Mi piace l'idea di poter dare, nel mio piccolo, visibilità a questa mostra capitolina, che vede fra gli artisti invitati un giovane di assoluto talento quale Klodian Deda, già finalista della prima edizione del Premio Patrizia Barlettani. Ovviamente, l'augurio di "buona arte" è esteso anche a tutti gli altri attori protagonisti dell'evento e alle due curatrici: Mara Valente e Marina Zatta
Sabato 5 marzo 2011 si inaugura alle ore 18.30 presso lo spazio Vista Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41 (Colosseo) a Roma, la mostra UNDERground degli artisti Daniele Afferni, Daniele Carnovale, Duilio Cau, Paolo Cervino, Michele Coccioli, Klodian Deda, Saverio Feligini, Alberto Lardizzone, Francesca Leoni, Dario Roccatello, Nadia Sabbioni, Rocco Simoncini, Antonio Tanzi, Luisa Tonelli. La mostra è dedicata alla metropoli, alla città vista non solo come antagonista della natura, ma anche come espressione del vivere umano moderno, una visione poetica della città e non solo denigratoria.
Soqquadro & Vista
Presentano
UNDERground
Mostra collettiva
DURATA: dall’5 al 18 marzo 2011
INAUGURAZIONE: sabato 5 marzo 18.30
ORARI: dal lunedì al venerdì 14.00-19.30, sabato 17.00-19.30
LUOGO: VISTA Arte e Comunicazione, Via Ostilia 41, Roma (zona Colosseo)
CURATRICI: Mara Valente e Marina Zatta
INFO: tel. 06.45449756, cell. 333.7330045, 349.6309004
@mail: soqquadro@interfree.it www.soqquadro.eu
“Vista” è un centro dedicato all’arte ed alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Uno spazio espositivo che si rivolge ai giovani talenti esordienti ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo.
Soqquadro dedica questa mostra alla metropoli, alla città vista non solo come antagonista della natura, ma anche come espressione del vivere umano moderno, una visione poetica della città e non solo denigratoria. Strade, metropolitane, grattacieli, autobus, traffico, smog, visti non unicamente come manifestazioni dell’uomo ‘contro’ la natura ma anche dell’individuo moderno che crea il suo habitat. La globalizzazione economico-culturale e gli stravolgimenti geopolitici hanno causato trasformazioni a livello mondiale, incidendo anche sugli assetti locali, delle piccole realtà, in cui la espansione omologante, paradossalmente, ha condotto a far emergere nuove specificità: nel theatrum urbano in fibrillante evoluzione i segnali del cambiamento stanno modellando nuove forme e percezioni, sovrapposte a quelle preesistenti. Le metropoli contemporanee raccontate attraverso gli occhi di coloro che le abitano, artisti ma anche cittadini di mondi underground tutti ancora da scoprire, nelle quali luoghi, rumori, persone, colori sono in eterna evoluzione...
L’intento della mostra è quello di aprire uno squarcio su queste recenti realtà quotidiane, per esplorarne i nuovi confini ed espressioni; una proposta di analisi positiva e non il consueto atto d'accusa nei confronti della metropoli aberrante, ma soprattutto un gesto poetico rivolto all’affascinante concretezza della ‘città’ contemporanea.
NYC Empire e Hong Kong Kowloon sono rappresentative della pittura di Daniele Afferni, che ruota intorno alla città come teatro del desiderio.
La pittura “liquida” che Afferni usa, dà a questo paesaggio urbano un carattere evanescente di ricordo e insieme di istantanea.
L’accumulo di segni e campiture, costruiscono un’immagine brulicante che sembra colta dal finestrino di un’ automobile in movimento; per un solo istante, che ha profondamente impressionato lo spettatore, come se l’artista volesse fissare sulla tela quella impressione che è, nello stesso tempo, legata a quello specifico luogo e contemporaneamente topos stesso dell’essere città, in quanto tale, oggetto di desiderio. (Testo di R. Sorrentino - 2009)
Daniele Carnovale ritrae il rapporto tra l’uomo ed il vissuto tecnologico, comunicativo di oggi, integrandolo ed accompagnandolo con messaggi scritti, che nascono come provocazione ed ironia. Ama il materico, che è alla base di tutti i suoi lavori.
Duilio Cau Un passato e un presente da comunicatore, dalla pubblicità alla corporate identity, come strategic planner e come creativo. Un recente presente e un futuro artistico, la fotografia digitale come punto di partenza. Il resto è … vita, nato nel 1960 in Brianza, un figlio e ascendenze bergamasche, sarde e svizzere tedesche. Ha cominciato a lavorare sul tema “ombre di luce” (cercando atmosfere hopperiane in fotografia). Poi è stato attratto dal “fotografare la fotografia” ricontestualizzandola continuamente. Oggi introduce verbalità fotografando l’istante del luogo. Del suo lavoro di comunicatore apprezza il poter essere libero, dell’arte l’esserlo veramente.
Paolo Cervino L'inquadratura di vedute paesaggistiche, circoscritte ad agglomerati urbani o settori extraurbani antropizzati per le catene produttive. il punto di vista dall'alto quasi aereo- pittorico contribuisce a una resa iconica perfettamente contemporanea, per il dato sviante vertiginoso delle scheletriche emergenze in cemento che si offrono allo osservatore. I modi tecnico-esecutivi sono dettati dalla rapidità, dalla incompiutezza, dalla assenza di dettaglio, quasi a voler solo suggerire le potenzialità inespresse dell'impianto compositivo o viceversa cogliere lestamente la precarietà, l'esitazione, la fragilità del nostro tempo......
Michele Coccioli Il viaggio è di per sé un sogno, richiede l’immaginazione di un “prima” fatto di aspettative ed entusiasmi e di un “dopo” del ricordo. Ecco allora che la memoria seleziona le immagini; le città sognate diventano, a furia di crederci, una realtà concreta. Impressioni, suoni e colori si fondono in atmosfere surreali. I luoghi si colorano di palazzi, di mercati, di piazze, di gallerie, di strade, di ritmi e desideri. Il paesaggio urbano diventa architettura di sentimenti e memorie, figure e forze, fantasie e pensieri.
Klodian Deda Family: Presenza-assenza, immagine del vuoto che ci circonda, di noi fantocci che ci
muoviamo di fretta nel mondo: l’opera è intimamente allusiva lascia immaginare una realtà comune, fatta di gesti quotidiani, abituali, ripetuti, in cui l’umanità si consuma, vuoto involucro, dalla fanciullezza alla maturità. (Guido Folco)
L’artista Saverio Feligini abbandonata la pura figurazione accademica fa della dinamicità delle sue opere la sua vera forza. Opere che collocano l’astante in un universo parallelo in cui cosmo e realtà materiale diventano una cosa sola. L’arte di Feligini si presenta priva di contaminazioni e richiami del “già noto”. Forte del suo modo di fare arte riporta quelle che sono le sensazioni di un’anima che vissuta in questo mondo chiede di voler vivere in una nuova realtà. Una realtà fatta di scelte cromatiche e collocazioni spaziali diverse da quelle conosciute. L’artista nelle sue opere esplora realtà passate per ricollocarle in una dimensione nuova. La dimensione della sua psiche. (Salvatore Russo)
Alberto Lardizzone La serie "No Sky In My Mind" rielabora il paesaggio urbano per analizzare il legame tra l'Uomo ed i luoghi che egli abita. Le surreali scene di architettura, iterative e fantastiche, sono metafora del tempo dell'Uomo d'oggi che, vivendo in maniera vorticosa e frenetica, sempre più spesso perde di vista la via che dovrebbe essere indicata dai propri valori.
La metafora tra Uomo e città si concretizza proprio in questa "impossibilità del cielo", simbolo, quest'ultimo, degli ideali dell'Uomo.
Francesca Leoni Il fascino delle ferrovie di ferro scintillante, dei tralicci elettrici che solleticano il cielo con i loro rami infiniti, delle linee dei cavi di alta tensione, che corrono più forte delle automobili e dei treni, hanno sempre affascinato e fatto sognare tutti i bambini. Ma perché col passare degli anni crescendo, diventando adulti e poi vecchi si perde questa capacità di sognare? Perché non si corre più con la fantasia lungo quei fili e non ci si arrampica su quei pali per guardare il mondo più dall’alto, riuscendo finalmente a capire qualcosa? In questi lavori si offre una seconda volta a chi li guarda la possibilità di aprire la scatola della fantasia prima di trovare al suo interno il prezioso fluido magico completamente secco.
Dario Roccatello In un contesto di crisi come quello attraversato dalla Grecia, nel centro di Atene si trova anche questo; il recupero di qualcosa che ormai non sarebbe più utile a nulla, ma che forse per una necessità di sopravvivenza, potrebbe creare una nuova opportunità per qualcuno. Di fronte a
questo soggetto motorizzato che trasporta un suo “simile” ormai rottame, la riflessione è che niente è senza fine, oggetto o altro che sia.
Nadia Sabbioni Da sempre, con modalità diverse, la sua ricerca ruota intorno allo spazio. Spazio soggettivo, spazio fisico, grafia della terra, condizione dell’uomo tra terra e universo. Nei suoi lavori più recenti, la città, l’abitare, lo spazio urbano, sempre meno vivibile, sono al centro della sua attenzione: mettendo in gioco metaforicamente volumi reali e irreali paradossalmente a confronto, crea dei fotomontaggi plurimaterici con l’intento di provocare una reazione a una logica fin troppo consolidata. Riafferma così, l’importanza del costruire-edificare in senso lato, in un’ottica in cui l’uomo possa riappropriarsi della sua interezza. Infatti nelle sue istallazioni recenti, la simbologia della casa come luogo di senso, rifugio, traccia o semplicemente diritto, si consolida nel pensiero, nell’atto del costruire che è, per esteso, principio ed identificazione del pensiero umano.
Rocco Simoncini L ‘archeologia industriale legata fortemente all’ambiente stimola la mia creatività a tal punto da rappresentarne non solo la natura nuda e cruda delle sue strutture, ma donando loro un’anima, un’emozione, una nuova luce che riveli verità altrimenti nascoste o censurate.
Antonio Tanzi Scrivere con la Luce…fermare in uno scatto ciò che il cuore sente, trasportando emozioni e sentimenti che i gesti e le parole non riescono sempre a chiarire ma che l’immediatezza visiva può esprimere…facendo scorgere allo spettatore ciò che in quel momento era celato dentro di se…questo è quello che cerco di fare con il mio lavoro…..
Luisa Tonelli Indirizza il suo personale stile di rappresentazione sostituendo allo scatto fotografico il pennello. Una tela nasce da un'iniziale ricerca fotografica attraverso decine di scatti mirati a soggetti e a situazioni svariate. Il suo intento è quello di catturare ciò che sfugge all'occhio umano attraverso una pittura di reportage. Siamo tutti presi da un vivere frenetico che ci porta a non osservare i particolari di un mondo parallelo: la bellezza di un colore, di una forma, la forza di una tonalità accesa, un contrasto di luci, il sistema ordinato e armonico della natura stessa, scorci del movimento cittadino, visi anonimi con una loro storia propria e sconosciuta. Frame indipendenti tra loro ma che uniti raccontano un percorso di ricerca e divengono gocce dello stesso mare come tante foto scattate ovunque raccolte in un unico album.
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