RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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martedì 21 dicembre 2010

Max Papeschi - Bambi's Mother is Dead!

Un altro colpo di genio di Max Papeschi... da vedere e fare proprio...


Bambi's Mother is Dead!
Max Papeschi Solo Show

Spazio Stendhal36 - Via Stendhal 36, 20144 Milano
Mostra a cura di Giacomo Momo Gallina e Federico Melegaro

Vernissage
martedì.
18/02/2011
h. 19.00
Ingresso
libero

Mostra
18/01/2011 | 12/02/2011
15.00-20.00 su appuntamento
Ingresso libero

Subito i miei occhi si riempirono di lacrime, lo stesso vale per mio padre. Avevano ucciso la madre di
Bambi e anche colui che consideravo invincibile e custode dei miei desideri e sogni, non poté farci
nulla. Mi sentii pervadere da un senso di terrore e disperazione: al mondo non esistevano più solo
coccole e Babbo Natale ma, esistevano anche i cacciatori…

Da martedì 18 gennaio fino al 12 di febbraio - h.15.00-20.00 tutti i giorni, su appuntamento, saranno visibili le opere di Max Papeschi, compresi molti inediti. La dissacrante ironia dell’autore che punta al disincanto vero e proprio, sfrutta l’immaginario collettivo della fabula e mostra, in modo trasversale, temi quali il consumismo, i genocidi di massa e le guerre. Tutto questo è possibile tramite la sovrapposizione di piani semantici differenti perché il personaggio in evidenza esalti il contesto ponendo in essere la domanda: ma come può essere possibile?
Nella sua arte, come in tutto, il termine di paragone risulta
indispensabile per una presa di coscienza reale. In questo Max, si è dimostrato maestro e porta allo spazio Stendhal 36, non solo opere già famose e presenti in tutto il mondo ma, anche inediti che faranno riflettere.
La mostra si dipanerà in una serie di opere suddivise in tematiche quali la religione , la famiglia, la storia e la
politica.Temi sempre attuali che non mancheranno nel suscitare spunti di riflessione, polemiche e dibattiti.
Inoltre, verrà proiettato un video sulla situazione sulla repubblica italiana di oggi.

“ …Il primo amore di Max Papeschi non sono state le tele, i pennelli, gli scalpelli o la fotografia, ma le tavole del
palcoscenico e le macchine da presa degli studi televisivi. Papeschi, infatti, si diploma, verso la metà degli anni 90 alla
prestigiosa scuola Paolo Grassi di Milano e inizia una carriera come regista teatrale e televisivo. Molte sono le sue
partecipazioni a produzioni di successo e l’ambiente dello spettacolo contribuisce in maniera fondamentale alla
formazione di una sua personalissima estetica, che trova sbocco, quasi per caso, poco più di un paio di due anni orsono,
in una serie di opere, veri e propri aforismi visivi, realizzati con la tecnica dell’elaborazione fotografica digitale.Benché
il medium artistico utilizzato da Papeschi si riveli di grande modernità, risente direttamente degli influssi della cultura
del collage, non tanto nell’accezione tipica di certa produzione artistica tipica degli anni 60/70, quanto in quella direttamente desunta dall’esperienze di derivazione Dada e Bauhaus.Proprio la forte influenza della poetica di Hanna Hoch e del Dada tedesco, mixati con evidenti riferimenti al Pop, permettono di individuare una utile chiave di lettura della produzione di Max Papeschi. Il risultato di questo mix di rimandi è un lavoro che, senza timore, si può definire
caustico, graffiante, caratterizzato da contenuti forti che colpiscono in maniera inesorabile ed ironica i vizi e le virtù della società contemporanea.I personaggi dei cartoni animati, simbolo universale di un mondo rassicurante e perfetto, perdono la loro funzione per veicolare un’ indagine, non scevra di implicazioni sociologiche, sulla realtà contemporanea, dando vita a composizioni dove un ricercato gusto per il non sense stravolge i tradizionali topoi culturali a cui siamo abituati. Papeschi recupera una certa dimensione sociale dell’arte vestendo, metaforicamente, i panni del giullare-inteso come personaggio libero e istrionico che si può permettere un approccio critico verso le realtà più consolidate-e si concede, per mezzo della sottile arma dell’ironia, la possibilità di provocare con l’ intento di sollecitare una riflessione mai banale sul contemporaneo….”
Igor Zanti


Info e ufficio stampa:
Giacomo Momo Gallina e Federico Melegaro
Tel +39.329.11.888.19/+39.340.56.00.381 e-mail: giacomogallina@gmail.com - fedemele@hotmail.it

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