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venerdì 8 aprile 2011

In anteprima il testo di Ivan Quaroni per "M-Miti" bipersonale di Valerio Melchiotti e Marco Mezzacappa

Ecco in anteprima il testo di Ivan Quaroni che comparirà sul catalogo, edito per Zeta Scorpii Editore, per la mostra bipersonale di Valerio Melchiotti e Marco Mezzacappa, alla San Lorenzo dal prossimo 14 aprile (vedi: http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.com/2011/02/m-miti-bi-personale-marco-mezzacappa.html )




Euriale e Cassandra. Il femminino eterno e ribelle

Ivan Quaroni

Nel fondo più profondo; nell’intimo più intimo,
là dove corpo e anima non sono ancora divisi
e dove non giunge parola, né pensiero, seppi tutto.
(Christa Wolf, Cassandra)

Già torna a scuotermi Eros,
che scioglie le membra,
dolceamara, indomabile, belva.
(Saffo)



Tra tutte le figure femminili che animano la mitologia classica, Cassandra ed Euriale sono senz’altro tra le più invise all’immaginario maschile. Non possiedono l’eroismo di Antigone, la bellezza di Elena, la pazienza di Penelope, la malia di Circe e nemmeno il fascino tragico e melanconico di Didone e tuttavia sono figure multidimensionali, drammaticamente attuali e, pertanto, meno riconducibili a una caratterizzazione tipologica. 

Marco Mezzacappa e Valerio Melchiotti le hanno elette loro muse ispiratrici per condurre, attraverso la pittura, un’indagine sugli aspetti più affascinanti, e insieme terribili, della femminilità moderna.
Figura oscura, quanto limitrofa, della mitologia classica, Euriale, il cui nome significa “Colei che vola lontano”, è una delle Gorgoni. Le altre sono Medusa e Steno, anch’esse figlie delle divinità oceaniche Forcide e Ceto, tramutate da fanciulle in mostri alati con zanne di cinghiale, mani di bronzo e criniere serpentiformi. Origine della loro sorte fu l’invidia di Atena per la bellezza di Medusa, amata dal Dio Poseidone. Euriale, immortale come Steno, a differenza della più vulnerabile Medusa, è un personaggio enigmatico, del quale si sa poco, se non che, scampata alla morte per mano di Perseo, si rifugiò nella lontana Cina, dove cadde in un sonno eterno. Proprio l’incertezza attorno alla sua sorte deve aver ispirato Masami Murumada, famoso autore del manga e anime I Cavalieri dello Zodiaco, tanto da indurlo a includere il personaggio di Euriale nel prologo intitolato Episode G
Marco Mezzacappa
Nel caso di Marco Mezzacappa, il riferimento al mondo dei manga è tutt’altro che casuale, dato il suo background fumettistico e la sua predilezione per uno stile pittorico dall’incedere grafico, nel quale è lecito rintracciare l’influsso di quella “linea chiara” del comics di tradizione franco-belga, che va da Hergé fino a Moebius. Con una pittura che oscilla tra figurazione realistica e sintesi grafica, tra impeti sperimentali e tentazioni flat, Mezzacappa trasforma il mostro mitologico in un personaggio moderno e vibrante, ma anche ontologicamente ambiguo. Le donne dipinte dall’artista romano somigliano, infatti, più alle moderne top model che alle terrificanti divinità greche. Ma si tratta di un mascheramento, di un’affabulazione intesa a enfatizzarne le qualità minacciosamente seduttive di queste eroine, seguendo uno schema letterario e storico-artistico di marca simbolista. L’artista stesso le descrive come “figure caratterizzate da una forte esteriorità, a volte incombenti, talvolta minacciose e imperscrutabili”. La memoria corre a certe figure decadenti, descritte dalla penna di scrittori come Baudelaire, Wilde e Poe e splendidamente rappresentate da artisti come Klimt, Moreau e Von Stuck. Euriale e le Gorgoni incarnano il prototipo della Femme Fatale, bellezza umbratile e tentacolare dal fascino ultraterreno, che Mezzacappa associa alle sinuose forme di bizzarre creature marine. Una medusa, infatti, occupa la parte centrale del grande trittico intitolato Le figlie di Keto, rappresentazione simbolica delle Gorgoni, imperniata su un sottile gioco di rimandi tra la struttura aliena del celenterato e l’anatomia serpentina, quanto minacciosa, delle sue figure femminili. Un’altra creatura degli abissi è protagonista del polittico intitolato, The Bride. Si tratta dell’Astrospartus Mediterraneus, un echinoderma della famiglia delle Gorgonocephalidae, che possiede una foggia insieme stellare e arborea. Con la sua struttura tentacolare e ramificata, la stella gorgone - questo il suo nome italiano – somiglia al parto mostruoso di un visionario artista liberty. E anche in questo caso, il riferimento non è casuale, poiché nei lavori di Mezzacappa si legge in filigrana una rilettura pop dell’opera di Klimt, artista che, più di altri, ha saputo cogliere gli aspetti più inquietanti e sinistri dell’universo femminile. Fondendo la rappresentazione plastica con il nitore grafico della linea, spesso attraverso una bilanciata commistione di linee e colori, l’artista s’inserisce nel solco di quelle ricerche che intendono, oggi, riabilitare la funzione decorativa della pittura, per troppo tempo sgradita alle frange più concettuali. Con la sua attitudine energetica, aperta e globale, l’arte di Mezzacappa può essere ascritta, di diritto, alla variegata e multiforme galassia del Neopop contemporaneo.
La predilezione di Valerio Melchiotti per Cassandra contiene, invece, già i prodromi di un diverso approccio alla pittura, più intimo e introverso. 
Eroina tra le più complesse della mitologia, Cassandra è nota per aver predetto la distruzione di Troia e innumerevoli altre disgrazie. Il dono della preveggenza, insieme alla condanna a restare sempre inascoltata, ne fanno uno dei personaggi più tragici dell’epica greca, tanto da ispirare le opere di scrittrici femministe come Christa Wolf e Marion Zimmer Bradley, che in lei vedono il simbolo di una nuova coscienza morale, ribelle al giogo della cultura maschile dominante. “Sentivo Cassandra come una figura molto significativa per il nostro tempo”, scrive Christa Wolf, cogliendo, così, il punto cruciale della nascita della nostra cultura, ossia l’avvento di quella società patriarcale e gerarchica che, a suo avviso, ci porterà vicini all’autodistruzione. Nella pittura di Valerio Melchiotti, artista introspettivo, incline a cogliere gli aspetti più drammatici della personalità, Cassandra assume i volti di Claire, Kate, Ingrid, Caroline e Liz, giovani donne accigliate, assorte in un universo abitato da fantasmi, da ricordi e premonizioni infauste. In loro rivive la bellezza mesta e nostalgica delle vergini preraffaellite, il senso incombente di una disfatta esistenziale che ci conduce nei meandri di un tortuoso romanzo di vita. Melchiotti riesce là dove i pittori inglesi hanno fallito per troppa leziosità, componendo immagini ambigue, ma anche splendidamente irrisolte. Immersi in un’atmosfera dai toni lividi e stagliati su fondali d’imprecisati interni domestici, i ritratti dell’artista veronese documentano, anche attraverso la scelta d’inquadrature inconsuete, la complessità psicologica di queste moderne muse femminili. Nelle sue opere si legge l’influsso di certa pittura europea contemporanea, che va dal belga Michaël Borremans agli esponenti della cosiddetta Scuola rumena di Cluj, che come lui prediligono una pittura incompiuta, indefinita, che apre un vulnus nello spazio rappresentativo. Non è, dunque, solo l’insistenza sui colori plumbei da sanatorio a rendere la pittura di Melchiotti drammatica, ma anche la sua capacità di non inoltrasi troppo nel dettaglio, di non circoscrivere le figure con un’acribia velleitaria. Opere come Polish e Kate sono esempi perfetti di quest’attitudine, come pure i lavori dedicati ai giochi in scatola, dove le carte e le pedine alludono metaforicamente alle pratiche divinatorie usate dai veggenti. 

Valerio Melchiotti
Melchiotti indaga la dimensione interiore dell’individuo, la cosmologia inesprimibile del flusso di coscienza dal quale, come per magia, sortiscono le più nitide intuizioni. I suoi ritratti, raramente frontali, assumono spesso angolature inconsuete, che mettono in risalto la natura introversa e schiva di queste moderne Cassandre, colte nell’ineffabile attimo della premonizione. 
Melchiotti e Mezzacappa riscrivono quindi il mito dell’eterno femminino partendo da posizioni opposte, inevitabilmente disegnando due modelli contraddittori di femminilità. Mentre Mezzacappa, infatti, si concentra sull’aspetto esteriore, per cosi dire epidermico, della donna, soffermandosi sul carattere dominante di una certa tipologia letteraria di femmina fatale, Melchiotti mostra di prediligere l’aspetto più tragico del vissuto femminile, portando in primo piano l’eterno conflitto tra la forza morale dell’individuo e la sua endemica debolezza sociale. 
In definitiva, Euriale e Cassandra sono istanze antitetiche che convivono, ieri come oggi, nell’anima di tutte le donne, sono personificazioni estreme e ribelli al mondo degli uomini, quei “maschi deboli, ma con il prepotente bisogno di vincere”, che, per usare le parole di Christa Wolf, “si servono di noi come vittime per poter conservare il sentimento di sé” . 

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