RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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giovedì 13 maggio 2010

"MEDICATION" personale di Alice Attanasio a cura di Roberto Milani, in anteprima il testo di presentazione per il catalogo...

Da Wikipedia:
Placebo: per placebo si intende ogni sostanza innocua o qualsiasi
altra terapia o provvedimento non farmacologico (un consiglio, un conforto,
un atto chirurgico) che, pur privo di efficacia terapeutica specifica,
sia deliberatamente somministrato alla persona facendole credere che sia
un trattamento necessario.
Per effetto placebo si intende una serie di reazioni dell’organismo
ad una terapia, non derivanti dai principi attivi insiti dalla terapia stessa,
ma dalle attese dell’individuo. In altre parole, l’effetto placebo
è una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente
condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che
la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia “specifica”.
L’effetto placebo contribuisce non poco anche all’efficacia di una terapia
specificamente attiva: per discriminare tra queste due componenti
si progettano gli studi clinici controllati contro placebo che quando possibili anche
sotto il profilo etico sono considerati il gold standard della ricerca
clinica. L’effetto placebo è fortemente influenzato da una serie di variabili
soggettive quali la personalità e l’atteggiamento del medico
(iatroplacebogenesi) nonché le aspettative del paziente.
Perché l’effetto placebo sia registrabile è necessario che il paziente sia
cosciente di poter ricevere un trattamento (di cui ignora naturalmente la
natura placebica). Non si osserva ad esempio effetto placebo in soggetti ignari o
anestetizzati o cerebropatici.
Nella sperimentazione clinica, un nuovo farmaco si giudica efficace solo se dà
risultati significativamente diversi da un placebo [1]. La sperimentazione circa
l’effetto placebo avviene in doppio cieco, dove né chi compie il test - medico - né il
paziente sono al corrente di quale sia il farmaco e quale il placebo.

Medication.

La nostra società è malata! Quale cura o quale terapia
dobbiamo seguire per poter risolvere il nostro malanno?
Queste sono le domande che si è posta la giovane artista Alice Olimpia
Attanasio, quando ha iniziato la sua ricerca.
Molta della sua arte infatti, parte da questi quesiti. Le risposte non sono però
assolutamente semplici ed altresì banali. Sarebbe infatti banale la scontata
risposta: “si può guarire con l’arte”, visto che di mostra d’arte si tratta.
L’arte, la sua arte, è solo il pretesto per esprimere un concetto, attraverso le
sue convinzioni e perché no il suo modo di giocare.
Determinata e dotata di genio e creatività, Alice, ci propone la sua
“Teoria”. Partiamo dall’assioma che: tutti abbiamo la necessità
di guarire!
Il concetto è profondo, risolto però con leggerezza. La nostra società, torno a
ripetere, è malata e la cura indicata dalla Attanasio
è l’innocenza. Quella del mondo dell’infanzia. Gli unici in grado
di poterla curare di fatto, secondo la sua teoria, i bambini.
Bambini/Dottori che attraverso la medicina dolce, intesa proprio come
“zuccherosa” risolvono i malanni causati da noi adulti.
Prende forma quindi il progetto dove con l’arte si gioca, ci si cura
e si guarisce!
La mostra è divisa in due ambienti.Il primo ambiente è il gabinetto dei medici.
Qui trova spazio l’equipe di medici/bambini.
Sono impegnati in un loro immaginario consulto. Attenti ad osservare
e studiare il “caso”.
Loro sono i protagonisti delle tele esposte in questa mostra personale,
che non giocano a fare i dottori, lo sono di fatto.
Sono dipinti, che rappresentano quelle innocenti, dolci creature
che circondati da vere e proprie lecornie provano a guarire l’universo.
Nell’ultimo ambiente, quello sottostante, trova spazio una vera e propria sala
operatoria, dove le siringhe sono piene di zuccherini,
il filo di sutura è fatto di liquirizia, l’abaco di caramelle gommose,
il cotone idrofilo è fatto di zucchero filato e via dicendo.
L’occhio attento e vigile, della protagonista del video, (l’opera
che competa l’esposizione) quello della Dott.sa Attanasio, che veste i panni
del primario e che di fatto contestualizza l’epoca della nostra scena,
è lì a controllare che tutto venga eseguito a regola d’arte.
L’atmosfera del video è chiara, netta.
Veniamo immediatamente traghettati negli anni ’20, ’30 in
un momento storico dove veramente la società era malata.
Molto probabilmente queste poche righe non sono sufficienti a dare il
giusto merito alla valenza del progetto. È di fatto una mostra che va vista,
vissuta.
Anche il catalogo, strumento accessorio fondamentale in una esposizione di
questo spessore, non potrà mai rendere giustizia ad una così valida idea.
Ecco perché mi auguro che siate in tanti a vedere questa “prima”.
Mettere a disposizione la nostra galleria ad una così giovane artista vuole
essere un messaggio, di speranza di augurio e di totale apertura verso
la giovane arte, soprattutto quando c’è questa qualità di base.
Un ultimo pensiero: forse questa mostra non risolverà i mali della nostra
società, ma nel foglietto illustrativo non ci sono nemmeno controindicazioni…
l’effetto placebo è assicurato

In una giornata piovosa di maggio,
Roberto Milani

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