pubblicato sabato 8 maggio 2010 su Exibart:
Vita grama, per le giovani gallerie. Quando la torta - il mercato - si fa più piccola, si alza il livello della “battaglia” per conquistare visibilità, ed uno dei campi più duri è quello delle fiere d'arte. Grandi, piccole, esordienti, tutto fa brodo; giorni spesi a ideare concept, riempire application, attendere il responso. Fino a infrangersi contro il puntuale niet, almeno delle rassegne più prestigiose.
E allora che fare? Un bel ricorso all'Antitrust, magari... Questa è la via scelta - più per paradosso che per altro, vogliamo sperare - dalla bolognese galleria Oltre Dimore, un anno e mezzo di vita, ma piglio deciso e determinato. La cui direttrice artistica Veronica Veronesi ci invia la lettera che leggete sotto. La pubblichiamo perché ci è parsa un'interessante tranche de vie per capire meglio certi dietro-le-quinte. Per restituire ai lettori uno spaccato di cosa è la vita di una galleria "fuori dal giro". Con la consapevolezza, comunque, che guardando il sito di Oltre Dimore e compulsando foto e testi, forse qualche rifiuto risulta decisamente motivato...
“Caro Direttore,
È sempre stato fra i progetti della galleria quello di confrontarsi in fiera, ora più che mai sembra quasi indispensabile ‘esserci'; già è difficile orientarsi fra le innumerevoli situazioni dove esporre che sorgono come funghi, in più ci si mette anche l'iter allucinante di richiesta di ammissione seguito dall'attesa per il ‘giudizio'.
In due anni di attività abbiamo provato ad iscriverci a 10 fiere in Italia, sempre nelle sezioni destinate alle giovani gallerie (che smettono di essere giovani dal quinto anno di attività), e siamo riusciti a partecipare solo a due fiere: nel 2009 a Roma ad Artò (fallita dopo solo due edizioni) e nel 2010 a Bolzano a kunstart10, fiera ben organizzata e promossa, con un pubblico però non troppo interessato all'arte contemporanea.
Siamo stati respinti da Arte Fiera, ArtVerona, Artissima, Miart, Roma The Road to Contemporary Art. Capisco che stiamo parlando di fiere quasi inespugnabili, ma noi proviamo ad iscriverci nelle sezioni dedicate alle gallerie emergenti, capisco anche la gavetta ma per ogni richiesta di ammissione devi lasciare fermi dai 400 ai 1000 euro per anche sei mesi...
Siamo nelle mani delle organizzazioni con i loro comitati consultivi (spesso anche non resi pubblici), che mi danno più l'idea di organizzazioni mafiose con al vertice la cupola che comanda e decide chi far lavorare o meno...
Sono inoltre molto divertenti le risposte che arrivano dal comitato che decide le ammissioni: ‘Siamo spiacenti ma per motivi non inerenti al vostro operato ma non possiamo accettare al vostra domanda...', o magari ‘mi dispiace ma quest'anno le domande sono state superiori agli spazi espositivi...'.
E intanto si trattengono dai 150 ai 400 euro per spese di segreteria, e si tengono fermi i soldi della caparra confirmatoria (che sa più di ricatto: io ti leggo la domanda se tu mi lasci i tuoi 1000 euro, così posso fare bella figura con la mia banca!).
Attualmente noi come galleria abbiamo fermi 4000 euro in attesa di giudizio, soldi che non investiamo in altri settori come la pubblicità o il finanziamento per la produzione delle opere dei nostri artisti.
Mi sto veramente stufando. Così sono andata dal nostro avvocato e gli o raccontato la situazione. E ci siamo convinti a fare una segnalazione all'Antitrust. So di non aver scoperto l'acqua calda, ma so anche che tentar non nuoce, al massimo non faremo mai più fiere in Italia...
Chissà se leggendo questo sfogo altre gallerie nelle nostra stessa condizione trovino la voglia di unirsi a noi in questa battaglia per la libera concorrenza!”.
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