Conosco Flycat da anni, mi ha chiesto di introdurlo a questo suo grande ritorno. Cosa che faccio con grande piacere!
Di seguito al comunicato qua sotto, la breve intro che ho scritto per questo evento.
TWELVE
dopo 12 anni il ritorno di Flycat da Orea Malià
Era il 1999, e per la prima volta il fenomeno Graffiti Writing - Street Art entrava
in contatto con il mondo fashion. Accadeva a Milano dai parrucchieri e truccatori
Orea Malia'. In quell’occasione Flycat espose opere su tela e sculture, e si esibiì
in una “performing art”, in cui l’artista esegui' uno show artistico-musicale con
dee-jay al seguito.
Il 27 maggio 2011, a distanza di 12 anni Flycat si presenterà di nuovo negli spazi
di Orea Malià per continuare il suo percorso artistico, attraverso la contaminazione
utilizzando la musica, la poesia, la recitazione, il ballo e la moda. Anche in questa
occasione Flycat si circonderà dei suoi amici artisti, per dare vita a una performance
in cui si proiettera' in anteprima il video-rap dal titolo: Our Father, tratto dal suo
ultimo album Our Sign. Registrato negli States e girato a Los Angeles.
In mostra saranno esposte 40 tele della misura di 40x40 cm, (ed eccezionalmente
proposte ad un prezzo speciale per volere dell’artista.) più altre opere provenienti
da esposizioni nazionali ed internazionali.
A far da cornice alla serata verrà proiettato un video realizzato da Fabrizio Fardin
che ripercorrerà le fasi salienti dal 1999 a oggi, con l’ausilio di immagini di
repertorio scattate nel corso degli anni da Miky Degni, che da anni segue l’attività
di Flycat.
L’evento è presentato dall’associazione artistica: Stravagart, fondata da Francesco
Facchinetti (di cui Flycat ne è un cavallo di battaglia), e coordinata dalla BitSugar
productions
La serata si aprirà con un cocktail di benvenuto alle 19,30 - e seguirà fino a tarda
notte.
27 maggio - 29 giugno 2011
Orea Malià
via Marghera, 18 Milano (cortile interno) tel. 02.4694976
Fly c’è
di Roberto Milani
L’arte di Flycat non ha recinti, è libera! Da sempre.
Spazia dalla musica alla poesia, dalla performance al Dj-set fino alla scultura ed al gioiello, ma è nella pittura che raggiunge la propria identità massima.
Affonda le proprie radici nella Street e nella Spray Art, ed oggi il suo gesto diviene cult-ura.
Una crisalide che dopo un lasso di tempo, il suo giusto tempo, si trasforma in farfalla. Oggi Flycat è farfalla!
Ha volte mi pongo un quesito, mi domando se ha ancora senso parlare di street-art, spray-art, graffiti e cultura hep-hop?
La riposta che trovo ogni volta, è la stessa: sì!
Lasciando da parte tutte le solite e vecchie polemiche su Street-Art: legalità ed illegalità, ritengo che ancora oggi questa cultura sia una delle più riuscite espressioni artistiche giovanili degli ultimi trent’anni.
Lo stesso Sgarbi, quando ricopriva il ruolo di Assessore alla Cultura del Comune di Milano, accompagnato da Alessandro Riva, vide per la prima i graffiti dal Leoncavallo, affermò (enfatizzando molto la cosa ma rendendola così ancora più efficace), “…di essere davanti ad una moderna Cappella Sistina…”.
Nasce ufficialmente negli States, ma di fatto, l’espressione artistica su di una parete, affonda le radici nelle caverne di Altamira circa 17'000 anni fa.
Allora le strade ovviamente non c’erano e non esistevano neanche le bombolette spray, eppure era insita nell’animo dell’artista di allora (forse più sciamano che artista), di voler lasciare un segno del suo passaggio, aggraziarsi il proprio divino e parlare agli altri attraverso un linguaggio “non convenzionale”
Oggi, ovviamente, sono cambiate tante cose da quando dall’America abbiamo importato l’idea di graffiti come espressione artistica.
A Milano erano i favolosi ed indimenticabili “80” da bere.
Alcuni addirittura non ci sono più, altri, molto probabilmente, si dedicano ad altre faccende, ma la cultura “Spray” ancora catalizza l’attenzione di migliaia di ragazzi.
Fly c’è,
E’ considerato per molti un “mito”.
Ora più che mai è maturo, dotato.
Non urla più sui muri la sua rabbia di adolescente, anzi arriva a dialogare con le istituzioni ( è del 2009 la sua lezione di graffiti con il Ministro Meloni), ed ha imparato a fare arte per tutti.
La sua cifra artistica ha toccato vette importanti, traguardi ambiti, considerazioni inaspettate.
Quando mi ha chiesto di scrivere questa breve intro alla sua prossima mostra, ne sono stato lusingato.
Lo seguo da tempo, dai tempi dove lui seguiva, o meglio inseguiva, con fantastiche visioni, il gesto del suo primo maestro, il writer “Spider 7”.
Da allora ci siamo incontrati in diverse occasioni. In ordine di tempo, l’ultima, durante la scorsa edizione di AAM (Arte Accessibile Milano), dove mi ha invitato a seguirlo in questa sua ennesima “spruzzata di colore”.
Anche in passato abbiamo “rischiato” di lavorare insieme, ad esempio all’ambizioso progetto -Stravagart- che ritrovo in questa occasione con molto piacere.
Poi più nulla.
Lui negli States a diventare grande. Un grande. Ed io in giro a fare “arte”. Promuovere, produrre e divulgare arte in ogni sua espressione.
Ora, come nei migliori gialli, l’assassino torna sulla scena del delitto, così Fly torna dopo 12 anni nel luogo dove ha già esposto allora e lo fa alla grande, proponendo fra gli altri una serie di nuovi lavori di dimensioni contenute ad un prezzo calmierato (sempre al passo coi tempi…).
Lavori su tela, dove il colore è l’assoluto protagonista insieme ai vari concetti che porta avanti da sempre.
Libertà e movimento. Musicalità e vibrazione.
Non c’è da aspettarsi altro da questa esposizione se non Flycat. Sempre più vero e coinvolgente.
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