RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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sabato 8 settembre 2012

MAURO STACCIOLI | gli anni di cemento 1968 - 1982

Ricordo la Biennale del '78, la prima che visitai, avevo 14 anni. Il muro di Staccioli era allora per me incomprensibile ma ne rimasi comunque colpito. Il paesaggio era negato. Negli anni più e più volte mi sono imbattuto in artisti che hanno lavorato con il cemento e tutte le volte il ricordo torna a Venezia...

MAURO STACCIOLI | gli anni di cemento 1968 - 1982
a cura di Bruno Corà
Giovedì, 20 Settembre, 2012 - 18:00
Mara Coccia Associazione
Via del Vantaggio, 46
00186 Roma, Italy


Mara Coccia Associazione presenta un nucleo di quindici opere in ferro e cemento di Mauro Staccioli, databili fra la fine degli anni '60 e i primi '70, argomento del recente volume Mauro Staccioli. Gli anni di cemento 1968-1982, curato da Andrea Alibrandi e Simona Santini, con un testo introduttivo di Bruno Corà, edito in collaborazione con l'Archivio Mauro Staccioli dalle Edizioni Il Ponte, Firenze e dalla Galleria Niccoli, Parma.

Come scrive Simona Santini in catalogo «[…] La scelta operata in questo volume di limitare l’analisi della scultura di Mauro Staccioli al periodo che va dal 1968/69 fino al 1982 nasce dalla considerazione che in poco più di un decennio l’arte di Staccioli si evolve assumendo e manifestando con chiarezza i temi e le motivazioni che orienteranno tutta la successiva attività.
[…] Staccioli preserva il fondamento della scultura, creando forme non solo concrete, tangibili, ma anche perfettamente rispondenti a criteri di equilibrio e perfezione quasi classici, in anni in cui l’arte aperta al contesto urbano si affermava attraverso performance o azioni concettuali. Adotta inoltre un vocabolario di forme primarie, dove l’elemento geometrico non è mai ricercato per le sue intrinseche qualità formali quanto piuttosto per la sua capacità di comunicare al meglio il messaggio e di inserirsi perfettamente nei diversi contesti, in una sorta di “astrattismo empatico”, come lo ha felicemente definito Lorand Hegyi. […]
Una scultura, concepita come intervento critico e dialettico in ambito urbano, non poteva non esprimere gli umori di un periodo storico così conflittuale. […] Nei solidi in cemento irti di punte e barre angolari di ferro realizzati da Staccioli a partire dal 1968/69 c’è la percezione dello scontro che esploderà in tutta la sua forza nel corso degli anni Settanta, sfociando nella lotta armata e nel terrorismo che hanno caratterizzato gli 'anni di piombo' […] ».

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