RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 30 marzo 2016

Carol Rama - Lei, Lui, Loro - a cura di Efisio Carbone, Ivana Mulatero, Roberta Vanali, Alexandra Wetzel

Per tutti gli amici sardi che risiedono in Sardegna e non solo, consiglio...



Dal 22 aprile al 26 giugno, la mostra Carol Rama Lei, Lui, Loro espone, nella doppia sede dell’EXMA di Cagliari e del MACC di Calasetta (inaugurazione sabato 23 aprile), l’intera produzione grafica di una tra le più grandi artiste italiane dell’età contemporanea. La mostra è a cura di Efisio Carbone, Ivana Mulatero, Roberta Vanali, Alexandra Wetzel.

Personalità eccentrica, passionale, irriverente e trasgressiva, Carol Rama (Torino, 17 aprile 1918 – 25 settembre 2015) ha sviluppato la sua produzione nell’arco di oltre settant’anni, creando opere caratterizzate da continue sperimentazioni, cariche di vitalità espressiva ed erotismo, in cui si ritrovano il fascino per la matericità e l’impeto gestuale.

Nel 2003 viene insignita del Leone d’oro alla carriera alla 50° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia: tale riconoscimento le vale la definitiva affermazione nel panorama artistico internazionale. Da allora, numerose mostre vengono allestite in Italia e nel mondo: nel 2014 è stata inaugurata al MACBA di Barcellona una imponente mostra monografica, che dopo aver toccato le tappe di Parigi, Helsinki e Dublino, a partire da ottobre 2016 sarà alla GAM-Galleria d’Arte Moderna di Torino.

La mostra di Cagliari e Calasetta si inserisce, pertanto, in questo contesto di grande valorizzazione dell’opera dell’artista, individuando specifici punti di vista e originali chiavi di lettura.

Il progetto, condotto in sinergia tra l’EXMA e il Museo MACC, viene reso possibile dallo stampatore ufficiale di Carol Rama, Franco Masoero, che mette a disposizione l’intera produzione grafica dell’artista. L’ingente corpus, che consta di oltre centocinquanta opere, sarà suddiviso tra le due sedi, dando spazio a diversi nuclei tematici e tecniche incisorie. In particolare sarà affrontato il tema del rapporto tra uomo e donna, costante in tutta la produzione dell’artista, che costituisce il filo rosso dell’esposizione. Le diverse sezioni grafiche saranno scandite e accompagnate dall’esposizione di importanti opere uniche; completeranno l’esposizione alcune video-interviste storiche, dalle quali saranno estrapolate frasi e citazioni che faranno parte integrante dell’allestimento.

È prevista la realizzazione di un catalogo, in lingua italiana e inglese, con contributi critici inediti.

Tutte le informazioni su: www.exmacagliari.com

martedì 12 maggio 2015

SAPIENS SAPIENS - Collettiva


 SAPIENS SAPIENS - Collettiva

l progetto presentato da un gruppo di artisti che lavora nel campo dell'arte contemporanea è stato allestito a Sassari nella galleria L.E.M. lo scorso anno.

Adesso il gruppo di Artisti Sassaresi presenta il progetto anche Cagliari con nuove opere, dipinti, foto video ed istallazioni e con la partecipazione di un amico artista cagliaritano, in un singolare allestimento collettivo, che prevede le opere di:
Giuseppe Flore | Antonio Mallus | Max Mazzoli | Gianni Nieddu | Pastorello
Bruno Petretto | Enrico Puggioni | Gianni Ruggiu | Giulia Sale
Josephine Sassu | Danilo Sini | Giulia Sini | Antonella Spanu | Pino Squintu
Giorgio Urgeghe

Inaugurazione, venerdi 8 Maggio ore 18.30
SPAZIO TEMPORARY STORING
Cagliari via 29 novembre 3/5

Visitabile sino al 22 maggio 2015 tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00
esclusi sabato e domenica

martedì 30 dicembre 2014

DARKKAMMER group show a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone

DARKKAMMER
a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone
EXMA' - Mostre ed Eventi
22 gennaio 2015 - 22 febbraio 2015
Via San Lucifero 71, 09125 Cagliari


“Ricostruire l’universo in una stanza” (Lugli, 1983), era l’obiettivo delle Wunderkammer e delle Kunstkammer (camere delle meraviglie e gabinetti delle meraviglie) che nel XVI secolo prendono avvio grazie alle collezioni delle casate nobiliari e che possono essere considerate il primo passo verso l’istituzione dei musei. Tutto ciò che era inusuale nell’ambito del collezionismo dell’epoca, ovvero oggetti, piante e animali rari (naturalia) nonché parti provenienti da essi come piume, corna, zanne ma anche feti, animali e uomini deformi, gemme, pietre e strumentazioni scientifiche. Ne facevano parte anche scritti, dipinti, sculture e manufatti (artificialia) oltre ai famous hoaxes, ovvero falsi appositamente costruiti dall’uomo. Tutti questi reperti andavano a costituire i mirabilia, meraviglie talvolta raccapriccianti con l’obiettivo di ispirare curiosità e stupore.

Il progetto, realizzato in collaborazione con Camù, la curatela di Roberta Vanali e Efisio Carbone e l'allestimento di Silvia Ledda, nasce con l’obiettivo di ricostruire una wunderkammer (camera delle meraviglie) contemporanea, caratterizzata dall’eterogeneità dei medium espressivi (pittura, scultura, fotografia, installazione, video, sound design, grafica, calcografia, performance) attraverso l’interpretazione di 44 artisti, con differenti background di appartenenza, selezionati tra il territorio sardo, il resto della penisola e oltre.

Artisti: Adriano Annino, Silvia Argiolas, Antonio Bardino, Leonardo Boscani, Matteo Campulla, Chandor Chasma (Corrado Altieri, Simon Balestrazzi), Piercarlo Carella, Franco Casu, Loredana Catania, Rose Klabin, Vanni Cuoghi, Elisa Desortes, Jacopo Dimastrogiovanni, Roberto Falchi, Marina Faggioli, Elisabetta Falqui, Nicola Filia, Andrea Fiorino, Matteo Galvano, Andrea Galvani, Elisa Girelloni, Simone Loi, Monica Lugas, Pablo Lopez Luz, Cinthia Marcelle, Makoto (Codice Bianco), Massimiliano Martino Degli Esposti, Dario Molinaro, Riccardo Muroni, Marcello Nocera, Andrea Nurcis, Giovanni Manunta Pastorello, Massimiliano Picconi, Gui Pondé, Francesca Randi, Laura Saddi Fabio Saiu, Giuliano Sale, Valentina Sani, Matteo Sanna, Josephine Sassu, Chiara Seghene, Daniele Serra, Manuela Toselli.

sabato 21 giugno 2014

PREMIO BABEL - LA PITTURA. Un anno di ricerca a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone



PREMIO BABEL - LA PITTURA. 
Un anno di ricerca a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone

Temporary Storing - Fondazione Bartoli-Felter. 
Via XXIX Novembre 3, Cagliari
21 giugno - 3 luglio

E’ trascorso esattamente un anno dall’inaugurazione della mostra dei vincitori del Premio Babel - concorso itinerante per giovani artisti finalizzato alla promozione e alla valorizzazione dell’arte contemporanea sul territorio sardo che ha fatto tappa al Ghetto di Cagliari, alla Pinacoteca Carlo contini a Oristano, alla Stazione dell’Arte a Ulassai e al Tribu Museo Ciusa di Nuoro - e la mostra che vi presentiamo è il risultato dell’evoluzione espressiva dei selezionati della sezione pittura. Le opere, realizzate ad hoc per lo spazio espositivo, sono tutte di grandi dimensioni e riassumono i tratti distintivi del personale linguaggio di ognuno degli artisti. Valentino Bardino si serve di scorci di paesaggi, dove in primo piano campeggiano tralicci e gru, per inscenare architetture rigorosamente geometrizzanti su sfondi stesi per campiture piatte, che rendono più evidente la bidimensionalità della rappresentazione. Mentre Silvia Mei spontanea e allo stesso tempo spietata, esprime un’innocenza infantile che attinge al Primitivismo e all’Art Brut per sviscerare l’animalità repressa e il decadimento fisico e psichico insito nell’esistenza umana ed esorcizzare conflitti interiori e incubi. Analizza la condizione umana per un ritorno a forme primigenie, Valerio Porru attraverso un immaginario altamente visionario, in vorticoso caos che giunge alla dissoluzione formale e materica per dare spazio al gesto pittorico. Massimiliano Rausa protende, invece, verso la ricerca di un’estetica dualistica che affronta il tema della congiunzione e del viaggio, inteso come spostamento della percezione, dalla cui riflessione scaturiscono inquietanti esseri ibridi che fluttuano in una dimensione surreale e senza tempo.
(Roberta Vanali)

Silvia Mei
La giovane artista, i cui riconoscimenti la consacrano oramai come talentuosa promessa dell'arte internazionale, continua la sua ricerca sui legami familiari i cui risvolti psicoanalitici sono fonte inesauribile di ispirazione. L'iconografia, ormai consolidata, attinge dall'Art Brut la volontà di avvalessi di una poetica autentica, scaturita dal profondo e non filtrata dalla buona pratica del professionismo. Le figure, ora madri, ora figlie, dal gusto a tratti boschano, sono inserite all'interno di ovali che ricordano certi ritratti fotografici dal sapore antico.
Valerio Porru
Artista valente dal curriculum nutrito di esperienze nazionali, propone un dittico dove le forme fitomorfe e zoomorfe, intrecciate in festoni di ascendenza barocca, la cui contemporaneità è tutta nella gestualità del segno, lasciano spazio ad una colonna vertebrale intesa come elemento architettonico quasi totemico. Più che al mondo pittorico, per il quale il simbolismo è rintracciabile in diverse fonti artistiche (pensiamo all'autoritratto di Frida Kahlo per citarne una) il dittico sembra rifarsi al mondo scultoreo anatomico, di origine seicentesca, e al fascino che deriva dalla costante oscillazione tra scienza e gusto per il macabro, fascino al quale non si sottrae tanta produzione artistica contemporanea.
Massimiliano Martino
Shamanesimo e pittura (uno espressione dell'altro) manifestano il tentativo costante dell'uomo di conoscere e descrivere l'universo, esigenza che deriva dal suo essere animale che si muove nei simboli (pensiamo a Pollock e alla pittura degli indiani Navajos). Pittore di razza e di robusta formazione tecnica, indaga questi mondi nelle due serie presentate. In una concentra i suoi virtuosismi su elementi simbolici e ritmici, quasi tribali, immersi in costellazioni attraversate da filamenti lattiginosi. Nell'altra ritroviamo le figure antropomorfe, già ammirate in passate opere, ridotte ad entità diafane che sembrano affiorare per partecipare della stessa sostanza degli sfondi immaginari. Nello shamanesimo riconosciamo lo stato di trance necessario a compiere il viaggio nel mondo degli spiriti e, forse, questa pittura sembra volerne conservare traccia, se non fosse per l'eccessiva maestria esercitata sul pennello che la riconduce ad una solida corrente surrealista.
Valentino Bardino
I tralicci robusti e ferrosi di Bardino, artista tra i più poetici del panorama giovanile, continuano a costellare i paesaggi indagati in un processo di visione, memorizzazione e restituzione che indugia volontariamente nel ricordo per rendersi vulnerabile a sentimenti e passioni. Tutto questo crea un risultato paradossalmente asciutto e sintetico quasi prossimo alla poetica concretista se non fosse per le forme geometriche astratte prestate alla progettazione ingegneristica. La visione sintetica delle forme è ricondotta da Bardino allo sguardo fugace e distratto dell'uomo moderno che non osserva più i particolari delle cose, ma è anche l'occhio attento e profondo dell'artista che le riconosce, direbbe Cézanne. Prospettive che trovano pace nella geometria.
(Efisio Carbone)

lunedì 2 giugno 2014

Manuela Toselli DEEP WHITE a cura di Roberta Vanali



Venerdì 6 giugno alle ore 18.30, nella Sala della Torretta dell’Exmà, sarà inaugurata la mostra personale d’esordio di Manuela Toselli (Udine, 1971) DEEP WHITE, a cura di Roberta Vanali, costituita da una serie di installazioni totalmente bianche che originano dalla tessitura artigianale come medium per indagare il concetto di sacrificio e il rapporto tra materia e superficie. L’esposizione, realizzata in collaborazione con il Consorzio Camù, sarà visitabile fino al 29 giugno.
Di seguito il testo di presentazione della curatrice: “Il sacrificio di sé è una passione così prepotente da fare impallidire, al confronto, perfino la fame e la lussuria. Avvolge e conduce alla distruzione le sue vittime nella più alta affermazione della loro personalità. Lo scopo non conta: può essere degno o indegno”.[1] Dal concetto di sacrificio muove la ricerca di Manuela Toselli, che utilizza fili di seta, cotone, carta e altri materiali di scarto riciclati per stimolare la percezione empatica e sensoriale. Sacrificio come rinuncia e privazione; come metafora del mondo ma anche memoria di esperienza vissuta. Sacrificio che genera dalla pietosa condizione del baco da seta, inconsapevole vittima, sfruttato e ucciso prima di compiere la metamorfosi da crisalide a farfalla.
Per l’artista la tessitura è congeniale a controllare il caos interiore attraverso il rigore della linea e a riflettere sui precari equilibri esistenziali analizzando la realtà laddove aberrazioni e incongruenze dell’essere umano si palesano. L’ordito diventa, quindi, scrittura astratta, spesso geometrica, giustapposta e sovrapposta in un gioco di luci e ombre che si alternano a definire il ritmo della composizione per indagare gli aspetti percettivi di natura tattile e visiva, tra apparenza e realtà. “E’ maya, il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo infatti è simile al sogno”[2]
Costituita da una serie di installazioni bianche, tono su tono, che prendono avvio dalla tessitura artigianale come medium per esplorare il concetto di sacrificio e il rapporto tra materia e superficie, Deep White si suddivide in cicli. Dall’intreccio di scampoli di seta shantung, dissacrati attraverso il taglio e assemblati per sovvertirne l’aspetto originale, nasce Tessuto Precario con l’obiettivo di celebrare il sacrificio perché non sia avvenuto invano. Ne scaturiscono motivi geometrici che sembrano attingere alla tessitura sarda nella composizione di un preciso disegno la cui percezione visiva muta a seconda del punto di vista e della rifrazione luminosa.
Stesso discorso per Two pages of my diary, dove l’artista indaga le variazioni di luce giustapponendo in senso opposto la trama della seta che diventa codice, scrittura, poesia: “scrivo quando sono giù di morale, quando tutto mi sembra buio. In quei momenti, la pagina bianca, è l’unico spazio capace di accogliere tutto il peso della mia sofferenza. Poi tutto passa.” Non è da meno il ciclo Presenza Sottili dove i pensieri sovrapponendosi s’insinuano, strato dopo strato, fino a fare parte dell’esistenza per poi diventare memoria.
Dal rigore geometrico si passa alle forme circolari di Specchio, speculari l’una all’altra, ottenute con la tecnica a pibiones (acini d’uva) le cui direzioni risultano opposte: una implode, l’altra esplode. Una riflessione su come l’individuo viene percepito dagli altri e come invece crede di apparire, dal momento che nulla è come sembra. La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione, per dirla con Magritte. All’energia vitale si riferiscono invece Prigionieri Velati – intangibili e dalle forme indefinite -, nello specifico alla costrizione che questa subisce quando convoglia in una situazione che viviamo con sacrificio.
La commistione di organza e crespo di seta dà luogo ad una percezione fortemente pittorica della rappresentazione dove il tono su tono restituisce accordi monocromo che rendono vibranti le superfici. Così come la tessitura circolare ottenuta dai diversi tipi di seta, Le Origini simboleggiano i ricordi sospesi collegati all’infanzia e la tradizione orale che da madre in figlia consente di vivere momenti non vissuti. Vissuta è invece Pelle sottile, risultato di una ferita, una cicatrice indelebile che cambia la nostra vita per sempre nonostante appaia come un delicato ricamo, se è vero che – per citare Stanislaw J. Lec -le ferite si cicatrizzano, ma le cicatrici crescono insieme a noi.”
[1] William Somerset Maugham, Il filo del rasoio, Adelphi, 2005, pag. 273
[2]Arthur Shopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Mursia, pag. 43

martedì 13 maggio 2014

Veins and Skulls. Mostra di Daniele Serra a cura di Roberta Vanali



Veins and Skulls è un progetto che prevede l’allestimento delle tavole originali dell’Art Book dell’illustratore Daniele Serra dall’omonimo titolo (con prefazione di Jeff Mariotte), dove il rapporto tra Vita e Morte, nello specifico la Vanitas ovvero l’allusione alla caducità dell’esistenza, è il fulcro intorno al quale ruota il concetto. Le 25 tavole realizzate con l’acquerello e suddivise in tre sezioni (classico, intimo ed esterni), saranno affiancate da un progetto sonoro composto appositamente per le tavole dai Candor Chasma (Corrado Altieri e Simon Balestrazzi) che consiste in un live che farà da colonna sonora per tutto il periodo dell’esposizione.


Info Daniele Serra
http://www.multigrade.it/

Info Candor Chasma
https://soundcloud.com/candor-chasma

EXMA' - Mostre ed Eventi
Via San Lucifero 71, 09125 Cagliari
16 maggio - 6 giugno

sabato 22 marzo 2014

Riccardo Muroni LIBRO BIANCO a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone

Si è inaugurata oggi a Cagliari...


Riccardo Muroni 
LIBRO BIANCO 
a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone


Riccardo Muroni, vincitore per la sezione Installazione del Premio Babel, presenta LIBRO BIANCO a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone, mostra personale che si terrà allo Spazio (In)visibile) dal 22 marzo al 12 aprile.

"Ho smesso di considerare la scultura come ricerca della forma nel 2009, perché nella forma non c'è più forma!
Da quel momento porto avanti un approccio già per forza di cose installativo, tuttavia occupare uno spazio con una forma pressoché aleatoria non è più una soluzione efficace.
La ricerca della forma è finita e annullata. È morta in mille se e in altrettanti ma. È rimasta l'intenzione sagomata e reinterpretata da decisioni molto spesso di sottrazione che, nonostante tutto, portano alla luce l'atto del fare almeno qualcosa per essere, qualcosa…
Libro bianco è la negazione completa dell'atto del fare artistico, è la reinterpretazione compulsiva dell'atto signico, è codice che presuntuoso vuole essere segno incastonato in quello che si vorrebbe e/o potrebbe fare... troppe variabili. E allora si elimina tutto!
L'ho scolpita tramite software ed eseguita tramite software, tutto è passato attraverso il codice, l'opera stessa è permeata di codice!!! Per ciò, confondendo un atto performativo con un atto meccanico, una macchina mi ha dettato le coordinate che un'altra macchina ha eseguito.
E io, piccolo essere, concentrato per non perdere nessun passaggio, trascrivo tutto da operoso scriba e il libro prima bianco si riempie di numeri insignificanti, incomprensibili, ineluttabili..." (Riccardo Muroni)


Cagliari Spazio In(visibile)  
Via Barcellona Cagliari

evento FB

domenica 16 febbraio 2014

LIMITI di Matteo Campulla a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone



LIMITI di Matteo Campulla a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone

Matteo Campulla vincitore del Premio Babel per la sezione VIDEO, presenta la sua mostra personale "LIMITI" allo Spazio (In)visibile dal 28 febbraio fino al 15 marzo, a cura di Roberta Vanali e Efisio Carbone.

“Povero amico! Da due anni ormai, da due lunghi anni tu sei qui,
in questo paese di sete, ai piedi di questa montagna nuda, chiuso
nel fascino della città morta, a scavare la terra, a scavare la terra,
con quegli spaventosi fantasmi sempre diritti innanzi agli occhi
tra la polvere ardente.... Come la tua forza non s'è rotta prima
d'ora? Per due anni tu hai respirato le esalazioni micidiali dei
sepolcri nascosti, curvo sotto l'orrore del più tragico destino che
mai abbia divorato una stirpe umana. Come hai potuto resistere?
Come non hai avuto paura della demenza? Tu sembri un uomo
avvelenato; e qualche volta ti ho visto gli occhi d'un frenetico.”
(da “La Città Morta” di Gabriele D’annunzio)

Spazio (In)Visibile - Via Barcellona Cagliari
 

mercoledì 5 febbraio 2014

HO FAME di Elisabetta Falqui a cura di Roberta Vanali



HO FAME 
ExMà
via San Lucifero, Cagliari

21 febbraio - 16 marzo 2014

di Elisabetta Falqui 
a cura di Roberta Vanali

Dopo La Corte ArteContemporanea a Firenze (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2013/10/ho-fame-di-elisabetta-falqui-cura-di.html), la mostra di Elisabetta Falqui "Ho fame" si sposta all'Exmà (Sala della Torretta) a Cagliari per un nuovo allestimento. Dal 21 febbraio al 16 marzo 2014.

“L'entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo.”
(Bertrand Russell)

Dagli affreschi di Pompei alle innumerevoli versioni dell’Ultima cena, dalle nature morte tra ‘500 e ‘700 alle osterie di Carracci, ma anche i banchetti di Bruegel, i ritratti surreali di Arcimboldo e le scene di vita contadina di Van Gogh, fino ad arrivare agli accumuli di caramelle di Felix Gonzales-Torres passando per i cibi griffati di Warhol e l’artificazione del cibo nelle performance Fluxus. Arte-Cibo è un binomio inscindibile ed è interminabile l’elenco delle opere in cui lo si contempla come mezzo espressivo che diviene metafora della realtà. Potente veicolo di comunicazione, il cibo come fonte creativa, come rituale ma sopratutto come metafora dell’esistenza è anche oggetto cinematografico: magnificamente opulento per Bunuel, grottesco strumento di morte per Ferreri, sotto forma di cultura da mangiare per Pasolini.
In un’epoca in cui non si può prescindere dalle diete e dall’ossessione per i cibi sani, in tempi in cui gli chef s’impongono come star e il culto del corpo arriva a esasperata e morbosa ricerca della perfezione, per Elisabetta Falqui il cibo è una necessità per decodificare e interpretare significati simbolici partendo da esso come fonte di nutrimento e strumento di aggregazione sociale e confluire nel concetto che ruota intorno all’impossibilità di soddisfare il desiderio. Desiderio che rispecchia anche il piacere sensuale del cibo - non a caso cibo e sesso vengono tenuti sotto controllo dagli stessi ormoni -, per dirla con il marchese De Sade: “Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria.” Ecco che il cibo diventa ossessione poiché unico appagamento delle frustrazioni più recondite e la magrezza, sinonimo di bellezza nella società occidentale, è associata all’illusione della felicità. Identificabile in un preciso stile di vita alimentare e quindi sociale, per l’artista l’ossessione del cibo rappresenta la crisi e il fallimento dell’uomo contemporaneo immerso in un’esistenza alienante. Il corpo come luogo di riflessione diventa quindi racconto di una patologia e il cibo da nutrimento si trasforma in disturbo compulsivo. “Detesto l’uomo che manda giù il suo cibo non sapendo che cosa mangia. Dubito del suo gusto in cose più importanti”, non a caso sosteneva Charles Lamb.
Il tramite espressivo per Elisabetta Falqui è la fotografia e in questa il corpo riveste un ruolo centrale. Dalle immagini patinate attinte dall’universo mediatico passa in questo frangente a un rigoroso bianco e nero che rivela una realtà più tormentata. Le intime sofferenze di una percezione distorta della fisicità, di un rapporto perverso con il proprio corpo. La fame d’amore e il senso di inadeguatezza sono il risultato delle installazioni al neon associate alla costante che contraddistingue la sua dimensione concettuale, ovvero il susseguirsi forsennato di pensieri contraddittori, a tratti deliranti che profilano la complessa e inquietante relazione tra donne e cibo, un mantra che diventa assillo, tormento, incubo: “ho fame, mangio non mangio, mangio questo e basta, poi inizio la dieta, da lunedì sarò a dieta, sono grassa non posso guardarmi allo specchio, mangio, ho fame non ho fame, non mi piaccio, ma se lo mangio non sarà questo a farmi ingrassare, poi vado a correre, devo dimagrire ma ho fame, ho sempre fame, non voglio ingrassare, mangio meno, mangio questo e basta...”

Roberta Vanali 

venerdì 31 maggio 2013

BABEL - Mostra dei vincitori della I edizione del Premio Babel a cura di Roberta Vanali, Efisio Carbone e Carla Deplano



BABEL - Mostra dei vincitori della I edizione del Premio Babel a cura di Roberta Vanali, Efisio Carbone e Carla Deplano



Centro comunale d'arte e cultura il Ghetto - Cagliari

dal 7 al 30 giugno 2013




Venerdì 7 giugno alle ore 18.30 al Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto si terrà l’inaugurazione della mostra dei vincitori e dei segnalati della I edizione Premio Babel.
VINCITORI
Vincenzo Pattusi (Pittura), Sergio Fronteddu e Carlo Salvatore III Laconi (ex equo Scultura), Veronica Muntoni (Fotografia), Valentina Sani (Grafica), Riccardo Muroni (Installazione), Matteo Campulla (Video).
SEGNALATI
Claudia Matta (Grafica), Simone Loi (Video), Rita Chessa (Fotografia), Alberto Picciau (Installazione), Roberto Pireddu (Fotografia), Mira Caseluis (Pittura)
Il progetto, ideato da Roberta Vanali e co-curato con Efisio Carbone e Carla Deplano con con il contributo della Fondazione Bartoli-Felter e dell’Agenzia Remax Pierini, premierà i vincitori con una mostra personale in sei diversi spazi espositivi a Cagliari (Galleria Meme, Spazio (in)visibile, Galleria La Bacheca, Spazio P, Galleria G28, Art: Found! Gallery) e un corso funzionale all’inserimento nel mercato dell’arte con la collaborazione di Rosanna Rossi.
Mentre le opere (vincitori e segnalati) in mostra al Ghetto fino al 30 giugno faranno il giro della Sardegna per essere ospitate a Oristano dalla Pinacoteca Comunale Carlo Contini; a Sassari dalla Galleria LEM; dalla Stazione dell’arte a Ulassai (Museo Maria Lai); ad Alghero dalla blublauer e a Nuoro dallo Spazio Tribu.
Per l’inaugurazione è previsto un buffet offerto dal Bliss Caffè e dalla Cantina Giuseppe Altea e dalle 19 alle 23 il dj set a cura di Bruno Uda. Il catalogo dell’evento in ebook è gentilmente offerto da Logus Mondi Interattivi e sarà presentato in data da stabilire.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Consorzio Camù e il Patrocinio del Comune di Cagliari.


I classificato Video
MATTEO CAMPULLA (Iglesias, 1982) presenta la serie di video They Know it, proseguo della serie landscapes dello Scard che si concentra sul concetto di paesaggio e percezione, stati di allucinazione che hanno come sfondo la città di Cagliari dilaniata dagli insetti per riflettere sulla condizione di città morta.

I classificato Scultura (ex aequo)
SERGIO FRONTEDDU (Nuoro, 1982) utilizza materiali inconsueti come il sapone per restituire oggetti quotidiani e colla a caldo per gli abiti-scultura che diventano scrigni di memorie in antitesi alla frenesia del quotidiano. La sua è una contemplazione onirica che va a ritroso nel tempo attingendo all’antico per ritrovare il presente.
CARLO SALVATORE III LACONI (Cagliari, 1978) si occupa di opere scultoree site specific e land art servendosi di pietre e monoliti sardi ai quali incastona microchip. il progetto Connecting Landscape è un complesso work in progress che ha preso avvio nel 2005 e mira a registrare gli agenti atmosferici per poi essere riprodotti dai ricevitori sonori.

I classificato Fotografia
VERONICA MUNTONI (San Gavino, 1987) affronta il tema dell’identità attraverso il mezzo fotografico, rigorosamente in bianco e nero, riflettendo su chi cela la reale identità dietro false apparenze. Nascosti dalla fantasia è una serie di 10 foto di individui nascosti da maschere di recupero talvolta scelte altre imposte dal pregiudizio che diventa emarginazione.

I classificato Installazione
RICCARDO MURONI (Sassari, 1980) presenta uno dei 100 Frame che fanno parte di un’animazione interattiva, un’istallazione audio-video denominata Simulatore Volumetrico che attinge alla scultura Frame e alle onde sonore prodotte dallo spazio circostante per proiettare un’animazione dinamica che muta ad ogni interazione col pubblico.

I classificato Pittura
VINCENZO PATTUSI (Nuoro, 1978) ha come campo d’indagine il ritratto che utilizza in maniera introspettiva per evidenziare il lato oscuro dell’umanità, la decadenza e la follia. Il suo è uno sguardo allucinato e grottesco che, in questo frangente aggrappandosi al passato, vuole restituire i legami dell’essere umano, legami di sangue, legami affettivi o fisici che intrecciandosi restituisco la personale identità di ogni individuo.

I classificato Grafica
VALENTINA SANI (Sassari, 1980) descrive stati d’animo mediati da una visione infantile della realtà, il suo è un universo che vuole prescindere dal punto di vista adulto. E’ un tentativo di fuga dal presente per recuperare la dimensione infantile come rifugio ultimo da una realtà ostile.

Segnalata Pittura
MIRA CASELIUS (Helsinki, 1984) realizza una serie pittorica dal titolo Crystal Soul, architettura umana fragile e fredda come il ghiaccio, metafora della società contemporanea un tempo lussuosa ora ridotta in cocci la cui decandenza è incarnata dalla figura principesca e austera che si inoltra nel buio della notte.
Segnalati Fotografia
RITA CHESSA (Sassari, 1978) presenta Grand tour, serie fotografica scaturita dall’indagine del corpo come territorio che individua i suoi confini attraverso l’autoscatto immortalando un doppio paesaggio: quello femminile e quello geografico.
ROBERTO PIREDDU (Cagliari, 1984) con Fantasma, serie fotografica che contempla il ricordo come condizione imprenscindibile per l’esistenza, come motivo di connessione a luoghi, sensazioni e persone perdute. In un’ambientazione inquietante fatta di contrasti netti e inaspettate dissolvenze che riconducono alle macerie della memoria.
Segnalato Video
SIMONE LOI (Nuoro, 1982) esplora il lato oscuro attraverso vulnerabilità e fragilità umana. Mirror rappresenta il simulacro di una vita che si riduce in pezzi mentre Last Midnight, realizzato in collaborazione con Anna Secondini, focalizza la decadenza dell’umanità mediante ciò che rimane di un cinema abbandonato col sottofondo appena percepibile di Midnight, the star and you.
Segnalata Grafica
CLAUDIA MATTA (Cagliari, 1983) mette in scena Luminescenze, fotogrammi sospesi tra cielo e terra che indagano lo scorrere del tempo e la sua percezione al momento di un’alterazione inaspettata. Rappresentano reliquie che si ricollegano al passato per restituirne l’attimo perduto in maniera straniante.
Segnalato Installazione
ALBERTO PICCIAU (Cagliari, 1980) realizza un’installazione di tre vinili, con tracce composte dall’artista, su tre giradischi che girano contemporaneamente, con la quale lo spettatore potrà interagire a suo piacimento. L’obiettivo della plunderfonia è coniugare dissonanze e rumori con melodie e armonie minimali.

martedì 21 maggio 2013

VINCITORI DELLA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO BABEL




VINCITORI DELLA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO BABEL

La giuria della I Edizione del Premio Babel, composta da 16 persone tra critici, curatori, galleristi e storici dell’arte di diversa provenienza territoriale ha decretato i vincitori di ogni disciplina in concorso:

Pittura VINCENZO PATTUSI

Scultura SERGIO FRONTEDDU - CARLO SALVATORE LACONI (pari merito)

Fotografia VERONICA MUNTONI

Grafica VALENTINA SANI

Installazione RICCARDO MURONI

Video MATTEO CAMPULLA

I curatori Efisio Carbone, Carla Deplano e Roberta Vanali si sono riservati di segnalare alcuni degli artisti in concorso che esporranno una o due opere:

CLAUDIA MATTA grafica
SIMONE LOI video
RITA CHESSA fotografia
ALBERTO PICCIAU installazione
ROBERTO PIREDDU fotografia
MIRA CASELUIS pittura

La mostra dei vincitori e dei segnalati si terrà nelle Sale della Corona e in quelle degli Archi del Centro D’arte e Cultura Il Ghetto, in via Santa Croce a Cagliari. L’inaugurazione è prevista per venerdì 7 giugno dalle 19 con buffet offerto dal Bliss Caffè e dalla Cantina Altea e con dj set a cura di Bruno Uda.

Si ricorda che il Premio Babel, ideato da Roberta Vanali con il contributo della Fondazione Bartoli-Felter e dell’Agenzia Remax Pierini, premierà i vincitori con una mostra personale in sei diversi spazi espositivi (Galleria Meme, Spazio (in)visibile, Galleria La Bacheca, Spazio P, Galleria G28, Art: Found! Gallery) e un corso funzionale all’inserimento nel mercato dell’arte. Le opere in mostra al Ghetto faranno il giro della Sardegna per essere ospitate a Oristano, nella Pinacoteca Comunale Carlo Contini; a Sassari, alla Galleria LEM; la Stazione dell’arte di Ulassai (Museo Maria Lai); ad Alghero, alla blublauer e per finire a Nuoro, allo Spazio Tribu.

Il catalogo dell’evento in ebook è gentilmente offerto da Logus Mondi Interattivi e sarà presentato in data da stabilire.


domenica 10 febbraio 2013

Al via la Prima Edizione del Premio Babel. Ecco il Bando

Prende il via la prima edizione del Premio Babel. Una nuova opportunità per giovani artisti "made in Sardinia", sotto il sigillo di garanzia Roberta Vanali & C. 


L’Associazione Culturale Babel http://associazionebabelcag.wix.com/babel indice la prima edizione del Concorso BABEL finalizzato alla promozione e alla valorizzazione dell’arte contemporanea sul territorio sardo. Il progetto, ideato da Roberta Vanali è autofinanziato ed è curato dalla stessa e da Efisio Carbone e Carla Deplano.


Articolo 1 - Finalità

Il concorso prevede l’allestimento di un’esposizione collettiva dei selezionati in uno spazio istituzionale cittadino cui seguiranno le mostre personali del vincitore di ogni disciplina. Le mostre saranno itineranti ed ospitate nei principali spazi espositivi della Sardegna. E’ previsto un catalogo e un corso di formazione funzionale all’inserimento nel mercato dell’arte. Il concorso, a tema libero, prevede le seguenti discipline:
Pittura - Scultura - Fotografia - Installazione - Grafica - Video.
Il premio è aperto ai giovani tra i 18 e i 35 anni (all’atto di presentazione delle opere) nati in Sardegna o ivi residenti.


Articolo 2 - Giuria

La selezione delle opere candidate sarà effettuata da una giuria composta da critici, curatori, storici dell’arte, galleristi e curatori del Concorso:
Efisio Carbone (Storico Dell’Arte e curatore)
Roberta Vanali (critica e curatrice)
Carla Deplano (Storica dell’arte e Associazione Babel),
Ercole Bartoli (Fondazione Bartoli Felter),
Dante Crobu (Galleria Capitol),
Ivo Serafino Fenu (Storico dell’arte e curatore),
Thomas Lerner (Spazio (In)visibile),
Paolo Grass (Spazio P),
Paolo Carta (Galleria Meme),
Ines Richter (Storica dell’arte e curatrice),
Giusy Sanna (Critica e curatrice)
Pastorello (Galleria LEM)
Davide Mariani (Critico e curatore)
Roberta Filippelli (blublauer spazio arte)


Articolo 3 - Spazi espositivi

Dopo una collettiva, dove esporranno selezionati ed eventuali segnalati, le sei mostre inaugureranno a Cagliari (una per ogni galleria individuata) per poi essere trasferite a Sassari, Nuoro, Oristano e Alghero nella modalità e nei tempi più congeniali ad ogni spazio espositivo.
Exmà, Cagliari - Via San Lucifero (Mostra collettiva dei selezionati e dei segnalati)
Galleria Capitol, Cagliari - Piazza del Carmine
Galleria Meme, Cagliari - Via Mameli
Spazio (in)visibile, Cagliari - Via Barcellona
Galleria La Bacheca, Cagliari - Via dei Pisani
Spazio P, Cagliari - Via Napoli
Spazio Hemingway, Cagliari - Vico Barcellona
Pinacoteca Comunale Carlo Contini, Oristano - Via Sant’Antonio
Galleria LEM, Sassari - Via Napoli
blublauer spazio arte, Alghero - Via Morandi
Spazio Tribu, Nuoro - Via Santa Maria della Neve


Articolo 4 - Termini e modalità di partecipazione

Il termine d’iscrizione al concorso è previsto entro e non oltre il 30 aprile 2013. I partecipanti dovranno compilare in tutte le sue parti la scheda di candidatura accompagnata dal curriculum vitae, da 3 a 5 foto ad alta definizione delle opere inedite che si intende sottoporre alla giuria e un testo di presentazione del percorso artistico e della ricerca intrapresa da inviare a: associazionebabelcagliari@gmail.com.
Il concorso non prevede quote di iscrizione ma il contributo di 15 € per la tessera associativa che include la partecipazione ai progetti dell’Associazione Babel per tutto il 2013 e che verrà inviata conseguentemente al pagamento della stessa tramite bonifico o postepay. Gli estremi di pagamento saranno comunicati una volta richiesta l’iscrizione al Concorso.


Articolo 5 - Catalogo

Le opere dei candidati ammessi e dei segnalati saranno pubblicate su un catalogo a colori finanziato, insieme alla comunicazione, dagli sponsor del Concorso:
Fondazione Bartoli-Felter
http://www.fondazionebartolifelter.it/
Simone Pierini broker titolare RE/MAX Central
www.simonepierini.it
Cantina Giuseppe Altea
http://www.alteagiuseppe.com/


Articolo 6 - Trasporto opere

Le spese di trasporto sono a carico dell’artista selezionato.
Le opere rimangono di proprietà dell’artista che può decidere di metterle in vendita nello spazio assegnatogli.


Articolo 7 - Corso di formazione

Tra i premi, oltre alla mostra collettiva e alle sei personali itineranti, è previsto un corso di formazione che fornirà gli strumenti utili all’inserimento nel mercato dell’arte e si svolgerà entro o subito dopo la mostra collettiva.
Tra gli insegnanti i curatori del progetto e l’artista Rosanna Rossi.



*Per qualsiasi chiarimento in merito al Concorso scrivere a associazionebabelcagliari@gmail.com o compilare il form nel sito http://associazionebabelcag.wix.com/babel (in costruzione) cliccando su Contact.

lunedì 17 settembre 2012

Conferenza Il ritorno all’immagine nell’età postmoderna

Della mostra "il giorno del giudizio" a cura di Roberta Vanali vi ho già dato notizia nel post http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/08/il-giorno-del-giudizio-cura-di-roberta.html . Ora un altro appuntamento importante legato a questa collettiva: una conferenza dal titolo: "Il ritorno all’immagine nell’età postmoderna"
 
COMUNICATO STAMPA

Conferenza Il ritorno all’immagine nell’età postmoderna

Cagliari, Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà

giovedì 20 settembre alle ore 19

In occasione della mostra Il Giorno del Giudizio a cura di Roberta Vanali, ispirata al romanzo di Salvatore Satta, alla quale partecipano Silvia Argiolas, Nicola Caredda, Paolo Pibi e Daniele Serra e in collaborazione con l'Associazione Babel, giovedì 20 settembre alle ore 19.00 presso la Sala delle Conferenze dell’Exmà la Dottoressa Carla Deplano si terrà la conferenza “Il ritorno all’immagine nell’età postmoderna”. Verranno esaminate le cause e le modalità attraverso le quali si estrinseca il nuovo linguaggio delle arti visive dalla natura ibrida, citazionista e trans-storica, caratterizzato dal ritorno alla figurazione secondo una dinamica inversamente proporzionale all’esaurimento delle ricerche concettuali e in rapporto diretto con l’evoluzione della comunicazione nel mondo globalizzato. Attraverso la lettura critica di opere rappresentative di alcuni dei loro protagonisti, saranno delineate le principali correnti artistiche maturate a livello internazionale negli ultimi trent’anni anni: dalla Transavanguardia al Neoespressionismo europeo e americano, alla Graffiti art, al Neopop fino alla Nuova Figurazione italiana. La riflessione si propone di individuare i riferimenti utili alla definizione e comprensione del più generale quadro culturale dell’età postmoderna, funzionalmente al reperimento di una possibile chiave di lettura di opere d’arte figurativa contemporanee.

Carla Deplano: laureata con lode presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza in Lettere con orientamento archeologico, ha conseguito un Dottorato di ricerca in Antropologia culturale, quindi si è specializzata e perfezionata col massimo dei voti in Storia dell’Arte.

Insegna Lettere e Storia dell’Arte al liceo; nell’a.a. 2011-12 è stata docente a contratto di Storia dell’Arte moderna presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Cagliari, e sempre nel 2012 ha tenuto un seminario di Antropologia urbana presso la Facoltà di Ingegneria e Architettura.

Tra i suoi contributi si segnalano le monografie Laboratorio del paesaggio urbano. Analisi storico morfologica del quartiere di Castello in Cagliari, Edicom 2008, e Antropologia urbana. Società complesse e democrazia partecipativa, Edicom 2009.

mercoledì 8 agosto 2012

IL GIORNO DEL GIUDIZIO a cura di Roberta Vanali

A settembre, a Cagliari, quattro giovani talentuosi sotto l'attenta guida di Roberta Vanali per una mostra di alto profilo estetico e concettuale... non poteva essere altrimenti!

IL GIORNO DEL GIUDIZIO a cura di Roberta Vanali

EXMA' - Mostre ed Eventi

Via San Lucifero 71, 09125 Cagliari
dal 6 settembre alle ore 18.30 fino a 23 settembre alle ore 21.30


Artisti: SILVIA ARGIOLAS, NICOLA CAREDDA, PAOLO PIBI, DANIELE SERRA

"Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale" (1). Senza via di scampo, l’uomo si ritrova suo malgrado ad affrontare la vita con un destino già segnato, gettato nel mondo per parafrasare Heidegger, temendo la sofferenza ma ancor più la morte, la p
iù grande angoscia dalla quale fuggire. La morte, unica certezza, unico punto fermo dell’esistenza, "la più terribile fatalità biologica" (2), poichè vita e morte sono condizioni della medesima realtà e del medesimo essere. Nonostante il perenne desiderio di immortalità il tempo passa e più ci si avvicina ad essa, in un conto alla rovescia inevitabile, più la si nega. Malgrado ciò la morte è un divenire naturale. Chi è nato deve anche morire e questa è una realtà concreta che non può annullare l’essere stati al mondo, perchè il non essere per definizione non esiste.
Ne "Il giorno del giudizio", Sebastiano Satta s’interroga sul senso della vita, sulla caducità dell’esistenza e lo fa attraverso la morte. Il senso della vita che domina e ritorna quando con la memoria si concede alle anime di rivivere per non cadere inesorabilmente nell’oblio. Perciò i defunti implorano il ricordo, un momento per commemorare la loro vita e giungere al giorno del giudizio, positivo o negativo che sia, chiamati a raccolta "per liberarsi in eterno della loro memoria" (3).
Epico e visionario - definito da George Steiner "uno dei capolavori della solitudine e della letteratura moderna" -, si svolge in uno scenario cupo e inquietante per indagare la dimensione esistenziale tra il tempo che scorre e l’immobilità dell’eterno, il breve e faticoso viaggio nel tempo di ciò che noi chiamiamo vita, tra luci e tenebre, vittime e carnefici, bene e male. Un lugubre affresco dallo sfondo apocalittico che da una parte contempla il ricordo perenne dall’altra la fugacità dell’esistenza. Ma la morte è eterna ed effimera non solo per gli uomini ma anche per le cose: "in casa sua non era mai entrato un giocattolo, se non fosse qualcuno per le bambine morte, ed era morto con esse" (4). Perchè la vera e sola storia non siamo noi e ciò che ci circonda, la vera storia è il giorno del giudizio e l’unico peccato è quello di essere vivi: "in questo remotissimo angolo del mondo, da tutti ignorato fuori che da me, sento che la pace dei morti non esiste, che i morti sono sciolti da tutti i problemi meno che da uno, quello di essere stati vivi" (5). Un giudizio finale, quello di Satta, da interpretare, che potrebbe essere il trionfo della vita ma anche il trionfo della morte e che induce a domandarsi se ci sia più speranza nelle tragedie dei vivi o nella solitudine dei morti. Mentre il tempo scorre impietoso e l’eternità regna immobile.

Roberta Vanali


1 Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Adelphi, Milano, 2009, pp. 291, 292.
2 Edgar Morin, L’uomo e la morte, Meltemi Editore, Roma, 2002.
3 Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Adelphi, Milano, 2009, p. 103.
4 Op. cit., p. 64.
5 Op. cit., p. 102.

venerdì 28 ottobre 2011

Into The Wild - a Cagliari, una mostra collettiva a cura di Roberta Vanali

Il mondo della giovane arte avrebbe bisogno di più persone così. Una curatrice valida, indipendente e dotata: Roberta Vanali. Capace di riunire intorno a sè artisti del calibro di Silvia Argiolas, Giuliano Sale, Alessio Onnis ed altri, fino ad arrivare alla giovanissima Silvia Mei (quest'anno finalista del Premio Patrizia Barlettani). A Cagliari a novembre.


MEME | arte contemporanea e prossima
Presenta

INTO THE WILD
mostra collettiva a cura di Roberta Vanali

ARTISTI PARTECIPANTI: Silvia Argiolas, Nicola Caredda, Cane Celeste, Stefano Cozzolino, Gavino Ganau, Silvia Mei, Nicola Mette, Gianni Nieddu, Alessio Onnis, Pastorello, Paolo Pibi, Giuliano Sale, Daniele Serra.

Opening Venerdì 4 Novembre – h 18:30 in Via Goffredo Mameli, 78 - Cagliari
Dal 4 al 24 Novembre 2011

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Vivere, soltanto vivere, in quel momento in quel luogo. Senza mappe, senza orologio, senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati. Solo io e la natura selvaggia.
(dai dialoghi del film “Into the wild” di Sean Penn)


Sia che essa sia crudele matrigna o madre benevola, incontaminata e primordiale o selvaggia e desolata. Sia che si prospetti come forza creatrice o potenza distruttrice, come luogo o non luogo, la natura è da sempre oggetto di dominio da parte dell’uomo, nonostante uomo e natura siano due manifestazioni dell’Unico Spirito Assoluto, a detta di Schelling, ovvero un connubio tra realtà terrena e realtà ultraterrena.
Già Bacone la reputa un oggetto di sfruttamento a vantaggio dell’umanità, al contrario di Goethe che la considera un essere vivente, un’opera d’arte da esplorare di cui l’uomo è responsabile dal momento del suo ingresso tra i comuni mortali. La natura non conosce né passato né futuro, il presente è la sua eternità e nulla accade che sia in rapporto col tutto. Inutile dire quanto la lotta dell’uomo contro la natura fallisca miseramente poiché essa si difende laddove il suo equilibrio è intaccato e inevitabilmente riconquista ciò che violentemente le è stato tolto. Né siamo testimoni impotenti e vittime consapevoli al suo scatenarsi, di questi tempi più che mai.
Non è cosa nuova l’inesorabile destabilizzazione della società e l’avvio dell’umanità in direzione di una condizione devastante e senza ritorno a causa del continuo e repentino progresso tecnologico e della globalizzazione che avanza, dal momento che "la società tecnologica estrania gli uomini non solo dal resto della natura, ma anche da se stessi e dagli altri"*. Si prospetta quindi urgente l’esigenza di riscoprire un equilibrio tra umanità e natura nel tentativo di evitare altri processi irreversibili, dopo lo sterminio di specie animali e vegetali, l’alterazione di cicli biologici e climatici e le gravi ripercussioni sull’umanità. Ostaggio di quella forza dirompente e schiacciante che incarna la natura quando distrugge, trasforma e ingloba. Nonostante ciò "la natura non è crudele, è solo spietatamente indifferente"**, presupposto assai difficile da accettare per l’essere umano che ammette effetti positivi e negativi ma non l’indifferenza al dolore.
Into the wild è una riflessione sul rapporto uomo/natura in epoca contemporanea e sulle condizioni tutt’altro che ideali in cui quest’ultima versa a causa dell'agire superficiale dell'uomo, nel tentativo di bloccarne il suo slancio vitale che la dirige verso un’evoluzione creatrice, per parafrasare Bergson. Riflessione obbligata per la precarietà di un pianeta sull’orlo del collasso, dato che "il sogno alchemico, la ricerca della chiave che apre i segreti dell’uomo e della natura, non verrà mai abbandonato"***.

Roberta Vanali

Visitabile dal lunedì al venerdì, dalle ore 17:30 alle ore 20:00. Sabato su appuntamento. Domenica chiuso.

* Konrad Lorenz, Il declino dell’uomo, Mondadori, Milano, 1987

** Richard Dawkins, Il fiume della vita. Cos’è l’evoluzione, Sansoni Editore, 1995, pag. 98

*** Stefano Zecchi, introduzione a W. Goethe, Metamorfosi delle piante, Guanda Edizioni,1983, pag. 9

domenica 16 ottobre 2011

ICARUS' DREAM group show a cura di Roberta Vanali a Cagliari

Senza la sua presenza, la sua sensibilità e passione, la magnifica grande isola, come mi piace appellare la Sardegna, sarebbe decisamente meno ricca. Culturalmente parlando... 
Ecco allora un altro appuntamentoche porta la sua firma: Roberta Vanali

ICARUS' DREAM group show a cura di Roberta Vanali
Privilegiando il medium fotografico e l’elaborazione digitale come ambiti espressivi, sono stati invitati 11 artisti selezionati sul territorio isolano a riflettere sulla tematica dell’utopia in epoca contemporanea, nella sua concezione filosofica e religiosa ma anche attraverso il mondo fantastico di sogno e fiaba, analizzando come il concetto venga percepito dal singolo individuo e come si traduca nell’immaginario collettivo. ...

Artisti invitati: Giusy Calia, Paolo Carta, Franco Casu, Giulia Casula, Chiara Demelio, Elisa Desortes, Elisabetta Falqui, Monica Lugas, Francesco Podda, Stefano Serusi, Gianluca Vassallo.



"Le utopie si offrono a noi sotto il velo della finzione e della fantasia, un velo a volte tanto sottile che vi si legge in trasparenza un altro mondo, colmo di segreti nascosti e simboli".
(Jean Servier)



Non è più tempo di ripensare all’isola fantastica di Thomas Moore abitata da una società ideale, in quest’epoca caotica e drammatica dove le utopie inevitabilmente soccombono davanti a una realtà sempre più stretta che non lascia spazio ai sogni. Nonostante non valga "la pena di posare lo sguardo su un mappamondo che non includa Utopia. Si escluderebbe l’unica terra cui l’uomo non ha mai smesso di approdare"(1).
Con la fine delle utopie l’inquietante mondo liquido moderno non può che precipitare negli abissi infernali, per parafrasare Bauman, dal momento che farne a meno vorrebbe dire precludere i sogni e quindi rinunciare a ciò rende più vivibile la vita. Infatti è tramite l’utopia che il mondo talvolta appare più tollerabile così come il dolore dell’esistere o l’angoscia della fine. La sua assenza ha provocato la perdita di una dimensione imprescindibile per l’umanità, che priva della capacità di attingere all’immaginario creativo con un conseguente impoverimento d’iniziativa progettuale che si ripercuote sull’intera società. Diventa quindi urgente l’esigenza di ripensare l’utopia - termine utilizzato per lungo tempo per definire l’impossibile e l’irreale -, perché rinunciare ad essa significa rinunciare a una parte dell‘esistenza. E quale ambito, se non quello delle arti visive si prospetta ideale all’immaginazione più sfrenata nonostante la sua condizione effimera, dal momento che, come sosterrebbe Magritte, "i sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vi vogliono svegliare"?
Icarus’ Dream vuole essere uno sguardo diretto sui diversi aspetti dell’utopia in epoca contemporanea, sul bisogno - oggi più che mai - di mettere in atto un sovvertimento della realtà, un paradiso artificiale creato dall’uomo contro l’appiattimento imposto dalla società, poiché "l’utopia riempie il vuoto fra un Paradiso perduto e una Terra promessa"(2). Un vuoto che si configura come non-luogo, riferimento non a caso considerato che il termine non solo deriva da eutopia, ossia “buon posto”, ma anche da outopia che significa “nessun posto”.
Il genere utopico sottintende un’utopia positiva (La Repubblica, La Città del sole), che propone mondi alternativi possibili per un futuro migliore, e un’utopia negativa o distopia (La fattoria degli animali, Blad Runner, Fahrenheit 451), che origina dalla consapevolezza di un destino tragico e inevitabile. Al primo gruppo appartiene la maggior parte delle opere in mostra: dal work in progress di Giulia Casula, un viaggio di esplorazione della memoria del passato per tradurre il presente, attraverso antiche immagini e oggetti che diventano reliquie; all’icona religiosa di Gianluca Vassallo, riproduzione seriale di un’utopia rassicurante dove trasferisce le inquietudini post-dogmatiche del presente; sino al presagio catastrofico dell’opera di Francesco Podda dove Icaro è prossimo alla morte e la speranza inevitabilmente morirà con lui. E se Elisabetta Falqui s’ispira all’agognata ora d’aria dei detenuti per esprimere l’utopia del tempo libero in una società frenetica e alienante, Paolo Carta insegue volutamente l’irraggiungibile poiché i trampoli sono il mezzo meno appropriato per spiccare il volo. Più drammatico lo sguardo di Franco Casu che s’interroga sulle conseguenze dell’abbandono che si riflettono sulla nostra esistenza quando i sogni vengono a mancare.
Hanno una visione più positiva e propongono mondi alternativi ludici: Giusy Calia, con l’utopia di un’infanzia ritrovata, e Stefano Serusi, che prende in prestito il triplano del Barone Rosso per il modellino-giocattolo che precipita conficcandosi su un vaso con uno sguardo ironico che gioca sulle proporzioni. E mentre Monica Lugas provoca effetti stranianti con la foto-installazione al confine tra sogno e realtà, Elisa Desortes, armata di piume come Icaro e di un buon campo di partenza, volge definitivamente le spalle alla realtà. Così come Chiara Demelio, la cui opera scaturisce dall’indagine dei diversi aspetti di una società e di un territorio in continua evoluzione che omette punti di riferimento stabili per raggiungere ciò che sta altrove.
In definitiva, dal momento che il nostro è il peggiore dei mondi possibili, l’utopia potrebbe essere l’unica via d’uscita da questo vortice devastante, se è vero che "la parola utopia rappresenta nell’uso comune lo stadio ultimo dell’umana follia o dell’umana speranza"(3). A voi la decisione finale.

Spazio Quìmica
viale Armando Diaz, 104
Cagliari, Italy
22 - 03 dicembre 2011

domenica 3 aprile 2011

Fruit of the Room - A cura di Roberta Vanali

Roberta Vanali una garanzia, gli artisti presenti una certezza. Un mix, questo, perfetto; quanto si vuole parlare di arte... a Cagliari da vedere! 



Fruit of the Room è il risultato di una selezione d’opere della galleria online LITTLE ROOM GALLERY (www.littleroomgallery.it) il cui obiettivo è promuovere la giovane arte italiana con un occhio di riguardo nei confronti della Sardegna attraverso pittura, scultura, fotografia, disegno ed incisione. Opere di alta qualità a prezzi assolutamente contenuti rigorosamente di piccole dimensioni. 30 gli artisti selezionati, alcuni dei quali già inseriti sul mercato, altri che iniziano ad affermarsi altri ancora agli esordi, accomunati dall’alta qualità della ricerca, s’inseriscono in quella tendenza che attinge dall’iconografia di massa che ingloba illustrazione, pittura, musica, cinema, cartoon, pubblicità e graffiti. Da venerdì 8 aprile, in collaborazione con l’Associazione IdeeArte, saranno in mostra al Laboratorio 168, 30 opere selezionate da Roberta Vanali di:
Silvia Argiolas, Alice Attanasio, Luigi Bove, Giusy Calia, Marco Carli Rossi, Michel Chevalier, Stefano Cozzolino, Vanni Cuoghi, Emanuela De Notariis, Elisa Desortes, Elisabetta Falqui, Gavino Ganau, Daniele Giunta, Eloisa Gobbo, Monica Lugas, Alberto Marci, Silvia Mei, Nicola Mette, Lorenzo Oggiano, Alessio Onnis, Cristina Pancini, Pastorello, Enrico Piras, Francesco Podda, Andrea Portas, Elena Rapa, Giuliano Sale, Daniele Serra, Siva, Jonathan Solla.


Fruit of the Room - A cura di Roberta Vanali
dall’8 al 15 aprile 2011
Inaugurazione venerdì 8 aprile alle 18

Laboratorio 168
Via Mameli 168
Cagliari, Italy
Nei giorni seguenti l’inaugurazione si riceve solo per appuntamento 347 3643781
Laboratorio 168, Cagliari - via Mameli 168
Little Room Gallery in collaborazione con l’Associazione IdeeArte
www.littleroomgallery.it
info@littleroomgallery.it