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domenica 16 dicembre 2012

Erique LaCorbeille: un'intervista

Fra i tanti giovani artisti che ho avuto la fortuna di conoscere quest'anno c'è:
Erique LaCorbeille.

Mi scrive:
"...Ho sperimentato molto in questi anni e non mi sono mai proposta a nessuno perchè i miei lavori erano sempre in una fase di ricerca. Ora sono uscita allo scoperto e sto iniziando a diffondere il mio lavoro e ad avere contatti con gallerie. Finalmente, dopo anni!..."

Mi piace quello che fa. E' artista poliedrica, che si divide fra 
musica, fotografia e performance.
Ho pensato, che per condividere quello che ho trovato in lei, 
potesse essere utile una breve intervista. 
Quella che pubblico di seguito...

Erique LaCorbeille



- In dieci righe, chi è Erique?
Sono una persona estremamente curiosa e da sempre affamata di immagini. L'attrazione nei confronti di tutto ciò che è espressione è sempre stata molto forte e mi ha portata a sperimentare non solo molteplici tecniche e linguaggi (dalla pittura al video, dalla musica alla fotografia) ma anche ruoli differenti: sono stata artista per poi passare al difficile ruolo di gallerista e tornare nuovamente artista.Conoscere e vivere entrambe le parti e un'esperienza quasi "illuminante" che tutti dovrebbero poter fare. 


- Dove sta andando la tua ricerca espressiva?
La mia ricerca attualmente si sta concentrando sul rapporto tra il corpo umano e lo spazio che lo contiene. La disciplina che prediligo in questo momento (e che credo farà parte della mia ricerca per lungo tempo) è la fotografia unita ad una piccola post produzione durante la quale mi interessa dare una forte importanza ad alcuni particolari attraverso colori vivaci (quasi fluo) in netto contrasto con la pelle chiara delle modelle e con lo spazio attorno (solitamente bianco).
Il lavoro che ha dato il via a questa mia nuova fase è "The last goodbye" nel quale nove ragazze hanno posato seminude in un grande ambiente industriale tenendosi sopra la testa dei rami volti a simulare delle corna di cervo. L'idea infatti era quella di creare delle immagini in cui le ragazze potessero diventare degli eleganti ed intiganti 
cervi su pavimento di cemento.
La loro interazione con lo spazio attorno (che penso fosse davvero meraviglioso ed incredibilmente adatto al concept) mi ha aperto un nuovo mondo: quello di creare nuove "architetture umane" appoggiandosi alle architetture esistenti. La serie "cocoon" è stata rappresentata come una sorta di installazione temporanea in riva al fiume in cui la modella (nuda e avvolta in un improvvisato abito di cellophane) ha creato figure fugaci in relazione all'intensità del vento che dava al "cocoon" -nel quale era avvolta- forme sempre diverse. La sua interazione con l'ambiente circostante ha creato un nuovo mondo, una nuova architettura naturale. Una scultura vivente che fa parte del paesaggio.
Sto approfondendo il concetto di "architetture umane" negli ultimi lavori (come ad esempio "The gloaming" che ha richiesto una progettualità più precisa e definita). 


A chi, sbagliando a mio parere, avvicina il tuo lavoro alla Beecroft, cosa rispondi?
La Beecroft è un'artista che ammiro molto e, da un certo punto di vista, essere accostata ad un lavoro cosi' ben fatto (anche se nel suo caso si tratta prima di tutto di performance) non può che farmi piacere. Da un altro punto di vista, invece, vorrei che si percepisse una ricerca differente poichè sto portando avanti la mia sperimentazione sul corpo visto come architettura nell'architettura e, nei prossimi lavori, alcune fotografie saranno abbinate ad oggetti di design o sculture. 
La mia formazione riguarda appunto il design e vorrei che, seppure in piccola parte, questa disciplina venisse percepita all'interno del mio lavoro. Nei miei bozzetti spesso le linee riportano al Bauhaus e possono ricordare le figure metalliche dei balletti di Oskar Schlemmer in cui l’essere umano è trasfigurato in forme geometriche. Inizio da lì per poi, attraverso la fotografia, rendere umane le figure che per giorni hanno camminato nella mia testa. 


- Qual è l'aspetto del tuo lavoro che ti intriga di più?
Mi intriga il set fotografico in cui le cose non sono calcolate nel minimo dettaglio. Alla base c'è sempre una progettualità definita, mi piace però tenere aperta la porta alle situazioni non preventivate. In questo –spesso- mi aiuta il fatto di non conoscere le modelle che contatto. Uso i social network per cercare le mie muse, nella maggior parte dei casi sono persone che non conosco quindi molti scatti sono il risultato del feeling che si instaura tra me e la modella. Partiamo sempre da idee studiate prima per poi finire su nuove pose che sono un'unione tra l'ispirazione che mi dà lo spazio e l' interpretazione libera della ragazza. 


- Ed il rapporto con il mercato?
L’arte rende migliore la vita delle persone.
Tutti dovrebbero circondarsi di opere d'arte, di bellezza, di ispirazione sempre nuova. Io stessa, quando posso permettermelo, acquisto opere d'arte. La mia collezione è attualmente piccola ma contiene artisti molto interessanti come la polacca Karolina Dryps o il talentuoso pittore modenese Sergio Padovani. Credo che, entro certi livelli, il mercato sia in qualche modo "poetico" poichè si muove sulle emozioni che le opere generano. A livelli alti l'artista diventa quasi un logo e viene acquistato sulla base della fama, delle quotazioni e del valore sul mercato. E' il motivo per il quale Damien Hirst si dichiara in parte frustrato. In una sua intervista fatta da Gordon Burn nel libro "Manuale per giovani artisti" racconta del desiderio di vedere la gente emozionarsi davanti ad un suo quadro puntinato, invece il primo pensiero solitamente è: "chissà quanto costa". Vive nel dubbio che gli amici possano vendere sue opere da lui regalate negli anni per poi comprarsi una macchina nuova o una casa. Un artista ormai famoso, affermato e ricchissimo che ha queste paure e si pone queste domande? E' strano. O forse no. A mio parere il mercato rende alcuni artisti piu' rockstar di Mick Jagger ma troppo spesso uccide le emozioni.


-Dimmi una cosa di te che non hai mai detto pubblicamente?
Mi sono innamorata per la prima volta quando avevo 3 anni. 


- Un colore?
Il Fucsia. E' il colore che preferisco per truccare le mie modelle. Ho varie pareti fucsia anche nella mia casa. E’ elegante e molto glamour. 


- Cosa mi racconti dell'esperienza Sourmilk?
Sourmik per me è stata un'esperienza unica ed indimenticabile e per questo ringrazio i miei due soci Davide e Fabrizio che hanno reso possibile tutto. E' stato un salto senza paracadute. Tre ragazzi giovani che decidono di recuperare una villa liberty per crearci dentro una galleria d'arte, un negozio di libri di settore, un cinestore con pezzi introvabili e di importazione da tutto il mondo, un piccolo bar e spazio per performances e house concerts...devono essere indubbiamente matti. Se poi ci aggiungiamo il fatto che questa realtà non fosse in una città come Milano ma in un piccolissimo paesino della provincia di Varese, beh la missione potrebbe risultare una vera e propria pazzia. In effetti lo è stata. Ed è stata anche meravigliosa. Io mi occupavo della parte di galleria d'arte, facevo continua ricerca su nuovi artisti andandoli a scovare soprattutto all'estero. Mi occupavo di tutto, dal contatto con loro all'allestimento, dai comunicati stampa all'organizzazione del vernissage. Mi è stato molto utile. Ho compreso dinamiche che mi hanno resa molto più consapevole. E poi ho avuto modo di conoscere persone ed artisti meravigliosi con i quali sono tutt'ora in contatto. 


-E se ti dico Kate Moss?
Kate Moss è un'icona che amo da sempre. Mi piace stare dalla parte di chi ce la fa pur non avendo requisiti "standard" ed è capace di scrivere in qualche modo nuove regole. Lei ha una bellezza sicuramente non canonica, ha un'altezza inferiore rispetto a quella che una modella dovrebbe avere ma ha uno stile così forte da permetterle di brillare sopra tutte le altre. Quando ero poco più di una bambina già ammiravo Kate, la trovavo bellissima nella sua imperfezione. Ed è proprio l'imperfezione che ha -da sempre- caratterizzato il mio essere e la mia vita in generale. Un giorno ho avuto una sorta di visione "comica" e ho voluto fare in modo che diventasse una serie di scatti fotografici dedicati a Kate Moss. Mi sono immaginata la mia vita insieme a lei. Voglio dire...come sarebbe vivere con un'amica così fashion, attraente e famosa? E così ho pensato a me e lei mentre condividiamo lo stesso appartamento. Lei con una vita cosi' frenetica, ogni giorno con una valigia diversa a correre su e giù per il globo: agenzie, fotografi, interviste, pubblicità. Io con il mio computer, la mia macchina fotografica, i miei disegni, i miei libri, i miei progetti, la mia musica. Il risultato sarebbe facile da immaginare: lei mai a casa ed io a giocare con le sue cose. Hanno così preso vita gli scatti in cui mi ritraggono con qualcosa che lei mi ha lasciato per non farmi sentire sola: "Kate Moss left me her pet" (una pelliccia con la testa di ermellino a cui do del latte), "Kate Moss left me her dinner" (un'oliva)...e così via.
Il progetto ha avuto un inaspettato “tam tam” nella rete. Tutto è partito da un fashion magazine di New York che mi ha pubblicato le fotografie e da lì la notizia si è diffusa su vari magazine di arte e design e su Twitter. Alcuni blog hanno anche dato un titolo alla serie di fotografie: "best friends forever". In realtà il titolo è "Kate Moss Loves me". E' stato tutto molto divertente. 


- Raccontami di questo tuo ultimo lavoro...
L'ultimo progetto (sul quale per la verità sto ancora lavorando) è "The gloaming" (il crepuscolo). E' stato realizzato allo spazio Sensus, una nuovissima ed interessante realtà fiorentina per l'arte contemporanea. Ho avuto la fortuna di trovare una modella giapponese a Firenze (Seiko Isshiki) che è riuscita ad interpretare al meglio la mia idea ed il mio progetto estetico. A differenza della altre volte, in questo caso, ho cercato di costruire "architetture umane” utilizzando la stessa modella ripetuta più volte in post produzione. Volevo rendere l'idea della serialità, del rigore e dell'eleganza, caratteristiche che contraddistinguono il mondo orientale.
Il titolo ha tratto ispirazione dal bellissimo abito tradizionale cinese in stile mandarino indossato da Seiko.
Aveva i colori che lascia il tramonto. 


-Progetti per il futuro?
Nel futuro immediato c'è un nuovo set con tre ragazze. Spero di riuscire a realizzare gli scatti appena dopo Natale. Giocherò con nudità esplicite unite a trasparenze, ci lasceremo trascinare dall'atmosfera dello spazio e dalla luminosità pura del bianco.
Continuerò su questa strada e realizzeremo nuove “architetture” poichè -come disse Giancarlo De Carlo- “L'architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti”. 

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“Erique LaCorbeille nel costruire i suoi “Tableau Vivant” con modelle in sequenza, si ispira al coreografo del Bauhaus Oskar Schlemmer e al suo balletto dei metalli, e come lui, opera con la volontà di riduzione robotica delle forme umane per strutturarle, dopo averle frammentate, in nuove figurazioni geometriche, dove, tuttavia il suo rigoroso razionalismo progettuale non scalfisce il desiderio di Pigmalione di restituire la vita dopo averla costretta in fredde forma geometriche”.
Claudio Cosma per Cultura Commestibile


"Kate Moss Loves Me”.
It's with this strange slogan that Erique LaCorbeille introduce herself in her website.
Overweening?
Maybe.
But first of all an eclectic artist and charming teaser“.
Elena Ovecina per FotoCult

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Time line:
Graduation: Design @ Politecnico (Milan) 

Prize:
2004/ Winner at Celeste prize/ painting section/category: student
Finalist and recommended by the jury at Prix Krakow 2012 (UfoFabrik Art Gallery/Italy)

Exhibitions:
“New horizons of italian paintings”/ Dade public Library/Miami/Florida
“Ciò che resta”/paintings exhibit/ H-Park Showroom (Ispra-Va) 

“Collective/1”/Varese: with Marc Lamanna (videomaker) and 
The Spleen (Contemporary Photographer)
“Quadri da una collezione”/Sensus Luoghi per l’arte contemporanea/Firenze/2012 

Collective with: Maurizio Nannucci, Antonio Borrani, Fabrizio Corneli, Anne e Patrich Poirier, Mitsunori Kimura, Maitree Siriboon, Imhathai Suwatthanasilp, Peter Fischli e David Weiss,Han Bing, Noon Passama,Yuki Ichihashi, Jame Lee Byars, Silvia Noferi,Yoshitomo Nara,Tracey Emin, Vittorio Messina, Alighiero Boetti, Sergei Volkov. 

Performance:
“Totem” (A project by Michele Ormas)/Music &Vocal

Side Projects:
Director of Sourmilk Art Gallery/Italy 

Pop is Dead/band





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Immagini del lavoro di Erique LaCorbeille:


"Cocoon"/Serie/2012


"Cocoon"/Serie/2012
Temporary installation on the river.
Model: Francesca Cortese /
Assistant: Elena Giardino /
Ph: Erique LaCorbeille 


"Cocoon"/Serie/2012
Temporary installation on the river.
Model: Francesca Cortese /
Assistant: Elena Giardino /
Ph: Erique LaCorbeille 


"Cocoon"/Serie/2012
Temporary installation on the river.
Model: Francesca Cortese /
Assistant: Elena Giardino /
Ph: Erique LaCorbeille


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"The gloaming" Serie/2012



Model: Seiko Isshiki
Assistant: Fabrizio Gagliardi
Location: Sensus - Luoghi per l'arte contemporanea / Firenze
Ph: Erique LaCorbeille
Extra button: Noon Passama
Thanks to Claudio Cosma 


Bozzetti “The gloaming”: 


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"The last goodbye"/Series/2012
 
 

"The last goodbye"/Series/2012
Photo: Erique LaCorbeille
Models: Asia Accolla, Silvia Pavesi, Noemi Mazzucchelli, Manuela Rosin, Maida
Jahanexhian, Emanuela Ceruzzi, Giovanna Palladino, Letizia Soldano
Assistant: Fabrizio Gagliardi
Location: thanks to Rino Ruffato 


"The last goodbye"/Series/2012
Photo: Erique LaCorbeille
Models: Letizia Soldano, Emanuela Ceruzzi, Giovanna Palladino
Assistant: Fabrizio Gagliardi
Location: thanks to Rino Ruffato

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