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domenica 18 settembre 2011

"FREUNDE" sette talenti sotto la cura di Filippo Borella


Il titolo mi suggerisce, ovviamente, una riflessione che nulla toglie alle virtù dei singoli artisti presenti in questa collettiva, curata da un ottimo Filippo Borella: l'essere legati da una inossidabile sincera amicizia, aldilà della forza espressiva e delle scelte artistiche. E questo è bello! 

"FREUNDE" mostra d'arte contemporanea
dal 24 settembre
STUDIO TRICKSTERVia Matteotti 26 -  Cabiate CO
ore 21.00
Fabrizio Bellanca
Marco Besana
Andrea Borgonovo
Marco Brenna
Enrico Cazzaniga
Matteo Galvano
Simona Muzzeddu

a cura di Filippo Borella

COMUNICATO STAMPA

Cari amici e appassionati d'arte,
da sempre alla ricerca per promuovere novità culturali, sono lieto di
aprire i battenti (controcorrente come sempre) alle sperimentazioni
artistiche. Per questo inauguriamo lo spazio Studio Trickster Gallery
che apre con gli artisti che nel 2009 hanno esposto insieme a Vienna
alla Gallery Area 53, per questa occasione troverete lo stesso
catalogo della mostra “Passo Carrabile” con il testo di presentazione
a seguito di Julia Allerstorfer.

Diamo un’occhiata dietro alle quinte di “Passo carrabile” ed
esploriamo le singole personalità degli artisti e dei loro pezzi.

Fabrizio Bellanca, designer grafico, pittore e musicista, era
combattuto nella sua carriera tra le priorità dell’informatica e
quelle dell’arte: questa incompatibilità lo condusse alla fine ad uno
stile compositivo intensamente astratto e spirituale. Light Wing I &
II “(2009) rappresenta un esempio altamente estetico di
anticonvenzionale ricerca delle proprie corde del cuore, dei propri
intimi santuari e della propria nascosta esistenza psichica, tutti
temi spesso affrontati nel suo lavoro. Le incisioni che effettua su
lastre metalliche specchianti paiono come riflessi emozionali
presentati sotto forma di motivi organici, affiancati da segni
apparentemente simbolici come una mano e una stella. Attraverso
l’esposizione alla luce e i riflessi, assumono un’ulteriore dimensione
nello spazio reale.

Per Marco Besana, la fotografia è sia una droga che una rinuncia, sia
essenza che ridondanza, un ossimoro che gli permette di concentrarsi
sull’esistenza. L’opera fotografica di Besana può essere
caratterizzata come un’ingegnosa combinazione tra sensibilità verso i
media, invenzioni pittoriche spontanee, e punti di vista e prospettive
inusuali sul soggetto. “Dentro di Testa” (2007) può essere
interpretato come un’opera comica e ironica, e forse anche come un
riferimento critico a quella corsa quotidiana, collettiva e
superficiale, durante la quale tendiamo a perdere la testa, così che i
confini tra interno ed esterno sembrano svanire.

Sperimentazione, capacità multimediali ed un talento speciale verso
composizioni innovative sono caratteristiche del lavoro di Andrea
Borgonovo. Pittore e curatore, utilizza materiali come legno, ferro
inciso, acetato di polivinile e cemento, oltre a fotografie e tecniche
miste su carta. Le sue fonti tematiche di ispirazione sono sfuggenti
concezioni di identità, e anche vari interrogativi sulle realtà
dell’intimità umana esplorata attarverso il lavoro di artisti come
poeti, scrittori, musicisti, ecc. Il lavoro ad alto contrasto di
Borgonovo (2009) sembra impregnato di un forte sottotono
esistenzialista, reso manifesto dalla figura umana isolata contro lo
sfondo scuro.

La rovina dell’esistenza dell’uomo e interrogativi sull’identità
culturale nel contesto post-coloniale del mondo globalizzato
rappresentano le preoccupazioni artistiche principali per Marco
Brenna. Un individuo è architetto della propria fortuna o è solamente
un giocattolo nelle mani di fatali forze superiori? Questa domanda può
sorgere quando si prende in considerazione il lavoro di Brenna “Homo
faber fortuna sue” (2008). L’espressione intensa del primitivo ed
esotico volto, marcato da un’aria malinconica, è il risultato di un
forte stile pittoresco e delle sottili colate che da esso si estendono
verso il basso.

Vari dettagli, come anche tutte le condizioni fisiche e
caratteristiche di molte strade italiane, costituiscono l’esteso
complesso tematico dell’opera di Enrico Cazzaniga. L’artista stesso ha
affermato che la sua vecchia Range Rover, sua “compagna” in tutti i
viaggi, ha giocato un ruolo centrale in queste opere. Nell’esposizione
si può vedere il veicolo in un video. Il lavoro “Fuori strada” (2009)
si focalizza su una sezione di un attraversamento pedonale che può
essere visto sotto forma di particelle bianche e nere di asfalto
incollate su una piastra di alluminio. Questo pezzo suggerisce chiari
collegamenti con la pittura minimalista.

Il “Riciclaggio”, ovvero la trasformazione creativa di scarti
metallici in oggetti dall’alto valore artistico, contraddistingue lo
stile del lavoro del giovane scultore Matteo Galvano. Numerosi schizzi
a penna costituiscono la base per le sue costruzioni, che
caratterizzate da tratti animali o antropomorfi, vengono create con
scorie meccaniche ritrovate. Questo processo di trasformazione può
essere inteso come il marchio di fabbrica di Galvano, ed è impiegato
nella sua opera “Bufalo” (2009): come risultato dell’assemblaggio di
varie componenti di un motore, nasce un nuovo, animalesco, amico
quadrupede.

Infine, di particolare interesse è la posizione artistica di Simona
Muzzeddu presentata nella mostra “Passo carrabile”. La sua carriera è
contraddistinta da una continua e regolare ricerca di espressione.
L’ossessione delle bambole ha una lunga tradizione nella fotografia;
basti pensare al lavoro di Hans Bellmer o Cindy Sherman. Nel pezzo di
Muzzeddu, un burattino viene presentato come un oggetto sporco, le
braccia distese, sproporzionati occhi azzurri e un sorriso infantile,
disteso su un mucchio di immondizia. L’osservatore è portato a
sensazioni incerte: questo giocattolo sostituisce un essere vivo fatto
di carne e ossa, oppure è soltanto un oggetto sintetico, logoro,
inutile, e quindi reso spazzatura? L’artista ha trasformato l’immagine
fotografica di una bambola in un esempio attivo che descrive le nostre
aspettative e i nostri modelli percettivi in maniera polemica e
tutt’altro che acritica.

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