Pensieri, parole, opere ed ammissioni dal mio mondo dell'arte
RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!
"CARLOS ALBERTO" CANE . Il giochino di Facebook ci diverte, ammettiamolo. "Postare" una foto, "taggarla" è un esperienza che almeno una volta abbiamo fatto, come un giro sul Tagadà o una sbornia di vodka. Ho deciso di prendere una foto del Brasile e postarla, taggandola coi nomi dei pittori italiani che mi piacciono di più. Era l' imbattibile squadrone, versione Città del Messico, Coppa Rimet 1970. Sul faccione di Carlos Alberto, il nome di Carlo Cane. Non a caso. Carlos Alberto era la mente muta di quel Brasile. Il signor Pelè non avrebbe avuto palle da giocare se non ci fosse stato quel campione di silenzio e di passione. A Milano, ad una mostra della Galleria San Lorenzo, ci incontriamo. Carlo mi chiede sorridente come avevo fatto ad indovinare che Carlos Alberto era un suo mito . Semplice : ho pensato ad un ordine che ci vuole, ad un sogno organizzato , ad un pensiero lineare e costruttivo. Eccolo lì, l'associazione d' idee e di nomi era fatta . Cane ha tutto per essere un enorme artista, ma forse non gli interessa essere grande. Gli interessa essere artista. Lo vedi nella meticolosità della sua sapienza, nella organizzazione del suo pensiero pittorico, figlio di un sogno , ordinato come un teorema di alta algebra. Cane ha capito che la sua pittura non è solo pittura. E' pensiero razionale in desiderio romantico.
"CARLOS ALBERTO" CANE .
RispondiEliminaIl giochino di Facebook ci diverte, ammettiamolo. "Postare" una foto, "taggarla" è un esperienza che almeno una volta abbiamo fatto, come un giro sul Tagadà o una sbornia di vodka.
Ho deciso di prendere una foto del Brasile e postarla, taggandola coi nomi dei pittori italiani che mi piacciono di più. Era l' imbattibile squadrone, versione Città del Messico, Coppa Rimet 1970.
Sul faccione di Carlos Alberto, il nome di Carlo Cane. Non a caso. Carlos Alberto era la mente muta di quel Brasile. Il signor Pelè non avrebbe avuto palle da giocare se non ci fosse stato quel campione di silenzio e di passione.
A Milano, ad una mostra della Galleria San Lorenzo, ci incontriamo. Carlo mi chiede sorridente come avevo fatto ad indovinare che Carlos Alberto era un suo mito . Semplice : ho pensato ad un ordine che ci vuole, ad un sogno organizzato , ad un pensiero lineare e costruttivo. Eccolo lì, l'associazione d' idee e di nomi era fatta .
Cane ha tutto per essere un enorme artista, ma forse non gli interessa essere grande. Gli interessa essere artista. Lo vedi nella meticolosità della sua sapienza, nella organizzazione del suo pensiero pittorico, figlio di un sogno , ordinato come un teorema di alta algebra. Cane ha capito che la sua pittura non è solo pittura. E' pensiero razionale in desiderio romantico.
Giorgio Barassi