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venerdì 30 novembre 2012

Fortunato D'Amico intervista Beatrice Merz per lastampa.it



Trovo, leggo e condivido con voi questa interessantissima intervista fatta dall'amico Fortunato D'Amico per http://www.lastampa.it a Beatrice Merz.

Leggetela con attenzione, merita!


Beatrice Merz e l'arte delle connessioni
di Fortunato D'Amico


FDA- Come sei arrivata ad assumere l' incarico di direttore artistico al Castello di Rivoli?   
BM- Nel 2009 il Consiglio di Amministrazione optò per una co-direzione del Museo nominando Andrea Bellini ed un altro referente scelti all’interno di una rosa preselezionata. Essendo uno dei membri del comitato di segnalazione dei nominativi alla direzione, anche se a mia volta ottenni diverse nomination, per evidenti ragioni il mio nominativo fu estromesso dai possibili candidati ma, a seguito della rinuncia all’incarico di uno dei due direttori nominati, venni proposta praticamente all’unanimità dagli altri membri della commissione e quindi – come puoi ben immaginare - la nomina mi colse di sorpresa. L’aver ottenuto questo prestigioso incarico rappresentò e rappresenta tuttora per me una grande sfida ed al contempo una preziosa opportunità di crescita professionale, sebbene non nasconda che, sin dagli esordi, la co-direzione abbia rappresentato un iter complesso dal momento che era necessario condividere scelte e metodi operativi con una persona radicalmente diversa da me. Ciononostante ritengo che l’esperienza di co-direzione recentemente conclusa sia stata stimolante e produttiva per entrambi.   


FDA- Il territorio  come ha accolto  l a presenza di questo museo?   
BM- La storia del Museo è abbastanza singolare tanto che tutti noi appartenenti al mondo dell’arte abbiamo seguito le controversie che ne hanno preceduto l'apertura. Quando finalmente nel dicembre del 1984 il Museo è stato inaugurato, è stato chiaro fin da subito si trattava del primo museo d’arte contemporanea in Italia definibile in quanto tale.   


FDA- Cosa rappresenta il Museo di Rivoli nel sistema culturale della nostra nazione?   
BM- Un’esplosione d'interesse per l’arte contemporanea italiana che ha coinvolto anche i livelli istituzionali. Inizialmente il sistema era gestito solo da galleristi e dagli stessi artisti con modalità che rasentavano quelle di un circuito esclusivamente privato. Finalmente, con l’apertura del Museo di Rivoli, la figura dell’istituzione pubblica ha fatto un grande passo in avanti facendo il suo ingresso nella strategia di promozione culturale di nuovi movimenti artistici. In confronto ad altri paesi, l’Italia è sempre stata molto carente dal punto di vista del contemporaneo in generale: per questo il Castello di Rivoli rappresenta la punta di diamante di un possibile sistema dell'arte tuttora in continua evoluzione.   

 
 
FDA- Quali le sono state le tappe fondamentali di questo cammino?  
BM- Sin dall’apertura, il Museo rivelò la propria genetica poiché Rudi Fuchs, l’allora direttore, già a partire dalla mostra inaugurale stabilì una precisa linea di gestione degli eventi espositivi orientata non solo alla mera esposizione delle opere, ma anche alla loro raccolta. All’epoca, ovviamente, il Castello di Rivoli non disponeva ancora di una propria collezione permanente, sicché in qualche modo dobbiamo a lui l'imprinting che ha caratterizzato i successivi momenti di crescita dell’istituzione. Un nuovo museo d’arte contemporanea deve costruire una propria collezione che ne caratterizzi le peculiarità e questa rimane anche oggi una delle nostre priorità. Credo infatti che anche le mostre temporanee, momenti significativi della cultura contemporanea, debbano essere orientate in questo senso. Si sono realizzate nel tempo, ma anche in questi ultimi tre anni, importanti mostre temporanee collettive e personali che hanno proposto al nostro pubblico la conoscenza di nuovi artisti ma, parallelamente, la frequente rotazione della collezione ha permesso di accrescere la vitalità dell’offerta del Museo ed è per questo che in questi tre anni di lavoro mi sono volutamente concentrata sulla collezione, inserendo via via le nuove acquisizioni all’interno di un percorso linguistico in divenire, a partire da Tutto è Connesso nel 2010, ad Arte Povera International nel 2011 fino all’attuale display di Oltre il muro.   


 
FDA- Il museo in questi anni ha integrato altre attività e servizi?   
BM- A questo proposito è bene ricordare un punto di forza del nostro Museo: il Dipartimento Educazione, il cui lavoro inizialmente veniva percepito come sperimentale, mentre oggi è riconosciuto di vitale importanza per le istituzioni culturali del nostro Paese. Il Dipartimento, la cui attività completa e supporta con iniziative mirate l’offerta culturale del Museo, si occupa di formazione dall’età prescolare alla terza età proponendo di volta in volta progetti speciali. Tra le varie iniziative, ad esempio, l’estate scorsa il Museo ha ospitato la Summer School. Il progetto prevedeva un intenso programma di attività e laboratori condotti non solo da vari dipartimenti educazione e dalle scuole, ma anche da singoli individui o curatori. Al fine di valorizzare ulteriormente le figure professionali afferenti alla cultura, è stato inoltre attivato un Master di Formazione in collaborazione con l'Università del Piemonte Orientale. Inoltre il Museo ha al suo attivo una ricca biblioteca specializzata. Parallelamente organizziamo con regolarità eventi collaterali di richiamo per il pubblico e di integrazione culturale alle attività espositive. Ad esempio ha avuto molto successo il recente programma di incontri di approfondimento storico con gli autori de La Storia siamo noi organizzato a latere della mostra curata da Marcella Beccaria La storia che non ho vissuto (testimone indiretto).   


FDA- Quali sono le conseguenze di questa ricaduta sociale?   
BM- Siamo soddisfatti dell'interesse che il Museo continua a suscitare nei confronti del pubblico. Un dato significativo, in questo senso, è l'incremento dei visitatori del 10% registrato nel 2011 che a sua volta sta ulteriormente crescendo. Mi piace ripetere che la crescita culturale e la conoscenza della contemporaneità dei cittadini è un diritto e che il museo è garante di tale diritto. Spesso però il nostro lavoro si scontra con problematiche operative che rischiano di vanificare molti dei nostri sforzi. Infatti un obiettivo di carattere strategico e territoriale è rappresentato dal tentativo di mettere a punto un sistema efficiente di mezzi di trasporto che agevolino il pubblico e favoriscano l’accesso al Museo. Purtroppo l’attuale cantiere impiantato su tutta l’area del piazzale che circonda il Castello, e che avrà presumibilmente la durata di un intero anno, di fatto rischia di impedire il normale svolgimento dell’attività museale non solo per quanto riguarda la movimentazione delle opere e l’allestimento delle mostre, ma anche in quanto fortemente vincolante per l’accesso dei visitatori. Proprio per venire incontro ai possibili disagi del pubblico, stiamo sperimentando l’ingresso gratuito.   


FDA- Per quanto riguarda la promozione delle vostre attività, siete indipendenti oppure fate parte di un sistema di circuiti che si occupa della comunicazione?   
BM- Dal punto di vista promozionale il Castello di Rivoli è autonomo, sebbene il Museo sia da tempo inserito nei principali circuiti turistici della città così come del resto lo sono tutte le maggiori istituzioni culturali cittadine. È infatti fondamentale riuscire a trasmettere ai visitatori la cultura del territorio. La definizione di un buon programma di comunicazione, insieme all'ottimizzazione dei costi gestionali, rappresenta uno degli obiettivi principali della nostra struttura. Per poter aumentare la visibilità, sarebbe però necessario attivare su base nazionale un serio lavoro di promozione destinato a tessere una rete efficiente di collegamenti e scambi con le altre istituzioni culturali italiane.   

 
 
FDA- Anche in questa direzione potete portare un valido contributo per le attività che avete svolto di recente.   
BM- Certamente. Ne è un esempio la grande mostra sull’Arte Povera curata da Germano Celant, importante non solo per la valenza scientifico-culturale e storiografica dell’evento - che di per sé non aveva più necessità di ambire a storicizzare il movimento artistico - quanto alla vera e propria “messa in rete” del Museo. Infatti il progetto ha visto coinvolte ben sette città italiane e otto istituzioni culturali che hanno lavorato insieme, coordinate proprio dal Castello di Rivoli e dalla Triennale di Milano.   


FDA- Cos'è cambiato dopo la partenza di Andrea Bellini?  
BM- Di fatto passare alla direzione unica ha snellito alcune procedure operative e di programmazione.   


FDA- Cosa può fare l'arte contro questa crisi che sta attraversando l'Europa?   
BM- Storicamente l’arte ha sempre rispecchiato le problematiche sociali, politiche e i mutamenti storici. Gli artisti con la loro sensibilità sono termometro delle situazioni nelle quali vivono. Rappresentano con le loro reazioni il valore della democrazia. Dobbiamo saperli guardare, leggerli, ascoltare e trarne messaggi, individuali o collettivi. Io personalmente ho imparato molto, forse anche altri possono raccogliere stimoli, suggerimenti, valori.  


FDA- Come siete organizzati per la vendita delle mostre prodotte al Castello di Rivoli verso altre strutture espositive internazionali?   
BM- Proprio uno degli aspetti più significativi del nostro lavoro è il tessere una rete di rapporti internazionali tra musei. Questo costituisce la possibilità di “esportare” all’estero le mostre da noi ideate, condividere con altri pubblici le scelte culturali, permettere agli artisti in cui crediamo di crescere, così pure il far conoscere meglio la collezione permanente del Museo. Da sempre le opere della collezione del Museo vengono concesse in prestito per essere esposte nelle più prestigiose sedi museali internazionali. Lo scorso anno, nell’ambito del programma di scambio 2011 Anno della Cultura e della Lingua italiana in Russia e della Cultura e della Lingua russa in Italia, con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ha presentato un consistente nucleo di lavori appartenenti al movimento dell’Arte Povera al MAMM Multimedia Art Museum Moscow. Successivamente l’istituzione russa ha prestato alcune opere della propria collezione al Castello di Rivoli, permettendo l’allestimento della rassegna Russian Cosmos. Ritengo quindi che questa modalità di scambio, soprattutto in tempo di crisi, rappresenti una valida opportunità di creare network, di scambiarsi patrimoni. La recente mostra dedicata a Luigi Ontani è stata ospitata da Le Consortium di Digione e successivamente alla Kunsthalle di Berna, mentre la personale di Piero Gilardi, dopo essere stata allestita nella Manica Lunga del Museo, è attualmente ospitata al Van Abbemuseum di Eindhoven e l’anno prossimo sarà presentata al Nottingham Contemporary, in Gran Bretagna. La mostra di Thomas Schütte è stata invece frutto di una collaborazione internazionale come lo sarà la retrospettiva sull’artista cubana Ana Mendieta.   

 
FDA- Avete organizzato una strategia di vendita delle mostre?  
BM- Più che di vendita vera e propria si tratta di intensificare la politica di scambi che, come già detto, è attiva da parecchio tempo e, come testimoniano le recenti operazioni, sicuramente proficua. Alla strategia individuale dovrebbe però affiancarsi una più intensa programmazione di scambi culturali a livello nazionale. Ad esempio, in occasione di un recente viaggio in Israele organizzato dall’Ambasciata d’Israele in Italia al quale hanno partecipato numerosi direttori di museo e curatori associati all’AMACI, si è ancor più rafforzata la necessità di condividere a livello internazionale il proprio know-how e il proprio patrimonio. Questa esperienza, oltre a portare molti di noi a conoscere una nuova realtà, ha incrementato la visibilità dei nostri musei.   


FDA- Artissima: una fiera con molte ambizioni internazionali. Come è andata quest'anno?  
BM- Questa edizione di Artissima ha visto rafforzarsi la naturale collaborazione tra la fiera e le istituzioni culturali dedicate al contemporaneo, operando preziose sinergie con il territorio. Il Castello di Rivoli ha quindi accettato con entusiasmo di partecipare al progetto It’s not the end of the world co-producendo la mostra Paola Pivi. TULKUS 1880 to 2018 ora in corso nella Manica Lunga. Molte altre attività e incontri ci hanno visto protagonisti. La fiera è stata di qualità e, grazie al sostegno della Fondazione CRT per l’Arte Moderna e Contemporanea, abbiamo potuto acquisire nuove opere che hanno arricchito la nostra collezione permanente.   


FDA- Quali altre mostre e attività avete in programma per il 2013?   
BM- A fine gennaio la Manica Lunga ospiterà la rassegna Ana Mendieta. She Got Love, prima grande retrospettiva europea dedicata all’artista cubana che curerò insieme a Olga Gambari. Il progetto si propone di rileggere la figura dell’artista come modello e icona per la performance e il video, la body art e la fotografia, la land art, il ritratto e la scultura. Nel lavoro di Mendieta confluiscono infatti tutte queste componenti, linguaggi coniugati in un personalissimo alfabeto visionario e materico, magico e poetico, politico e progressista che aspirano a raccontare l’identità femminile a partire dalle radici culturali cubane dell’artista per arrivare alla donna contemporanea. Parallelamente, al terzo piano del Museo sarà allestita la rassegna Disobedience Archive, the Parliament a cura di Marco Scotini. Un’indagine nelle pratiche di attivismo artistico che sono emerse dopo la fine del modernismo inaugurando nuovi modi di essere, di dire e di fare. Concepito come un archivio di immagini video, eterogeneo e in evoluzione, il progetto vuole essere una guida attraverso le storie e le geografie della disobbedienza politica, sociale e artistica.  
 
 

FOTO  
1.   
a. Beatrice Merz  
Direttore Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea  
b. Il Castello di Rivoli, l’atrio juvarriano e la Manica Lunga  
Foto Paolo Pellion, Torino 
2.  Jannis Kounellis  
Senza Titolo (Untitled), 2009  
cappotti, scarpe, fusioni di piombo  
dimensioni determinate dall’ambiente  
Collezione dell’artista  

3.   
Allestimento della mostra Oltre il muro  
Peter Friedl,  Failed States  
Foto Andrea Guermani, Torino
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