RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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domenica 13 ottobre 2013

"NULLA IN COMUNE" ANGELA TRAPANI E FLORENCIA MARTINEZ

COMUNICATO STAMPA
BRERART
ATMO SFERE 2012 ANGELA TRAPANI acrilicisu tela cm 50x50

BRERART dal 23 al 27 ottobre 2013  Milano
ANGELA TRAPANI E FLORENCIA MARTINEZ

"NULLA IN COMUNE"

ABITO QUI
Piazza San Marco 3 – Milano
   TEL. +39 02 29 00 25 18 

inaugurazione 23 ottobre ore 18


ANGELA TRAPANI e FLORENCIA MARTINEZ   
espongono a  BRERART  2013  presso lo spazio di design ABITO QUI,  piazza san marco 3,  in un progetto dal titolo
“NULLA IN COMUNE”
Nulla in comune. E se fossero proprio queste le vere affinità elettive? In amicizia, come in amore: qualcosa di magnetico che ci spinge verso l’altro; da scoprire anche se è lontano, lontanissimo, come un pianeta sconosciuto.
Nulla in comune, dunque. Questa è la storia di Angela Trapani e Florencia Martinez. Nulla in comune o forse tutto in comune: l’arte, e la curiosità.
Angela nasce in Sicilia, a Marsala; le cupole rosse di Palermo la spingono verso l’astratto, sfere che diventano atmo/sfere. Florencia è argentina, di Buenos Aires, milanese per caso o per destino; nei suoi quadri mischia foto, gente e città, parole e ricami (i ricami rossi, negli ultimi quadri, sono fiori o segni di pallottole, a seconda di come li guardi: così è la vita).
Donne artista e ispirazioni? Per Angela è Geneviève Claisse, per il suo rigore geometrico e Grazia Varisco per l’arte italiana degli anni Sessanta. Per Florencia, Louise Bourgeois e Maria Lai, per come hanno saputo lavorare con il tessuto e il racconto.
Colori? Per Angela il blu e il celeste, che ha ritrovato nei suoi lunghi viaggi in Tunisia e poi a Istanbul. Ma anche il rosso, quello delle cupole di San Giovanni degli Eremiti e San Cataldo, a Palermo, cupole gloriose e trasfigurate nei suoi quadri, “e in un certo senso anche degli autoritratti”. Per Florencia è il giallo, giallo limone: un colore che sa d’estate. “Non lo uso mai, ma quando lo vedo è come se vedessi l’amato”.
Angela e Florencia si sono incontrate dieci anni fa a una fiera d’arte, il Miart, proprio a Milano, e finalmente questo “niente in comune” diventa una mostra. Il “niente in comune” è anche mio, la donna che guarda e scrive: non ho nulla in comune con Angela e Florencia, se non lo sguardo curioso sul mondo. Il vostro sguardo oggi, entrando alla mostra.
Lisa Corva   
giornalista e scrittrice (il suo ultimo libro si intitola "Ultimamente mi sveglio felice"). La trovate ogni giorno qui:
ANGELA TRAPANI
è nata a Marsala. Vive e lavora a Milano. Opera negli ambiti di pittura, fotografia e installazione.
All’interno di BRERART 2013 presenta le sue “ATMO  SFERE”  una  recente serie di dipinti, acrilici su tela, in cui coglie l’essenza delle forme architettoniche, la purezza delle geometrie e del colore. Le sue  cupole,  diventano sensazione, luogo, atmosfera. La semi sfera è la chiave, uno strumento che nella sua immediatezza e semplicità veicola la meditazione. Vi è un passaggio da cupole di edifici sacri a figure cosmiche, a paesaggi lunari, un'evoluzione dal micro al macro, dal nostro piccolo mondo allo spazio sconfinato dell'universo, dalla realtà quotidiana alla realtà dello spirito, in un viaggio senza meta verso la conoscenza.

FLORENCIA MARTINEZ 
nata a buenos aires nel 1962, dal 1990 a milano.
la sua opera è il risultato di un mix di tecniche originali e inconsuete :
la Martinez scatta fotografie che poi rielabora al computer, stampa personalmente
su dei tessuti (cotoni sete damascati lane) e ulteriormente interviene con la pittura e il
ricamo.  un linguaggio composto di tante voci, che va dalla tecnologia digitale alla paziente
lavorazione artigianale e femminile del ricamo.
All’ interno di BRERART 2013 presenta  “L’identità è un divenire altro”
In questa nuova serie di lavori il tema della identità si presenta come un presente monolitico
dal quale scappare : le città appaiono mute, chiuse nel loro labirinto di finestre, si presentano
come ostacoli da saltare. Un occhio attento può magari riconoscere di quale città si sta
parlando, ma l’intenzione non è raccontare da quale luogo si parte, è la necessità di lasciar
dietro una realtà che è ogni giorno più stretta, più gabbia, più anonima.
L’identità dunque è nel salto, nel andare oltre, nel diventare un altro.
Come quel salto che ho fatto 20 anni fa, lungo quanto l’Oceano Atlantico, per tornare alla terra
dei miei  nonni materni, cercando di trovare una parte della mia storia.


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