanti talenti, ha organizzato un’enorme quantità di mostre con molte buone opere ed un mare di manifestazioni creative decisamente mediocri, mettendo in luce una linea espositiva incoerente e frammentata. La lista di opere che il ricco mercante d’arte ha intenzione di lasciare alla comunità inglese è assai cospicua (circa 200 opere) ma di certo Saatchi ha ben poche opere fotografiche di qualità e nessuna opera di video arte da donare. Forse il mecenate lascerà nel museo qualche opera di Ron Mueck, Richard Wilson, Tracey Emin e Jake e Dinos Chapman, artisti fortemente dissimili fra loro che lasciano trasparire il totale caos che da sempre caratterizza il collezionismo di Charles Saatchi.
Annunciando l’importante donazione alla stampa e con essa il suo ritiro dalle scene, il mogul dell’arte ha dichiarato: “Dono questo museo alla comunità londinese, con la speranza di proseguire gli stessi intenti che la galleria si è prefissata 25 anni fa, al momento della sua inaugurazione. Questo museo dovrà essere un laboratorio in continua evoluzione e non una sorta di archivio” Ed allora dopo tutte le critiche precedentemente scritte dobbiamo toglierci il cappello innanzi a Saatchi ed alla sua geniale invenzione della YBA generation. Con il suo grande impegno, il mercante è riuscito a portare gli artisti nazionali al centro dell’arte contemporanea, cosa che in Italia è riuscita a ben poche persone ( ai critici Germano Celant e Achille Bonito Oliva ad esempio ). Insomma per dirla tutta questo nuovo gesto di amore ed entusiasmo di Saatchi verso la nazione che l’ha reso celebre in tutto il mondo, a noi di Globartmag piace tantissimo.
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