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lunedì 26 settembre 2016

Laura Giardino a Torino...

A Torino fino al prossimo 22 ottobre, da PrivateView, la personale di Laura Giardino, a cura di Elena Pontiggia...

 

L’artista milanese ha al suo attivo importanti collettive in spazi istituzionali nonché una solida bibliografia.
Sono stati molti i critici che hanno voluto raccontare il lavoro di Laura, un lavoro che se ad un primo sguardo sembra abbastanza lineare, si scopre poi ricco di sfumature e di substrati e di un mistero che conquista. Oggi più che mai il suo lavoro è giunto ad una svolta. Le tele sono totalmente consapevoli, lo stile ormai imprescindibile, tutto questo senza mai abbandonare o perdere di vista la radice “underground” nel senso più colto del termine.
Lo ha descritto per noi la curatrice, Elena Pontiggia, “… parlando della pittura di Laura Giardino, vorremmo iniziare da quell’aspetto apparentemente marginale del suo lavoro che è il colore: un colore che non sempre si può riprodurre e che va proprio visto da vicino.
Certo, a un primo sguardo i suoi quadri possono sembrare incentrati sul disegno, l’architettura, l’ordine e la sintassi delle forme. Laura ama la geometria, la nitidezza del segno, la precisione della linea. Sa che non c’è niente di più misterioso della chiarezza e quindi disegna come su una immaginaria tavola pitagorica, dove figure e cose sono disposte secondo numero e misura e ogni oggetto è depurato dal superfluo, in modo che i particolari non vi abbiano luogo né parte. Il disegno, allora, diventa un profilo mentale in cui la realtà non è più ciò che vediamo, ma che pensiamo. E di cui forse abbiamo paura.
Eppure, anche se il suo lavoro nasce dal disegno, non meno decisivo è il modularsi del colore. Laura gioca sulle sfumature, sui cangiantismi, sull’improvviso venir meno di un tono, come se la luce giungesse inaspettatamente a imporre le sue gerarchie”.

L’opera di Laura Giardino ha la capacità di infilarsi tra le pieghe dell’animo umano, dove accede con la sua apparente tranquillità; lo spettatore si trova di fronte ad un’immagine che immediatamente gli rimanda l’impressione di pacatezza e ordine. La composizione delle forme, i colori, tutto pare rassicurarlo… ma non appena si entra nel quadro si percepisce la sottile inquietudine che lo anima. Come sottolinea Elena Pontiggia “Quella atmosfera, ci si potrebbe chiedere, sarebbe così intensa se non nascesse anche da uno scarto, da un’eresia, da una crisi di nervi (educata e sommessa, ma pur sempre crisi) del colore? Forse sì. Quello che però bisogna aggiungere, in apertura di partita, è che il lavoro di Laura Giardino non è neoconcettuale e nemmeno neopop, anche se può attingere ai linguaggi dell’uno e dell’altro. Nasce invece da una artigianalissima lotta, condotta corpo a corpo, con la tela, col foglio, con l’opera, in cui il colore gioca una partita cruciale.

In quelle “improvvise irrequietezze della composizione” sta dunque la forza del lavoro di Laura Giardino. La quale non si accontenta di padroneggiare perfettamente le linee e il colore, ma si diletta invece nell’infondere nei suoi quadri quel sottile strato di inquietudine che presagisce il dramma. Dramma che non necessariamente avverrà ma che, nell’arte come nella vita, incombe su di noi.


Laura Giardino, vive e lavora a Milano

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