RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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sabato 11 settembre 2010

Intervista ad Andy su Artitude.eu di Elena Ovecina

La stima e l'ammirazione che nutro per Andy, come artista e come uomo, penso sia oramai di dominio pubblico... quindi doveroso da parte mia "linkare" questa intervitsa di Elena Ovecina per Artitude... buona lettura



Andy è un musicista e un artista come pochi sulla scena rispettivamente musicale e dell'arte contemporanea italiana. Come personaggio, sembra catapultato nel nuovo millennio direttamente dagli Eighties, ma non da quelli della disco music. Dagli altri anni Ottanta, quelli del dark punk, quelli dei Cure e dei Joy Division, gli Eighties dalle sonorità tetre che reintroducevano nella musica il discorso decadentista. Era una musica dalle cadenze macabre e voci dei cantanti straordinariamente morbide che si fondevano e non si sentivano quasi, perse nei meccanismi elettronici e negli arrangiamenti al synth. C'era un'eco gotica e un qualcosa di morboso e fragile in quella corrente musicale che partorì poche ma buone band vestite tutte di nero e il frontman dagli occhi cerchiati.
Le performance di Andy su youtube e i gusti musicali che traspaiono da alcuni suoi lavori sembrerebbero confermare questa appartenenza e sono in netta contraddizione con i colori limpidi dei suoi quadri che gridano ottimismo. Nonostante ciò, la sua produzione è caratterizzata da un rigore formale ineccepibile e invidiabile. L'intervista.
Andy, di nome e di fatto, visto che i tuoi lavori ricordano le fotografie serigrafate di Andy Warhol. Come mai ti senti così vicino a questo genere, la pop art? A vederti, uno da te si aspetterebbe dei quadri surreali, ma di un onirismo cupo, come quello di Salvador Dalì, non il surrealismo pop.
Ma fa parte del mio meccanismo creativo, io nasco come illustratore, avendo a che fare con il mondo dell'editoria, del colore, mi ci sono avvicinato. In realtà, non vado alla ricerca di un genere in particolare.
Hai esposto e hai venduto quadri negli Stati Uniti. Che differenze hai notato per quanto riguarda le scelte dei galleristi? C'è più meritocrazia? Come vengono curati gli eventi?
Meno limitatezza, meno snobismo. Sai, di solito c'è poco rispetto nei confronti degli artisti poliedrici. David Byrne, ad esempio, è un artista a tutto tondo. In Italia è molto difficile emergere, e io stesso molte volte ho incontrato delle difficoltà, in America c'è più entusiasmo.
Con le tue opere sono stati prodotti in serie alcuni oggetti di design. Ti piace questo campo?
Sì, perché la produzione in serie è conforme all'ideologia della pop art. Mi fa piacere l'idea di interagire con un'azienda, che me ne importa del pezzo unico, il pezzo unico va all'asta, invece a me piacciono queste soluzioni molto pop, che si avvicinano al grande pubblico. Il ruolo dell'artista viene così smitizzato. Sono stato anche fortunato perché ho trovato dei mecenati che hanno investito sulla mia arte.
Ci sono tanti riferimenti musicali nei tuoi quadri, c'è un'interazione, però selezioni i tuoi idoli. Torna David Bowie a più riprese, torna Robert Smith. In che modo la musica entra a far parte della creazione di un quadro?
La musica alimenta la pittura, e viceversa! L'iconografia viene accuratamente selezionata, è anche un modo per conoscere meglio i miei artisti preferiti.
Prossimi progetti. Qualche anticipazione?
Sto finendo un album, il mio disco solista, che si chiamerà Fluon, con un chitarrista, Fabio Mittino, lui è il pezzo da novanta, è un talento anomalo.

ELENA OVECINA for ARTITUDE
Andy's Official Website
Andy su myspace

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