RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






Vota questo blog

Siti
Visualizzazione post con etichetta Paolo De Biasi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paolo De Biasi. Mostra tutti i post

martedì 5 settembre 2017

Il ritorno di ITALIAN NEWBROW...

A Bologna, Ivan Quaroni propone una nuova mostra siglata "ITALIAN NEWBROW"...
In attesa di trovarlo anche in libreria (rumors danno il suo ultimo libro in uscita fra settembre e ottobre), è questo un ottimo pretesto per passare a salutarlo e ritrovare un gruppo di vecchi amici tutti artisti oramai affermati e ambiti dai collezionisti

Giuseppe Veneziano


 LABS Gallery, Bologna

30 settembre – 11 novembre 2017 
Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Laurina Paperina, Giuliano Sale, Giuseppe Veneziano 

ITALIAN NEWBROW
Apocalittica

A cura di Ivan Quaroni

Inaugurazione: sabato 30 settembre, ore 18.00

«Non lasciatevi ingannare dal titolo, questa mostra non è sull’iconografia dell’apocalisse. Non ci saranno piaghe, pestilenze e catastrofi che annunciano l’imminente fine dei tempi e nemmeno dotte allusioni alla celeberrima raccolta di xilografie di Albrecht Dürer (Apocalisse, 1498). Molte sono, invece, le immagini critiche e problematiche che, da un lato, registrano lo stato di crisi della società odierna, dall’altro, attestano la ricostruzione di un linguaggio narrativo adeguato alla frammentata, e quanto mai distratta, sensibilità contemporanea» (Ivan Quaroni).

LABS Gallery di Bologna presenta, dal 30 settembre all’11 novembre 2017, Italian Newbrow. Apocalittica, esposizione collettiva curata da Ivan Quaroni con opere di Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Laurina Paperina, Giuliano Sale, Giuseppe Veneziano.

A cinque anni dalla mostra pubblica allestita al Fortino di Forte dei Marmi, Italian Newbrow torna con il progetto Apocalittica che, come di consueto, comprende alcuni artisti della compagine storica (Argiolas, Cuoghi, De Biasi, Sale, Veneziano) unitamente a nuove proposte (Laurina Paperina), nell’intento di documentare un’area della pittura figurativa italiana caratterizzata da un forte anelito comunicativo e narrativo.

«Italian Newbrow – scrive il curatore – registra la persistenza di un immaginario figurativo capace di attingere simultaneamente a una pluralità di fonti iconografiche, siano esse alte o basse, radicate nella cultura o nell’immaginario del mondo globale e connesso della contemporaneità».

Il titolo della mostra – Apocalittica – allude all’origine greca del termine “apocalisse”, ovvero “disvelamento”. L’atto del disvelamento è proprio della pittura figurativa, che si serve appunto di forme e immagini comprensibili. Questa volontà costituisce il cuore di tutte le mostre organizzate a partire dal 2009, anno di nascita di Italian Newbrow, per riallacciare una comunicazione da tempo interrotta con il pubblico e con il mondo dell’arte.

Ad accomunare le opere esposte, diverse per tema e linguaggio pittorico, è quindi la tensione narrativa, anche quando il racconto non è lineare. L’ossatura narrativa si ritrova soprattutto nelle figure dipinte da Silvia Argiolas, che abitano in una sorta di allucinata periferia geografica ed esistenziale, così come nelle icone di Giuseppe Veneziano, sospese sul crinale tra realtà e finzione e nelle ironiche visioni apocalittiche di Laurina Paperina, costellate di allusioni al mondo del cinema e dei cartoon. Strutturati come racconti sono anche i Monolocali di Vanni Cuoghi, realizzati con la tecnica dell’acquarello e del paper cutting e costruiti nella forma di piccole unità abitative. Nelle opere di Paolo De Biasi e Giuliano Sale, invece, la destrutturazione dello spazio e delle figure contribuisce alla costruzione di un ipertesto visivo disseminato di riferimenti e citazioni pretestuose.

Il percorso espositivo comprende esclusivamente opere inedite riconducibili al biennio 2016-2017. Ogni autore presenta un grande dipinto, realizzato per l’occasione, oltre ad una selezione di lavori di piccole e medie dimensioni, parte della sua ultima produzione. Sarà inoltre proiettato How to kill the artists di Laurina Paperina, ottavo episodio di una serie di animazioni in cui noti artisti contemporanei, da Ai Weiwei a Christo e Cindy Sherman, sono trattati con dissacrante ironia.

La mostra, che sarà inaugurata sabato 30 settembre alle ore 18.00, sarà visitabile fino all’11 novembre 2017, da martedì a sabato con orario 16.00-20.00, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo disponibile in Galleria con testi di Ivan Quaroni e ricco apparato iconografico. Per informazioni: M. +39 348 9325473, info@labsgallery.it, www.labsgallery.it.

Italian Newbrow nasce da un’idea, formulata per la prima volta nel 2009 durante Prague Biennale 4, evento internazionale curato da Giancarlo Politi ed Helena Kontova nella capitale della Repubblica Ceca. Successivamente, una sua rappresentativa viene inserita in SerrOne-Biennale Giovani di Monza, mostra tenutasi nell’estate 2009 presso il Serrone della Villa Reale di Monza. Nel 2012 la prima mostra pubblica è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como presso la Pinacoteca Civica Palazzo Volpi. Nello stesso anno un’altra esposizione è promossa dal Comune di Forte dei Marmi presso il Fortino di Forte Dei Marmi. La genesi di Italian Newbrow è illustrata nell’omonimo volume, pubblicato nel 2010 da Giancarlo Politi editore.

LABS Gallery nasce nel 2014 dalla passione ventennale di Stefano Bevilacqua e Alessandro Luppi per l’arte contemporanea. La sua sede si trova nel cuore di Bologna, all’interno di una chiesa sconsacrata del XII secolo. Tra le mostre principali: Pittura Analitica in Italia. Gli Anni Settanta, a cura di Marco Meneguzzo, 2014; Fernando De Filippi, Opere 1974-1979, a cura di Angela Madesani, 2015; Giulio Cassanelli, Kairos, a cura di Angela Madesani, 2015; Carlo Battaglia, Una pittura esemplare, a cura di Marco Meneguzzo, 2015-16; Vanni Cuoghi e Marcel Dzama, Masked Tales, a cura di Ivan Quaroni, 2016; Marc Angeli, Domenico D’Oora, Ivan De Menis, :COLORE, a cura di Angela Madesani, 2016; Herman De Vries, 2017; Antonio Riello, Né capo né coda, a cura di Marco Meneguzzo, 2017; Incidenze spaziali. Transizioni verso il contemporaneo, a cura di Piero Degiovanni e Leonardo Ragno, 2017, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna. LABS Gallery ha partecipato ad ArtVerona (Verona, 2013-2016) ed Arte Fiera (Bologna, 2015-2017).


SCHEDA TECNICA:

Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Laurina Paperina, Giuliano Sale, Giuseppe Veneziano

Italian Newbrow. Apocalittica
A cura di Ivan Quaroni

LABS Gallery

Via Santo Stefano 38, 42125 Bologna
30 settembre – 11 novembre 2017
Inaugurazione: sabato 30 settembre, ore 18.00
Orari: da martedì a sabato ore 16.00-20.00, oppure su appuntamento
Catalogo disponibile in sede con testi di Ivan Quaroni

Ingresso libero

PER INFORMAZIONI:

LABS Gallery
Via Santo Stefano 38, 40121 Bologna
M. +39 348 9325473

info@labsgallery.it
www.labsgallery.it

UFFICIO STAMPA:

CSArt – Comunicazione per l’Arte 
Via Emilia Santo Stefano 54, 42121 Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142

info@csart.it  

venerdì 17 febbraio 2017

Quaroni x 3 = De Biasi, Sale e Maglionico...

Inaugurate ieri sera da Colombo a Milano le ultime fatiche di Quaroni...:
Paolo De Biasi, Giuliano Sale e Dario Maglionico



PAOLO DE BIASI | GIULIANO SALE
Qualcuno, da qualche parte

a cura di Ivan Quaroni

Antonio Colombo Arte Contemporanea è lieta di presentare Qualcuno, da qualche parte, doppia personale di Giuliano Sale e Paolo De Biasi, a cura di Ivan Quaroni. La mostra raccoglie opere recenti dei due artisti, realizzate appositamente per l’occasione.
Il titolo della mostra, parziale traduzione di una celebre canzone del gruppo scozzese dei Simple Minds (Someone, Somewhere, in Summertime, 1982), allude precisamente alle due differenti ossessioni iconografiche che animano le ricerche di Sale e De Biasi, ossia il ritratto e lo spazio.
Infatti, mentre Giuliano Sale rilegge iconoclasticamente il volto e il corpo umano, inserendolo in una dimensione virtuale frammentata e scomposta, pura proiezione mentale dei differenti stati d’animo dell’artista, Paolo De Biasi tradisce la sua formazione di architetto concentrandosi sullo spazio fisico e sugli oggetti che lo abitano, allestendo un personale teatro della memoria, prospetticamente riveduto e corretto, che è anche una partecipe rilettura dello spirito innovativo del Novecento italiano.
Entrambi rileggono la storia dell’arte adattandola alle urgenze e agli umori della sensibilità odierna. Giuliano Sale, ad esempio, recupera pretestuosamente brandelli dell’immaginario pittorico di Ingres, Matisse, Caravaggio e altri maestri, filtrandoli con una grammatica pittorica composita, che alterna precisione e gestualità, costruzione e scomposizione, ferocia ed eleganza in un linguaggio originale e unico. Sale non solo prende spunto dalla realtà circostante, da persone e fatti reali, ma appunto anche da dipinti storici che egli “brutalizza” tramite un processo di decontestualizzazione e riadattamento a una nuova gamma espressiva, lontana dal concetto classico di bellezza.
Per Paolo De Biasi la pittura è fatta di composizione, narrazione, colore, elementi che si possono comporre in una gamma infinita di variazioni, come accade nel rock, dove gli stessi accordi, diversamente combinati, sono usati da musicisti molto diversi tra loro. Cosi, ad esempio, Picasso non è Hockney, esattamente come i Beatles non sono gli Smiths. De Biasi recupera lo spirito figurativo del primo Novecento, cui guarda peraltro molta pittura contemporanea europea, mescolando il gusto costruttivo e ornamentale di architetti come Giò Ponti, Aldo Rossi e Gigiotti Zanini, con la tradizione dei Valori Plastici di Carlo Carrà e della Metafisica di De Chirico ma anche, trasversalmente, con la grande arte del Medioevo e del Rinascimento italiani.


------------------

in Little Circus
DARIO MAGLIONICO | Everything at once

Dario Maglionico opera una destabilizzazione del linguaggio figurativo attraverso la rappresentazione sincronica di elementi che frammentano la continuità della narrazione visiva. La simultanea sovrapposizione di persone, luoghi e oggetti all’interno delle mura domestiche assume, infatti, il valore di una registrazione parziale e dinamica di momenti diversi, i quali si fissano sulla tela, come residui di un racconto diacronico.
Il titolo Everything at Once testimonia questa attenzione verso il tema della sincronicità, che Maglionico recupera attraverso la lettura di Jung, lo psicanalista svizzero che per primo affronta tale concetto, poi approfondito nella formulazione del Principio dei nessi acausali, considerandolo come “una coincidenza, non infrequente, tra stati soggettivi e fatti oggettivi”.
Dominata da un senso di straniamento e di sospensione, la pittura di Maglionico rappresenta in termini figurativi - cioè senza mai ricorrere all’espediente della sintesi astratta - una dimensione liminare in cui la realtà interiore degli stati d’animo incrocia quella esteriore delle forme concrete, una specie di terra di mezzo che fa pensare alle teorie della fisica sui mondi paralleli e al Multiverso di David Deutsch.

venerdì 3 aprile 2015

PAINTING AS A MINDFIELD Paolo De Biasi, Annalisa Fulvi, Dario Maglionico, Valerio Melchiotti. A cura di Ivan Quaroni

Si è inaugurata lo scorso 2 aprile, ma prosegue fino al prossimo 5 maggio, la collettiva inaugurata da Area/B (Via Marco D'Oggiono 10 - Milano) e curata da Ivan Quaroni, che vede come protagonisti, oltre a Paolo De Biasi e Dario Maglionico, anche i validissimi Annalisa Fulvi e Valerio Melchiotti 




PAINTING AS A MINDFIELD 
Paolo De Biasi, Annalisa Fulvi, Dario Maglionico, Valerio Melchiotti. 
A cura di IVAN QUARONI


Painting as a mindfield, come spiega Ivan Quaroni: ”la pittura come campo mentale, per rimarcare che non si tratta più solo di rappresentare la realtà, ma il campo morfico della mente, cioè quella commistione di forme, immagini, concetti che non dipendono più unicamente dalle informazioni sensoriali, ma includono, invece, anche istanze psichiche, stratificazioni mnemoniche, intuizioni”. Il campo mentale è quell’ambito che supera l’istanza individuale, per confluire attraverso una serie di interazioni sociali nella dimensione della memoria collettiva, che contribuisce ad arricchire e da cui allo stesso tempo ricava spunti e intuizioni. E’ anche il non-luogo in cui nascono le forme delle opere di molti artisti, non per forza legate alla realtà come la intendiamo strettamente, ma una zona a metà strada, in qualche luogo tra le forme reali e non.In Painting as a mindfield, la pittura diventa quindi territorio di rappresentazioni incongrue, scissioni tra significante e significato, forzature di luoghi, tempo e spazio impresse sulla tela.
Attraverso le opere esposte, Paolo De Biasi ci fa capire di intendere la pittura come “ricerca di senso”, in cui la nascita di figure, colori e immagini, si ritrovano riunite da un senso grazie a strumenti quali metafora, analogia e sineddoche. Si tratta di scene in cui i personaggi, che sembrano occupare uno spazio casuale, in realtà lasciano allo spettatore il compito di trovare un significato valido. La ricerca dell’artista spazia nel presente, inteso come luogo della contemporaneità, in cui le facilitazioni tecnologiche rendono sempre più possibile la rappresentazione della soggettività di ognuno di noi. La scelta dei soggetti delle opere di De Biasi nasce quindi dall’incursione continua di informazioni a cui tutti noi siamo sottoposti quotidianamente: l’attimo di condivisione o interpretazione dell’opera diviene quindi il senso dell’opera stessa.
Anche le opere di Annalisa Fulvi nascono dall’accostamento, solo apparentemente casuale, di elementi estranei tra loro; l’artista si basa sullo studio dell’ambiente e del territorio, sia naturale che artificiale, attraversati da cambiamenti sempre più repentini. Si tratta di un lavoro di accostamento di immagini e di forme suggerite dal paesaggio circostante, rappresentato in doppia veste: realtà e spazio virtuale, entrambi in continuo mutamento.
A zone di puro colore e armonia naturale si mescolano elementi quali tralicci, impalcature, percorsi, che restano sospesi nello spazio e creano una sensazione di estraneità e di disequilibrio delle forme, che ci inducono a indagare il nostro tempo, con le sue novità e contraddizioni.
Dario Maglionico punta dritto all’obiettivo di captare l’intimità e la verità dell’individuo. Attraverso l’indagine delle dimensioni spazio-temporali, egli vuole imprimere sulla tela, una momentanea evasione dalla realtà, o perlomeno dal concetto arbitrario che le viene attribuito dal senso comune. In Painting as a Mindfield, Maglionico presenta la serie Reificazioni in cui , nel tentativo di fermare lo scorrere del tempo e indagare i diversi spazi della nostra esistenza , ritrae soggetti in contesti domestici, che seppur indaffarati in gesti abitudinari, compiono una ricerca verso il senso più profondo di loro stessi. Le sue opere sono costellate da figure ripetute più volte, ritratte in sequenze che rilasciano frammenti di vita nello scorrere temporale.
Si concentra sul racconto per immagini Valerio Melchiotti , i cui lavori non descrivono, ma raccontano, arrivando a suggerire una storia, un prima e un dopo il momento ripreso, come graffianti corti cinematografici. Sono piccoli teatrini, spesso assurdi e privi di logica, il cui tema principale è il ritratto, necessari per reinterpretare il passato, per avvicinarsi alla propria intimità e indagare il proprio mondo interiore. Universo che Melchiotti riprende attraverso racconti e miti dell’infanzia; quindi citazioni di fumetti, come Zagor e la contaminazione dei generi, di immagini, come le fotografie degli anni Cinquanta, dei racconti di fantascienza e oggetti e giochi in scatola e molto altro ancora.

giovedì 13 giugno 2013

PAOLO DE BIASI STOP MAKING SENSE vol 2 mostra a cura di Ivan Quaroni




PAOLO DE BIASI
STOP MAKING SENSE vol 2
mostra a cura di Ivan Quaroni


Le opere di Paolo De Biasi di STOP MAKING SENSE sono nate dalla riflessione su una frase di Sheldon Kopp, l’autore di “Se incontri il Budda per strada uccidilo”. In particolare, l’idea che il nostro sia un “universo casuale al quale noi apportiamo un significato” ha suggerito a Paolo De Biasi un parallelismo con il suo lavoro, che in STOP MAKING SENSE porta all’estremo questo assunto, rinunciando completamente alla modalità narrativa e acquisendo al suo posto la totale libertà espressiva e formale, nella convinzione che il senso non sia da ricercare nel risultato finale, bensì nel cammino compiuto nel tentativo di raggiungerlo. I collage risultano appunto testimoni di questo percorso.

Osservando le opere della mostra, composta da collage e opere su tela, la mente vola alla modalità surrealista, rivisitata in chiave contemporanea: accomunando infatti la selezione delle immagini – prese da archivi che oggi risultano praticamente infiniti – e la post-produzione delle figure alla fase della preparazione in pittura. Come afferma De Biasi stesso, questa similitudine risulta possibile “se vedi i vari passaggi come tappe di un processo che si serve via via di strumenti diversi”.

Caratteristica dei lavori esposti di Paolo De Biasi è quella di combinare elementi contraddittori e all’apparenza molto lontani tra loro, operazione che “non vuole essere un taglio con il passato, ma anzi vuole lasciare spazio a tutte le forze in gioco”; e allora via a scorci di cielo, lampadari e tessuti al posto dei volti, grancasse al posto dei corpi, capelli sorretti da nuvole di fumo, e chi più ne ha più ne metta, perché come dice De Biasi : “Mess is more”.




Opening: 18 giugno 2013, h 18.30

Periodo mostra: dal 19 giugno al 26 luglio 2013

Galleria Area B
Via Cesare Balbo 3 – 20136 Milano 
 t. + 39 02 5831 6316,  
info@areab.org 
orari: lunedì-giovedì 9.30-18.00 – venerdì 9.30-17.00 – sabato su appuntamento


venerdì 10 maggio 2013

The Shapes of Painting to Come | dal blog di Ivan Quaroni



Questa volta l'invito è quello di andare sul blog di Ivan Quaroni (http://ivanquaroni.com/
e leggere questo bellissimo pezzo. 
Merita!

------------------------------------------

The Shapes of Painting to Come

di Ivan Quaroni

Quando, nel 1959, il sassofonista Ornette Coleman diede alle stampe il disco The Shape of Jazz to Come (“La forma del Jazz che verrà”), il pubblico dell’epoca rimase sconcertato. L’opera introduceva elementi d’improvvisazione che scardinavano la tradizionale teoria armonica, destrutturando i canoni stilistici del Jazz.  La pittura, come il Jazz, è un sistema di segni in continua evoluzione, un linguaggio articolato, che varia col mutare dei tempi. Dedicarsi alla pittura oggi, significa intraprendere un viaggio di ricerca non solo stilistica e formale, ma anche culturale. Nuovi problemi esigono, infatti, nuove soluzioni espressive.
The Shapes of Painting to Come fotografa uno spaccato del processo, nel tentativo di cogliere le dinamiche in corso in un momento, come questo, caratterizzato da turbolenze economiche, politiche e sociali che, inevitabilmente, riportano in primo piano la questione dell’identità.
Il problema è annoso e tuttora irrisolto a causa di un sentimento bipolare da parte degli artisti verso le proprie radici culturali. Si aggiunga che i processi di globalizzazione in atto hanno provocato nelle nuove generazioni un indebolimento del sentimento di appartenenza, in nome di una più ampia identità cosmopolita.
Legate a un clima europeo e continentale sono le ricerche degli artisti Paolo De Biasi, Valerio Melchiotti e Giulio Zanet, in cui è lecito ravvisare elementi di prossimità con i linguaggi pittorici elaborati in Germania, in Belgio e in parte dell’Europa orientale negli ultimi due decenni. Penso soprattutto a Michaël Borremans, Neo Rauch, Daniel Pitin e, in generale, ai pittori tedeschi della Scuola di Lipsia e ai rumeni della Scuola di Cluji, che hanno scardinato i codici della rappresentazione attraverso la deflagrazione dello spazio, lo slittamento dei piani prospettici e la giustapposizione di episodi narrativi in cui confluiscono elementi di mimesi realistica e di metafisica sospensione temporale.
...............

per leggere il resto dell'articolo andate su

http://ivanquaroni.com/2013/05/07/the-shapes-of-painting-to-come-italy/ 

lunedì 14 maggio 2012

Ecco i vincitori del Premio Paolo Parati

un momento della Premiazione
Ed ecco i vincitori dell'edizione 2012 della XIV edizione del Premio Paolo Parati 
a cura di Ivan Quaroni
Primo premio: Paolo De Biasi, 
Secondo: Marco Demis,
Terzo: Valerio Melchiotti e Giulio Zanet, 
Menzione speciale: Arianna Piazza

XIV edizione Premio Paolo Parati ( http://www.rinascitarte.com/ )